Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell'Università di Aberystwyth, in Galles, il 92% dei 4.000 ghiacciai delle Alpi potrebbe sciogliersi entro la fine del secolo a causa dei cambiamenti climatici, riporta un articolo dalla BBC. Sarebbero destinate a scomparire destinazioni sciistiche famose come il Piccolo Cervino a Zermatt, in Svizzera, il ghiacciaio dell'Hintertux in Austria e il ghiacciaio La Grand-Motte a Tignes, in Francia.
I risultati del progetto di
ricerca internazionale "Change", finanziato
dall'Unione Europea e portato avanti appunto dall'Università di Aberystwyth,
suggeriscono che entro il 2050 quasi tutti i ghiacciai alpini al di sotto dei
3.500 metri si saranno sciolti. E per la fine del secolo la situazione
peggiorerà.
La ricerca dell'università, intitolata
“200 years of equilibrium-line altitude variability across the European
Alps (1901−2100)” e pubblicata su Climate Dynamics, copre l'intera
regione delle Alpi europee e si basa su 200 anni di record e previsioni
climatiche dal 1901 al 2100. I ricercatori hanno sviluppato un nuovo approccio
per simulare i cambiamenti futuri nei ghiacciai alpini,
partendo dall'altitudine della linea di equilibrio ambientale ("Equilibrium
Line Altitude" o ELA), ossia l'altitudine in cui la quantità di neve e
ghiaccio che si accumula è uguale alla quantità che si scioglie o evapora in un
anno.
Questo
modello ha permesso ai ricercatori di prevedere la risposta dei ghiacciai al
cambiamento climatico. E si teme che sarà rapida. Il professor Neil Glasser,
coordinatore del progetto "Change" , mette in guardia sul significato
di questi dati: "I ghiacciai sono il nostro campanello d'allarme per il
cambiamento climatico. La loro scomparsa è sempre più rapida".
"Il
ritiro dei ghiacciai di montagna avrà implicazioni significative per
l'innalzamento del livello del mare. I cambiamenti climatici causeranno anche
cambiamenti più grandi, ma la drammatica scomparsa dei ghiacciai dalle Alpi è
uno degli effetti più immediati e visibili", spiega Glasser.
"L'impatto maggiore sulla popolazione locale riguarderà le risorse idriche
e la variazione nella velocità di scioglimento e quindi nel deflusso. Ciò avrà
implicazioni per l'acqua potabile, i raccolti, l'irrigazione, i servizi
igienico-sanitari e l'energia idroelettrica".
Renato
Colucci del Consiglio Nazionale delle
Ricerche (CNR), che ha guidato il team italiano del progetto,
aggiunge: "Si prevede che la linea di equilibrio (ELA) supererà la quota
massima del 69% di tutti i ghiacciai alpini anche nello scenario più
ottimistico di riduzione delle emissioni di gas serra. Ed entro il 2050 quasi
se non tutti i ghiacciai al di sotto dei 3.500 metri delle Alpi molto
probabilmente saranno già sciolti. Questo è il primo studio che indaga
l'altitudine della linea di equilibrio ambientale dell'intero arco alpino per
un periodo così lungo e fornisce una buona base per comprendere meglio le
differenze regionali nella risposta dei ghiacciai ai cambiamenti climatici
".
I risultati
del progetto di ricerca forniscono informazioni rilevanti a livello globale per
altri ghiacciai di montagna simili e contribuiscono a una migliore comprensione
delle conseguenze del cambiamento climatico e dei suoi effetti sul deflusso dei
fiumi, sugli ecosistemi, sulla popolazione locale e sul turismo.
La
principale autrice dello studio, Manja Žebre del Department of geography and
Earth sciences dell’Università di Aberystwyth, evidenzia che
"sono in fase di elaborazione dei piani per applicare l’approccio di
modellazione utilizzato in questo progetto di ricerca ad altri ghiacciai
montani in tutto il mondo come le Ande, l’Himalaya e le Montagne Rocciose.
Estendere la ricerca a questi areali più ampi fornirà un quadro più
completo del probabile impatto del cambiamento climatico sui ghiacciai di
montagna a livello globale".
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