domenica 5 maggio 2019

Una proposta al volo. Chi ci sta? - Miguel Martinez




Il parlamento inglese, all’unanimità, ha votato lo stato di emergenza climatica, seguendo così l’esempio di 508 consigli comunali.
Limitiamoci a quel sintomo della questione ambientale che è la produzione di anidride carbonica o CO2, e all’effetto che ha sul clima. Il contributo europeo è in diminuzione, un po’ per miglioramenti tecnici, un po’ per saturazione e soprattutto perché anche la produzione di CO2 è stata delocalizzata in Cina: e infatti, l’aumento globale procede instancabile:

Ma mentre la maggior parte dei settori europei produce meno CO2 di prima, un settore è in crescita fortissima: quello dei trasporti aerei.

Quindi, la punta più pericolosa dell’emergenza climatica è costituita dal trasporto aereo: in appena cinque anni, le emissioni sono cresciute del 26 per cento. Si prevede che il trasporto aereo porterà a uno scostamento dall’obiettivo che si è posto l’Europa per il 2030 pari a tutte le emissioni del settore siderurgico nel 2015.
Il motivo è semplicissimo. Un mio amico mi racconta che voleva andare dalla Toscana a Praga. Biglietto del treno, 200 euro. Volo, 20 euro. Indovinate quale ha scelto. Come è possibile che un volo costi meno di tre pizze, pure senza la birra?
In un recentissimo articolo, Andrew Murphy di Transportenvironment.org ci dà alcune informazioni fondamentali.
Ryanair si vanta di utilizzare aerei molto “nuovi” e “puliti”, e non abbiamo ragione di dubitarne. Semplicemente, anche il volo più pulito produce molte più emissioni per passeggero di un viaggio solitario con un SUV. Infatti, nel solo 2018, le emissioni di Ryanair sono cresciute del 6,9 per cento e la società oggi è entrata nel club dei dieci principali produttori di emissioni d’Europa. Quindi, Ryanair fa giustamente i propri affari, e dovrebbe spettare alle autorità affrontare il problema. Rendendo ad esempio almeno comparabile il prezzo di un viaggio in treno con quello di un viaggio in aereo.
Bene, dice Murphy
“le autorità europee hanno deciso di non tassare l’aviazione e imporre poche regole. Le linee aeree acquistano il cherosene senza pagare le tasse – un privilegio non concesso ad alcun automobilista quando acquista la benzina – mentre i biglietti aerei sono quasi esenti da IVA. Allo stesso tempo, i governi continuano a sussidiare nuovi aeroporti, spesso in perdita in tutta Europa”.
A questo, aggiungiamo l’abitudine di tanti piccoli centri – non so se solo in Italia – di usare fondi pubblici per il comarketingcon la scusa di fare una semplice pubblicità turistica, gli enti locali pagano le linee aeree low cost per continuare a frequentare i loro aeroporti, tenendo così artificialmente bassi i prezzi. Insomma, il problema è politico e la soluzione è politica.
Alcuni studenti dell’università olandese di Maastricht hanno lanciato una campagna per porre fine all’esenzione fiscale per il carburante aereo. Per farlo, hanno utilizzato il meccanismo del diritto di iniziativa dei cittadini europei (ICE) che permette di presentare una proposta alla Commissione Europea: a partire dal prossimo 10 maggio, gli organizzatori avranno un anno per raccogliere un milione di firme (tra cui ci auspichiamo che ci saranno quelle di tuttii lettori di Comune e di questo blog e dei loro parenti prossimi e lontani: sarete informati!).
Tra poche settimane, si voterà in diversi Comuni, tra cui Firenze, e per l’Europa. Noi si propone quindi a tutti i futuri amministratori alcune semplici azioni (qui ne parliamo dal punto dei Comuni, ma valgono a maggior ragione per il Parlamento Europeo). Uno, far approvare anche dal proprio Comune una dichiarazione di emergenza climatica. Due, dare la priorità, in tale emergenza, a frenare le emissioni causate dal trasporto aereo. E quindi: fermare ogni progetto di espansione di aeroporti esistenti; prendere una posizione ufficiale a sostegno della proposta ICE per la tassazione del carburante da aereo. Chi ci sta?

(Pubblicato anche su Apocalottimismo e su kelebeklerblog.com)


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