Il dramma di Robert, l'esploratore italiano che il covid ha segregato in
Groenlandia: "Solo e con cibo scaduto da mesi"
Il 76enne
Peroni vive nell'isola da quando la esplorò negli anni '80, innamorandosene. La
sua "Red house" è una struttura turistica che si prende cura della
popolazione locale in difficoltà. Ora però, con il turismo a zero e l'area
praticamente irraggiungibile, l'attività e il suo titolare sono a rischio
sopravvivenza. Una campagna su gofund.me per salvarli
"Causa il Covid abbiamo perso i turisti che sono la nostra unica
fonte di sostentamento economico. Qui sulla costa orientale della Groenlandia è
una tragedia e per sopravvivere mangio cibo scaduto, altro non posso fare, mi
devo accontentare". L'esploratore italiano Robert Peroni parla all'Agi dallo studio
della sua casetta di Tasiilaq, villaggio sperduto lungo la costa est della
Groenlandia. Per raggiungere questo luogo tra il magico e l'incantevole dove
vivono gli inuit - circa 1.900 persone - il collegamento meno difficile è
arrivarci con un volo di circa due ore da Reykjavik in Islanda.
Peroni, 76 anni, altoatesino, in collegamento Skype dalla sua Casa
Rossa, edificio simbolo della comunità inuit che da semplice ritrovo
tra persone in poco tempo si è trasformato in centro di recupero per giovani
alcolizzati oltre che ad albergo per turisti, racconta questo 2020 tragico
sotto l'aspetto economico. "Dal 12 marzo scorso quando l'Islanda ha chiuso
le frontiere per noi è finito tutto. In estate i turisti arrivavano soprattutto
dalla Germania e in agosto anche dall'Italia. Peccato, perché gli italiani
erano in crescita ed erano sempre più interessati a questi luoghi immersi nella
natura incontaminata - racconta Peroni -. In inverno i turisti erano
prevalentemente tedeschi ma anche francesi, americani e negli ultimi anni si è
visto qualche cinese e giapponese. Adesso niente di niente, sono qui solo a
sognare un futuro migliore preparando le offerte turistiche del 2021. Mi sono
chiesto, perché una persona viene in Groenlandia e spende tanti soldi per il
volo aereo? La risposta è stata, 'bisogna offrire pacchetti di una settimana
per far vivere quello che davvero è questa meravigliosa terra'. Lavoro in
ufficio, pulisco casa, sono stato costretto a licenziare tutti i 74 dipendenti
e i 55 posti letto sono drammaticamente vuoti. Negli anni siamo cresciuti, ho
fatto investimenti anche importanti, la nostra Casa Rossa adesso è composta da
sei casette, quattro le ho date in uso ai dipendenti, così almeno hanno un
tetto sopra la loro testa".
Nelle scorse settimane in aiuto di Peroni a seguito dell'azzeramento del
turismo internazionale, è stata lanciata la campagna su gofund.me, 'Save The Red House in East Greenland!'.
Parlando della pandemia di Covid-19 nell'immenso continente bianco non
completamente indipendente perché controllato dal Regno di Danimarca, Peroni
racconta le tante difficoltà. "Il governo groenlandese ha ragione di
chiudere tutto perché non riuscirebbe a reggere le conseguenze di una pandemia,
abbiamo avuto 17 casi in tutta la Groenlandia. Se il virus dovesse arrivare qui
a Tasiilaq sarebbe una tragedia perché il nostro ospedale (12-13 posti letto,
ndr) non è attrezzato e quindi verrebbe trasferito alla capitale Nuuk oppure in
Danimarca".
Peroni prima di Natale riusciva quasi sempre a venire in Italia ma
quest'anno non è stato possibile. "Forse tornerò nel 2021 ma non ho
certezze. Se volessi venire in Italia sarebbe un serio problema anche perché
non ho più un'abitazione e non sono più residente - spiega Peroni -. Con
l'Islanda chiusa il viaggio aereo avrebbe costi esorbitanti. Con l'elicottero,
sperando sempre che in quella giornata non venga annullato a seguito del meteo,
andrei fino a Kulusuk, poi fino a Nuuk, quindi a Kangerlussuaq da dove mi
imbarcherei sul volo per Copenhagen. Arrivato in Europa ci sarebbe la
quarantena. Il rientro? Ancora peggio. Arrivato in Danimarca prima di ritornare
in Groenlandia dovrei attendere 5 giorni e sottopormi a tampone Pcr, quindi
potrei volare fino alla costa occidentale dove avrei un'altra permanenza di 5
giorni e un altro test. Una volta finalmente arrivato a casa quarantena di
altri 5 giorni: impossibile".
Di giorno e di notte alla porta della casa di quell'altoatesino gentile
dalla chioma bianca che dal 1985 ha scelto di aiutare e salvare gli eschimesi,
bussano giovani, donne, anziani: sono disperati, alcolizzati, hanno fame e non
hanno soldi. "Diciamo che il problema dell'alcol è migliorato rispetto a
qualche anno fa, la popolazione si è evoluta e ha iniziato ad ascoltare -
afferma con soddisfazione l'esploratore che nel 1983 attraversò con gli sci la
Groenlandia da una costa all'altra sfidando le frustate del Piterak, il "vento
dell'uomo" che soffia anche a 250 chilometri orari, e finì per innamorarsi
di quella terra selvaggia -. Non vedo praticamente nessuno, ogni 4-5 giorni
passa qualcuno a trovarmi per prendersi un caffè, qualche minuto e poi va già
via. Ho un container con molte scorte di cibo, mangio anche alimenti scaduti
perché devo accontentarmi. Non è come in Italia dove c'è tanta scelta, qui
dobbiamo essere felici se arriva qualche elicottero, il mare è ormai ghiacciato
e le navi non possono entrare nel fiordo a rifornire l'unico
supermercato".
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