Penso che il fondamento dell’ecologismo sia, in termini generali, osservare e denunciare i mali che si producono sulla natura, ma senza soffermarsi troppo a considerarne le cause, cioè lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, cosa che implica anche lo sfruttamento della natura da parte dell’uomo. Per questo motivo, perché contiene queste premesse, il marxismo mi ha sempre interessato. L’ecologismo ha criticato molte volte il marxismo per essere eccessivamente operaista e produttivista, a volte a giusta ragione. Ma personalmente difendo una decrescita correlata al marxismo, che elimini lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, il lavoro alienato, il consumismo e il produttivismo. Queste idee si possono ritrovare nel pensiero di Marx.
Decrescita e socialdemocrazia non sono compatibili. La socialdemocrazia propende per il produttivismo. Quanto ai sindacati, potrebbero mettere in atto un grande lavoro per radicare le idee decresciste, ma se fossero dei sindacati che agissero in modo diverso rispetto alle conferedazioni spagnole Ccoo e Ugt. Penso che, invece di rivendicare aumenti salariali per aumentare il consumo, dovrebbero puntare a una riduzione dell’orario di lavoro, con l’obiettivo di trasformare il lavoro in un’attività volontaria e creativa. Il che avrebbe come fine la realizzazione personale e la qualità della vita delle persone. Ci vorrebbero dei sindacati che difendessero questi principi.
È vero che ci sono correnti anglosassoni che mettono l’accento sul ritiro in campagna o nei villaggi, e mettono in evidenza anche strade di tipo mistico. Ma una parte significativa di autori invece fanno questa critica alla proprietà privata dei mezzi di produzione. La denuncia è implicita quando si indica che, come minimo, il 50% di quanto consumiamo sono pseudobisogni, dettati in buona misura dalle mode. E anche quando si critica l’obsolescenza programmata, cioè la produzione di oggetti deperibili a breve scadenza con l’unico fine di non far smettere di funzionare il meccanismo capitalista…
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