martedì 25 luglio 2017

Maxima Acuña ha sconfitto Yanacocha - Aldo Zanchetta


L’espressione “c’è un giudice a Berlino”, attribuita erroneamente a Bertolt Brecht (Umberto Eco dixit!), è riferita alla lunga e penosa vicenda di un mugnaio tedesco del Settecento. Vessato da un potente della sua città, egli venne privato del mulino ma si appellò alla giustizia che però, nei vari gradi di giudizio, gli dette torto. Finché la cosa arrivò alle mani di Federico II, re di Prussia, detto “il Grande”, che sembra fosse un principe “illuminato”. Esaminato il caso, il re dette ragione al povero mugnaio.  Da allora, quando la giustizia falla, come accade spesso per i poveracci, ci si domanda: “Ci sarà un giudice a Berlino?”.
L’espressione si adatta al caso di Máxima Acuña de Chaupe, una contadina peruviana la cui storia Comune-info ha seguito nei molti alti e bassi dei vari gradi di giudizio. La coraggiosa Máxima si è trovata di fronte – non solo figuratamente ma anche fisicamente, subendo minacce, aggressioni violente, ferite – la potente Mining Newmont Corporation, a cui appartiene la locale Yanacocha che, nella miniera Conga, estrae oro a 4mila metri di altezza, nella regione di Cajamarca delle Ande del Nord.
L’incredibile tenacia di una donna indifesa, ma solo apparentemente fragile, come Máxima l’ha resa un simbolo mondiale della resistenza all’”estrattivismo” predatorio. A maggior ragione. in un paese dove il 20,3% del territorio nazionale è coperto da concessioni minerarie di varia natura (in una provincia si è giunti al 95%!), dall’oro al petrolio, e dove la Defensoria del Pueblo, nel 2013, registrava 173 conflitti aperti e 45 latenti, oltre 100 dei quali causati proprio dall’attività mineraria.
Ricordate lo splendido romanzo “Rulli di tamburo per Rancas”?. Una recente indagine in due comunità della regione mineraria di Pasco, quella immortalata dal romanzo di Manuel Scorza, ha rilevato che oltre l’80% dei ragazzi presenta contaminazioni da piombo nel sangue. Il limite tollerato per legge è di 10 microgrammi per decilitro di sangue, ma costì per l’84,7% risulta superiore, con una media di circa 15 microgrammi. Non solo. Oltre il 50% dei bambini presenta una denutrizione cronica e il 23% soffre di anemia. L’attività mineraria distrugge l’agricoltura e la pastorizia, fonte di vita in queste zone di montagna e avvelena l’acqua. Naturalmente l’argomentazione dei politici nel concedere le licenze minerarie è basata sul binomio “sviluppo” e “lavoro”, quando l’odierna “coltivazione” (ironia dei nomi) mineraria, realizzata con le miniere a “cielo aperto”, l’occupazione è limitata a pochissime decine di operatori delle ruspe. Nelle miniere più moderne il materiale viene portato alla zone di ‘trattamento’ da grossi camion teleguidati …
Il progetto Conga è uno dei più contestati del paese e l’ipotesi di ampliamento ha scatenato proteste che durano ormai da oltre 5 anni e a causa delle quali oltre 300 leader popolari sono sotto processo a Cajamarca, la città capoluogo della regione.
La resistenza di Máxima ha fatto conoscere al mondo l’insensatezza di questo progetto e promosso un’ondata di solidarietà, culminata nel 2016 con la consegna all’intrepida contadina del prestigioso premio Goldman per i difensori dell’ambiente.
Comune-info ha seguito negli anni le vicende giudiziarie di Máxima, con la sua intricata sequenza di vittorie e sconfitte, fino a quando la Corte suprema di Giustizia, nel maggio scorso, sembra aver messo la parola fine alla vicenda, riconoscendo alla famiglia Chaupe la proprietà dei 27 ettari di terreno ormai circondato dalle proprietà della miniera. Scriviamo “sembra”, perché dopo la sentenza la Yanacocha ha dichiarato che rispetterà il giudizio ma manterrà aperte altre vertenze intraprese contro Maxima. Nel 2014 avevamo scritto: “Giustizia è fatta: doña Maxima resta a casa” ma nel settembre 2016 avevamo dovuto ammettere: “La persecuzione di Maxima continua”. Altri, su questo sito, nel 2016 avevano scritto: “Maxima ha già vinto”. Ma Yanacocha aveva interposto un nuovo ricorso alla Corte Suprema del Perù.
Per comprendere l’esasperazione degli abitanti della zona minacciata dall’estensione, si deve pensare a cosa sono le miniere a cielo aperto e a come i minerali vengono estratti nonché alla particolare ubicazione dell’attività di estrazione e alla lacunosità degli studi di impatto ambientale in base ai quali le autorità avevano approvato il progetto. Le miniere a cielo aperto si realizzano con enormi sbancamenti della roccia a mezzo di speciali ruspe. La roccia sbancata viene poi frantumata e trattata con soluzioni chimiche che sciolgono il minerale. Nel caso che il minerale sia oro, si usano mercurio, che si amalgama con le particelle di oro, nonché soluzioni di cianuro. Tutti i processi di questo tipo necessitano di grandi quantità di acqua, sottratta all’uso umano e agricolo, acqua che deve poi essere trattata data la sua tossicità. I bacini di contenimento delle acque reflue sono un pericolo permanente. Nei mesi scorsi la rottura della barriera in contenimento di uno di questi bacini in Brasile ha causato decine di morti. Ma le microperdite sono abituali con effetti micidiali.

Gli effetti del mercurio
L’estensione di Conga avverrebbe in un luogo molto delicato: una cabecera de cuenca, ovvero una sorgente di bacino idrico. Nel caso specifico la cabecera è costituita da 4 lagunas, ovvero laghi di montagna che ricevono l’acqua proveniente dai lento sciogliersi dei ghiacciai, che la distribuiscono a 5 vallate, per le quali quest’acqua significa la vita. Questo è un tema aggiuntivo: il Perù è stato classificato al terzo posto fra i paesi più a rischio a causa del cambiamento climatico, proprio per l’alterazione del sistema di regolazione del regime delle acque dovuto ai ghiacciai. E’ di questi giorni la notizia che in Svizzera 20mila mq di teli isolanti sono stati stesi su un ghiacciaio che si sta liquefacendo, mettendo a rischio il sistema idrico della regione sottostante!
Le manifestazioni attorno alle lagunas
Hugo Banco, celebre leader dell’insurrezione contadina che negli anni sessanta del secolo scorso portò nelle valli di La Conveción e Lara alla prima seria riforma agraria in Perù, nel numero di aprile scorso del mensile Lucha Indigena, da lui fondato e diretto, ha scritto:
“L’impresa (Yanacocha, ndt), che cerca soltanto di aumentare i propri guadagni, pretende di far scomparire le lagune di altura che forniscono acqua per bere, per l’agricoltura e gli allevamenti a centinaia di campesinos di 5 vallate. Máxima Acuña, per difendere le lagunas, non accetta di vendere la sua parcella di terreno a nessun prezzo all’azienda. […] Sono molte le persone coscienti che capiscono che dobbiamo mobilitarci in appoggio a lei. Lo si è visto il giorno 12 (di aprile, giorno in cui era prevista la sentenza, poi rinviata al 4 maggio, ndt). Oltre a quanti eravamo all’interno del Palazzo di Giustizia, fuori vi era una moltitudine di persone, alcune delle quali portavano cartelli con scritto: “Máxima no esta sola”. […] Máxima Acuña è il simbolo della nostra ribellione e per questo il nostro periodico Lucha Indigena porta costantemente sulla copertina il suo ritratto. (Lucha Indigena viene pubblicato anche grazie a un modesto aiuto finanziario offerto da alcuni amici italiani, al quale si può contribuire con due o tre decine di euro trimestrali… ).
Mirtha Vásquez, avvocatessa direttrice dell’Associazione Grufides, che ha preso a proprio carico le spese dei vari processi che la famiglia Chaupe non avrebbe potuto sostenere e che la ha difesa dal 2012, dopo la sentenza ha ricordato: “Questi cinque anni sono stati anni di enorme tensione per loro, tutti i giorni vigilati, tutti i giorni minacciati, tutti i giorni con la paura, col timore che vengano a invadere o che li caccino o gli tolgano il terreno o che possano perfino ammazzarli; vivere con questa tensione … Essi hanno deciso di difendere il poco che possedevano anche a rischio della vita, e tutto questo è anche una lezione di molto valore, non solo per loro, ma anche per tutta la gente che ha sempre avuto paura di fronte al potere”.
E come ricorda la stessa Mirtha Vazquez, questa è stata una vittoria al femminile:
Le donne di questa famiglia sono quelle che hanno fatto sì che si facesse giustizia, sono il pilastro della famiglia. La più giovane dei Chaupe, Gilda, quando quelli della miniera circondano la proprietà e entrano con un grosso mezzo meccanico (…) Gilda, la più giovane, aveva 17 anni, si lancia contro la macchina e il guidatore si ferma per paura di ammazzarla, ed è allora che si chiede alla polizia di entrare, e la polizia cerca di trascinarla via con la forza e Gilda si divincola, un poliziotto la colpisce alla testa col fucile e la stordisce, rendendola incosciente. Il poliziotto, credendo di averla uccisa, arretra e la polizia decide di ritirarsi. Questo atto di valore ha impedito lo sfratto. L’altra figlia, Isidora, è quella che filma tutto col suo cellulare ed è grazie a questo che abbiamo la registrazione degli abusi. E’ lei che dice alla famiglia: “Di qui non ci muoviamo, perché se ci portano via non potremo tornare mai più”. E infine Máxima, che difende la propria famiglia come una leonessa. Le tre donne sono state molto valorose in tutto questa faccenda.
“Conga no va” è stato lo slogan di cinque anni di lotta. Ma nelle alte sfere del potere qualcuno insiste.
NB Chi volesse avere notizie più dettagliate sulle vicende giudiziarie e sulle lotte di questi anni può effettuare il link su questi due documenti:
http://www.grufides.org/sites/default/files/Documentos/fichas_casos/CONFLICTO%20MINERO%20CONGA.pdf2 Jun 2015
Minería en Cajamarca: Caso Conga. Miltón Sánchez – Slideshare https://es.slideshare.net/RossanaMendoza/minera-48498149
Sulla figura di Máxima Acuña segnaliamo il bellissimo video di Simona Carnino Aguas de Oro (Italiano) – YouTube https://www.youtube.com/watch?v=f02LbhNniGk


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