mercoledì 6 ottobre 2021

Energia, soldi pubblici, tinteggiature di verde - Stefano Deliperi

 

Il 25 giugno 2021 il Ministero per la Transizione Ecologica ha emanato un Avviso pubblico su “Produzione di energia elettrica mediante impianti eolici offshore galleggianti” con il quale ha proposto una “manifestazione d’interesse, rivolta a tutti i soggetti imprenditoriali che siano in grado di proporre progetti rientranti nella tipologia”.

Lo scorso 23 settembre 2021 si è svolta una riunione fra il Ministero della Transizione Ecologica, gli altri Ministeri interessati e i soggetti che hanno aderito alla manifestazione d’interesse.

Fra i soggetti vi sono tre associazioni ambientaliste (Legambiente, Greenpeace, WWF). La cosa lascia abbastanza perplessi, visto che la manifestazione d’interesse era rivolta a “soggetti imprenditoriali in grado di realizzare impianti eolici offshore flottanti”, tant’è che sedici partecipanti si sono presentati con il loro progetto già pronto.

Uno, ormai noto, è previsto al largo delle coste sulcitane della Sardegna, isola sempre più individuabile, nel silenzio quasi generale, quale piattaforma di produzione energetica insieme alla Sicilia, definite da Terna il prossimo “hub energetico del Mediterraneo”.

L’interesse europeo verso questo settore energetico è notevole: l’Unione Europea intende aumentare di 25 volte la capacità eolica offshore, portandola dagli attuali 12 GW fino ad almeno 60 GW entro il 2030 e a 300 GW entro il 2050. Per centrare questo obiettivo sono previsti investimenti per ben 800 miliardi di euro.

Un mare di soldi pubblici portati dal vento.

Obiettivo esplicitato del Ministero della Transizione Ecologica è “minimizzare l’impatto ambientale e paesaggistico e … ridurre al minimo i lacci e lacciuoli che spesso bloccano l’installazione degli impianti FER a terra”, curiosamente dimenticando che quei lacci e lacciuoli – terminologia di squisita origine imprenditoriale – sono semplicemente le leggi a tutela dell’ambiente, del territorio e delle casse pubbliche.

Considerato “l’apprezzamento unanime delle associazioni ambientaliste e degli operatori economici per il progetto del Ministero”, c’è davvero da chiedersi se esse, purtroppo, giungeranno a un comun sentire con gli imprenditori dell’energia, oggi rappresentati dall’A.N.E.V., esponente di categoria paradossalmente riconosciuta come associazione di protezione ambientale, pur essendo diverse centrali eoliche un esempio di devastanti scempi del territorio.  

Il grande Luigi Pirandello non avrebbe potuto scrivere di meglio.

 

Stefano Deliperi è il portavoce del Gruppo d’Intervento Giuridico odv

 

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