In una memorabile, folgorante lezione dedicata a Camillo Benso di Cavour, lo storico Alessandro Barbero ricorda che, a ventotto anni, Camillo scrive: “La mia testa è ragionante e poco inventiva. Cercherei invano di sviluppare in me i talenti dell’immaginazione. Non ne possiedo alcun germe”.
Eppure, aggiunge Barbero, Cavour è capace, nel pieno della restaurazione e
in una Torino sommamente bigotta e conservatrice, di immaginare con i suoi
coetanei l’Italia del futuro.
Ma non solo. Prima ancora, a ventidue anni (e già si sente adulto) in una
lettera alla straricca, influente, aristocratica marchesa di Barolo, Cavour fa
una dichiarazione sorprendente: da giovane, dice, avrei creduto del tutto
naturale risvegliarmi un bel mattino primo ministro del regno d’Italia. Cosa
che, dopo qualche decennio, in effetti succede. Ce l’aveva l’immaginazione,
evidentemente, chiosa Barbero. Ma è quell’immaginazione che si
traduce poi nella visione politica.
Nuove forme dello stare insieme
Eccovi un primo punto: è falso che l’immaginazione serva solo agli scrittori.
O, magari, ai designer, agli architetti. Agli stilisti che inventano la moda
delle prossime stagioni. L’immaginazione serve, e alla grande, ai politici. Non
per inventarsi false promesse (quella, dai, è fuffa) ma per delineare le nuove
forme del nostro stare insieme nel mondo.
“Il cambiamento economico e sociale è guidato”, scrive l’European Journal
of Psychology, “da processi immaginativi grazie ai quali la vita collettiva
viene sperimentata a livello simbolico, per poi mobilitare questa esperienza
allo scopo di raggiungere obiettivi politici”.
Inoltre: c’è un lato luminoso e un lato oscuro dell’immaginazione in
politica. E il lato oscuro deriva in buona parte dall’assenza di immaginazione: quella che ha
condotto a gestire la crisi greca solo a colpi di
tagli del welfare e riforme neoliberiste. Quella che ci impedisce di
intravedere alternative possibili, e virtuose, a una crescita economica
incessante e senza limiti. Quella che (l’articolo, assai citato, è del 2015)
porterà alla Brexit.
Nella scienza
Secondo punto. Gli scienziati, gli inventori, i ricercatori sanno (e devono
saper) immaginare. “L’immaginazione è più importante della conoscenza”, dice Albert Einstein in un’intervista del 1929. E
aggiunge: “La conoscenza è limitata. L’immaginazione abbraccia il mondo”.
Nella scienza, l’immaginazione ha un ruolo produttivo: aiuta a risolvere
problemi, a interpretare dati, a progettare ricerche e a formulare ipotesi, e a
conquistare nuove conoscenze. È, quella scientifica, un’immaginazione che si dà
dei vincoli più o meno stringenti in relazione agli obiettivi posti. “Ciò che
distingue i geni creativi come Nikola Tesla e Temple Grandin da immaginatori
più mediocri è che i geni sono più capaci di fissare e vincoli giusti e di
rispettarli”, scrive Michael Stuart
dell’università di Ginevra.
In sostanza: nulla mai si potrà realizzare o scoprire che non sia stato,
prima, immaginato. Magari in una forma diversa, ma comunque, immaginato.
Il Tascabile racconta la deliziosa
storia delle Coriandoline di Correggio, il quartiere disegnato dai bambini. È
il frutto di un progetto durato cinque anni, che ha coinvolto settecento
bambini in età prescolare, a cui è stato chiesto come avrebbe dovuto essere la
loro casa. Trasparente, hanno detto. Protetta e dura fuori, ma morbida e
accogliente dentro. Colorata. Magica. E con qualche angolo segreto. C’è un
dettaglio interessante_: “Le insegnanti hanno provato a
giocare con più domande, a scombinare più volte le carte in tavola: ‘Nel
momento in cui la risposta era immediata, capivamo che era la più banale e non
andava bene. Dovevamo trovare altri interrogativi, che aprissero nuovi scenari’”._
In questa breve considerazione ci sono due ulteriori punti degni di nota.
Eccone uno: l’immaginazione può attivarsi a partire da una domanda. Ed eccone un altro: la
risposta immediata, quella che per prima viene in mente, è raramente quella buona.
Bisogna continuare a cercare e a inseguire le proprie visioni.
Pensiero visivo
A proposito di visioni: una consistente dose di immaginazione è indispensabile
per innovare, e costruire nuove imprese sostenibili. Purtroppo, scrive FastCompany, non è
una capacità che si sviluppa a scuola. Ma possiamo addestrarci a pensare per metafore e a impiegare il
pensiero visivo. Possiamo trasferire elementi, strategie, metodi da un campo
all’altro (Ford ha immaginato la catena di montaggio osservando il modo in cui
venivano movimentati i quarti di bue in un mattatoio di Chicago). Possiamo
provare a ragionare per paradossi.
L’immaginazione è centrale in ogni processo creativo. Si sviluppa in noi
esseri umani attorno ai quindici mesi di età e, se non viene repressa e legata
coi fili stretti della razionalità a ogni costo e del conformismo, ci può
accompagnare per una vita intera, migliorandola. Immaginazioni guidate sono al
centro di molte pratiche di meditazione e di mindfulness, e
possono ridurre lo stress e l’ansia.
Se vi chiedo che cos’è l’immaginazione, sapreste dire di che si tratta? Su,
pensateci un momento.
L’immaginazione è qualcosa che succede nella nostra mente, e che non ha
corrispondenza con quanto i nostri sensi percepiscono del mondo esterno, anche
se usa, rimescola e ricombina memorie e cognizioni che sono tratte dal mondo
esterno. È un processo cognitivo che riguarda il possibile, e consiste proprio
nella capacità di rappresentarsi qualcosa che non c’è. O che non c’è ancora. E,
poiché nella nostra mente molto è possibile, l’immaginazione riguarda… il molto
che ciascuno di noi è in grado, appunto, di figurarsi.
Si tratta, per esempio, di vedere con “l’occhio della mente”. Sembra che il
primo a usare questa definizione sia stato Cicerone, nel De oratore, sconsigliando l’uso di similitudini
che possono evocare, appunto, davanti all’occhio della mente degli uditori,
immagini inappropriate e imbarazzanti.
Ed eccoci a un altro punto rilevante: possiamo attivare la nostra
immaginazione in modo volontario. Ed eccoci a un altro punto rilevante:
possiamo attivare la nostra immaginazione in modo volontario, “vedendo” cose
che non ci sono ancora ma potrebbero esistere (un tavolo di plastica gialla nel
salotto di casa, per esempio. Come starebbe?), oppure cose che non ci sono
ancora e che non possono esistere (un
tavolo fatto d’acqua frizzante), e lavorando su queste ultime per renderle
possibili (un tavolo fatto di ghiaccio, in un salotto al polo nord. Oppure
l’illustrazione di un tavolo fatto d’acqua frizzante. O una storia ambientata
in un mondo in cui tutti i mobili sono fatti d’acqua. Riuscite a concepirla?
A vederla? E poi, che cosa succede? E prima, che
cosa è successo?).
Ma nulla ci vieta di attivare la nostra immaginazione attorno a idee
astratte. Potremmo, allora, vedere schemi, strutture, configurazioni, relazioni
che si dispongono nel nostro spazio mentale. O, ancora, immagini: “Che cosa succederebbe
se cavalcassi un raggio di luce?”, si chiede
Einstein sedicenne.
Possiamo, infine, cercare stimoli che attivino la nostra immaginazione: è
quanto ci succede, per esempio, quando leggiamo un romanzo e davanti agli occhi
ci appaiono i personaggi e i loro gesti, gli ambienti, e ci sembra perfino di
sentire voci e rumori (a proposito: l’immaginazione non riguarda solo il
vedere, ma anche il sentire). Questo, fra l’altro, è uno dei motivi per cui
leggere romanzi stimola il nostro
cervello. E sì, anche ascoltare buona musica. Sono due ottimi motivi per portarci
in vacanza (dovunque sia la nostra vacanza in questo anno così strano e
complicato, casa compresa) una playlist che merita di essere ascoltata, e
riascoltata, e qualche romanzo che merita di essere letto.
https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2020/07/27/importanza-immaginazione
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