Si dice che la penna ne uccida più che la spada.
Probabilmente è vero, anche se oggigiorno abbiamo un po’ perso l’uso della famosa penna Bic o di quella a sfera. Nel nostro tempo ci limitiamo a digitare dei tasti, prestando più o meno attenzione a quel che scriviamo. Spesso dimenticandoci un secondo dopo di ciò che abbiamo detto.
Tuttavia, tale epocale mutamento non diminuisce affatto il potere delle parole. Anzi, paradossalmente ci ha portato a sottovalutarne il peso e le conseguenze, a breve e lungo termine. Ma la responsabilità, ovvero la colpa, rimane e qualcuno dovrà risponderne, prima o poi.
Perché le parole uccidono, ripeto. Letteralmente. Traducono folli pensieri e terrificanti intenzioni.
Come quando Tobias Rathien, l’uomo che ha lordato le sue mani con il sangue di undici persone, ferendone gravemente altre quattro ad Hanau, in Germania, ha dichiarato che alcuni popoli che non si riescono a espellere vanno sterminati.
Probabilmente è vero, anche se oggigiorno abbiamo un po’ perso l’uso della famosa penna Bic o di quella a sfera. Nel nostro tempo ci limitiamo a digitare dei tasti, prestando più o meno attenzione a quel che scriviamo. Spesso dimenticandoci un secondo dopo di ciò che abbiamo detto.
Tuttavia, tale epocale mutamento non diminuisce affatto il potere delle parole. Anzi, paradossalmente ci ha portato a sottovalutarne il peso e le conseguenze, a breve e lungo termine. Ma la responsabilità, ovvero la colpa, rimane e qualcuno dovrà risponderne, prima o poi.
Perché le parole uccidono, ripeto. Letteralmente. Traducono folli pensieri e terrificanti intenzioni.
Come quando Tobias Rathien, l’uomo che ha lordato le sue mani con il sangue di undici persone, ferendone gravemente altre quattro ad Hanau, in Germania, ha dichiarato che alcuni popoli che non si riescono a espellere vanno sterminati.
Ma le parole sono come i granelli della sabbia sui cui corriamo d’estate
per non scottarci. Le condividiamo sciaguratamente distratti come ogni atomo
della terra che ci ospita, dalla quale veniamo alla luce e a cui, alla fine del
giorno chiamato vita, faremo ritorno. Transitano leggere, o tutt’altro, in modo
equo e caotico tra ciascuno di noi, dal ricco al povero, dal vecchio al
giovane, dal presunto uguale al necessariamente diverso, come invisibili
molecole di un’aria che facciamo di tutto per rendere anno dopo anno più
irrespirabile.
Prima di arrivare a cancellare sul serio la vita altrui, sono parole
che dividono e feriscono, come quelle di Matteo Salvini quando
afferma che ci sono troppi stranieri in campo, dalle giovanili alla
Serie A, e questo è il risultato. #STOPINVASIONE e più spazio ai ragazzi
italiani, anche sui campi di calcio. Quando afferma che una ricerca
della Fondazione Leone Moressa rivela che il 3% degli islamici in Italia
sostiene che l’ISIS sia il vero Islam, e visto che in Italia i musulmani sono
un milione e mezzo, ci sarebbero quindi fra noi quasi 50.000 potenziali
TERRORISTI. E quando segnala continue scosse di #terremoto in
Centro Italia, neve e gelo, ma poi conclude con altro che
“migranti”, che il governo aiuti subito questi italiani!
Sono parole che discriminano e offendono, come
quelle di Donald Trump, il quale sostiene che (i messicani) non sono nostri amici, portano droghe e crimine, che le persone in arrivo in Usa da Haiti hanno l’Aids e quelle provenienti dalla Nigeria dovrebbero tornarsene nelle loro capanne in Africa e finisce per chiedersi perché abbiamo tutta questa gente da cessi di Paesi.
Sono parole che discriminano e offendono, come
quelle di Donald Trump, il quale sostiene che (i messicani) non sono nostri amici, portano droghe e crimine, che le persone in arrivo in Usa da Haiti hanno l’Aids e quelle provenienti dalla Nigeria dovrebbero tornarsene nelle loro capanne in Africa e finisce per chiedersi perché abbiamo tutta questa gente da cessi di Paesi.
Sono parole che intendono spaventare le creature più
impressionabili e fomentare gli animi più vulnerabili,
come quelle di Marine Le Pen quando
esclama: “Diciamo no a questa immigrazione che sommerge i nostri Paesi e
mette in pericolo la sicurezza dei nostri popoli, dei nostri conti, dei nostri
valori di civiltà. Noi vogliamo vivere nei nostri Paesi come vogliamo noi: in
Francia da francesi, in Italia da italiani.”
Sono parole, in una parola, razziste, come quelle di Viktor Orbán quando dichiara che nel paese che governa non abbiamo bisogno di migranti, ma di bambini ungheresi.
Sono parole ignoranti, ma soprattutto infami, come quelle di Boris Johnson, il quale è convinto che se dobbiamo legalizzare i matrimoni gay, allora non vedo nulla di male nel legalizzare i matrimoni tra tre uomini, o tra tre uomini e un cane. Prima di chiosare berciando che i figli di madri single sono illegittimi.
Sono parole, in una parola, razziste, come quelle di Viktor Orbán quando dichiara che nel paese che governa non abbiamo bisogno di migranti, ma di bambini ungheresi.
Sono parole ignoranti, ma soprattutto infami, come quelle di Boris Johnson, il quale è convinto che se dobbiamo legalizzare i matrimoni gay, allora non vedo nulla di male nel legalizzare i matrimoni tra tre uomini, o tra tre uomini e un cane. Prima di chiosare berciando che i figli di madri single sono illegittimi.
Sono parole che escludono e discriminano in
maniera del tutto disumana, come quelle con cui Geert Wilders si
augura un’Olanda per Henk e Ingrid, non per Ahmed e Fatima.
O anche parole semplicemente idiote, ma non per questo meno pericolose, come quelle di Nigel Farage, quando senza alcuna vergogna afferma che le donne valgono meno, è giusto guadagnino meno, vanno in maternità.
Queste e moltissime altre sono parole che magari non uccidono, ma sono frutto avariato e velenoso di voci potenti, la maggior parte delle quali guidano nazioni intere e seminano odio e alimentano disagi in milioni di persone.
Sono parte fondante del medesimo discorso ignobile che conduce allo sterminio di vite innocenti.
O anche parole semplicemente idiote, ma non per questo meno pericolose, come quelle di Nigel Farage, quando senza alcuna vergogna afferma che le donne valgono meno, è giusto guadagnino meno, vanno in maternità.
Queste e moltissime altre sono parole che magari non uccidono, ma sono frutto avariato e velenoso di voci potenti, la maggior parte delle quali guidano nazioni intere e seminano odio e alimentano disagi in milioni di persone.
Sono parte fondante del medesimo discorso ignobile che conduce allo sterminio di vite innocenti.
Sai qual è l’aspetto più grottesco e inquietante di tale scenario? Che
l’abbiamo già visto nei secoli passati, a cominciare da quello scorso…