Ogni anno lo spreco domestico costa agli italiani
8,7 miliardi di euro: una cifra vertiginosa, che deriva dallo spreco settimanale medio di circa 213 grammi
di cibo gettato - perché considerato non più edibile - al costo di 7,06 euro settimanali a famiglia. Sono dati del
Rapporto 2013 sullo spreco domestico realizzato da Knowledge for EXPO, il nuovo Osservatorio di SWG e Last Minute
Market, con l’apporto dell’Osservatorio nazionale sugli sprechi Waste Watcher. Non è un caso che l’indagine - per
la cura scientifica del presidente di Last Minute Market Andrea Segrè con il presidente di SWG Maurizio Pessato e
l’esperto statistico di Waste Watcher Furio Camillo - si sia concentrata sullo spreco domestico, ovvero in quel
“circolo velenoso” che gravita fra il frigorifero e la pattumiera di casa, dove è piuttosto difficile indagare a proporre
soluzioni concrete per ridurre o meglio prevenire gli sprechi domestici:
infatti il monitoraggio incrociato fra spreco domestico e
spreco nella filiera agro-alimentare (aziende agricole, industria alimentare, piccola e grande distribuzione, mercati
all’ingrosso, ristorazione collettiva), condotto in questi mesi da Waste
Watcher e da Last Minute Market, permette di
affermare che lo spreco alimentare domestico gioca la parte del leone, contando per lo 0,5 % del Pil.
Ciononostante, il Rapporto 2013 sullo spreco
Domestico ha rilevato una controtendenza importante nella
sensibilità e nell’attenzione degli italiani
intorno al tema degli sprechi. Infatti, il 90% degli italiani considera molto o abbastanza grave lo spreco alimentare, il 78% si
dichiara preoccupato da questo problema, e l’89% degli italiani vorrebbe ricevere maggiore informazione sulle
conseguenze dello spreco e sui sistemi utili a ridurlo. E ancora: il 57% degli italiani dichiara di gettare “quasi mai” gli
avanzi e il cibo non piu' buono, il 27% meno di una volta alla settimana, il 14% almeno una volta a settimana, il 55% dichiara
di riutilizzarlo, mentre il 34% lo getta nella spazzatura e il 7% lo usa per gli animali. Le incidenze per regione di
residenza riflettono alcune differenze significative: in Campania solo il 47% non getta via cibo quasi mai, mentre in Liguria
(68%) Sardegna (66%) e Lombardia (62%) tali percentuali risultano superiori al valore medio complessivo, indicando
una tendenza a gettare via cibo inferiore alle altre Regioni. Se fra gli alimenti 'freschi' o non cotti gettati dagli
italiani primeggiano frutta (51,2%) e verdura (41,2%), formaggi (30,3%) e pane fresco (27,8%), seguiti da pane fresco (27,8%),
latte (25,2%), yogurt (24,5%) e salumi (24,4%), le percentuali calano
considerevolmente quando si tratta di cibi cotti:
in questo caso gli italiani buttano soprattutto la pasta (9,1%) i cibi pronti (7,9%) e precotti (7,7%).
Contestualmente, aumenta la sensibilità degli
italiani alla questione ambientale: il 72% degli intervistati di
un’indagine di SWG - Knowledge for EXPO ritiene che
lo sviluppo economico e l'occupazione debbano passare dalla tutela dell'ambiente (nel 2007 la percentuale era
del 57%) e solo il 28% degli italiani giudica allarmistici gli allarmi lanciati sulla questione ambientale (si trattava
del 35% nel 2007). L’81% degli intervistati valuta che il singolo individuo sia in grado - con le sue azioni quotidiane – di
contribuire alla salvaguardia dell'ambiente e della natura, ma solo il 18% ritiene che le persone si impegnino veramente per
tutelare l'ambiente e la natura…