giovedì 28 marzo 2013

cafè Bach






QUI il testo in tedesco e in italiano



qui una parte della cantata con la voce di Dietrich Fischer-Dieskau:





Da un testo di Johann Heinrich Henrici detto Picander (1700-1764), Bach compone la cantata di cui sopra nota anche come Kaffee-kantate (Cantata del Caffè) accostandosi ad una moda che aveva contagiato l’Europa, prima città fra tutte Venezia che inaugurò, nel Seicento, un “caffè” inteso come locale pubblico di degustazione e di incontro.
A Lipsia il primo “caffè” sorse nel 1685, anno di nascita di Bach. Ma l’affermazione della moda del caffè generò una serie di contrasti: non solo gli incontri dinanzi ad una tazzina di caffè erano spesso di natura  promiscua e quindi mal visti dal moralismo dell’epoca ma faceva concorrenza, soprattutto nei paesi di lingua tedesca,  alla birra, il cui consumo era fonte di introiti cospicui  sia delle autorità comunali che dei signori locali.
La Cantata di cui parliamo racconta la storia di un padre brontolone e conservatore, Schlendrian (basso-baritono) che vorrebbe distogliere la figlia Liesgen (Lisetta, soprano) dall’uso della diabolica bevanda attraverso minacce insistenti; un narratore anonimo (tenore) introduce brevemente i dialoghi. A questo punto il testo musicato da Bach contiene un’aggiunta (probabilmente dello stesso compositore) in cui Liesgen si prende  una rivincita: fa spargere  la voce che il futuro sposo dovrà impegnarsi per iscritto (nel contratto nuziale) a concederle la libertà di assaporare a suo piacimento il caffè. E così nel finale a tre emerge la morale: è inutile vietare alle figlie la moda del caffè, dal momento che le nonne stesse e le madri ne sono convinte sostenitrici!...


sabato 23 marzo 2013

la droga nel latte e nel grano


E’ noto che le droghe derivate dall’oppio, come la morfina e l’eroina, sono attive nell’uomo perché mimano gli effetti di sostanze prodotte dall’organismo per controllare il dolore e la fatica: si tratta delle endorfine e delle encefaline, per le quali esistono appositi recettori nel nostro sistema nervoso centrale.
La presenza nel sangue e nelle urine di queste sostanze, per di più ad elevata liposolubilità, spinse a ricercarne di simili nel latte ed è così che nel 1979 venne isolata nel latte vaccino (un alimento molto usato dalla nostra specie) una sostanza oppioide, la ß casomorfina, prodotta dalla lisi della ß caseina del latte. Sono state successivamente determinate anche altre casomorfine (tutte peptidi costituiti da sette aminoacidi). Le casomorfine somministrate per via orale provocano la liberazione di insulina, di somatostatina e riduzione della secrezione gastrica.
Alcune casomorfine di origine bovina hanno dimostrato un’azione analgesica superiore a quella della stessa morfina. Dobbiamo inoltre notare come le casomorfine provenienti da latte di vacca sono più attive di quelle provenienti da latte umano.
I processi digestivi del latte attuano la trasformazione della caseina del latte in casomorfine, anche se i latti fermentati contengono già casomorfine formate. Particolare attenzione deve essere rivolta anche al glutine, proteina presente soprattutto nei grani duri; alcuni studi hanno infatti mostrato come negli idrolisati del glutine sono presenti le exorfine, peptidi con azione simile a quella degli oppioidi. Recentemente è stato reso noto che queste endorfine alimentari possono agire, in individui suscettibili, direttamente od indirettamente a livello cerebrale causando od incrementando sintomi psicotici…
continua qui


…¿Pero solamente la leche de los mamíferos posee péptidos opiáceos? No, también algunos vegetales sintetizan estas moléculas, a fin de defenderse de sus enemigos. Es el caso del trigo, cereal dotado de péptidos que adormecen a sus predadores. Una sola molécula proteica de gluten hallada en el trigo, contiene 15 unidades de un particular péptido opioide. El gluten del trigo contiene un número de péptidos opioides extremadamente potentes. Algunas de estas moléculas son incluso 100 veces más poderosas que la morfina. Los péptidos opioides del gluten hallados en el trigo son: glicina-tirosina-tirosina-prolina, tirosina-glicina-glicina-triptofano, tirosina-prolina-isoleucina-serina-leucina y tirosina-glicina-glicina-triptofano-leucina (el más potente de todos).
Los sacerdotes del antiguo Egipto utilizaban al trigo para alucinar, y lo empleaban en los vendajes, para disminuir el dolor provocado por las heridas. Los emperadores romanos sabían que el pueblo no se rebelaría mientras tuviera pan y entretenimiento. Todos los productos derivados del trigo contienen péptidos opioides: pan, pasta, pizza, galletas, tortas, empanadas, tartas, etc.
Al padecer un dolor dental, se puede masticar pan durante 10 minutos a fin de aliviar el dolor, con lo cual se comprueba su potencia anestésica…

sabato 16 marzo 2013

Bibite zuccherate: 10 buone ragioni per smettere di consumarle


1. Il consumo regolare di bibite fa ingrassare. Bere anche solo una lattina da 33cl al giorno, al posto dell’acqua, per un anno può aggiungere 8 chili al vostro peso. 
2. Si può perdere peso anche non bevendo bibite dietetiche! Quando si consumano dolci che apportano meno calorie, il corpo si confonde. Rilascia insulina per assorbire gli zuccheri previsti nel flusso sanguigno, ma tali zuccheri non arrivano mai. Il risultato è un aumento della produzione di cellule grasse. 
3. I dolcificanti artificiali sono pericolosi. È vero, la FDA li ha approvati tutti, ma alcuni studi sostengono che alcuni possono provocare il cancro. Fino a quando gli scienziati non avranno risolto la questione, perché correre il rischio?
 4. Diabete. Gli studi hanno dimostrato un legame tra il consumo di bevande dolci e diabete di tipo 2. L’elevata quantità di zucchero aumenta le probabilità di contrarre la malattia. Le bevande dietetiche possono aumentare le probabilità anche in misura maggiore rispetto a quelle normali.
 5. Salvare i denti. La cosa peggiore quando si beve una cola, un tè freddo, o una bevanda per sportivi è sorseggiarla lentamente. In questo modo i denti vengono coperti di zucchero miscelato a acido fosforico, acido malico e/o acido citrico, tutte sostanze che danneggiano lo smalto.
 6. Risparmiare denaro. Una famiglia americana di 4 persone può risparmiare fino a 500 dollari in un anno sostituendo le bibite con acqua di rubinetto.
 7. Sfruttate al massimo le vostre papille gustative. I soft drink riducono l’appetibilità del cibo. Un pasto decente preparato a casa o consumato in un buon ristorante non dovrebbe essere abbinato alle bibite zuccherate. 
8. Una lattina di cola contiene 10 cucchiaini di zucchero. Se bevete anche un solo Dr. Pepper al giorno per un anno, avrete consumato 14 chili di zucchero!
 9. Controversi coloranti artificiali. L’E102 (giallo tartrazina), presente in Mountain Dew, per esempio, è stato collegato a iperattività nei bambini.
 10. L’ecologia. Miliardi di bottiglie di plastica e lattine vuote finiscono nei rifiuti e inquinano la Terra. Il riciclaggio funziona ma rappresenta solo la punta di un iceberg, anche se la Coca Cola cerca di sostenere il contrario.

venerdì 15 marzo 2013

il riso abbonda


In uno degli Stati più poveri dell’India, grazie all’impegno di alcuni agricoltori, si sono ottenuti raccolti di riso da record, senza il ricorso a sementi ogm e all’impiego di erbicidi. Nel giro di poco tempo, coltivazioni dalla scarsa produttività hanno dato origine a raccolti annuali di oltre 22 tonnellate per ettaro. Il risultato è stato raggiunto da Sumant Kumar, un agricoltore abituato a vivere con fatturati striminziti: non superiori a 4-5 tonnellate per ettaro all’anno. E gli è anche valso un importante riconoscimento: il premio “Krishi Karman”, ricevuto dal Presidente indiano Pranab Mukherjee. Quanto accaduto è frutto dell’applicazione di una recente tecnica di coltivazione del riso: ilSystem of Rice Intensification (Sri).
La fruttuosa metodica, scoperta e introdotta in Madagascar tra gli anni ’80 e ’90 dal prete gesuita francese Henry De Laulaine, aveva da subito evidenziato un potenziale di crescita interessante. Negli anni i suoi benefici sono stati riscontrati in cinquanta Paesi, dall’Asia all’America Latina. Aumento della resa, riduzione della sementa e dell’uso di prodotti chimici, risparmio di acqua: fattori non indifferenti, per chi deve coniugare esigenze nutritive e di produzione. Senza dimenticare la forza delle industrie multinazionali degli ogm che, mettendo in commercio semi brevettati, pongono spalle al muro i produttori. E l’India, assieme agli Stati Uniti, è tra le nazioni in cui è sempre più difficile trovare agricoltori autonomi…

l'etichetta della passata di pomodoro

…il concentrato di pomodoro cinese, viene acquistato e rilavorato da una decina di aziende conserviere italiane nel periodo invernale, per produrre tubetti e vasetti destinati ai paesi africani e ad aziende europee per le bottiglie di ketchup, per i sughi pronti e altri prodotti dove il pomodoro risulta un ingrediente minore.
Le confezioni di pelati, le bottiglie di passata e di polpa vendute in Italia contengono il 100% di prodotto italiano, come scritto in etichetta. La raccolta del pomodoro fresco per la trasformazione è più che sufficiente a coprire la necessità delle nostre imprese che lavorano solo materia prima italiana. In media si trasformano ogni anno circa 50 milioni di tonnellate di prodotto fresco e il 60% viene esportato...

Come leggere lotto e data di scadenza
Nelle confezioni di passata di pomodoro viene impresso un codice apparentemente incomprensibile ma che in realtà ci svela importanti informazioni sul prodotto che stiamo per acquistare. Vediamone un esempio, basandoci sulla foto pubblicata qui di seguito: la lettera “L” sta ad indicare il numero di lotto (utile nel caso si volesse segnalare al produttore qualche anomalia), seguita normalmente da una seconda lettera, che indica l’anno (ogni anno la lettera viene decisa per decreto legge). Successivamente troviamo un codice numerico: quest’ultimo indica il giorno di confezionamento (nell’esempio è il 216esimo giorno su 365 di un anno, ovvero il settimo mese dell’anno, luglio). Non è sempre presente come informazione, ma alcuni produttori normalmente la inseriscono, l’orario di imbottigliamento (nel nostro esempio è presente e corrisponde alle 14.25).


lunedì 11 marzo 2013

poveri delfini

…La mortalità continua; all’inizio di febbraio le stenelle ritrovate erano una trentina, mentre al termine della prima settimana di marzo siamo a 77. L’incremento delle morti non è esponenziale, come ci si potrebbe aspettare in fenomeni epidemici, ma c’è. Nella seconda metà del periodo di osservazione sono morti più delfini che nella prima, e purtroppo ce ne sono meno nel mare. Non si tratta di grandi numeri considerando che la popolazione si conta in decine di migliaia di esemplari, ma dobbiamo ricordare che le carcasse rivenute sulle spiagge sono solo una parte del totale, e che la mortalità è in atto e nessuno può ancora dire a che punto si fermerà.
In secondo luogo: l’omogeneità del campione, composto integramente da stenelle striate, in grandissima parte adulte. Questo rende qualsiasi ipotesi di agente esterno acuto e diretto (per esempio uno sversamento in mare di materiale tossico oppure rumore) estremamente – se non del tutto – improbabile, perché tale agente esterno avrebbe plausibilmente coinvolto differenti specie di animali marini, oltre che differenti fasce di età delle stenelle. Assai più preoccupante è invece il quadro patologico, che ci presenta una buona metà dei soggetti finora analizzati affetta damorbillivirus, e una percentuale ancora più alta affetta dal patogeno Photobacterium damselae. Questa non è una buona notizia, soprattutto per quanto riguarda il morbillivirus che all’inizio degli anni ’90 menò strage di stenelle striate, proprio qui in Mediterraneo

sabato 9 marzo 2013

niente trucchi, gli animali ringraziano


Niente più test sugli animali per i prodotti cosmetici. Da lunedì 11 marzo entra in vigore il divieto totale, in tutto il territorio comunitario, di testare e commercializzare ingredienti e prodotti cosmetici sperimentati su cavie.

Si tratta della tappa finale di un processo di progressiva limitazione dell'impiego di test su animali per le verifiche di sicurezza da parte dell’industria cosmetica. Sono quasi 20 anni, infatti, che va avanti l'iter legislativo per l'abolizione dei test su animali per i prodotti cosmetici. La normativa italiana e quella europea hanno imposto divieti graduali. Tra i traguardi più recenti, va ricordato che già da marzo 2009 nessun ingrediente dei cosmetici può essere testato su animali in Ue ed è vietato commercializzare nel territorio comunitario prodotti che contengono ingredienti testati su animali al di fuori dell’Europa comunitaria. Ma dai divieti restavano fuori ancora cinque test, fortemente invasivi e diffusamente praticati: tossicità per uso ripetuto, inclusi sensibilizzazione cutanea e cancerogenicità, tossicità riproduttiva, e tossicocinetica. E sono proprio questi i test che verranno proibiti dall'11 marzo in poi, in modo da rendere la produzione dei cosmetici in Europa totalmente "cruelty-free". 

Le associazioni ambientaliste plaudono al provvedimento: "Il divieto definitivo imposto nell’Unione Europea - dichiara Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente - segnerà una pagina importante a livello mondiale per il superamento dei tanti, troppi, e spesso inutili esperimenti fatti sulla pelle degli animali: le aziende cosmetiche utilizzeranno altri metodi per testare i vari prodotti, diventando così un esempio per tutti i settori che continuano, invece, ad utilizzare lo strumento della sperimentazione infliggendo agli animali terribili sofferenze. L’Europa lo ha capito, ora spetta agli altri Paesi rompere questo tabù e perseguire la strada dell'innovazione”…

domenica 3 marzo 2013

Ti guardano tutti negli occhi



Nel mondo, ogni giorno, milioni di animali sono sfruttati, torturati e uccisi.
Eppure, tutto questo non si vede mai, almeno sui media tradizionali, da cui la gran parte della gente si forma un’opinione.
I mass media sono pieni di pubblicità, spesso fatta da chi rinchiude gli animali negli allevamenti intensivi. Da chi li uccide per produrre cibo, da chi li tortura in nome della “scienza”, da chi vende armi per cacciarli. Ma la sofferenza degli animali non appare mai.
Gli allevamenti sono luoghi astratti. Le pellicce crescono sugli alberi.
Quello che succede nei laboratori non ci e’ dato vederlo. E così via.
Non si sente mai una voce diversa.
Abbiamo voluto provare ad abbattere il muro di omertà da parte di un certo tipo di informazione su questi temi, e rivendicare il diritto ad un dibattito serio, finalmente alla luce del sole, sull’importanza di queste questioni.
Perché solo quando sarà passato il messaggio che gli animali sono esseri senzienti e che lo specismo antropocentrico è dannoso, forse, solo allora, potremo sperare che i nostri sforzi non siano vani e che, un giorno non troppo lontano, vedremo la liberazione animale.
Il nostro sogno era quello di dare voce a chi vuole proporre qualcosa di diverso da questa “normalità’”, pubblicando una campagna pubblicitaria diversa dal solito: una campagna antispecista e vegan su un quotidiano a tiratura nazionale, per mostrare a tutti la realtà sullo sfruttamento animale: una pagina intera, a colori, o più pagine, il tutto in base alla cifra che si riuscirà a raccogliere…