tag:blogger.com,1999:blog-14400068843267669012024-03-18T10:32:32.523-07:00Amare Produzioni Agricolefrancescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.comBlogger3441125tag:blogger.com,1999:blog-1440006884326766901.post-33097527220321324062024-03-18T10:32:00.000-07:002024-03-18T10:32:00.148-07:00 Manifesto. Il fronte di liberazione del contadino impazzito - Wendell Berry <p></p><p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 1;"><span style="font-family: times; font-size: x-large;">Il manifesto
di </span><a href="http://www.lindau.it/Autori/Wendell-Berry" style="font-family: times; font-size: x-large;" target="_self"><b><span style="color: windowtext; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Wendell Berry</span></b></a><span style="font-family: times; font-size: x-large;"> </span><span style="background-color: transparent;"><span style="font-family: times; font-size: large;">(1973) </span></span><span style="font-family: times; font-size: x-large;">è forse tra le poesie più famose del poeta e
scrittore americano.</span></p><p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">
La traduzione qui riportata è di <b>Vincenzo Perna</b> ed è contenuta
nella raccolta di saggi <a href="http://www.lindau.it/Libri/Mangiare-e-un-atto-agricolo" target="_self"><b><i><span style="color: windowtext; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Mangiare è un atto agricolo</span></i></b></a>.<o:p></o:p></span></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 2; text-align: center;"><b><span style="font-family: times; font-size: large;"> <o:p></o:p></span></b></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b>Manifesto. Il fronte di liberazione
del contadino impazzito</b> (1973)<o:p></o:p></span></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Ama il guadagno facile, l’aumento di stipendio,<br />
le ferie pagate. Desidera con tutte le tue forze<br />
i prodotti impacchettati.<br />
Vivi nella paura<br />
dei vicini e della morte.<br />
La tua mente non avrà segreti,<br />
e neppure il tuo futuro sarà più un mistero.<br />
I tuoi pensieri saranno schedati<br />
e archiviati in un cassetto.<br />
Quando vorranno farti comprare qualcosa,<br />
ti chiameranno.<br />
Quando vorranno sacrificarti al profitto,<br />
te lo faranno sapere.<br />
Perciò, amici miei, fate tutti i giorni qualcosa<br />
d’irragionevole. Amate il Signore.<br />
Amate il mondo. Lavorate gratis.<br />
Prendete ciò che avete e fatevi poveri.<br />
Amate chi non se lo merita.<br />
Denunciate il Governo e abbracciate<br />
la bandiera. Cercate di vivere liberi<br />
nella libera repubblica che essa simboleggia.<br />
Approvate ciò che vi sfugge.<br />
Lodate l’ignoranza, perché quello che l’uomo<br />
non ha ancora scoperto non ha ancora distrutto.<br />
Interrogatevi sulle domande senza risposta.<br />
Investite nel millennio. Piantate sequoie.<br />
Dichiarate che il raccolto più importante<br />
è la foresta che non avete seminato,<br />
che non vivrete abbastanza per tagliare.<br />
Dichiarate che il raccolto di foglie è compiuto<br />
quando marcisce nel terriccio scuro.<br />
Chiamate tutto ciò profitto, profetizzatelo come guadagno.<br />
Riponete la fede nelle tre dita di humus<br />
che crescono sotto gli alberi<br />
ogni mille anni.<br />
Ascoltate i corpi in decomposizione – accostate l’orecchio<br />
al tenue brusio<br />
dei canti che verranno.<br />
Preparatevi alla fine del mondo. Ridete.<br />
Il riso non si può computare. Siate gioiosi<br />
nonostante tutto.<br />
Finché le donne non si svendono al potere,<br />
assecondatele più degli uomini.<br />
Domandati: potrà tutto questo soddisfare<br />
una donna felice di generare un figlio?<br />
Turberà il sonno<br />
di una donna prossima al parto?<br />
Vai con la tua innamorata nei campi.<br />
Stenditi placido all’ombra. Posale il capo in grembo.<br />
Giura fedeltà a ciò che ti è più vicino.<br />
Appena generali e politicanti<br />
riescono a predire il corso del tuo pensiero,<br />
sbarazzatene. Abbandonalo lì, come una pista falsa,<br />
una strada non intrapresa.<br />
Fa’ come la volpe<br />
che lascia più tracce del necessario,<br />
a volte in direzione sbagliata.<br />
Esercitati a rinascere.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><a href="https://blog.lindau.it/Manifesto.-Il-fronte-di-liberazione-del-contadino-impazzito"><span style="font-family: times; font-size: large;">da
qui</span></a><span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></p><br /><p></p>francescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1440006884326766901.post-32570452653599090382024-03-17T10:34:00.000-07:002024-03-17T10:34:00.239-07:00Quando i miliardari si preparano al collasso - Raúl Zibechi<p> </p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 1;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><i><span style="color: #111111;">L’1 per cento più
ricco della popolazione mondiale sta costruendo rifugi per sopravvivere a
collassi ambientali, sociali e nucleari. La tendenza non è nuova, ma si è
moltiplicata dopo la pandemia e l’invasione dell’Ucraina e sono cambiate le
modalità. Quell’1 per cento sa che non è più sufficiente costruire rifugi
blindati, serve creare ecosistemi, non per proteggere le popolazioni, come è
accaduto in passato, ma solo la propria famiglia… Il vero problema, scrive Raúl
Zibechi, è che né quel che resta delle sinistre né le accademie e neanche i
movimenti stanno coltivando pensiero e azione di fronte al collasso. L’unico
che ha promosso alcuni anni fa </span></i><a href="https://comune-info.net/il-semenzaio/"><b><i><span style="color: #f8aa0c; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">una settimana di straordinari seminari su questi
temi </span></i></b></a><i><span style="color: #111111;">è stato il movimento
zapatista</span></i></span></p>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="color: #111111;"><span style="font-family: times; font-size: large;">
<hr align="center" size="0" width="100%" />
</span></span></div>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b><span style="color: #111111;">L’1 per cento più ricco sta costruendo rifugi sicuri per sopravvivere a
possibili collassi ambientali, sociali e nucleari. La tendenza non è nuova, ma
si è moltiplicata dopo la pandemia e l’invasione dell’Ucraina</span></b><span style="color: #111111;">. Soprattutto sono
cambiate le modalità, in sintonia con i tempi del neoliberismo.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #111111;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Le centinaia di siti web che offrono rifugi o bunker assicurano che gli
affari sono in aumento: secondo il <i>New York Post</i> (4/4/20),
negli Stati Uniti c’è stata una crescita del 400 per cento, mentre una società
berlinese, secondo un comunicato della Deutsche Welle (1/18/23), dice che le
consultazioni del sito web si sono centuplicate.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b><span style="color: #111111;">Il portale xataka.com segnala che le aziende dedicate alla “gestione delle
emergenze” o “preparazionismo”, come lo chiamano, guadagneranno 149 miliardi di
dollari entro il 2025</span></b><span style="color: #111111;">. Si stima che il 50 per cento dei miliardari della Silicon Valley abbia
almeno un rifugio blindato, che costa da 40.000 a 2,5 milioni di dollari
(2/8/23).<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #111111;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Un giro tra i portali dedicati all’offerta di rifugi ci permette di
apprezzare le esigenze sofisticate di una classe dirigente che non risparmia
risorse per vivere meglio.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #111111;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Durante la guerra fredda, i paesi europei, l’Unione sovietica e la Cina –
dove una conflagrazione nucleare era più probabile – costruirono enormi rifugi
per le loro popolazioni. La Repubblica Federale Tedesca aveva circa 2.000
rifugi che potevano ospitare 3 milioni di persone, il 5 per cento della
popolazione. In Finlandia sono stati costruiti più di 50.000 rifugi, per l’80
per cento della popolazione. In Cina, Mao invitò la gente a costruire rifugi:
la risposta fu rapida e massiccia, al punto che “le 75 città più grandi del
paese scavarono tunnel che potevano ospitare il 60 per cento della popolazione”
(<i>Clarin,</i> 10/8/20). Anche l’URSS costruì città sotterranee per
milioni di persone.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="color: #111111;">Tuttavia, i rifugi sono molto diversi ora, come sottolinea un recente
articolo di <i>Asia</i> <i>Times</i> (1/3/24) intitolato “</span><a href="https://asiatimes.com/2024/03/billionaire-bunkers-are-the-new-techno-feudalism/"><b><span style="color: #f8aa0c; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">I bunker dei miliardari sono il nuovo tecno-feudalesimo</span></b></a><span style="color: #111111;">“. Mark Zuckerberg, il
miliardario creatore di Facebook, ha acquistato grandi appezzamenti di terreno
sull’isola hawaiana di Kauai, dove sta costruendo un complesso da 400 milioni di
dollari australiani. La tenuta è sorvegliata da numerose guardie. Oltre a un
“enorme bunker sotterraneo”, ci sono diversi edifici di grandi dimensioni e
impianti per la depurazione, la desalinizzazione e lo stoccaggio dell’acqua.
“Sta allevando il proprio bestiame, nutrendolo con noci di macadamia coltivate
nel podere e anche con la birra prodotta lì”, segnala l’articolo di <i>Asia
Times</i> firmato dai professori Katherine Guinness, Grant Bollmer e Tom
Doig.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #111111;"><span style="font-family: times; font-size: large;">A quanto pare, <b>alcuni miliardari capiscono che non è più
sufficiente costruire rifugi blindati sotterranei, per cui cercano di creare i
propri ecosistemi</b>, perché la sopravvivenza della classe dominante dipende
dallo sviluppo e dal controllo di un proprio ecosistema, in cui si possa non
solo salvarsi dal collasso, ma anche continuare a vivere la propria vita. Come
si vede, <b>l’obiettivo non è più proteggere le popolazioni dai disastri,
ma solo quello di proteggere la propria famiglia</b>, il che rivela il trionfo
di un individualismo feroce che non tiene conto del resto dell’umanità. Tutto
ciò manifesta l’attuale deriva dei settori dominanti nel mondo.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b><span style="color: #111111;">Per i settori popolari non sono queste le possibili alternative al
collasso. </span></b><span style="color: #111111;">Non possono costruirsi rifugi o ecosistemi. Riescono a malapena a
sopravvivere sotto un capitalismo di guerra che li costringe nelle cantine del
sistema. Gli Stati e i governi dell’America latina non pensano assolutamente a
prevedere le catastrofi che verranno. Basti ricordare che milioni di persone,
nelle grandi città come Città del Messico o San Paolo, non hanno acqua potabile
né fognature.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b><span style="color: #111111;">I popoli non possono affrontare il collasso individualmente, ma lo fanno
come comunità</span></b><span style="color: #111111;">, sulla base di lavori collettivi e prendendosi cura gli uni degli altri.
Alla luce di ciò che fa l’1 per cento più ricco, possiamo comprendere meglio la
tenacia dei popoli nel prendersi cura del proprio mondo naturale, e nello
stesso tempo la determinazione di quelli che stanno in alto nel distruggere gli
ecosistemi che possono proteggere la vita in comune.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="color: #111111;">Per quanto ne so, <b>solo l’EZLN ha promosso un dibattito sul collasso</b>,
nove anni fa, nel seminario <i>Il pensiero critico di fronte all’idra
capitalista</i> (se ne parla in questo articolo di Gustavo Esteva, di cui
sentiamo molto la mancanza, </span><a href="https://comune-info.net/il-semenzaio/"><b><span style="color: #f8aa0c; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Il semenzaio</span></b></a><span style="color: #111111;">, <i>ndr</i>).
Sono stati coerenti e si preparano a sopravvivere al moltiplicarsi dei
disastri, come dimostrano i 21 comunicati emessi dall’ottobre 2023 fino al 1°
gennaio 1994, trentesimo anniversario dell’insurrezione. <b>Sfortunatamente,
né la sinistra progressista, né le accademie, né la maggior parte dei movimenti
stanno adottando un simile atteggiamento di pensiero e di azione di fronte al
collasso</b>. Solo alcuni popoli indigeni condividono le preoccupazioni
zapatiste, sulla base delle proprie visioni del mondo.<o:p></o:p></span></span></p>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="color: #111111;"><span style="font-family: times; font-size: large;">
<hr align="center" size="0" width="100%" />
</span></span></div>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #111111;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Fonte: <a href="https://www.jornada.com.mx/noticia/2024/03/08/opinion/cuando-los-millonarios-se-preparan-para-el-colapso-608"><b><i><span style="color: #f8aa0c; text-decoration: none; text-underline: none;">Cuando los
millonarios se preparan para el colapso</span></i></b></a>, in <i>La
Jornada</i>, 08/03/2024. <i>Traduzione a cura di </i><a href="http://www.camminardomandando.wordpress.com/"><b><i><span style="color: #f8aa0c; text-decoration: none; text-underline: none;">Camminardomandando</span></i></b></a><i>.</i> Qui
pubblicato con l’autorizzazione dell’autore (nell’archivio di Comune sono
leggibili oltre articoli duecento articoli di <b><a href="https://comune-info.net/autori/raul-zibechi/"><span style="color: #f8aa0c;">Raúl
Zibechi</span></a></b>)<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><a href="https://comune-info.net/quando-i-miliardari-si-preparano-al-collasso/"><span style="font-family: times; font-size: large;">da qui</span></a></p>francescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1440006884326766901.post-70472467020483142722024-03-16T10:28:00.000-07:002024-03-16T10:28:00.132-07:00I ruralistas spadroneggiano in Brasile - David Lifodi<p><span style="font-family: times; font-size: large;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><i><span style="font-family: times; font-size: large;">Esponente della comunità pataxó hãhãhãi, nel sud dello stato di Bahía, la
donna è stata assassinata a seguito di una spedizione della milizia
paramilitare Invasão Zero con la complicità della polizia militare che non è
intervenuta.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><o:p><span style="font-family: times; font-size: large;"> </span></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">In Brasile i
popoli indigeni continuano a restare sotto l’attacco dei<i><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;"> ruralistas</span></i>, definitivamente sdoganati durante la
presidenza di Jair Bolsonaro.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">Il 21
gennaio scorso, a cadere in quella che è sembrata, per le modalità, una vera e
propria esecuzione, è stata María de Fátima Muniz, leader indigena della
comunità pataxó hãhãhãi e conosciuta anche come Nega Pataxó.</span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">Ad
ucciderla è stata una squadraccia paramilitare del gruppo di estrema destra
Invasão Zero, che ha fatto irruzione nel territorio ancestrale pataxó (nel sud
dello stato di Bahía), secondo la tecnica tipica dei fazendeiros che
progettavano incursioni nelle terre indigene allo scopo di sterminare la
popolazione. A rimanere ferito nell’attacco è stato anche il fratello della
donna, Nailton Muniz, altro esponente storico degli indios pataxó hãhãhãi.</span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">La
milizia Invasão Zero, fondata nel 2023 e dedita ad espropriare con violenza le
terre indigene, è sempre stata tollerata dalla polizia, tanto che i
paramilitari, nella più totale impunità, hanno diffuso dei video dell’assalto
sui social network. Lo scopo del gruppo è quello di creare uno stato parallelo
a quello ufficiale, grazie ad un arsenale di armi creato soprattutto durante la
presidenza Bolsonaro, notoriamente favorevole ad incentivarne l’uso, la vendita
e il commercio.</span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">Invasão
Zero, che conta su un significativo appoggio di politici di estrema destra in
seno al Congresso, si prefigge di recuperare tutti quei territori che loro
ritengono esser stati usurpati dalle comunità indigene o da movimenti sociali
come i Sem terra all’interno delle loro <i>fincas</i>. Il giorno prima
della spedizione che ha ucciso María de Fátima Muniz, i pataxó erano riusciti a
riconquistare il proprio terreno. Solo nello stato di Bahía, negli ultimi 30
anni, sono stati assassinati ben trenta leader delle comunità indigene.</span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">Purtroppo,
le istituzioni non riescono a contrastare efficacemente le azioni delle milizie
paramilitari, né a livello politico né sul piano del controllo del territorio.
A comandare resta l’intolleranza tipica del bolsonarismo, nonostante i timidi
tentativi di Lula di promuovere politiche favorevoli ai popoli indigeni la
nomina di personalità come Joenia Wapichana alla Fundação Nacional do Índio
(Funai), per la prima volta diretta da una indigena e la creazione del
Ministero dei Popoli indigeni, anch’esso guidato da un’indigena, Sonia
Guajajara.</span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">Nei
giorni precedenti all’attacco, nei gruppi Whatsapp dei <i>ruralistas</i>,
circolava una sorta di chiamata alle armi per sgomberare il territorio
riconquistato dai pataxó e, del resto, il coordinatore nazionale della milizia,
Luiz Uaquim, potente proprietario terriero del sud dello stato di Bahía e
padrone di <i>fincas</i> in numerose terre indigene, non aveva alcuna
intenzione di lasciare impunito questo affronto. Solo un mese prima del
ferimento di Nailton e dell’omicidio di María de Fátima Muniz, a cadere sotto i
colpi dei paramilitari era stato Lucas Kariri-Sapuyá, nella terra indigena
Caramuru-Paraguassu.</span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">Al
funerale della donna hanno partecipato, tra gli altri, la ministra Sonia
Guajajara e la diputata federale Celia Xakriaba, ma nonostante lo Stato
brasiliano abbia cercato di far sentire la sua presenza (lo stesso governatore
di Bahía, Jeronimo Rodrigues, appartiene al Partido dos Trabalhadores) e Lula
abbia promesso che prenderà delle misure urgenti per tutelare la vita degli
indios, le milizie paramilitari, finora, godono di un ampio spazio di manovra e
agiscono indisturbate. I circa duecento proprietari terrieri che hanno dato
l’assalto agli indios pataxó hãhãhãi si erano infatti riuniti indisturbati
senza alcun controllo da parte delle forze dell’ordine.</span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">La
polizia militare, secondo gli indios, è rimasta ben lontana dai fazendeiros
armati e non ha fatto nulla per impedirne l’assalto, secondo uno schema non
troppo diverso dall’attacco delle milizie di Bolsonaro al Planalto nei primi
giorni del gennaio 2023 per creare il caos in occasione dell’insediamento di
Lula.</span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">Sono
circa cinquemila gli appartenenti a “Invasão Zero” nello stato di Bahia e
gruppi simili stanno nascendo in tutto il paese: per adesso, purtroppo,
indisturbati.</span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><a href="https://www.peacelink.it/latina/a/49950.html"><span style="font-family: times; font-size: large;">da
qui</span></a><o:p></o:p></p>francescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1440006884326766901.post-68403129491001926242024-03-15T10:45:00.000-07:002024-03-15T10:45:00.138-07:00L’assalto della finanza sulla casa - Marco Bersani<p> </p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 1;"><i><span style="color: #111111;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Il “Piano Casa
Salvini” e il nuovo Piano strategico del Comune di Milano sulle politiche
abitative preparano l’assalto finale dei grandi interessi finanziari al
patrimonio immobiliare pubblico e a quel che resta del diritto all’abitare</span></span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #111111;"><o:p><span style="font-family: times; font-size: large;"> </span></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b><span style="color: #111111;">“Cos’è la destra, cos’è la sinistra?”</span></b><span style="color: #111111;"> cantava l’indimenticabile Giorgio
Gaber e, se analizziamo le politiche abitative, non possiamo che dare ragioni
ai dubbi del compianto autore.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #111111;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Partiamo dai dati: calcolando le famiglie che hanno già subito uno sfratto
con la forza pubblica, quelle che si ritrovano in mano una sentenza di sfratto
e quelle che si apprestano a riceverlo, in Italia si supera la cifra di
450mila. Un’emergenza reale, vera e drammatica, che richiederebbe misure urgenti
in direzione del diritto all’abitare.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #111111;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Prontamente <b>il ministro Salvini ha aperto un tavolo con l’obiettivo
di varare un Piano Casa nazionale da rendere operativo nel 2025: peccato che
gli invitati al parterre contemplino grandi banche e assicurazioni, fondazioni
e agenzie di mediatori d’affari, grandi costruttori e fondi immobiliari e
nessun sindacato degli inquilini, né tanto meno alcun movimento per il diritto
all’abitare.</b> Cosa dovrebbe produrre questo tavolo e soprattutto in
quale direzione? Domanda retorica, visti i protagonisti, e risposta semplice:
la valorizzazione del patrimonio pubblico esistente, che, tradotto, significa
consegnare gli immobili inutilizzati ad affaristi del mattone e avvoltoi della
finanza affinché li recuperino e li mettano a reddito (il loro,<i> of
course),</i> con conseguente smantellamento degli enti gestori
dell’edilizia popolare e la messa sul mercato della stessa. <b>Ma questo è
Salvini, lo sappiamo</b>.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #111111;"><span style="font-family: times; font-size: large;">E allora <b>facciamo un giro a Milano</b>, seconda metropoli del
Paese, da tempo governata dal centro-sinistra, che ha appena costituito <b>Società
Casa</b>, un piano strategico con i seguenti obiettivi: a) incrementare il
numero degli spazi abitativi pubblici passando da 22mila a 25mila unità; b)
ampliare l’offerta, attivando 10mila nuovi alloggi di edilizia residenziale
sociale; c) ottimizzare le manutenzioni ordinarie, la gestione sociale del
patrimonio e la gestione dei pagamenti e conseguenti morosità.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b><span style="color: #111111;">Finalmente, verrebbe da dire. Ma come si prevede di realizzare tutto
questo? Attraverso la consegna strategica di tutto il patrimonio abitativo
pubblico a Invimit Sgr (Investimenti Immobiliari Italiani), società per azioni
con capitale interamente detenuto dal MEF</span></b><span style="color: #111111;">, il cui compito storico, è quello di
“valorizzare il patrimonio immobiliare pubblico, in particolare tramite le
cessioni, permettendo al MEF di ridurre il debito pubblico”. Più specificamente
e <b>da statuto, la società “(..) opera in ottica e con logiche di
mercato </b>per cogliere le opportunità derivanti dal generale processo di
valorizzazione e dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, attraverso
l’istituzione e la gestione di fondi comuni di investimento chiusi
immobiliari”. Se non fosse sufficientemente chiara la direzione, basti
riportare alcune frasi tratte da interventi dell’Amministratrice Delegata della
società: “Invimit Sgr ha radicalmente cambiato pelle. È l’unica Sgr pubblica
sul mercato. Alla società mancava il contatto con il mercato. <b>La nostra
missione è la valorizzazione e la dismissione</b>” oppure “Occorre avere uno Stato
che diventi giocatore e non sia più solo spettatore. Questa è una narrativa che
a livello internazionale è molto importante e viene recepita bene dagli
investitori. Più in generale, dobbiamo saper vendere la nazione per colmare il
gap con il resto d’Europa…”.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #111111;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Cosa tutto questo abbia a che fare con gli obiettivi sopra dichiarati dal
Comune di Milano resta un mistero. Ciò che è invece assolutamente evidente,
tanto a livello locale (Società Casa di Milano) quanto a livello nazionale
(Piano Casa di Salvini) è che siamo all’assalto finale dei grandi interessi
finanziari sul patrimonio immobiliare pubblico e alla definitiva negazione del
diritto all’abitare. <b>Quanto ci manchi, Giorgio Gaber.</b><o:p></o:p></span></span></p>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="color: #111111;"><span style="font-family: times; font-size: large;">
<hr align="center" size="0" width="100%" />
</span></span></div>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="color: #111111;">*Pubblicato su </span><a href="https://ilmanifesto.it/casa-assalto-della-finanza-con-consenso-trasversale"><b><span style="color: #f8aa0c; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">il manifesto del 9 marzo 2024</span></b></a><span style="color: #111111;"> per la Rubrica Nuova Finanza
Pubblica<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><a href="https://comune-info.net/lassalto-della-finanza-sulla-casa/"><span style="font-family: times; font-size: large;">da qui</span></a><span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></p>francescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1440006884326766901.post-19881073294103760642024-03-14T10:45:00.000-07:002024-03-14T10:45:00.131-07:00Lo scienziato che «non vola» è diventato simbolo del climattivismo mondiale<p><span style="font-family: times; font-size: large;">(intervista di Andrea Di Turi a Gianluca Grimalda)</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: large;"><br /></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 1;"><i><span style="font-family: times; font-size: large;">Gianluca
Grimalda si è rifiutato di prendere l'aereo ed è stato licenziato dall'istituto
tedesco per cui lavorava.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">I viaggi
low-carbon e il rifiuto di volare sono una forma diffusa di protesta e allo
stesso tempo di azione contro la <a href="https://valori.it/dossier/preparati-impatto/"><span style="color: windowtext; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">crisi climatica</span></a>. È il caso di <b>Gianluca
Grimalda</b>, ricercatore presso l’Università di Passau, in Baviera, scienziato
del clima e attivista del movimento <a href="https://italy.scientistrebellion.com/" target="_blank"><b><span style="color: windowtext;">Scientist Rebellion</span></b></a>. Per la coerenza
con cui ha portato avanti le sue convinzioni, ha perso il <b>posto di
lavoro</b>. Di rientro da un progetto di ricerca in Papua Nuova Guina, infatti,
Gianluca Grimalda si è visto intimare dall’istituto tedesco per cui lavorava di
rientrare velocemente in aereo. Ha rifiutato ed è stato licenziato.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Una storia
che ha fatto il giro del mondo (e su cui sta scrivendo un libro) rendendolo un
vero e proprio <b>simbolo del <a href="https://valori.it/world-congress-for-climate-justice-internazionale-climattivismo/"><span style="color: windowtext;">climattivismo</span></a> mondiale</b>. <a href="https://twitter.com/GGrimalda/status/1756278025103024214" target="_blank"><span style="color: windowtext; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Un suo recente tweet</span></a> sui rischi di collasso di AMOC (Atlantic
Meridional Overturning Circulation, fondamentale corrente oceanica
dell’Atlantico) ha avuto oltre 2 milioni di visualizzazioni. «Ha sorpreso anche
me», dice. «Forse vuol dire che la narrativa sulla crisi climatica basata solo
sull’aumento delle temperature non basta».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 4;"><b><span style="font-family: times; font-size: large;">Com’è
maturata la sua decisione di rifiutarsi di volare?<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Mi sono
ispirato agli <a href="https://www.sgr.org.uk/" target="_blank"><span style="color: windowtext; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Scienziati per la
responsabilità globale</span></a> sapendo che, in un viaggio dall’Inghilterra a
Kyoto compiuto in treno, traghetti e bici, avevano abbattuto le emissioni
di <a href="https://valori.it/glossario/co2/"><span style="color: windowtext; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">CO2</span></a> di otto volte rispetto a un
volo. Ho fatto il mio primo “viaggio lento” intercontinentale nel 2011, dalla
Spagna alla Cina. Era più che altro un’esigenza personale perché pensavo che i
disastri climatici sarebbero arrivati dopo il mio orizzonte di vita. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 4;"><b><span style="font-family: times; font-size: large;">Quando ha
abbracciato la disobbedienza civile?<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Mano a mano
mi rendevo conto sia della gravità dell’emergenza climatica, sia del fatto che
le Conferenze delle parti sul clima non agivano con la decisione necessaria.
Allora ho pensato che bisognava alzare la voce. Alla <a href="https://valori.it/dossier/verso-cop26/"><span style="color: windowtext; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Cop26 di Glasgow</span></a> sono entrato in contatto con
Scientist Rebellion. Nel 2022 la svolta, quando ho cominciato con azioni di
disobbedienza civile che mai prima avrei pensato di fare. Come incatenarmi
all’aeroporto dei <a href="https://valori.it/cacciatori-jet-privati-clima/"><span style="color: windowtext; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">jet privati</span></a> di Linate, o incollarmi al
padiglione del museo dell’auto a Wolfsburg. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 4;"><b><span style="font-family: times; font-size: large;">Nel mondo
accademico si stanno diffondendo prese di posizione come la sua?<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Qualche
sviluppo c’è, ma di più non direi. Persone come Julia Steinberger, autrice di
rapporti del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (<a href="https://valori.it/glossario/ipcc/"><span style="color: windowtext; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">IPCC</span></a>), che tra l’altro mi ha dato un
grande supporto, sposano la causa dell’attivismo. Altri, invece, pur volendo
impegnarsi e facendo affermazioni radicali su ciò che va fatto per il clima,
non arrivano a varcare la soglia della disobbedienza civile. Che, va detto,
comporta molti costi da pagare sul piano personale, che gli attivisti tendono a
nascondere. Anche se ci sono tanti modi di fare disobbedienza civile.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 4;"><b><span style="font-family: times; font-size: large;">Vale a dire?<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">C’è la
disobbedienza civile indiretta, dove ad esempio blocchi una strada per dare
visibilità a una determinata istanza. Non sono però convinto che porti a
conseguenze positive, al consenso nell’opinione pubblica, perché c’è il rischio
che si guardi all’atto e non al messaggio. Poi c’è quella diretta, dove la
protesta è mirata contro chi identifichi come “colpevole”, ad esempio bloccando
in massa gli scavi di una miniera di carbone come è successo a Lützerath. Trovo
che in questo modo il messaggio sia più chiaro.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Poi c’è
differenza tra azione personale e collettiva. Personalmente ho trovato un
grande consenso quando ho detto no al mio datore di lavoro che voleva
rientrassi in aereo. Forse perché il sacrificio che comportano azioni come
questa è più evidente e comprensibile, anche se ammetto che, avendo una
posizione accademica, probabilmente ho più ascolto e ho bisogno di fare di
meno. Tuttavia l’azione individuale, anche se può spostare le coscienze,
produce effetti maggiori quando si inserisce in un’azione collettiva. Comunque
non considero la disobbedienza civile l’unica strada: credo siano molto
efficaci, ad esempio, le <i><a href="https://valori.it/climate-litigation/"><span style="color: windowtext;">climate litigation</span></a></i>, che si stanno
sviluppando molto. Concordo con <a href="https://twitter.com/ClimateHuman" target="_blank"><span style="color: windowtext; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Peter Kalmus</span></a>: occorre combattere su diversi
piani e con diverse strategie, avanzando per prove ed errori.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b>Che tipo di
narrazione ritiene più efficace sulla crisi climatica?</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">La
difficoltà principale è che la nostra mente procede per generalizzazioni di
solito non fondate logicamente, utilizzando molto più il pensiero intuitivo,
veloce, rispetto al pensiero razionale, lento. Dire che se superiamo certi
limiti di aumento delle temperature siamo spacciati, o che abbiamo solo un tot.
di anni per salvare il Pianeta, oltre che fattualmente sbagliato secondo me è
controproducente. Credo invece possa funzionare soprattutto aiutare le persone
a cambiare il punto di riferimento. Mi spiego: non dobbiamo indorare la
pillola, è giusto dire che abbiamo già perso molto, che siamo oltre la <i>safe
climate zone</i>, che siamo vicini al collasso degli ecosistemi anche se non
sappiamo quanto.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Tutto questo
ovviamente fa paura, ma la paura associata alla possibilità di azione è una
leva potentissima. Per cui bisogna anche dire che dobbiamo lottare per non
perdere ancora di più: accettare la perdita, cioè, ma essere consapevoli che
c’è tantissimo da difendere, che forse abbiamo già “perso” la <a href="https://valori.it/la-groenlandia-ha-perso-4-700-miliardi-di-tonnellate-di-ghiaccio-in-20-anni/"><span style="color: windowtext; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Groenlandia</span></a> ma possiamo salvare l’<a href="https://valori.it/amazzonia-deforestazione-illegale-chi-lucra/"><span style="color: windowtext; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Amazzonia</span></a>. Perché è
vero che come il Titanic stiamo andando incontro a un iceberg, ma arrivarci a
20 invece che a 100 all’ora fa molta differenza. Diminuire la velocità
d’impatto può voler dire salvare milioni di vite.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><a href="https://valori.it/gianluca-grimalda-scienziato-simbolo-climattivismo/"><span style="font-family: times; font-size: large;">https://valori.it/gianluca-grimalda-scienziato-simbolo-climattivismo/</span></a><o:p></o:p></p>francescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1440006884326766901.post-9988382770728769732024-03-13T11:36:00.000-07:002024-03-13T11:36:00.136-07:00Direttiva Due Diligence: gli Stati scelgono il profitto - Campagna abiti puliti<p><b><span style="font-family: times; font-size: large;">Due Diligence di sostenibilità
aziendale: gli Stati membri scelgono di anteporre i profitti delle
imprese al rispetto dei diritti umani e del lavoro. L’Italia fra i paesi che
hanno affossato il voto.</span></b></p><p style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><o:p></o:p></span></p>
<p style="-webkit-text-stroke-width: 0px; box-sizing: border-box; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; orphans: 2; text-align: start; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; text-decoration-thickness: initial; widows: 2; word-spacing: 0px;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b style="box-sizing: border-box;">Il Consiglio dell’Unione
europea ha fatto un altro regalo al mondo delle imprese, </b><span style="box-sizing: border-box;">inclusa all’industria dell’abbigliamento e delle
calzature, </span><b style="box-sizing: border-box;">non approvando</b><span style="box-sizing: border-box;"> in sede Coreper l’accordo che aveva
precedentemente concluso con il Parlamento europeo su una </span><b style="box-sizing: border-box;">normativa per proteggere i diritti umani e
l’ambiente dagli abusi delle imprese, tra cui salari da miseria, condizioni di
lavoro pericolose e negazione di libertà di associazione sindacale.</b><span style="box-sizing: border-box;"> Un colpo basso inferto a lavoratori e
lavoratrici di tutto il mondo e alla salute e stabilità del nostro pianeta.</span><o:p></o:p></span></p>
<p style="-webkit-text-stroke-width: 0px; box-sizing: border-box; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; orphans: 2; text-align: start; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; text-decoration-thickness: initial; widows: 2; word-spacing: 0px;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="box-sizing: border-box;">Sebbene la proposta di
direttiva sia stata oggetto di</span><b style="box-sizing: border-box;"> due
anni di negoziati</b><span style="box-sizing: border-box;"> tra le tre
istituzioni, una </span><b style="box-sizing: border-box;">minoranza di
Stati membri, guidata dalla Germania e sostenuta vigorosamente anche
dall’Italia, ha deciso di fare marcia indietro</b><span style="box-sizing: border-box;"> rispetto
all’accordo provvisorio raggiunto al termine di sei mesi di trilogo.</span><o:p></o:p></span></p>
<p style="-webkit-text-stroke-width: 0px; box-sizing: border-box; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; orphans: 2; text-align: start; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; text-decoration-thickness: initial; widows: 2; word-spacing: 0px;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="box-sizing: border-box;">“</span><i style="box-sizing: border-box;"><span style="box-sizing: border-box;">Le
lavoratrici che producono gli abiti che indossiamo sono state ancora una volta
deluse da un sistema che protegge le aziende a scapito dei loro diritti, dei
loro salari e del loro benessere</span></i><span style="box-sizing: border-box;">“,
ha dichiarato Deborah Lucchetti, coordinatrice nazionale della Campagna Abiti
Puliti. “</span><i style="box-sizing: border-box;"><span style="box-sizing: border-box;">La
Germania e altri Stati membri che si sono opposti al voto, fra cui il nostro
paese, hanno avanzato argomentazioni fuorvianti per far fallire un accordo che
è stato il risultato di lunghi negoziati sotto due presidenze dell’UE, </span><b style="box-sizing: border-box;">uno sviluppo preoccupante che in ultima analisi
mantiene i più vulnerabili nell’economia globale bloccati in un ciclo di
povertà e abusi</b></i><b style="box-sizing: border-box;">“.</b><o:p></o:p></span></p>
<p style="-webkit-text-stroke-width: 0px; box-sizing: border-box; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; orphans: 2; text-align: start; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; text-decoration-thickness: initial; widows: 2; word-spacing: 0px;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="box-sizing: border-box;">Presentata dal
Commissario per la Giustizia Didier Reynders, la direttiva sulla dovuta
diligenza in materia di sostenibilità delle imprese (CSDDD) è stata la risposta
ad anni di campagne condotte da organizzazioni della società civile, sindacati
e movimenti sociali per prevenire e porre fine a comportamenti irresponsabili
da parte di aziende con sede e operanti nell’Unione, attraverso le loro
attività nelle catene globali del valore. Peraltro, </span><b style="box-sizing: border-box;">anche molte aziende e associazioni di impresa si
sono espresse con favore nei confronti di questa normativa, <a href="https://www.cna.it/direttiva-due-diligence-cna-favorevole/" style="box-sizing: border-box; outline: 0px; transition: color 200ms cubic-bezier(0.785, 0.135, 0.15, 0.86) 0s, background-color 200ms cubic-bezier(0.785, 0.135, 0.15, 0.86) 0s, border-color 200ms cubic-bezier(0.785, 0.135, 0.15, 0.86) 0s;" target="_blank"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: windowtext; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">a partire in Italia da CNA Federmoda</span></a></b><span style="box-sizing: border-box;">, che in una lettera aperta</span><span style="box-sizing: border-box;"> dello scorso 22 febbraio indirizzata al
Ministero delle Imprese e del made in Italy ha ricordato come la direttiva due
diligence aiuterebbe le PMI italiane ad essere più competitive.</span><o:p></o:p></span></p>
<p style="-webkit-text-stroke-width: 0px; box-sizing: border-box; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; orphans: 2; text-align: start; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; text-decoration-thickness: initial; widows: 2; word-spacing: 0px;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="box-sizing: border-box;">La direttiva avrebbe
affrontato questioni quali la povertà e i salari non pagati, le condizioni di
lavoro pericolose e la discriminazione di genere, tra le altre. Nel settore
dell’abbigliamento e delle calzature, le aziende che si vantano di essere sostenibili
e inclusive utilizzano complicate catene del valore e pratiche commerciali
abusive e sleali per estrarre profitti da lavoratori scarsamente retribuiti e
talvolta non pagati. </span><span style="box-sizing: border-box;"> </span><o:p></o:p></span></p>
<p style="-webkit-text-stroke-width: 0px; box-sizing: border-box; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; orphans: 2; text-align: start; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; text-decoration-thickness: initial; widows: 2; word-spacing: 0px;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="box-sizing: border-box;">Alla Presidenza belga
dell’UE resta ora poco tempo ma soprattutto poco spazio di manovra per riaprire
i negoziati sul testo e trovare un accordo che possa essere approvato dal
Consiglio e dal Parlamento, a settimane dalla fine dell’attuale mandato e dalle
prossime elezioni europee.</span><o:p></o:p></span></p>
<p style="-webkit-text-stroke-width: 0px; box-sizing: border-box; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; orphans: 2; text-align: start; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; text-decoration-thickness: initial; widows: 2; word-spacing: 0px;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="box-sizing: border-box;">“</span><i style="box-sizing: border-box;"><span style="box-sizing: border-box;">Non
approvando questa direttiva, i governi europei mandano un messaggio molto
chiaro: </span><b style="box-sizing: border-box;">le aziende possono
continuare a sfruttare i lavoratori e la politica le proteggerà. </b><span style="box-sizing: border-box;">Il fatto che l’Italia si sia allineata alla
posizione tedesca è molto grave: </span><b style="box-sizing: border-box;">è
evidente che anche il nostro paese preferisce continuare a tenere i lavoratori
in povertà. Lo ha dimostrato facendo il funerale al salario minimo, lo dimostra
ancora una volta con il voto di oggi</b></i><span style="box-sizing: border-box;">“,
ha aggiunto Priscilla Robledo, coordinatrice lobby e advocacy di Campagna Abiti
Puliti. “</span><i style="box-sizing: border-box;"><span style="box-sizing: border-box;">Continueremo
a stare al fianco di lavoratori e lavoratrici alla conquista di diritti umani,
dei redditi da lavoro e di condizioni di lavoro dignitose e chiediamo alla
Presidenza belga di riaprire prontamente i negoziati in modo da concordare un
nuovo accordo che mantenga gli elementi chiave del precedente prima della fine
di questo mandato</span></i><span style="box-sizing: border-box;">“.</span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><a href="https://www.abitipuliti.org/liberta-sindacale/direttiva-due-diligence-gli-stati-scelgono-il-profitto/"><span style="font-family: times; font-size: large;">da
qui</span></a><span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></p>francescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1440006884326766901.post-59869041941882210892024-03-12T10:33:00.000-07:002024-03-12T10:33:11.239-07:00L'Italia dei paesi - Franco Arminio<p> </p><div style="background: white; border: solid #E5E7EB 1.0pt; mso-border-alt: solid #E5E7EB .25pt; mso-element: para-border-div; padding: 0cm 0cm 0cm 0cm;">
<p class="MsoNormal" style="background: white; border: none; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-border-alt: solid #E5E7EB .25pt; mso-outline-level: 1; mso-padding-alt: 0cm 0cm 0cm 0cm; padding: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">L’Italia tutta è in crisi demografica,
come tante parti del mondo. L’Italia ha delle zone sempre più intensamente
spopolate. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; border: none; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-border-alt: solid #E5E7EB .25pt; mso-padding-alt: 0cm 0cm 0cm 0cm; padding: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: times; font-size: large;">È in atto da più di un decennio una
strategia di ripopolamento che le chiama aree interne. Qui si preferisce
chiamarle aree intense per indicare che non sono luoghi banali a cui dedicare
attenzioni residue, ma devono essere i luoghi da cui partire per le sfide
dell’Italia e della politica. Non si tratta di aiutare dei poveretti. Le aree
intense sono una grande occasione di pensare alle persone e ai luoghi quando si
fanno delle politiche. Pensare alla vita di una partoriente, di un bambino, di
un giovane, di un anziano. Pensare alla vita e non al solito baratto:
finanziamenti in cambio di consenso elettorale. Questo metodo sta letteralmente
uccidendo le aree intense e quindi un patrimonio enorme per l’intero paese:
pensiamo solo a quante case, spesso di pregio, ci sono in quelle aree e allo
stato di abbandono in cui versano. Basta fare un giro in Svizzera per capire
come siamo messi: in Svizzera non esistono i musei delle porte chiuse a cui si
stanno riducendo tanti paesi dell’Italia intensa. A conti fatti nei paesi
italiani abitano ancora 13 milioni di persone e almeno la metà stanno in zone
fortemente disagiate. Quindi stiamo parlando di un’emergenza che non riguarda
un’esigua minoranza di territorio e di popolazione.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; border: none; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-border-alt: solid #E5E7EB .25pt; mso-padding-alt: 0cm 0cm 0cm 0cm; padding: 0cm;"><span style="color: black;"><o:p><span style="font-family: times; font-size: large;"> </span></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; border: none; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-border-alt: solid #E5E7EB .25pt; mso-padding-alt: 0cm 0cm 0cm 0cm; padding: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Noi soffriamo di una sorta di miopia
geografica: pur essendo una nazione fatta in gran parte di paesi e di montagne
facciamo politiche come se fossimo fatti solo di pianure: l’Italia non è solo
Roma e Milano e l’allarme inquinamento della pianura padana ci ricorda che è un
errore mortale concentrare tutta la produzione nelle pianure. Sappiamo tutti
che la crisi climatica non è un’ipotesi, ma un dramma in pieno svolgimento. E
non dobbiamo guardare solo a quello che vuol dire per noi umani: pensiamo alla
spaventosa riduzione della biodiversità. Da questo punto di vista è evidente
che nelle aree intense, facendo politiche adeguate, il cambiamento climatico
può diventare un’occasione per attrezzare zone del paese utili ad accogliere
chi vuole fuggire dalle estati torride, chi vuole passare un poco o molto tempo
tra gli alberi e non in mezzo al cemento e all’asfalto perenne con cui abbiamo
arredato le zone urbane. Non pensiamo al turismo domenicale o di Pasquetta e
Ferragosto, ma ad azioni organiche che sappiano investire in primo luogo sulla
cultura: troppi beni culturali vengono restaurati e poi restano chiusi.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; border: none; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-border-alt: solid #E5E7EB .25pt; mso-padding-alt: 0cm 0cm 0cm 0cm; padding: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Chiediamo alla politica di mettersi alla
prova veramente sulle aree intense. Cominciare da qui, dal grande cantiere
della sfiducia. Se in Italia il cinquantacinque per cento delle persone sente
che la propria voce è inascoltata (la media europea è del trentasei per cento),
si può dire che nei piccoli paesi montani questa percentuale sale al novanta
per cento. Praticamente le politiche attuali è come se mettessero acqua in un
secchio rotto. Senza infierire sul fatto che molte azioni sono anche
profondamente sbagliate: che senso ha dare venti milioni di euro a un paese che
poi non sa come spenderli?<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; border: none; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-border-alt: solid #E5E7EB .25pt; mso-padding-alt: 0cm 0cm 0cm 0cm; padding: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: times; font-size: large;">La strategia nazionale delle aree interne
aveva uno spirito diverso quando è stata concepita, era il “centro” a recarsi
nei paesi ed erano loro a disegnare il proprio futuro. Il metodo che ha provato
a introdurre era importante proprio perché le politiche hanno bisogno di
seguire un metodo, non possono essere improntate all’umore del politico di
turno.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; border: none; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-border-alt: solid #E5E7EB .25pt; mso-padding-alt: 0cm 0cm 0cm 0cm; padding: 0cm;"><span style="color: black;"><o:p><span style="font-family: times; font-size: large;"> </span></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; border: none; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-border-alt: solid #E5E7EB .25pt; mso-padding-alt: 0cm 0cm 0cm 0cm; padding: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Oggi grazie a quella strategia abbiano una
visione di come stiamo messi, abbiamo una sceneggiatura, ma è necessario
cominciare a girare il film. E bisogna prendere atto che il lavoro di
sceneggiatura è stato troppo lungo. E mentre giravano le carte, i ragazzi, cioè
gli attori possibili del film, andavano via<b><span style="border: solid #E5E7EB 1.0pt; mso-border-alt: solid #E5E7EB .25pt; padding: 0cm;">. </span></b>Tra l’altro
bisogna impedire che la strategia venga eccessivamente regionalizzata
diventando un “progetto senza strategia” e abbia come unico obiettivo la spesa
delle risorse comunitarie e del PNRR più che il ripopolamento e la
rigenerazione dei luoghi. Non serve solo tenere la gente, serve un
ripopolamento cognitivo: arieggiare i paesi con un nuovo slancio, servono
abitanti di una comunità ruscello più che di comunità pozzanghera. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; border: none; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-border-alt: solid #E5E7EB .25pt; mso-padding-alt: 0cm 0cm 0cm 0cm; padding: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: times; font-size: large;">È necessario a questo punto un perentorio
atto di richiamo verso le aree intense rivolto a chi ha lasciate, a chi è
rimasto e a chi non c’è mai stato: bisogna mettere all’attenzione di tutti la
sfida di rigenerare questo pezzo d’Italia che non è confinato in una provincia
o in una regione, ma è diffuso ovunque, da Nord a Sud.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; border: none; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-border-alt: solid #E5E7EB .25pt; mso-padding-alt: 0cm 0cm 0cm 0cm; padding: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: times; font-size: large;">La sfida deve partire dalla giusta
impostazione della strategia messa in atto a suo tempo da Fabrizio Barca: no al
localismo, no al dirigismo. Le questioni delle aree intense si affrontano con
un intreccio di intimità e distanza, serve la visione centrale e serve il
confronto acceso e sperimentale coi territori, ciò che vale per una zona non
vale per un’altra. La differenza deve stare nelle risposte non nella domanda:
da questo punto di vista le istanze che arrivano al centro dalla Val Maira o
dall’Irpinia sono le stesse, mentre sono ben diverse le istanze di Napoli o di
Milano. Da questo punto di vista la tenuta dell’unità della nazione parte
proprio dalle aree intense, ma servono politiche alte e non rimasugli
finanziari, serve investire sulle persone e non su opere, tipo rifacimento di
piazze che spesso danno l’idea di mettere un anello al dito di uno
scheletro. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; border: none; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-border-alt: solid #E5E7EB .25pt; mso-padding-alt: 0cm 0cm 0cm 0cm; padding: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Non servono solo convegni tra addetti ai
lavori, serve che ogni area abbia un gruppo di giovani allenatori, mischiando
chi è del territorio con chi viene da fuori. Questi ragazzi devono stare almeno
tre anni con la funzione di allenare letteralmente chi è fuori forma: non si
può affrontare la partita con chi non sta in piedi. Ci vuole un grande
intervento pubblico per mettere a lavoro nelle aree intense ragazzi e ragazze
italiane che spesso sono andati via, che spesso stanno all’estero. Possono
essere agronomi, biologi, architetti, urbanisti, medici, informatici, artisti.
A loro spetta il compito di mettere testa e gambe per chiamare queste aree alla
sagra del futuro: la tenuta identitaria non basta, è su un progetto di futuro
che si possono davvero ravvivare i paesi. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; border: none; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-border-alt: solid #E5E7EB .25pt; mso-padding-alt: 0cm 0cm 0cm 0cm; padding: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Lo sviluppo locale si fa in primo luogo
coi ragazzi e con chi vuole costruire un futuro, e poi con tutte le altre fasce
della popolazione. Bisogna mobilitare i cittadini e non gli esperti a
procacciarsi finanziamenti che poi non hanno ricadute reali sulla vita dei
luoghi. È chiaro che ogni politica corre dei rischi, nessuna politica ha
risultati garantiti, ma la via di mettere le aree intense in mano alla migliore
gioventù italiana può darci anche una scossa emotiva, un sussulto visionario di
cui abbiamo bisogno. Non si possono ripopolare dei territori tenendo questa
questione al margine dell’agenda politica e mediatica: non si è mai visto in
televisione un dibattito in prima serata sulla questione. Per intenderci: fino
a quando il ragionamento sui paesi è riservato a trasmissioni fatte in orari
marginali vorrà dire che non abbiamo capito l’importanza della questione.
Parlare dei servizi: scuole, trasporti, sanità, partendo dalle persone che
devono fare le cose più che dai piani che girano da un ufficio all’altro.
Parlare della filiera dello sviluppo locale puntando in primo luogo su una
nuova filiera dell’energia (dall’idrogeno alle altre energie rinnovabili,
badando alle ricadute sul territorio più che agli interessi delle
multinazionali) e su una innovativa filiera agricola (le proteste di questi
giorni sono la spia di un disagio che non è solo economico, gli agricoltori si
sentono trascurati). <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; border: none; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-border-alt: solid #E5E7EB .25pt; mso-padding-alt: 0cm 0cm 0cm 0cm; padding: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Le aree intense sono anche la resistenza
dell’intelligenza artigianale all’intelligenza artificiale, il luogo
dell’intreccio tra il computer e il pero selvatico, il laboratorio di azioni
urgenti e concrete per costruire una nuova poetica dell’abitare, un nuovo
umanesimo di cui l’Italia può e deve essere punto di riferimento nel mondo. Noi
non possiamo contare tanto su quello che produciamo, ma su un’idea di un futuro
che sappia di antico e di nuovo, su un modo di fare comunità radicate e aperte
all’impensato in un mondo sempre più irreale, abitato da un’umanità ridotta a
una sommatoria di spaventi e solitudini, incapace di darsi un destino comune e
non violento.<o:p></o:p></span></span></p>
</div>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><a href="https://www.doppiozero.com/litalia-dei-paesi"><span style="font-family: times; font-size: large;">da qui</span></a></p>francescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1440006884326766901.post-67038531413850493972024-03-11T11:00:00.000-07:002024-03-11T11:00:00.133-07:00Un’assurda direttiva del Governo per impedire di ridurre morti e feriti sulle strade e per far perdere tempo e denaro ai Comuni - Associazione Marco Mascagna <p> </p><p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">A 50 Km/h un
pedone o ciclista investito da un’auto ha l’85% di probabilità di morire, a 30
Km/h solo il 10%<b>; un automobilista che fa uno scontro frontale a 50 Km/h ha
il 10% di probabilità di morire, a 30 Km/h meno dell’1% [1]. Questi dati sono
riportati in un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e sono la
diretta conseguenza di una legge della fisica nota da secoli: la forza
esercitata (quella che causa i danni) è direttamente proporzionale alla massa e
alla velocità. Ora, poiché la massa di un’auto o di una moto è notevole (70-300
Kg per un due ruote, 800-2700 Kg per un’auto) e non è variabile, bisogna agire
sulla velocità per ridurre i danni.</b></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b>Un dato
importante che molti ignorano è che </b>la maggioranza degli incidenti avviene in città: in
Italia il 73%, con il il 71% dei feriti (oltre 140.000 all’anno) e il 42% delle
morti (circa 1.500 morti all’anno)<b> [2].</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b>È sulla base
di questi dati che molte città hanno </b>sperimentato il limite generalizzato di velocità a 30
Km/h (tranne che per gli assi di scorrimento veloce)<b>.</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Graz<b>,
città austriaca di 300.000 abitanti, </b>lo ha adottato già nel 1992<b> e
da allora molte città hanno seguito il suo esempio: </b>Parigi, Londra,
New York, Toronto, Bruxelles, Madrid, Amsterdam, Barcellona, Bilbao, Valencia,
Lione, Edimburgo, Helsinki, Tolosa, Zurigo<b> ecc.</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b>Un così
ampio numero di città in cui è stato adottato il limite di 30 Km/h ha permesso
di conoscere in maniera precisa e certa gli effetti di tale provvedimento.</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b>Se si
consulta <i>PubMed</i>, il più importante archivio di articoli scientifici
medici, si trovano </b>molte ricerche sugli effetti sulla salute della riduzione della velocità a
30 Km/h nei centri urbani<b>: tutti questi studi evidenziano una riduzione
significativa del numero di morti e feriti (dal 20% al 70% in meno dei
decessi).</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b>Una
metanalisi di queste ricerche, pubblicata sull’autorevole <i>Journal of
Public Health</i>, afferma: </b>“Vi sono prove più che convincenti dell’efficacia nel
ridurre incidenti e lesioni”<b> [3].</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b>Alle
medesime conclusioni arriva uno studio pubblicato sul <i>British Medical
Journal</i>: “L'introduzione di zone a 20 miglia orarie è stata associata a
una </b>riduzione
del 42% delle vittime della strada<b>. </b>La riduzione percentuale è
stata maggiore per i bambini<b> e per la categoria delle vittime decedute
o gravemente ferite rispetto alle ferite minori. Nelle aree adiacenti alle zone
a 20 miglia orarie, le vittime sono diminuite in media dell’8%” [4].</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b>Sulla base
di tali evidenze scientifiche</b> l’OMS, l’ONU, la UE e il Ministero dei Trasporti
hanno varato documenti che invitano ad adottare il limite di 30 Km/h nelle
città.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b>La <i>Dichiarazione
di Stoccolma</i>, approvata alla terza <i>Conferenza ministeriale globale
sulla sicurezza stradale,</i> afferma che </b>bisogna imporre velocità massima di
30 km/h nelle aree in cui gli utenti vulnerabili della strada (pedoni,
ciclisti) e i veicoli si mescolano in modo frequente, “tranne nei casi in cui
esistono prove evidenti che velocità più elevate sono sicure”<b>. Questa
affermazione è stata fatta propria dall’ONU e dall’OMS [5, 6].</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Il <i>Quadro
strategico dell’UE in materia di sicurezza stradale 2021-2030</i> raccomanda
di adottare una velocità massima di 30 km/h, come regola generale, nelle zone
residenziali e nelle zone con un numero elevato di ciclisti e pedoni<b> [7].</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b>Anche il
nostro </b>Ministero
dei Trasporti<b> nel 2021 ha raccomandato che </b>“dove ci possono
essere impatti che coinvolgono veicoli e pedoni, la velocità dovrebbe essere
limitata a 30 km/h” perché “l’implementazione di <i>zone 30</i> risulta
una soluzione efficace<b> per ambienti urbani e spazi pubblici sicuri”
[8]. Infatti, se in tutte le città italiane si adottasse il limite di 30
Km/h </b>ogni anno circa 800 persone non morirebbero e 100.000 non
sarebbero ferite<b>.</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Si rimane
perciò senza parole a sapere che il Governo Meloni ha varato una specifica
direttiva per rendere quanto mai difficile ai Comuni istituire zone con limite
30 Km/h <b>[9]. E ancora </b>più sconcertati si rimane leggendo le
idiozie che vi sono scritte<b>:</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 36.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-indent: -18.0pt;"><span style="font-family: times; font-size: large;">- il
limite di 30 Km/h può essere adottato “solo per aree delimitate, perché solo
tale approccio consente di fornire adeguate motivazioni”<b> a tale provvedimento </b>(le
ricerche dicono il contrario o, forse, per il Ministro dei Trasporti salvare
800 persone dalla morte e avere 100.000 feriti in meno ogni anno non è una
valida motivazione?)<b>;</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 36.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-indent: -18.0pt;"><span style="font-family: times; font-size: large;">- “circolare
a una velocità troppo bassa può essere concausa di sinistri”<b> (ciò vale
se uno va a 30 Km in un’autostrada, non se tutti vanno a una velocità inferiore
a 30 Km/h: </b>in questo caso i sinistri diminuiscono, tra il 20% e l’80%
secondo le ricerche<b> [3]);</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 36.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-indent: -18.0pt;"><span style="font-family: times; font-size: large;">- l’adozione
del limite di 30 Km/h “potrebbe causare intralcio alla circolazione e,
conseguentemente, risultare pregiudizievole sotto il profilo ambientale” (le
ricerche dicono esattamente il contrario<b>: “L’analisi dei tempi di
percorrenza, dei flussi di traffico e delle velocità dimostra che il limite di
velocità di 20 miglia non ha aumentato la congestione” [10]. Anzi in vari casi
è migliorata, perché parte di quelli che usavano l’auto hanno iniziato ad
andare in bici. Inoltre, nelle zone dove il limite è 30 Km/h, l’inquinamento
acustico diminuisce notevolmente, in alcuni casi addirittura si dimezza [11].</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 36.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-indent: -18.0pt;"><span style="font-family: times; font-size: large;">- <b>Nella
direttiva poi è scritto che </b>il potere dei Comuni nell’istituire il
limite di 30 Km/h deve rispettare il bilanciamento tra il diritto alla mobilità
e la promozione della sicurezza stradale. Il Ministro così mostra tutta la
sua ignoranza e arroganza:<b> nel nostro ordinamento </b>il diritto
alla salute è preminente<b> sugli altri, inoltre c’è </b>il diritto
alla mobilità, non il diritto ad andare oltre una determinata velocità<b> e,
in ultimo, </b>il diritto alla mobilità non riguarda solo chi va in auto e
moto<b> (come il Governo crede) </b>ma anche chi va a piedi o in bici<b>.
Per di più chi va a piedi o in bici esercita tale diritto senza causare danni
all’ambiente e alla salute, al contrario di chi va in auto o in moto, e per
questo dovrebbe essere particolarmente tutelato e incentivato.</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Il Governo,
poi, pretende che i Comuni debbano fornire motivazioni alla decisione di
ridurre il limite di velocità a 30 Km/h, dimenticando non solo i documenti
internazionali che invitano i Comuni a imporre questi limiti, ma anche le
direttive che lo stesso Ministero dei Trasporti ha dato ai Comuni negli anni
passati <b>(“Dove ci possono essere impatti che coinvolgono veicoli e
pedoni, la velocità dovrebbe essere limitata a 30 km/h”), direttive tuttora
valide. Inoltre sembra ignorare </b>che le ricerche scientifiche sono
concordi sull’utilità di tale provvedimento<b>. Ma tutto ciò non basta al
Governo, che </b>pretende che i Comuni riportino nell’ordinanza “i tassi
di incidentalità monitorati almeno nell’ultimo triennio”, “le peculiari
condizioni di utilizzo del contesto urbano di riferimento”<b> (es.
presenza di scuole, ospedali, aree verdi, esercizi commerciali, industrie,
palazzi storici ecc.).</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b>Cioè gli
impiegati comunali dovrebbero riempire centinaia di pagine per descrivere e
riportare minuziosamente i dati quasi dell’intera città per giustificare
l’adozione del limite di 30 Km/h. Ecco come far lavorare a vuoto impiegati e
dirigenti, come se non avessero cose più importanti da fare!</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Ma il colmo
è questa frase: "Qualsiasi fissazione generalizzata di limiti di velocità
nel contesto urbano risulta di per sé arbitraria"<b>. Arbitraria significa
“Che dipende dall’arbitrio del singolo senza riferimento a legge o norma
esteriore”. </b>Arbitrio significa: “Abuso della libera volontà. Atto o
comportamento capriccioso o anche illegale” <b>[12].</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Ora è la
direttiva del Governo che è arbitraria e capricciosa<b> (“Volontà
improvvisa e bizzarra”) </b>perché basata sul nulla, se non sulla
demagogica volontà di accaparrare i voti di automobilisti fanatici e di persone
ignoranti<b> (che ignorano i dati e le norme sopra riportati).</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b>I Comuni che
adottano il limite di 30 Km/h hanno dalla loro i dati delle ricerche
scientifiche e le indicazioni/prescrizioni dello stesso Ministero dei Trasporti
(oltre che dell’OMS e della UE).</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Il Governo,
invece, se avesse a cuore la salute degli italiani e un poco di logica,
dovrebbe fare come stanno facendo vari Stati: adottare una norma nazionale che
prescrive che nelle città il limite è 30 Km/h in tutte le strade, tranne quelle
che hanno due corsie per senso di marcia delle auto<b> (cioè gli assi a
scorrimento veloce) [13]. Una norma chiara, semplice, razionale, che non fa
sprecare tempo agli impiegati comunali, che fa risparmiare soldi ai Comuni
(segnaletica, ecc.) e che dimezza il numero di morti e i feriti per incidenti
automobilistici in città.</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b>Note</b>: 1) OMS 2008; 2) Istat 2023; 3)
Cairns J et al: Go slow: an umbrella review of the effects of 20 mph zones and
limits on health and health inequalities. J Public Health (Oxf). 2015; 4)
Grundy C: Effect of 20 mph traffic speed zones on road injuries in London,
1986-2006: controlled interrupted time series analysis. BMJ, 2009; 5) ONU:
Risoluzione dell'Assemblea n 74/299 del 31 agosto 2020; 6) OMS “Piano globale
per la decade d’azione per la sicurezza stradale 2021-2030“; 7) UE:
Quadro strategico dell’UE in materia di sicurezza stradale 2021-2030 –
Raccomandazioni sulle prossime tappe verso l’obiettivo “zero vittime”,
approvato il 6 ottobre 2021; 8) MIT: Piano Nazionale per la Sicurezza Stradale,
2021; 9) MIT: Direttiva adottata ai sensi dell’articolo 142, comma 2, del
Codice della strada di cui al decreto legislativo n. 285 del 1992 sulla
disciplina dei limiti di velocità nell’ambito urbano; 10) TlF: New data
shows significant improvements in road safety in London since introduction
of 20mph speed limits 13 February 2023; 11) Bruxelles mobilité : Quel bilan
après 3 ans de Ville 30km/h à Bruxelles?; 12) Treccani; 13) In Europa una tale
norma è stata varata in Spagna nel 2021 e nel Galles nel 2022 ed è allo studio
in vari Paesi.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><a href="https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=pfbid0C8KFHwJdCS9ovGV9mmkJinX87Nu24HgSoevtXAvEUjE85WARVZ4RoXGBEnTyvx7Kl&id=100064521467099&__cft__%5b0%5d=AZVvbW2bLkpVaPZwaqrFCgArGsb-EOXBL9CP-rPsiGeylPjN_cPWrkMFNp-6yJhPPy02ghyig9pCUWTzRxZmdLTucuyDjM_OWiNsZ6G8jw2mpvL7chuN9JHXZaNy1m8hizzSZenE-1XJpZJerlq5ZXqcRZ2jIqoZY2vYQx1lN4-5CcVlRsl5P7_JucldtSb2fHI&__tn__=%2CO%2CP-R"><span style="font-family: times; font-size: large;">da
qui</span></a><o:p></o:p></p>francescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1440006884326766901.post-25127224093504684882024-03-10T10:44:00.000-07:002024-03-10T10:44:00.136-07:00Agricoltori, perché il grano dà grana solo alle multinazionali - Daniele Calamita<p><span style="font-family: times; font-size: large;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 1;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Il problema
dell’agricoltura risiede <a href="https://valori.it/protesta-agricoltori-multinazionali/"><span style="color: #6c818c;">nei passaggi di
filiera</span></a>, con
uno <b>sbilanciamento</b> del guadagno per la distribuzione a
discapito della produzione. E <a href="https://valori.it/prezzi-agricoli-finanziarizzazione/"><span style="color: #6c818c;">nelle scommesse dei
mercati finanziari</span></a>,
finalizzate al guadagno e slegate dal ciclo di produzione. Nelle<b> azioni
speculative</b> che gravano sul settore primario dell’agricoltura, non
poteva quindi mancare il racconto della <b>filiera del grano</b>. O meglio
del <b>frumento duro</b>. Anche questa, infatti, sottostà allo strapotere
del <b>mercato</b> e delle <b>multinazionali</b>, che operano in
modi alquanto discutibili.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Come tutti
sappiamo il mercato è regolato dalla legge della domanda e dell’offerta.
Maggiore è la <b>domanda</b>, in questo caso da parte dei molini e dei
pastai, più il prezzo tende a crescere. Maggiore è <b>l’offerta</b> da
parte degli agricoltori e più il prezzo scende. Questa legge dovrebbe
applicarsi in tutti gli ambiti del libero mercato, o almeno così ci raccontano.
Ma spesso e volentieri non è così. Per quello che riguarda il grano, ad
esempio, è decisiva la questione delle <b>importazioni</b> dall’estero,
che portano a soddisfare e volte a saturare la domanda, spingendo
inevitabilmente i prezzi verso il basso. E non riconoscendo così <b>redditività</b> per
la nostra cerealicoltura.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 2;"><b><span style="font-family: times; font-size: large;">Come si
misura la qualità del grano<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Valga per
tutti l’esempio della <b>Capitanata</b>, distretto della <b>Puglia</b> settentrionale.
Qui si coltiva grano duro, un grano dalle ottime qualità organolettiche: tenore
proteico, peso specifico ecc.. È un grano adatto per la produzione di <b>semole</b> usate
per fare la pasta di pasta. Non a caso Foggia per decenni è stata definita “il
granaio d’Italia”, e al tempo stesso ha visto la crescita di importanti <b>pastifici</b>.
Bene, nell’ultima stagione si profilava una buona annata per la cerealicoltura.
Una stagione climaticamente positiva e campi di grano pieni, ma purtroppo
il <b>prezzo</b> di ritiro, partito decente, è sceso
vertiginosamente. Guarda caso dopo l’arrivo di grano dall’estero. Vediamo
perché.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Innanzitutto
una premessa. Il prezzo di ritiro del frumento duro viene stabilito in base a
delle caratteristiche specifiche. La distinzione è in <b>“Mercantile”,
“Buono mercantile” e “Fino”</b>. La distinzione qualitativa consta nella
misurazione di quel parametro fondamentale che è il <b>peso specifico</b>.
“Fino” ha un peso specifico non inferiore a 80 kg/ettolitro. “Buono mercantile”
a 78 kg/ettolitro, e “Mercantile” a 75 kg/ettolitro. Ovviamente, onde evitare
critiche dagli specialisti, ci sono altri fattori che determinano il prezzo,
come <b>umidità</b>, <b>tenore proteico</b>, e così via.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Questa
distinzione commerciale è riportata solo per spiegare al lettore che vi è una
classificazione merceologica alla quale corrisponde un prezzo di ritiro della
materia prima. Enunciata la classificazione, proviamo a sintetizzare <b>l’andamento
dei prezzi dal 2014 a oggi</b>. E allo stesso tempo proviamo a rapportare il
prezzo del grano a quello della <b>pasta</b> per il consumatore. Con
questa analisi voglio provare a mettere in evidenza, dati alla mano, quanto sia
forte anche in questa filiera la <b>speculazione</b> che il mercato
determina. E di come a pagarne le conseguenze siano sia chi lavora in
agricoltura, sia <b>chi compera i prodotti finiti</b>.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 2;"><b><span style="font-family: times; font-size: large;">L’andamento
dei prezzi del grano e le speculazioni<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Tutte le
annualità prese a riferimento hanno una caratteristica comune. Il prezzo cresce
da gennaio fino ad aprile, inizia a scendere a maggio, si ferma a giugno (dove
spesso saltano le<b> quotazioni settimanali</b>). Dopodiché, se la
produzione è abbondante il prezzo tende a scendere ancora, mentre se la
produzione è scarsa riprende a salire verso luglio/agosto. Entriamo nel merito
dei prezzi prendendo come esempio solo il “Mercantile”: la qualità merceologica
più bassa.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Osservando
l’andamento negli anni presi a riferimento si registra che il <b>minimo
storico</b> si è avuto nella quotazione del 27 luglio <b>2016</b>,
quando il grano mercantile si è ritirato a 16,5 €/q. Mentre il <b>massimo</b> si
è avuto nella quotazione dal 05 novembre <b>2014</b> agli inizi del
2015, quando si è arrivati a 37,5 €/q. C’è quindi un aumento considerevole del
prezzo dal 2014 al 2015. Poi un costante declino, intervallato da una tenue
ripresa. <a href="https://www.fg.camcom.it/sites/default/files/upload/mercato_e_tutela/borsa_merci/listini/2024/2024_4.pdf"><span style="color: #6c818c;">Attualmente (vedi la
quotazione 31 gennaio 2024)</span></a>, il prezzo è attorno a 34,5 €/q.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Voglio
sottolineare che si tratta di <a href="https://www.fg.camcom.it/servizi/storico-dei-listini-settimanali"><span style="color: #6c818c;">prezzi stabiliti dalla
Camera di Commercio</span></a> e che
sono riferiti <b>all’ingrosso</b>. Ora va fatta una ulteriore e doverosa
precisazione. Dal grano duro si ottiene la semola, utilizzata per la pasta. E
si ottiene anche la <b>crusca</b>, che ha utilizzi alimentari per umani e
animali. In pratica dal grano si butta poco e niente. E dovrebbe essere logico
che dalla produzione di grano tutti possano e debbano trarre <b>profitto</b>.
Ma così non è. A non trarne profitto alcuno, è proprio chi il grano lo produce.
Vediamo perché.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 2;"><b><span style="font-family: times; font-size: large;">L’andamento
del grano fluttua, mentre i prezzi della pasta aumentano: perché?<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Andiamo a
vedere il prezzo all’ingrosso della <b>pasta</b>. Possiamo notare una cosa
simpatica: esso aumenta, passando dai 73-78 €/q agli attuali 99-104 €/q.
Prendiamo qui a riferimento il minimo (listino n° 29 del 2016) ed il massimo
(listino n° 43 del 2015). Il <b>minimo</b> vedeva il <b>grano</b> quotato
a 16,5 €/q, la semola a 28,5 €/q, la crusca a 10 €/q. E la pasta a 73-78 €/q.
Il <b>massimo</b> vedeva invece il grano quotato a 37,5 €/q, la
semola a 55,5 €/q, la crusca a 10 €/q. La pasta a 73-78 €/q. <a href="https://www.fg.camcom.it/sites/default/files/upload/mercato_e_tutela/borsa_merci/listini/2024/2024_4.pdf"><span style="color: #6c818c;">Andiamo adesso sulla
quotazione attuale (31/01/2024)</span></a>, che vede il grano quotato 34,5 /p, la semola a 59,5,
la crusca a 8,2 €/q. E la pasta a 99-104 €/q.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">A mio avviso
qui vengono spontanee delle domande, e delle riflessioni. La prima è: perché il
prezzo del grano (e anche della semola e della crusca) ha variazioni annuali,
prevalentemente al ribasso, mentre la pasta negli ultimi anni <b>aumenta
considerevolmente</b>? Una prima spiegazione potrebbe riferirsi alla prima
regola del mercato. La domanda di pasta è pressoché standard – siamo un popolo
che basa la propria alimentazione su pasta e pane – quindi perché l’offerta
dovrebbe abbassare il prezzo di vendita? E ci può stare.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Un’altra
riflessione però potrebbe essere che i <b>grandi gruppi industriali </b>che
gestiscono i pastifici hanno un potere contrattuale molto forte, tale da
impedire quotazioni al ribasso. Anche perché è evidente che il mondo agricolo
da un lato non sempre riesce a programmare le produzioni e dall’altro ha
un <b>potere contrattuale pari a zero.</b> Ma un’altra risposta
potrebbe anche essere che il mercato viene inquinato e falsato dalle ingenti
importazione di grani esteri. Importazioni che condizionano pesantemente il
prezzo di ritiro del grano aumentando poi quelli che sono i margini di guadagno
sulla vendita della pasta al consumo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 2;"><b><span style="font-family: times; font-size: large;">Il problema
delle importazioni estere<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Con queste
analisi voglio provare a chiarire alcuni luoghi comuni, o meglio <b>scusanti</b>,
che i pastai utilizzano per giustificare l’importazione di grani esteri. Se
ascoltiamo le dichiarazioni dei rappresentanti di grossi gruppi industriali
della pasta, sentiremo dire sostanzialmente due cose. La prima e che è
necessario importare grani esteri (principalmente <b>canadesi</b>) perché
sono più proteici dei nostri. La seconda è che in agricoltura l’utilizzo
del <b>glifosato</b> (diserbante) è necessario, altrimenti le
produzioni crollerebbero.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Bene
proviamo ad andare per gradi, aggiungendo anche altri elementi di valutazione.
Per ogni quintale di grano si ottengono<b> da 65 a 80 kg di farina di
semola </b>(questa forbice così larga dipende dalla finezza di molitura).
Ipotizziamo quindi una semola di media raffinazione (70 kg per quintale di
grano) e consideriamo anche che per produrre un chilogrammo di pasta l’80% è
semola. E il resto è <b>acqua</b>. Bene, già con questi dati, considerato
il prezzo del grano, esce facilmente un <b>prezzo del singolo chilogrammo
di pasta</b> di € 0,13 (quando il grano era pagato 16,5 €/q) e 0,27 (oggi
che il grano è pagato 34,5 €/q). Mentre il prezzo all’ingrosso – non quello al
dettaglio – è di 0,99-1,04 €/kg. <a href="https://www.fg.camcom.it/sites/default/files/upload/mercato_e_tutela/borsa_merci/listini/2024/2024_4.pdf"><span style="color: #6c818c;">C’è una bella
differenza.</span></a><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Secondo
punto. Ci dicono che le importazioni sono necessarie perché i grani esteri sono
più <b>proteici</b>: questa favola è vera? Come <a href="https://agricolae.eu/wp-content/uploads/2016/08/CREA-Considerazioni-grano-duro-CREA-01.08.2016-1.pdf"><span style="color: #6c818c;">dimostrato da uno
studio del Crea </span></a>(il
Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) i
nostri grani non hanno nulla da invidiare ai più blasonati grani canadesi.
Infatti i nostri generalmente si attestano su un dato medio del 11-12%
(superando anche il 13%), a fronte dei 10,5 previsti per legge (tenore minimo).
A mio avviso è evidente che fino a che sul grano non verrà valorizzata la <b>qualità</b>,
pagandola il giusto, il mondo agricolo non avrà convenienza a fare grani di
qualità superiore.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 2;"><b><span style="font-family: times; font-size: large;">Gli
insostenibili costi di produzione del grano<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Un’ultima
considerazione sui<b> costi di produzione</b> e le redditività di
un’azienda agricola cerealicola. Prendiamo a esempio un’azienda agricola che si
rivolge per le operazioni colturali a contoterzisti. Le operazioni colturali
cronologicamente sono: aratura di fondo, ripasso e affinamento, semina, rullatura,
diserbo, mietitura. Il totale dei costi varia da 500 a 600 €/ha (per ogni
ettaro,<i> ndr</i>), ai quali vanno aggiunti: il seme del grano, 220 €/ha
circa (90 €/q); il concime 100 €/ha circa; il diserbante altri 70-80 €/ha e il
trasporto del grano al deposito pari a 1 €/q. Volendo ipotizzare una produzione
media di 30 q/ha, avremo un totale costi variabile da 920 €/ha a 1.030 €/ha.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Se
consideriamo sempre i 30 q/ha e la quotazione attuale di 34,5 €/q avremo quindi
un <b>profitto lordo</b> di 1.035 €/ha. Ovviamente si tratta di
profitto lordo, al quale vanno detratti tassazione e varie spese aggiuntive.
Per capirci quindi, io agricoltore semino a novembre-dicembre e dopo 7 mesi di
investimento e lavoro (con tutti gli imprevisti) avrò<b> un profitto netto
che se va bene è di 5 euro</b>. Sì, esatto, un profitto di 5 euro! Ecco
spiegata una delle ragioni della protesta attuale.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Fino ad oggi
i cerealicoltori riuscivano a sbarcare il lunario con i <b>contributi
europei </b>(chiamati comunemente integrazione). Ma adesso l’entrata in
vigore della nuova PAC 2023/2027 vede una rimodulazione consistente degli
aiuti. Per concludere, è evidente quindi che qualcosa vada fatto per tutelare
il mondo agricolo nell’avere la giusta redditività aziendale. Onde anche
evitare l’abbandono di un settore strategico per il Paese. Così come è evidente
che urge anche una tutela per i consumatori che pagano un eccessivo
sovrapprezzo per la produzione del grano. E che dovrebbero essere tutelati
rispetto con un giusto prezzo rapportato a una giusta qualità.<o:p></o:p></span></p>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="font-family: times; font-size: large;">
<hr align="center" size="0" width="100%" />
</span></div>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Daniele
Calamita è agronomo, sindacalista ed esperto di politiche sociali<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><a href="https://valori.it/grano-agricoltori-multinazionali/"><span style="font-family: times; font-size: large;">da qui</span></a></p>francescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1440006884326766901.post-1921116499764920282024-03-09T09:08:00.000-08:002024-03-09T09:08:00.130-08:00Hijos y Madres del Silencio<p><span style="font-family: times; font-size: large;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 1; vertical-align: baseline;"><b><span style="color: #212121; letter-spacing: -0.5pt;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Hijos del silencio. Cosa c’è dietro le adozioni dei
bambini cileni in Sardegna? Lo racconta un podcast di Elena Basso e Giulia De
Luca<o:p></o:p></span></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">di </span><b><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: windowtext; mso-border-alt: none windowtext 0cm; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;">Maurizio Pretta</span></b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="color: #53585c;"><o:p><span style="font-family: times; font-size: large;"> </span></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b><span style="border: 1pt none windowtext; color: #333333; padding: 0cm;">C’è un lungo filo che lega il Cile alla
Sardegna</span></b><span style="color: #333333;">. Un filo tenuto sommerso per decenni che a ben vedere è un intricato
ordito fatto di adozioni illegali, bambini strappati alle loro madri, membri di
organizzazioni religiose e caratterizzato dall’incredibile mutismo delle
istituzioni italiane. Sotto la dittatura di Augusto Pinochet circa cinquecento
bambini cileni arrivarono nell’isola. Come è potuto accadere? Lo racconta <b><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">‘Figli del Silenzio’</span></b>, il podcast scritto dalle
giornaliste <b><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">Elena Basso e Giulia De Luca</span></b> che
con l’aiuto delle associazioni <b><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">Hijos y Madres del
Silencio e Chilenos de Sardigna </span></b>hanno ricostruito parte di una
complessa vicenda sottaciuta per troppo tempo.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b><span style="border: 1pt none windowtext; color: #333333; padding: 0cm;">Fra la fine degli anni ’70 e gli ’80,
circa cinquecento coppie sarde hanno adottato bambini e bambine nati in Cile</span></b><span style="color: #333333;">. Sono soltanto una
piccola parte di quelle ventimila adozioni illegali effettuate con la
complicità di medici, ostetriche, infermieri, assistenti sociali, sacerdoti,
suore e magistrati. Una rete che specialmente negli anni della dittatura ha
agito liberamente e che ancora oggi gode della più totale impunità. Il pretesto
per la sottrazione di questi bambini erano le condizioni di miseria delle loro
famiglie o presunti problemi psicofisici, di alcolismo e droga. A questi si
aggiungono quelli prelevati abusivamente da orfanotrofi e brefotrofi, quelli
rapiti in strada dai <i><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">carabineros</span></i> e
quelli nati da stupri subiti dalle donne cilene imprigionate dopo il golpe
guidato da <b><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">Augusto Pinochet</span></b>, che l’11
settembre 1973 aveva rovesciato il governo democraticamente eletto di <b><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">Salvador Allende</span></b> e trascinato il Cile in una
sanguinosa dittatura terminata soltanto nel 1990.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="color: #333333;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Lo scandalo è emerso nel 2014, quando,
dopo alcune denunce e inchieste giornalistiche, il magistrato <b><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">Mario Carroza</span></b> ha avviato un’indagine giudiziaria.
Contemporaneamente la neonata associazione <b><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">Hijos y Madres del Silencio</span></b> ha
sviluppato un sistema di tracciamento che ha permesso di stabilire che molti di
questi bambini rapiti da ospedali e orfanotrofi erano partiti per le loro
destinazioni, principalmente Svezia, Italia, Francia e Stati Uniti, con certificati
di nascita cileni che erano stati depositati nei sistemi ufficiali di adozione
di questi paesi. Sono stati questi documenti a far saltare il tappo al vaso di
Pandora, aprendo la strada del ritrovo fra questi bambini, ormai adulti, e le
loro madri biologiche che per decenni, senza ottenere alcun ascolto, avevano
denunciato di essere state ingannate.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="color: #333333;"><o:p><span style="font-family: times; font-size: large;"> </span></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="color: #333333;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Il caso sardo rappresenta un esempio
esplicativo di un dramma che è stato studiato a fondo da <b><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">Giovanna Bacchiddu</span></b>, antropologa sarda dell’Università
Cattolica del Cile, che nel saggio ‘<b><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">Come un trapianto d’organo.
Questioni di uguaglianza e diversità in un contesto di adozione
internazionale’ </span></b>-pubblicato in Storie di Questo Mondo. Percorsi
di Etnografia delle Migrazioni. ed. F. Bachis and A.M. Pusceddu. Roma: CISU,
2013 – mette in evidenza una sua peculiarità: “I bambini nati in Cile e
adottati da famiglie sarde, come tutti i protagonisti di adozioni
internazionali, hanno inevitabilmente subito un dislocamento fisico ed emotivo.
Essi conservano le tracce della propria origine nel passaporto, talvolta
nell’aspetto fisico, ma soprattutto nell’emotività. Gran parte dei bambini dati
in adozione hanno accumulato una storia personale dolorosa, escludendo forse coloro
che vengono affidati a genitori adottivi a pochi giorni dalla nascita. Il
vissuto doloroso aumenta esponenzialmente con l’età: più lunga è stata la
permanenza in attesa di genitori disposti ad adottarli, maggiori sono state
le ripercussioni emotive.I casi di adozione analizzati si riferiscono a
bambini non più piccolissimi: quelli adottati in età neonatale sono decisamente
una minoranza, mentre prevalgono le adozioni di bambini tra i 6 e
i 12 anni. Un solo caso riguarda l’adozione di un diciottenne. In questi
casi i protagonisti hanno avuto una lunga permanenza nel paese d’origine,
avendo modo di stabilire forti legami con persone, luoghi, situazioni,
paesaggi, colori, sapori e odori”.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="color: #333333;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Aspetti che emergono, insieme a tanti
altri, anche in ‘Figli del Silenzio’, podcast di pregevole fattura, dove donne
e uomini che ormai hanno superato i quarant’anni d’età, alcuni appartenenti
all’associazione<b><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;"> Chilenos de Sardigna</span></b>, che si
propone di aiutare tutti i cileni adottati a ritrovare le proprie origini
andine, raccontano le loro esperienze ai microfoni di <b><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">Elena Basso e Giulia De Luca</span></b>, due giornaliste che si
occupano di tematiche sudamericane. Alcuni di loro, grazie alla rete
organizzata in Cile da Hijos y Madres del Silencio hanno potuto scoprire la
loro vera identità e sono riusciti a ricongiungersi alle madri e alle loro
famiglie naturali. Altri non hanno avuto uguale fortuna, ma non disperano di
riuscire ad ottenere anche per loro verità e giustizia.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="color: #333333;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Il podcast di IrpiMedia, edito da Giulio
Rubino e prodotto, montato e sonorizzato da Riccardo Coccoza è disponibile
su <a href="https://open.spotify.com/episode/6C65kMX6NZxvNs2XxQA39P?si=8aef6a5f4a284c3c"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #095987; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">Spotify </span></a>e sulle altre piattaforme digitali.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><a href="https://www.nemesismagazine.it/hijos-del-silencio-cosa-ce-dietro-le-adozioni-dei-bambini-cileni-in-sardegna-lo-racconta-un-podcast-di-elena-basso-e-giulia-de-luca/">da
qui</a><span class="MsoHyperlink"><o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p><span style="font-family: times; font-size: large;"> </span></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p><span style="font-family: times; font-size: large;"> </span></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p><span style="font-family: times; font-size: large;"> </span></o:p></p>
<h4 style="background: white; line-height: normal; margin-top: 0cm; vertical-align: baseline;"><b><span style="color: windowtext;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Sono oltre 500 i bambini cileni che, durante la dittatura di
Pinochet, sono stati dati in adozione a famiglie sarde. La loro storia è
rimasta nascosta per molto tempo, fino ad ora - Giulia Calvani<o:p></o:p></span></span></b></h4>
<p class="MsoNormal"><o:p><span style="font-family: times; font-size: large;"> </span></o:p></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">11 settembre 1973: il generale Augusto <strong><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">Pinochet</span></strong>, con un <a href="https://www.bing.com/ck/a?!&&p=050de0919d8f6562JmltdHM9MTY4MTA4NDgwMCZpZ3VpZD0yZmZlZjUwMC0yYjU2LTZkYjgtMDNkNC1lNWIzMmY1NjZmNWYmaW5zaWQ9NTE5Mg&ptn=3&hsh=3&fclid=2ffef500-2b56-6db8-03d4-e5b32f566f5f&psq=colpo+di+stato+pinochet&u=a1aHR0cHM6Ly93d3cuZm9jdXMuaXQvY3VsdHVyYS9zdG9yaWEvMTEtc2V0dGVtYnJlLTE5NzMtcGlub2NoZXQtY29scG8tZGktc3RhdG8tY2lsZQ&ntb=1" target="_blank"><b><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: windowtext; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">colpo di Stato</span></b></a>,
rovescia il governo cileno di Salvador Allende.<br />
Il Paese cade in una <a href="https://www.ultimavoce.it/processo-condor/"><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: windowtext; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">dura e repressiva dittatura militare</span></a>, che terminerà
solo nel 1990.<o:p></o:p></span></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Negli anni della dittatura, migliaia e migliaia di uomini e donne
vennero arrestati perché non allineati al governo, e di loro si persero le
tracce.<br />
I sequestri avvenivano durante la notte, in totale segretezza. Alcuni venivano
torturati e uccisi, altri venivano gettati nell’Oceano attraverso i cosiddetti
“<a href="https://www.bing.com/ck/a?!&&p=122b66b5dc784d7aJmltdHM9MTY4MTA4NDgwMCZpZ3VpZD0yZmZlZjUwMC0yYjU2LTZkYjgtMDNkNC1lNWIzMmY1NjZmNWYmaW5zaWQ9NTIyMQ&ptn=3&hsh=3&fclid=2ffef500-2b56-6db8-03d4-e5b32f566f5f&psq=vuelos+de+la+muerte+argentina&u=a1aHR0cHM6Ly93d3cuYmJjLmNvbS9tdW5kby9ub3RpY2lhcy1hbWVyaWNhLWxhdGluYS01NjAzNTQ2OA&ntb=1" target="_blank"><b><i><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: windowtext; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">voli della morte</span></i></b></a>“.
Altri venivano detenuti in campi di concentramento.<o:p></o:p></span></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Tra le vittime della violenta dittatura di Pinochet ci sono
anche <strong><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">migliaia di bambini</span></strong>, strappati
alle loro famiglie e <strong><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">dati illegalmente in adozione</span></strong> in
giro per il mondo.<br />
Alcuni di questi venivano sottratti utilizzando come pretesto le
condizioni di miseria delle loro famiglie o presunti problemi psicofisici, di
alcolismo e droga. Altri venivano prelevati da orfanotrofi e brefotrofi o
rapiti per strada. Infine, ci sono i bambini nati da stupri subiti dalle donne
cilene imprigionate, o da quelle donne arrestate in stato di gravidanza, alle
quali furono strappati i bambini dalle mani.<o:p></o:p></span></p>
<h3 style="background: white; line-height: normal; margin-top: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b><span style="color: windowtext;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>“Hijos del silencio”, chi sono i bambini
cileni scomparsi</span></b><span style="color: windowtext;"><o:p></o:p></span></span></h3>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Lo scandalo è emerso nel 2014, quando, dopo denunce e inchieste
giornalistiche, il magistrato Mario Carroza ha deciso di avviare un’indagine
giudiziaria.<br />
Da quel momento, numerose associazioni in tutto il mondo si sono messe in moto
per la giustizia.<br />
<br />
Una delle più importanti è <em><b><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;"><a href="https://hijosymadresdelsilencio.cl/" target="_blank"><span style="color: windowtext;">Hijos y Madres del Silencio</span></a>, </span></b></em>che
si occupa di <strong><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">ricostruire i legami</span></strong> tra
le madri biologiche e i loro figli scomparsi.<br />
Negli anni, i membri dell’associazione hanno sviluppato un sistema di
tracciamento che ha permesso di stabilire le destinazioni di molti bambini,
principalmente <strong><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">Svezia, Italia, Francia e Stati
Uniti</span></strong>.<br />
In alcuni casi, grazie ai certificati di nascita cileni depositati nei sistemi
di adozioni, le madri hanno potuto ritrovare i propri figli, ormai adulti.<o:p></o:p></span></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Inoltre, negli ultimi tempi, gli sforzi di queste associazioni sono
stati accolti dal <strong><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">governo cileno</span></strong>,
che si è attivato per le famiglie spezzate dalla dittatura di Pinochet.<o:p></o:p></span></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><i><span style="font-family: times; font-size: large;">Negli ultimi anni in Cile si sta facendo finalmente chiarezza su
alcune adozioni avvenute in modo illegale: la Camera dei deputati ha istituito
una Commissione d’inchiesta. Siamo stati sentiti anche noi come associazione
per dare la nostra testimonianza. Ci hanno chiesto se eravamo a conoscenza di
adozioni avvenute in modo illegale. Non sappiamo cosa accadrà a lavori ultimati
della Commissione, ma auspichiamo che le mamme private dei loro figli possano
avere giustizia<o:p></o:p></span></i></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Secondo le stime, sono oltre <strong><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">10.000 i bambini nati in Cile e
dati in adozione</span></strong> in tutto il mondo. Alcuni ne sono
consapevoli e, con l’aiuto di diverse associazioni, sono in grado di ritrovare
le proprie radici.<br />
Altri, non sanno nemmeno di essere parte di questa storia.<br />
Prime delle adozioni, infatti, le istituzioni cilene cambiavano il nome del
bambino, affibbiandogli il cognome straniero dei genitori adottivi. Anche la
data di nascita veniva modificata, rendendo impossibile per il bambino
conoscere la propria età.<o:p></o:p></span></p>
<h3 style="background: white; line-height: normal; margin-top: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b><span style="color: windowtext;">Il
caso sardo: oltre 500 i bambini adottati illegalmente</span></b><span style="color: windowtext;"><o:p></o:p></span></span></h3>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Sono oltre 500 i bambini cileni dati illegalmente in adozioni a
famiglie sarde.<br />
Molti di questi fanno parte del sodalizio <em><b><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;"><a href="https://chilenosdesardigna.webnode.it/" target="_blank"><span style="color: windowtext;">Chilenos de Sardigna</span></a> , </span></b></em>fondato
a Cagliari nel 2016 da Giorgio Zucca, con l’obiettivo di <strong><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">riunire tutti i cileni sardi</span></strong> arrivati in
Italia durante la dittatura di Pinochet.<br />
Tra questi, lo stesso fondatore.<o:p></o:p></span></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><i><span style="font-family: times; font-size: large;">Avevo otto anni, fino a qual momento vivevo in un orfanotrofio. Ho
vissuto l’adozione in modo molto sereno. I miei genitori sardi sono stati
fantastici. Mi hanno spiegato bene la situazione. Non ho avuto alcun trauma né
problemi<o:p></o:p></span></i></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Zucca, grazie all’attività di una troupe televisiva cilena giunta in
Sardegna per girare un documentario, è riuscito a ricongiungersi con la madre e
con i fratelli.<o:p></o:p></span></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><strong><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">Giovanna Bacchiddu</span></strong>,
antropologa sarda dell’Università Cattolica del Cile, e autrice del saggio “<em><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">Come un trapianto d’organo. Questioni di uguaglianza e diversità
in un contesto di adozione internazionale”, </span></em>ha potuto
conoscere le storie di diversi di questi bambini.<o:p></o:p></span></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><strong><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">I bambini nati in Cile e adottati da famiglie
sarde, come tutti i protagonisti di adozioni internazionali, hanno
inevitabilmente subito un dislocamento fisico ed emotivo. Essi conservano le
tracce della propria origine nel passaporto, talvolta nell’aspetto fisico, ma
soprattutto nell’emotività. Gran parte dei bambini dati in adozione hanno
accumulato una storia personale dolorosa, escludendo forse coloro che vengono
affidati a genitori adottivi a pochi giorni dalla nascita. Il vissuto doloroso
aumenta esponenzialmente con l’età: più lunga è stata la permanenza in attesa di
genitori disposti ad adottarli, maggiori sono state le ripercussioni
emotive.</span></strong><i><o:p></o:p></i></span></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><i><span style="font-family: times; font-size: large;"> <o:p></o:p></span></i></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><strong><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">I casi di adozione analizzati si riferiscono a
bambini non più piccolissimi: quelli adottati in età neonatale sono decisamente
una minoranza, mentre prevalgono le adozioni di bambini tra i 6 e i 12 anni. Un
solo caso riguarda l’adozione di un diciottenne. In questi casi i protagonisti
hanno avuto una lunga permanenza nel paese d’origine, avendo modo di stabilire
forti legami con persone, luoghi, situazioni, paesaggi, colori, sapori e odori</span></strong><i><o:p></o:p></i></span></p>
<h3 style="background: white; line-height: normal; margin-top: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b><span style="color: windowtext;">Bambini
cileni in Sardegna: le testimonianze</span></b><span style="color: windowtext;"><o:p></o:p></span></span></h3>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">A Selargius, in provincia di Cagliari, abita <strong><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">Claudio Puddu</span></strong>.<br />
Claudio è solo uno dei 500 bambini cileni arrivati in Sardegna attraverso
un’adozione illegale.<o:p></o:p></span></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Viene portato via da casa nel capodanno del 1979, a Santiago del
Chile.<br />
Si trovava in casa insieme al fratellino di 18 mesi Lucho Luis, mentre i
genitori, di appena 16 e 19 anni, erano fuori a celebrare la fine dell’anno.<br />
Sentendoli piangere, i vicini decisero di chiamare la polizia.<o:p></o:p></span></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><i><span style="font-family: times; font-size: large;">Lì mi hanno separato dai miei genitori. Ci hanno trovati con i
panni sporchi. Immagino che mio padre e mia madre fossero molto poveri, mamma
lavorava come prostituta.<br />
Mio fratello riuscirono a recuperarlo, io invece risultai adottabile perché mio
padre era analfabeta e non sapeva leggere le lettere che arrivano dal giudice<o:p></o:p></span></i></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Claudio giunge così in Sardegna, attraverso una <strong><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">parrocchia</span></strong> che aveva una missione in Cile.<br />
Come racconta Claudio, le <strong><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">suore</span></strong> hanno
avuto un ruolo chiave nel sistema di adozioni tra Cile e Italia.<o:p></o:p></span></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><i><span style="font-family: times; font-size: large;">Qui c’era una maggiore affluenza di bambini adottivi perché negli
anni 70 abitavano molte suore che venivano mandate in missione in Cile<o:p></o:p></span></i></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Dal 2016, Claudio lavora insieme a <em><b><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">Chilenos de Sardigna </span></b></em>per aiutare le madri
cilene a ritrovare i propri figli.<br />
Lui, grazie a una ONG, è riuscito riunirsi alla sua famiglia in Cile.<o:p></o:p></span></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><i><span style="font-family: times; font-size: large;">Quando ho rivisto mio papà, mi ha fatto vedere la carta di
identità: piangeva, continuava a dirmi che ero suo figlio, non mi aveva mai
dimenticato<o:p></o:p></span></i></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">I genitori di Claudio sono molto poveri. Il padre lavora in un
parcheggio abusivo, mentre la madre vive a 900 km di distanza, in una piccola
stanza senza riscaldamento e con un letto che ospita 7 persone.<o:p></o:p></span></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><i><span style="font-family: times; font-size: large;">A loro ho detto grazie: avrebbero potuto abortire invece abbiamo
avuto un’opportunità. Non mi sento abbandonato, oggi posso dire di avere
quattro genitori<o:p></o:p></span></i></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Per i bambini rapiti in Cile e sottratti a famiglie disagiate,
il <strong><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">rapporto con i genitori adottivi</span></strong>, come spiega
Claudio, è complesso.<o:p></o:p></span></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><i><span style="font-family: times; font-size: large;">C’è un senso di riconoscenza un po’ obbligato che si trasforma in omertà.
Ti fanno capire che sono stati loro a salvarti da chissà quale situazione.<br />
Non ti puoi esprimere veramente pur di non ferirli. Molti adottati hanno
rinunciato a tante opportunità per non lasciarli soli<o:p></o:p></span></i></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Anche <strong><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">Abel Geremias Fenude</span></strong>,
che abita a Baunei, proviene dal Cile. Lui, però, non ha mai ritrovato le
proprie radici.<br />
Non conosce neanche il giorno del suo compleanno, perché l’orfanotrofio non ha
conservato il suo atto di nascita.<o:p></o:p></span></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><strong><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">Consuelo Tarantino</span></strong>, invece,
spera di poter tornare in Cile e ricongiungersi con la nonna.<o:p></o:p></span></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><i><span style="font-family: times; font-size: large;">A quanto so mio padre era un politico molto influente che si era
innamorato di una ragazzina, mia madre. Io ero la figlia illegittima da
nascondere.<br />
Quando è morta mia madre italiana sono rinata: ho chiuso un capitolo che mi
faceva male. Ora abbiamo scoperto che in Cile potrei avere una nonna, devo
capire meglio<o:p></o:p></span></i></p>
<p style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="color: #333333;">Queste sono solo alcune storie di bambini
cileni arrivati illegalmente in Sardegna durante la dittatura di Pinochet.<br />
Molte altre storie sono state raccolte nel podcast “</span><a href="https://www.bing.com/ck/a?!&&p=c6a68096ae1af2efJmltdHM9MTY4MTA4NDgwMCZpZ3VpZD0yZmZlZjUwMC0yYjU2LTZkYjgtMDNkNC1lNWIzMmY1NjZmNWYmaW5zaWQ9NTE3Nw&ptn=3&hsh=3&fclid=2ffef500-2b56-6db8-03d4-e5b32f566f5f&psq=figli+del+silenzio+podcast&u=a1aHR0cHM6Ly9pcnBpbWVkaWEuaXJwaS5ldS9maWdsaS1kZWwtc2lsZW56aW8v&ntb=1" target="_blank"><b><i><span style="border: none windowtext 1.0pt; color: #4a8cc7; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">Figli del Silenzio, il caso dei
500 bambini cileni adottati in Sardegna</span></i></b></a><span style="color: #333333;">“, di Giulia De Luca ed Elena Basso.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><a href="https://www.ultimavoce.it/bambini-cileni-rapiti-adottati-in-sardegna-hijos-del-silencio/">da
qui</a><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p><span style="font-family: times; font-size: large;"> </span></o:p></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p></o:p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2uFv-k-N98m1l9v5_AmIjp6UVidKtjNZp3p1XNYRSSjb5Gjx-nWLp9zY6rioyea7y30Je3l0MFXTMgHh6nF6sNuGSR-t6Fwi8KunTymlhHkvM1DmnFQnCb4PyVZl6irI4kwiwwJNRs5jzFp1aUzXSoC4S4LZbiEiBjbxP1BscjCuybSos2tHTVfM58lY/s409/Chilenos%20de%20Sardigna.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="409" data-original-width="409" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2uFv-k-N98m1l9v5_AmIjp6UVidKtjNZp3p1XNYRSSjb5Gjx-nWLp9zY6rioyea7y30Je3l0MFXTMgHh6nF6sNuGSR-t6Fwi8KunTymlhHkvM1DmnFQnCb4PyVZl6irI4kwiwwJNRs5jzFp1aUzXSoC4S4LZbiEiBjbxP1BscjCuybSos2tHTVfM58lY/w400-h400/Chilenos%20de%20Sardigna.webp" width="400" /></a></div><span style="font-family: times; font-size: x-large;">il
sito dei Chilenos de Sardigna</span><p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><a href="https://chilenosdesardigna.webnode.it/"><span style="font-family: times; font-size: large;">https://chilenosdesardigna.webnode.it/</span></a><span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></p>francescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1440006884326766901.post-677024138748761552024-03-08T08:54:00.000-08:002024-03-08T08:54:00.134-08:00in Indonesia<p><span style="font-family: times; font-size: large;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 3;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 18.0pt;">Il capitalismo genocidiario si
cela dietro la cortina della <i>società dello spettacolo - </i></span></b><b><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Salvatore Bravo<o:p></o:p></span></b></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 1;"><b><span style="color: #333333; font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 18.0pt;"><o:p> </o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Capitalismo
genocidiario</span></b><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Il
capitalismo non è mai sufficientemente compreso nelle sue dinamiche distruttive
e negatrici della natura umana e della vita. La sua azione globale non può che
incontrarsi e scontrarsi con i limiti delle conoscenze personali e,
specialmente, con le censure dirette e indirette a cui siamo sottoposti.
Riorientarsi in una realtà organizzata secondo la forma del capitale mediante
il “velo dell’ignoranza” è operazione non semplice. Se ci poniamo nell’ottica
del cittadino medio e delle nuove generazioni possiamo ben comprendere quanto
“il capitalismo dello spettacolo” riduca il pianeta a uno strumento da usare e
da consumare: in tal modo la vita dei popoli e la storia del capitalismo sono
obliati. Il capitalismo senza la mediazione <i>umana</i> della storia
può continuare la sua corsa nelle comunità e negli individui; può continuare a
bruciare vite e popoli e a percepirsi come “assoluto”.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Il
capitalismo si autopresenta come “assoluto” e costruisce di sé una immagine
ipostatizzata, in quanto coltiva l’<i>ignoranza di sé</i>. Le esistenze
organizzate in stile “reality” consentono ai crimini del passato e del presente
di perpetuarsi. Il capitalismo dello sfruttamento e genocidiario si cela dietro
la cortina della <i>società dello spettacolo</i>. Anche il linguaggio è
divenuto finzione filmica, non a caso la parola “capitalismo” è stata abilmente
sostituita con le espressioni “liberale e liberista”, le quali ammiccano alla
libertà. Si ha l’impressione di essere dalla parte giusta, e di vivere nella
libertà: naturalmente la libertà “capitalistica” deve essere intesa come la
possibilità di affermare il proprio “io” usando il mondo e riducendo ogni
incontro a mezzo per accrescere l’ego-idolatria. La storia del capitalismo
riportato alla sua verità storica e ai suoi crimini è paideutica per accrescere
qualitativamente la crescita umana e politica delle soggettività e delle comunità.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Il genocidio
dei comunisti in Indonesia</span></b><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Il genocidio
dei comunisti in Indonesia, sconosciuto a molti e mai presente nelle “cronache
liberali”, dimostra quanto il sistema liberale agisca per manipolazione e
censure in modo da impedire la coscienza collettiva sulla realtà sociale ed
economica in cui viviamo. Lo sterminio del PKI, del partito comunista
indonesiano, oggi è genocidio non riconosciuto, al punto che la ricerca storica
è ancora agli albori. Il numero di questo genocidio comunista oscilla tra i
500.000 e i 3.000.000 di morti. Tra gli assassinati non pochi furono gli
esponenti di minoranze etniche, tra cui i cinesi, con cui l’Indonesia
riformista intratteneva ottimi rapporti.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Gli
assassini sono rimasti “stranamente” impuniti e sul tragico destino di tante
vittime è sceso il silenzio della storia e dei media. Se si utilizza wikipedia
si può leggere quanto segue alla voce “Responsabili” di questo genocidio:<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><i><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">“Esercito
indonesiano e squadroni della morte, aiutati e incoraggiati dagli Stati Uniti
d’America e da altri governi occidentali”.</span></i><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Nuovo Ordine
capitalistico</span></b><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Le
informazioni sono poca cosa, se non sono sostenute dalla coscienza politica ed
etica. Il nostro tempo è caratterizzato dal velo dell’ignoranza nella forma
dell’<i>indifferenza</i> e del narcisismo dello spettacolo che non
incoraggia la ricerca e la formazione. Le informazioni essenziali non si
trasformano in ricerca storica, non riescono a collocarsi a distanza collettiva
razionale ed empatica dalla “verità” del “sistema liberale”, in quanto il capitalismo
coltiva l’ignoranza politica e storica e insegna che la rete informatica è solo
un mezzo per il libero scambio.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Il genocidio
si consumò tra il 1965 e il 1966 prima che fosse attuata la riforma agraria già
avviata dal Presidente riformista Sukarno. In realtà le immense ricchezze
minerarie dell’Indonesia e la posizione strategica dell’isola furono la causa
del sostegno della CIA e di altri stati europei, tra cui l’Olanda,
all’eliminazione del PKI. Il Presidente degli Stati Uniti Nixon affermò:<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">«Con il suo
patrimonio di risorse naturali, il più ricco della regione, l’Indonesia è il
tesoro più grande del Sud-est asiatico<a name="_ftnref1"></a><a href="http://blog.petiteplaisance.it/salvatore-bravo-indonesia-1965-il-capitalismo-genocidiario-oggi-si-cela-dietro-la-cortina-della-societa-dello-spettacolo-il-suo-linguaggio-e-divenuto-finzione-filmica/#_ftn1"><span style="mso-bookmark: _ftnref1;"><span color="windowtext">[1]</span></span><span style="mso-bookmark: _ftnref1;"></span></a><span style="mso-bookmark: _ftnref1;"></span>»
.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">L’Indonesia
era, dunque ad un bivio, Sukarno fu rovesciato da Suharto sostenuto dalle
potenze occidentali; iniziò per l’Indonesia l’epoca del genocidio e
dell’eliminazione dell’opposizione politica:<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">«Nel 1965
l’Indonesia era a un bivio. La Guerra Fredda era al culmine nel Sud-Est
asiatico e sembrava essere solo questione di tempo prima che il PKI, il più
grande partito comunista del mondo al di fuori dell’URSS e della Cina
comunista, salisse al potere. L’esercito indonesiano – una forza armata
altamente politicizzata che aveva costituito parte integrante della vita
politica indonesiana sin dalla rivoluzione nazionale indonesiana – era,
tuttavia, determinato a fermare l’ascesa del PKI e a porre lo stato indonesiano
sotto la propria direzione. Dall’inizio degli anni ’60 la leadership militare
indonesiana cominciò a fare piani specifici per “riorientare” lo stato
indonesiano<a name="_ftnref2"></a><a href="http://blog.petiteplaisance.it/salvatore-bravo-indonesia-1965-il-capitalismo-genocidiario-oggi-si-cela-dietro-la-cortina-della-societa-dello-spettacolo-il-suo-linguaggio-e-divenuto-finzione-filmica/#_ftn2"><span style="mso-bookmark: _ftnref2;"><span color="windowtext">[2]</span></span><span style="mso-bookmark: _ftnref2;"></span></a><span style="mso-bookmark: _ftnref2;"></span>».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Il governo
Suharto non aveva i mezzi per operare il genocidio in tempi brevissimi e
instaurare il Nuovo Ordine con cui riorientare il popolo indonesiano verso il
nuovo corso della storia, per cui le potenze occidentali organizzarono e
diedero i mezzi per procedere all’eliminazione di uno dei più grandi partiti
comunisti del mondo (il terzo al mondo). Con il riorientamento del Nuovo Ordine
le potenze europee rientravano nel mercato indonesiano e, in cambio,
appoggiarono le oligarchie indonesiane:<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">«Il
genocidio indonesiano ha avuto luogo nel contesto della presa di potere
militare dello stato indonesiano da parte del maggiore generale Suharto. Il
risultato fu un completo riorientamento della società indonesiana e l’ascesa di
un regime dominato dai militari autodefinito Nuovo Ordine. La leadership
anticomunista dell’esercito fu assistita durante il genocidio da sostenitori
occidentali con armi ed equipaggiamenti, e incoraggiata attraverso la
comunicazione diretta e l’assistenza con la propaganda, soprattutto da parte di
Stati Uniti, Gran Bretagna e Australia, a effettuare un’epurazione approfondita
delle forze armate. gruppi di sinistra nella società (Simpson,2008). Studi recenti
hanno evidenziato anche la complicità o l’indifferenza dei governi europee
dell’Unione Sovietica all’attacco al PKI e ai suoi affiliati in Indonesia,
dovuto in gran parte alla decisione del partito di schierarsi con la Cina
comunista (vedi Schaefer & Wardaya, 2013). Il nuovo regime guidato dai
militari fu accolto sulla scena politica dai paesi occidentali e presto
iniziarono i negoziati tra i leader di questi paesi e i nuovi leader militari e
tecnocrati dell’Indonesia per ripristinare l’accesso straniero ai mercati
indonesiani (Simpson, 2008)<a name="_ftnref3"></a><a href="http://blog.petiteplaisance.it/salvatore-bravo-indonesia-1965-il-capitalismo-genocidiario-oggi-si-cela-dietro-la-cortina-della-societa-dello-spettacolo-il-suo-linguaggio-e-divenuto-finzione-filmica/#_ftn3"><span style="mso-bookmark: _ftnref3;"><span color="windowtext">[3]</span></span><span style="mso-bookmark: _ftnref3;"></span></a><span style="mso-bookmark: _ftnref3;"></span>».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Genocidio o
Strage?</span></b><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Il genocidio
indonesiano è stato declassato a strage dalla giurisprudenza occidentale, in
quanto per “genocidio” si intende la formula adottata del 1948 dall’ONU che
esclude l’eliminazione totale di un gruppo politico avversario. La conseguenza
della formula ristretta di genocidio alla sola eliminazione etnica consente,
allora come oggi, di procedere alla eliminazione totale di un gruppo politico
avversario e non incorrere nel crimine genocidiario, il quale ha una attenzione
mediatica e giurisprudenziale maggiore rispetto alle stragi di massa; inoltre
ha una serie di implicazioni legate ai risarcimenti per i sopravvissuti e per i
discendenti:<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">«Quando si
considera la violenza di massa che si diffuse in tutta l’Indonesia alla fine
del 1965, c’è in gioco una questione polemica fondamentale, definitiva e
concettuale.1 Questa questione si riferisce all’identità del gruppo target che
fu sradicato in Indonesia. È stato spesso sostenuto che le vittime degli
omicidi furono prese di mira principalmente in termini di affiliazione reale o
percepita con il PKI o con una delle sue numerose organizzazioni associate
(vedi Capitolo 1 di questo volume). Come in molti di questi dibattiti
concettuali nel campo degli studi comparativi sul genocidio, la questione se un
gruppo di vittime definito dalla loro affiliazione socio-politica di per sé
possa essere vittima di genocidio deriva direttamente dalla definizione
giuridica di genocidio contenuta nella Convenzione sul genocidio, il crimine.
Come recita l’Articolo II della Convenzione, “per genocidio si intende [una
serie di] atti commessi con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un
gruppo nazionale, etnico [sic], razziale o religioso, in quanto tale”
(Convenzione sulla prevenzione e Punizione del Crimine di Genocidio, 9 dicembre
1948, 78 UNTS a 280, Articolo II). Questa definizione esclude implicitamente i
gruppi politici dalla tutela prevista dalla Convenzione. Tuttavia, come verrà
discusso più avanti, il rifiuto automatico degli omicidi del 1965-1966 come
caso il genocidio su questa base è prematuro<a name="_ftnref4"></a><a href="http://blog.petiteplaisance.it/salvatore-bravo-indonesia-1965-il-capitalismo-genocidiario-oggi-si-cela-dietro-la-cortina-della-societa-dello-spettacolo-il-suo-linguaggio-e-divenuto-finzione-filmica/#_ftn4"><span style="mso-bookmark: _ftnref4;"><span color="windowtext">[4]</span></span><span style="mso-bookmark: _ftnref4;"></span></a><span style="mso-bookmark: _ftnref4;"></span>».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Il genocidio
di un gruppo etnico o politico ha lo scopo di rinnovare completamente uno
Stato. Il genocidio sperimenta la possibilità di un Nuovo Ordine, trasforma la
nazione in un immenso laboratorio. Distruggere un gruppo umano è il mezzo
mediante il quale trasformare la totalità. Si cancella la presenza di una
prospettiva politica e culturale per realizzare una palingenesi criminale e
assoluta. Cancellare la presenza culturale o fisica è modalità efficace ed
efficiente per ottenere un “nuovo prodotto sociale”. La tecnocrazia
capitalistica può essere applicata in larga scala o in modo ridotto, ma ha
sempre la finalità di “riorientare” eliminando culture e politiche. Mutilare
per rinnovare e sterilizzare culturalmente, e non solo: conservare e preservare
gli interessi delle oligarchie è lo scopo finale. Il caso indonesiano rientra
all’interno della “distruzione creativa”, nella quale l’<i>altro</i> è
negato nella sua verità di soggetto umano:<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">«Nel caso
indonesiano, sulla scia della propaganda disumanizzante dell’esercito in cui i
sostenitori comunisti venivano descritti come nemici pericolosi e infidi, la
violenza ha funzionato sia per classificare questi pericolosi nemici interni
sia per rendere necessario lo sradicamento del PKI, riformando quindi la
politica sociale indonesiana (vedere il capitolo 1, questo volume; Pohlman,
2012). Una serie di studiosi ha evidenziato questa funzione trasformativa del
genocidio indonesiano, mostrando come non solo il sistema politico indonesiano
ma anche il suo fondamentale panorama sociale, culturale e religioso siano
stati cambiati per sempre dalla violenza (ad esempio, Dwyer & Santikarma,
2003; Hearman, questo volume; Ida Bagus, 2012). Tutsi e Hutu; turco e armeno)
ma è principalmente “una strategia di potere” in cui “lo scopo ultimo del
genocidio non è la distruzione di un gruppo in quanto tale ma la trasformazione
della società nel suo insieme” (2013, p. 73). la società viene rifatta di nuovo
(vedi, ad esempio, Appadurai, 1998; Dunn, 2009; Mamdani, 2001). Per Feierstein,
questa concettualizzazione del genocidio come processo socialmente creativo lo
porta a rivalutare il modo in cui comprendiamo la distruzione di un gruppo
“nazionale”, il che a sua volta porta al nostro terzo argomento in questo
capitolo. In sostanza, riconsidera cosa si intendesse con il termine gruppo
“nazionale” ai sensi dell’articolo 2 della Convenzione sul Genocidio nella sua
analisi della repressione contro la sinistra politica in Argentina sotto la
giunta militare. Feierstein sostiene la comprensione del genocidio come
“essenzialmente una distruzione parziale del gruppo nazionale dei perpetratori
– una distruzione intesa a trasformare i sopravvissuti attraverso
l’annientamento delle vittime” (2013, p. 68). Il caso argentino, come egli
sostiene, in cui lo sterminio di un gruppo politico era parte di un gruppo
nazionale (la sinistra nel gruppo nazionale argentino) evidenzia come il
genocidio non sia tanto il risultato di scontri tra gruppi (es. Tutsi e Hutu;
turco e armeno) ma è principalmente “una strategia di potere” in cui “lo scopo
ultimo del genocidio non è la distruzione di un gruppo in quanto tale ma la
trasformazione della società nel suo insieme” (2013, p. 73)<a name="_ftnref5"></a><a href="http://blog.petiteplaisance.it/salvatore-bravo-indonesia-1965-il-capitalismo-genocidiario-oggi-si-cela-dietro-la-cortina-della-societa-dello-spettacolo-il-suo-linguaggio-e-divenuto-finzione-filmica/#_ftn5"><span style="mso-bookmark: _ftnref5;"><span color="windowtext">[5]</span></span><span style="mso-bookmark: _ftnref5;"></span></a><span style="mso-bookmark: _ftnref5;"></span>».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Smembrare i
corpi per cancellare</span></b><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">La
cancellazione fisica deve condurre a cancellare dalla memoria “l’esperienza
comunista”. Una delle peculiarità del genocidio indonesiano fu lo smembramento
dei corpi. Il fine era disumanizzare allo sguardo dei sopravvissuti i comunisti
e rimuovere dalle coscienze la prospettiva comunista. I corpi sezionati e
smembrati riducevano i comunisti ad animali da macello, era così possibile
associare il comunista al corpo di un animale o di un oggetto infranto. Il
capitalismo agisce per <i>cosalizzare</i> l’altro: la punta estrema
di tale logica è svelata nel genocidio. Il vertice del dolore rivela la verità
nascosta del capitalismo:<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">«Ha notato
come i bambini si allineavano lungo il ponte per vedere il fiume, esortando gli
altri a unirsi, mentre gli adulti si tenevano a distanza (Juadi, comunicazione
personale, 12 agosto 2015). Nel suo studio sulla politica del ferimento e dello
smembramento dei corpi nella post-colonia più in generale, Achille Mbembe
(2003, p. 35) sostiene che tale violenza funziona “per tenere davanti agli
occhi della vittima – e delle persone intorno lui o lei: lo spettacolo morboso
della recisione”. A Surabaya, i bambini e le vittime avevano maggiori
probabilità di vedere la divisione, mentre gli adulti erano più propensi a
vedere quelle che Membe chiama le “tracce” attraverso le quali “l’integrità
corporea è stata sostituita da pezzi”. Sia che si vedessero le divisioni o i
pezzi, si vedeva una forma incarnata di comunicazione politica che formava
quella che Benedict Anderson (2004, p. 1) definì la “fase selvaggia iniziale”
del Nuovo Ordine<a name="_ftnref6"></a><a href="http://blog.petiteplaisance.it/salvatore-bravo-indonesia-1965-il-capitalismo-genocidiario-oggi-si-cela-dietro-la-cortina-della-societa-dello-spettacolo-il-suo-linguaggio-e-divenuto-finzione-filmica/#_ftn6"><span style="mso-bookmark: _ftnref6;"><span color="windowtext">[6]</span></span><span style="mso-bookmark: _ftnref6;"></span></a><span style="mso-bookmark: _ftnref6;"></span> ».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">La caduta
nella continuità</span></b><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Nel 1998
Suharto è caduto, non serviva più. L’Unione Sovietica e il comunismo erano solo
un ricordo, ma l’Indonesia non si è confrontata con la sua memoria.
L’anticomunismo è ancora vivo, anzi i comunisti sono ancora oggetto di
violenza, in quanto il genocidio non è stato nei fatti riconosciuto e non vi
sono state reali e solide azioni giudiziarie. La memoria storica non è ancora
emersa nella sua verità:<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">«Sembra ora
che questa ondata di anticomunismo durante la campagna elettorale del 2014 e il
cinquantesimo anniversario delle violenze nel 2015 abbiano rappresentato
l’inizio di una nuova fase di politica anticomunista più intensa. Nel 2016, ad
esempio, l’anticomunismo si è ulteriormente intensificato (Manan et al.,
2016; <i>Tempo, </i>2016; Trianita & Farmita, 2016).11 Questa
intensificazione è in parte correlata alle crescenti richieste di giustizia per
i sopravvissuti alla violenza ( vedere i capitoli 16 e 17 di questo volume).
Tuttavia non si limita alle questioni direttamente collegate alla storia
comunista o alla politica progressista in generale. Ad esempio, all’inizio del
2015 è venuto alla luce che la vincitrice del concorso <i>Puteri
Indonesia </i>(Miss Indonesia) del 2014 aveva in precedenza, durante una
ripresa in Vietnam, indossato innocentemente una maglietta regalatale da un
amico vietnamita che aveva un martello e simbolo della falce su di esso<a name="_ftnref7"></a><a href="http://blog.petiteplaisance.it/salvatore-bravo-indonesia-1965-il-capitalismo-genocidiario-oggi-si-cela-dietro-la-cortina-della-societa-dello-spettacolo-il-suo-linguaggio-e-divenuto-finzione-filmica/#_ftn7"><span style="mso-bookmark: _ftnref7;"><span color="windowtext">[7]</span></span><span style="mso-bookmark: _ftnref7;"></span></a><span style="mso-bookmark: _ftnref7;"></span>».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Al momento
l’Indonesia è prigioniera del suo passato; ogni iniziativa legislativa per
confrontarsi con il genocidio è congelata, in quanto le attuali classi
dirigenti sono nei fatti le medesime che avviarono e realizzarono la
“distruzione creativa”. L’Occidente dei diritti tace e occulta il passato e il
presente indonesiano, in quanto sarebbe costretto a guardarsi nella sua verità:<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">«Ciò è reso
più chiaro in un’altra area in cui l’attuale bozza rivista della TRC avrebbe
potuto essere rafforzata rispetto alla Legge TRC del 2004, ovvero nelle
disposizioni per le misure di conciliazione. Nella Legge del 2004, le
potenziali misure di conciliazione per i sopravvissuti e le famiglie delle
vittime riguardavano: il risarcimento, fornito dallo Stato e che comprendeva disposizioni
monetarie e sanitarie; riabilitazione attraverso il ripristino del nome, della
dignità e dei diritti delle vittime; e la restituzione, che è stata definita
come “risarcimento dato dagli autori del reato o da un terzo alle vittime o
alle famiglie delle vittime” (vedi Articolo 1, Undang-Undang <i>Nomor 27
Tahun 2004, </i>nostra traduzione). Nella versione attuale non si fa
menzione di eventuali atti di restituzione da parte di autori o di terzi. Di
per sé, la mancanza di disposizioni specifiche per la restituzione non è così
significativa, né è probabile che abbia alcun impatto complessivo sui risultati
del risarcimento per i sopravvissuti. Ciò, tuttavia, indica ancora una volta
che, in qualsiasi TRC prevista da questa bozza attuale, gli autori e qualsiasi
ruolo che potrebbero svolgere in tale Commissione sono stati quasi
completamente rimossi. Come sottolineato in precedenza, ciò viola direttamente
i diritti delle vittime a un rimedio efficace e alla giustizia, come garantito
dall’adesione dell’Indonesia a una serie di strumenti internazionali sui
diritti umani<a name="_ftnref8"></a><a href="http://blog.petiteplaisance.it/salvatore-bravo-indonesia-1965-il-capitalismo-genocidiario-oggi-si-cela-dietro-la-cortina-della-societa-dello-spettacolo-il-suo-linguaggio-e-divenuto-finzione-filmica/#_ftn8"><span style="mso-bookmark: _ftnref8;"><span color="windowtext">[8]</span></span><span style="mso-bookmark: _ftnref8;"></span></a><span style="mso-bookmark: _ftnref8;"></span>».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Uno dei
compiti dell’umanesimo comunista è rendere denunciare le pratiche
capitalistiche, in modo che “l’assoluto” del capitalismo si riveli nella sua
verità apocalittica. Il nichilismo strumentale, vero fondamento del Capitalismo,
è la verità da svelare con le sue consustanziali tragedie che minacciano i
popoli e il pianeta.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Ed ecco, in
ultimo, che le ricchezze della famiglia Suharto rimangono incalcolabili e non
sono state minimante intaccate dalla caduta: pertanto l’Indonesia vive la sua
tragica continuità, la quale è la nostra <i>verità nascosta</i>.<o:p></o:p></span></p>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">
<hr align="center" noshade="" size="2" style="color: #333333;" width="100%" />
</span></div>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 6;"><b><span style="color: #333333; font-family: times; font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Note<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 6;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><a name="_ftn1"></a><a href="http://blog.petiteplaisance.it/salvatore-bravo-indonesia-1965-il-capitalismo-genocidiario-oggi-si-cela-dietro-la-cortina-della-societa-dello-spettacolo-il-suo-linguaggio-e-divenuto-finzione-filmica/#_ftnref1"><span style="mso-bookmark: _ftn1;"><b><span style="color: #0088cc; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">[1]</span></b></span><span style="mso-bookmark: _ftn1;"></span></a><span style="mso-bookmark: _ftn1;"></span><b><span style="color: #333333; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> Citado no livro de John Pilger, «<i>The new
rulers of the world</i>», Verso 2002, p. 15.<o:p></o:p></span></b></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 6;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><a name="_ftn2"></a><a href="http://blog.petiteplaisance.it/salvatore-bravo-indonesia-1965-il-capitalismo-genocidiario-oggi-si-cela-dietro-la-cortina-della-societa-dello-spettacolo-il-suo-linguaggio-e-divenuto-finzione-filmica/#_ftnref2"><span style="mso-bookmark: _ftn2;"><b><span style="color: #0088cc; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">[2]</span></b></span><span style="mso-bookmark: _ftn2;"></span></a><span style="mso-bookmark: _ftn2;"></span><b><span style="color: #333333; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> AA. VV., <i>L’indonesiano genocidio del
1965</i>, <i>Studi Palgrave nella storia del genocidio</i>, 2018, pag. 53.<o:p></o:p></span></b></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 6;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><a name="_ftn3"></a><a href="http://blog.petiteplaisance.it/salvatore-bravo-indonesia-1965-il-capitalismo-genocidiario-oggi-si-cela-dietro-la-cortina-della-societa-dello-spettacolo-il-suo-linguaggio-e-divenuto-finzione-filmica/#_ftnref3"><span style="mso-bookmark: _ftn3;"><b><span style="color: #0088cc; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">[3]</span></b></span><span style="mso-bookmark: _ftn3;"></span></a><span style="mso-bookmark: _ftn3;"></span><b><span style="color: #333333; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> <i>Ibidem</i>, pp. 34-35.<o:p></o:p></span></b></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 6;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><a name="_ftn4"></a><a href="http://blog.petiteplaisance.it/salvatore-bravo-indonesia-1965-il-capitalismo-genocidiario-oggi-si-cela-dietro-la-cortina-della-societa-dello-spettacolo-il-suo-linguaggio-e-divenuto-finzione-filmica/#_ftnref4"><span style="mso-bookmark: _ftn4;"><b><span style="color: #0088cc; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">[4]</span></b></span><span style="mso-bookmark: _ftn4;"></span></a><span style="mso-bookmark: _ftn4;"></span><b><span style="color: #333333; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> <i>Ibidem</i>, pag. 29.<o:p></o:p></span></b></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 6;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><a name="_ftn5"></a><a href="http://blog.petiteplaisance.it/salvatore-bravo-indonesia-1965-il-capitalismo-genocidiario-oggi-si-cela-dietro-la-cortina-della-societa-dello-spettacolo-il-suo-linguaggio-e-divenuto-finzione-filmica/#_ftnref5"><span style="mso-bookmark: _ftn5;"><b><span style="color: #0088cc; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">[5]</span></b></span><span style="mso-bookmark: _ftn5;"></span></a><span style="mso-bookmark: _ftn5;"></span><b><span style="color: #333333; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> <i>Ibidem</i>, pag. 35.<o:p></o:p></span></b></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 6;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><a name="_ftn6"></a><a href="http://blog.petiteplaisance.it/salvatore-bravo-indonesia-1965-il-capitalismo-genocidiario-oggi-si-cela-dietro-la-cortina-della-societa-dello-spettacolo-il-suo-linguaggio-e-divenuto-finzione-filmica/#_ftnref6"><span style="mso-bookmark: _ftn6;"><b><span style="color: #0088cc; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">[6]</span></b></span><span style="mso-bookmark: _ftn6;"></span></a><span style="mso-bookmark: _ftn6;"></span><b><span style="color: #333333; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> <i>Ibidem</i>, pag. 150.<o:p></o:p></span></b></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 6;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><a name="_ftn7"></a><a href="http://blog.petiteplaisance.it/salvatore-bravo-indonesia-1965-il-capitalismo-genocidiario-oggi-si-cela-dietro-la-cortina-della-societa-dello-spettacolo-il-suo-linguaggio-e-divenuto-finzione-filmica/#_ftnref7"><span style="mso-bookmark: _ftn7;"><b><span style="color: #0088cc; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">[7]</span></b></span><span style="mso-bookmark: _ftn7;"></span></a><span style="mso-bookmark: _ftn7;"></span><b><span style="color: #333333; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> <i>Ibidem</i>, pag. 302.<o:p></o:p></span></b></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 6;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><a name="_ftn8"></a><a href="http://blog.petiteplaisance.it/salvatore-bravo-indonesia-1965-il-capitalismo-genocidiario-oggi-si-cela-dietro-la-cortina-della-societa-dello-spettacolo-il-suo-linguaggio-e-divenuto-finzione-filmica/#_ftnref8"><span style="mso-bookmark: _ftn8;"><b><span style="color: #0088cc; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">[8]</span></b></span><span style="mso-bookmark: _ftn8;"></span></a><span style="mso-bookmark: _ftn8;"></span><b><span style="color: #333333; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> <i>Ibidem</i>, pag. 323.<o:p></o:p></span></b></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span><a href="https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/27592-piccole-note-navalny-stava-per-essere-liberato.html"><span style="font-family: times; font-size: large;">da
qui</span></a><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><o:p style="font-size: 12pt; font-size: 12pt;"></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><br /></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><br /></p>
<iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="360" src="https://www.youtube.com/embed/N9zbhPBEzjg?si=SY7xoCr6IwxXewd6" title="YouTube video player" width="560"></iframe>francescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1440006884326766901.post-77272051161161320672024-03-07T09:56:00.000-08:002024-03-07T09:56:56.800-08:00Iuventa, un processo politico durato sette anni - Annalisa Camilli<p> </p><p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 1; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Quella della procura di Trapani sulla nave
Iuventa dell’ong tedesca Jugend Rettet, cominciata nel 2016, è stata la madre
di tutte le inchieste sulle organizzazioni che si occupano di soccorso in mare.
Sette anni dopo il sequestro della nave nel porto di Lampedusa, il 28 febbraio
la procura <a href="https://internazionale.us16.list-manage.com/track/click?u=9606152151dbc9a1003b9d59b&id=d9c7e03ba6&e=008efb78fc"><span style="color: #007bb5; text-decoration-line: none;">ha chiesto il non luogo a
procedere</span></a>.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="color: black;">Sono cadute tutte le accuse, quelle che allora erano state riprese da molti
politici, ma anche da diversi giornali come prove di presunti contatti e
collaborazioni tra le navi delle ong e i trafficanti di esseri umani in Libia
in quello che abbiamo più volte definito </span><a href="https://www.internazionale.it/bloc-notes/annalisa-camilli/2019/05/03/legge-mare-ong-introduzione-libro"><span style="color: #007bb5; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; text-decoration: none; text-underline: none;">“processo di criminalizzazione del
soccorso in mare”</span></a><span style="color: black;">. Il sequestro </span><a href="https://www.internazionale.it/notizie/annalisa-camilli/2017/08/08/accuse-ong-iuventa-jugend-rettet"><span style="color: #007bb5; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; text-decoration: none; text-underline: none;">dell’imbarcazione dell’ong tedesca
il 2 agosto 2017 è stato uno spartiacque</span></a><span style="color: black;">: sembrava avvalorare le
presunte collaborazioni su cui indagavano da almeno sei mesi alcuni pubblici
ministeri italiani, tra cui quelli di Trapani.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="color: black;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Nel marzo del 2021 la procura siciliana aveva chiuso l’indagine e aveva
formalizzato le accuse contro il personale di tre organizzazioni umanitarie:
Save the children, Medici senza frontiere (Msf) e Jugend Rettet. Ventuno
persone erano state accusate di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina
per aver partecipato a diversi salvataggi di migranti in fuga dalla Libia tra
il 2016 e il 2017, quando a coordinare i soccorsi c’era la Centrale operativa
della guardia costiera italiana (Mrcc). Le pene previste per questo tipo di
reato possono arrivare fino a vent’anni di reclusione.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="color: black;">Nell’inchiesta </span><a href="https://internazionale.us16.list-manage.com/track/click?u=9606152151dbc9a1003b9d59b&id=4ec9157e39&e=008efb78fc"><span style="color: #007bb5; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; text-decoration: none; text-underline: none;">sono state intercettate decine di
persone</span></a><span style="color: black;">, tra cui molti giornalisti e alcuni avvocati, fatto abbastanza inconsueto
e che si è verificato in passato solo nelle indagini che riguardavano la
criminalità organizzata o il terrorismo.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="color: black;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Il 2 marzo si è conclusa l’udienza preliminare e il 19 aprile il giudice
annuncerà la sentenza per il proscioglimento o l’eventuale rinvio a giudizio e
successivamente pubblicherà le motivazioni, ma è un fatto molto importante che
la procura abbia ritirato le accuse, di fatto ritenendo poco solido il lavoro
compiuto negli ultimi sette anni.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="color: black;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Tutto l’impianto accusatorio dell’indagine si basava sulla testimonianza di
due agenti di sicurezza della Imi security service, imbarcati sulla nave
umanitaria di Save the children, Pietro Gallo e Floriana Ballestra, che avevano
mandato un fascicolo sull’operato delle ong direttamente a Matteo Salvini,
leader della Lega, all’epoca all’opposizione. La procura allora aveva aperto
un’indagine e aveva mandato un agente sotto copertura a bordo della nave Vos
Hestia di Save the children, per raccogliere altre informazioni.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="color: black;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Quelle foto e quelle conversazioni registrate dall’agente sotto copertura
erano poi trapelate su tutti i giornali, nonostante l’inchiesta fosse ancora in
corso. Mostravano degli operatori umanitari a bordo di piccole lance di
salvataggio che trainavano le imbarcazioni vuote dei migranti. Queste immagini
sono state ritenute la prova di riconsegne concordate con i trafficanti. Gli
esperti di <a href="https://internazionale.us16.list-manage.com/track/click?u=9606152151dbc9a1003b9d59b&id=7c6ea2e027&e=008efb78fc"><span style="color: #007bb5; text-decoration: none; text-underline: none;">Forensic
architecture avevano studiato quelle foto</span></a> ed erano riusciti a
dimostrare che non c’era in realtà alcuna riconsegna.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="color: black;"><span style="font-family: times; font-size: large;">La procura ha chiesto anche la restituzione all’ong tedesca della nave
umanitaria sequestrata nel 2017 e ormai irrimediabilmente danneggiata dal
fermo. Nella sua memoria, l’accusa ha ammesso la mancanza di credibilità dei
principali testimoni e l’assenza di prove che dimostrino l’esistenza di un
illecito da parte degli imputati. L’accusa ha osservato inoltre che l’udienza
preliminare ha fornito ulteriori prove e informazioni rispetto a quelle
precedentemente ottenute, il che ha portato a un cambiamento di posizione.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="color: black;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Anche se sollevati dal cambio di opinione dell’accusa, gli imputati hanno
espresso sconcerto per ciò che percepiscono come un’incapacità da parte
dell’accusa. “Prove cruciali, come i dubbi sulla credibilità dei testimoni
dell’accusa, avrebbero dovuto essere affrontate durante la fase investigativa,
non durante il procedimento preliminare”, hanno scritto gli imputati in un
comunicato. La difesa ha sottolineato l’importanza di condurre un’indagine
approfondita prima del processo preliminare.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="color: black;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Francesca Cancellaro, una degli avvocati della difesa, ha criticato
l’approccio dei pubblici ministeri: “Siamo contenti che la procura abbia
cambiato idea dopo sette anni. Tuttavia, non è così che funziona uno stato di
diritto. Le accuse dovrebbero essere formulate solo dopo un’indagine
approfondita e la raccolta di tutte le prove disponibili. Cominciare un
processo senza i dovuti accertamenti è ingiusto e comporta un onere indebito
per gli imputati”.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="color: black;"><span style="font-family: times; font-size: large;">“Che in otto anni siano stati spesi tre milioni di euro di denaro pubblico
per perseguire persone che salvavano vite umane è ancora una vergogna”, hanno
commentato i legali dell’equipaggio della Iuventa, che ora chiedono l’apertura
di un’altra inchiesta sul lungo procedimento giudiziario che ha avuto pesanti
ripercussioni politiche e ha cambiato la gestione della frontiera marittima e
le pratiche di soccorso in mare lungo la rotta più pericolosa del mondo, quella
del Mediterraneo centrale.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><a href="https://www.internazionale.it/notizie/annalisa-camilli/2024/03/05/iuventa-ong-soccorso-in-mare-trapani"><span style="font-family: times; font-size: large;">da
qui</span></a><span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></p>francescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1440006884326766901.post-63267129443083561522024-03-06T11:50:00.000-08:002024-03-06T11:51:16.145-08:00 12 mila minori stranieri spariti nel nulla in Italia<p><span style="background-color: white; font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">In Italia, un fenomeno è stato denunciato dalla relazione del Commissario
straordinario per le persone scomparse: ogni anno, decine di migliaia di
ragazzi non fanno ritorno alle proprie case. Nel solo 2023, si sono registrate
29.315 scomparse, con una prevalenza di minori (21.951 casi, pari al 75% del
totale) tra cui spicca il numero elevato di ragazzi stranieri (17.535). Questo
dato segna un netto aumento rispetto all’anno precedente, in cui le scomparse
ammontavano a 13.000, evidenziando una situazione che si è aggravata
parallelamente all’incremento degli arrivi sul territorio italiano dal 2015.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Sebbene molti siano stati successivamente ritrovati, restano irrisolti
11.810 casi di minori arrivati non accompagnati, lasciando nell’incertezza il
destino di questi giovani. Il 91% di questi casi riguarda maschi, molti dei
quali fuggono dagli alloggi di accoglienza con l’intenzione di raggiungere
parenti e amici in altri paesi europei. In particolare, molti 17enni tendono a
scomparire volontariamente da strutture di accoglienza o famiglie affidatarie.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Un numero significativo di questi giovani entra nella clandestinità,
trovando impiego irregolare e inviando denaro alle famiglie d’origine.
L’afflusso di giovani egiziani, in particolare, si è intensificato negli ultimi
due anni, con destinazioni prevalenti in Lombardia e altre regioni del Nord
Italia. Questi ragazzi, dopo un lungo viaggio attraverso la rotta balcanica,
giungono in Italia dove spesso sfuggono al controllo delle autorità per
iniziare una nuova vita.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: x-large;">Il timore è che molti di questi ragazzi possano essere coinvolti in
attività illecite o cadere vittime di sfruttamento sessuale. Benché non vi
siano prove concrete, vi è la preoccupazione che alcuni possano addirittura essere
oggetto di traffico d’organi. Ad oggi, solo 25 dei minori stranieri scomparsi
nel 2023 sono stati ufficialmente riconosciuti come potenziali vittime di
reati, lasciando irrisolto il destino degli altri.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">La provenienza di questi minori scomparsi è varia, ma accomunata dalla
povertà delle nazioni di origine, come Tunisia, Egitto e Guinea, dove la vita
di un bambino o adolescente può avere un valore monetario. Per far luce su
questa drammatica realtà, nel dicembre 2023, il Commissario per le persone scomparse
ha firmato un accordo triennale con l’Autorità garante per l’infanzia e
l’adolescenza, con l’obiettivo di scambiarsi informazioni utili a prevenire e
contrastare il fenomeno, oltre che a promuovere azioni concrete di intervento.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Soltanto nel primo semestre 2023 si sono contate 9.626 segnalazioni di
minori con cui si sono persi i contatti temporaneamente o in modo permanente
(pari al 73,87% del totale delle denunce di scomparsa del periodo, in tutto
13.031), di cui 7.503 stranieri (77,94%) e 2.123 italiani (22,05%). I
giovanissimi stranieri rintracciati sono per ora meno di un terzo (il 32,36%),
i coetanei italiani riemersi quasi tre quarti (73,81%).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">l fenomeno dei minori scomparsi riguarda in larga percentuale giovani
stranieri che si allontanano dalle strutture di accoglienza nelle quali sono
ospitati, per raggiungere famiglie o parenti, in Italia o all’estero.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Questo scenario rappresenta una delle grandi crisi del nostro tempo, dietro
cui si celano storie complesse e spesso drammatiche, che necessitano di
risposte concrete e urgenti per proteggere i più vulnerabili.<span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><br /></span></p>
<span style="line-height: 107%;"><a href="https://diogeneonline.info/12-mila-minori-stranieri-spariti-nel-nulla-in-italia/"><span style="font-family: times; font-size: large;">da qui</span></a></span>francescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1440006884326766901.post-10558467764842090592024-03-05T09:29:00.000-08:002024-03-05T09:29:00.136-08:00 Sotto la banca il clima crepa - Marco Bersani<p><span style="font-family: times; font-size: x-large;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b>Nei sette
anni dalla firma dell’Accordo di Parigi, le banche con sede nell’Unione Europea
hanno erogato 327,15 miliardi di dollari in prestiti e sottoscrizioni a favore
di combustibili fossili (239,63 mld) e attività agricole industriali nel Sud
globale (87,42 mld)</b>. Con una
media annuale, fra il 2016 e il 2022, di 46,74 miliardi di dollari a fronte dei
soli 11,26 miliardi di dollari (meno di un quarto) destinati alla mitigazione
della crisi climatica.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Di fatto,
mentre spergiurano in ogni spot pubblicitario di essere determinate
nell’affrontare la crisi climatica, condannano le comunità di Africa, Asia e
America Latina alla mancanza di terra, alla deforestazione, all’inquinamento
dell’acqua e alla privazione dei diritti umani fondamentali.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b>In questa
classifica-killer troviamo al primo posto BPN Paribas </b>(49,55 mld di dollari), seguita da
Société Générale (41,7 mld), Crédit Agricole (37,57 mld) e ING Group (21,14
mld). Vengono subito dopo le “nostre” Unicredit (18,40 mld) e Intesa San Paolo
(11,95 mld).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">È cosi che
proliferano nel mondo le cosiddette <b><i>“carbon bombs”</i></b>, ovvero
quei progetti di estrazione di gas, petrolio e carbone che, se avviati,
comporterebbero un aumento di gas serra superiore al miliardo di tonnellate di
CO2 equivalente (per capirci: tre volte le emissioni prodotte dall’Italia in un
intero anno).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Attualmente,
secondo una ricerca dell’Università di Leeds, pubblicata sulla rivista Energy
Police, esistono nel mondo 425 di questi progetti. Solo Deutsche Bank ne sta
finanziando, direttamente o indirettamente, ben 83, mentre 59 ricevono fondi da
BPN Paribas.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><b>Se da chi
finanzia passiamo a chi è finanziato, il primato di chi riceve più risorse
economiche dalle banche europee è della italianissima ENI, </b>controllata dal MEF, sia
direttamente, sia attraverso la quota di Cassa Depositi e Prestiti.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Dal 2016 al
2022, ENI ha ricevuto da UniCredit 4,01 miliardi di dollari, da Intesa Sanpaolo
3,45 miliardi di dollari, 3,19 mld da BNP Paribas e 3,03 mld da
Crédit Agricole.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Nonostante
ripeta compulsivamente di voler trasformare la propria attività per raggiungere
la “carbon neutrality entro il 2050”, in realtà ENI continua a dare
priorità agli investimenti in petrolio e gas e nel 2023 è stata uno dei
maggiori produttori al mondo, alla guida di un’ulteriore “corsa al gas” in
tutto il continente africano e in particolare in Egitto, Mozambico, Angola e
Libia.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Se questo è
il quadro, varrebbe forse la pena di sospendere tutte le infinite diatribe sui
gruppi di attiviste/i che con un po’ di vernice (lavabile) cercano di richiamare
l’attenzione sulla drammaticità della crisi climatica in atto, e porre
finalmente al centro della discussione politica e culturale<b> una
semplice verità</b>:<b> per decarbonizzare la nostra economia è
fondamentale ridurre le emissioni drasticamente; per ridurre le emissioni a
sufficienza da scongiurare il superamento degli 1,5 gradi è fondamentale
mantenere sottoterra almeno il 60% del gas e del petrolio esistenti e il 90%
del carbone; per mantenere sottoterra questa quota di combustibili fossili, le
aziende del comparto dovranno rinunciare a miliardi di dollari di profitti;
perché ciò avvenga bisogna impedire alle banche di continuare a rifocillarle.</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Non sembra
così difficile da capire. Né per le banche, né per le imprese, tanto meno per i
governi.Toccherà farglielo presente, smettendo di delegare il compito ai gruppi
di attiviste/i di cui sopra.<o:p></o:p></span></p>
<span style="line-height: 107%;"><a href="https://comune-info.net/sotto-la-banca-il-clima-crepa/"><span style="font-family: times; font-size: large;">da qui</span></a></span>francescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1440006884326766901.post-19623638221549051582024-03-04T09:23:00.000-08:002024-03-04T09:23:00.135-08:00I prezzi agricoli dipendono da dinamiche interamente finanziarie - Alessandro Volpi<p><span style="font-family: times; font-size: large;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Le proteste
degli agricoltori in gran parte dell’Europa hanno <a href="https://valori.it/protesta-agricoltori-capitalismo/"><span style="color: #6c818c; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">varie motivazioni, diverse da zona a zona</span></a>, ma una è comune a quasi tutti i
contesti. Si tratta della micidiale <b>instabilità dei prezzi dei prodotti
agricoli</b>, il cui andamento è sempre più slegato dalle dinamiche produttive
e dalle condizioni della domanda e dell’offerta reali, dipendendo invece
da <b>dinamiche interamente finanziarie</b>.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">La
determinazione dei prezzi agricoli avviene in primis nelle <b>grandi Borse
merci</b> del Pianeta, in particolare in quelle di <b>Chicago</b>,
di <b>Parigi</b>, di <b>Londra</b> e di <b>Mumbai</b>, che
non sono istituzioni “pubbliche”, bensì realtà private i cui principali
azionisti sono costituiti dai <b>più grandi fondi finanziari globali</b>.
Nel caso del Chicago Mercantile Exchange, i pacchetti più rilevanti sono in
mano a <b>Vanguard</b>, <b>BlackRock</b>, <b>JP. Morgan</b>, <b>State
Street Corporation</b> e <b>Capital International Investitors</b>.
Presenze in parte simili compaiono nella Borsa di Londra e in altre sedi
minori.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">A questo
dato se ne aggiunge un altro, fondamentale. Soprattutto nelle Borse di Chicago,
di Londra e di Parigi la stragrande maggioranza degli operatori non è
costituita da <b>produttori e compratori reali</b>, quelli cioè che
producono realmente il grano e quelli che lo comprano realmente, ma da grandi
fondi finanziari e da <b>fondi specializzati nel settore agricolo</b> che,
senza aver alcun contratto di compravendita dei beni, scommettono
sull’andamento dei prezzi. E sono proprio soprattutto le <b>scommesse a
determinare i prezzi reali</b>. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 2;"><b><span style="font-family: times; font-size: large;">Tutto si
spiega<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 2;"><b><span style="font-family: times; font-size: large;">Il caso dei
“derivati meteorologici”<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">C’è, a tal
proposito, <b>una singolare storia</b> che vorrei provare a
raccontare in poche righe. Esistono ormai dalla metà degli anni novanta i <a href="https://valori.it/derivati-finanza-scommesse-meteo/"><span style="color: #6c818c; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">“derivati meteorologici”</span></a>. Si tratta di prodotti finanziari nati in origine per
coprire i produttori agricoli contro il <b>rischio</b> di condizioni
meteorologiche avverse. A tale scopo esistevano ed esistono le assicurazioni
specifiche ma, in realtà, simili strumenti tendono a riguardare solo gli <b>eventi
estremi</b>. Sono nati così i derivati, con l’intento di garantire una
copertura anche da rischi meno gravi. Quindi un produttore di cereali che
avesse temuto una stagione poco o troppo piovosa avrebbe potuto comprare i
derivati e coprirsi.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Dall’inizio
del nuovo millennio, però, il mondo dell’onnipotente finanza ha deciso, con il
pieno avallo delle istituzioni internazionali, di consentire l’acquisto e la
vendita di questi titoli anche a chi <b>non fosse legato alla produzione
dei beni soggetti alle oscillazioni climatiche</b>, trasformandoli così in vere
e proprie scommesse. Se le aspettative dei fondi sono orientate all’aumento dei
prezzi, scommettono al rialzo e trascinano così i prezzi a livelli
insostenibili, in caso contrario puntano direttamente al ribasso, giocando
sullo scoperto, con danni pesanti per i produttori.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Dunque <b>all’origine
delle instabilità dei prezzi</b> si pongono gli strumenti finanziari
generati da questi fondi “scommettitori”, i quali sono anche, come appena
ricordato, i “proprietari” delle Borse stesse. Non hanno nulla a che fare con
la produzione e il commercio reali dei beni agricoli scambiati, ma sono i
principali player di prezzo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 2;"><b><span style="font-family: times; font-size: large;">Sono i
colossi finanziari che determinano la formazione dei prezzi agricoli<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Tuttavia,
la <b>finanziarizzazione</b> dei processi di determinazione dei
prezzi di beni agricoli presenta altri elementi sconcertanti. Come detto, nelle
Borse, a fronte di tanti fondi finanziari, ci sono pochi produttori. Ma i
produttori chi sono? Nel caso dei cereali, si tratta di <b>quattro grandi
società</b>: <b>Archer-Daniels Midland</b>, <b>Bunge</b>, <b>Cargill</b> e <b>Dreyfus</b>.
Le prime due in particolare sono <b>possedute dai grandi fondi</b>,
Vanguard, Black Rock e State Street: i medesimi operatori finanziari nelle
Borse merci di Parigi, Londra e Chicago.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">L’intera
dinamica della formazione dei prezzi agricoli, su cui incidono assai poco le
retribuzioni del lavoro contadino, strutturalmente molto basse, risulta
pertanto <b>nelle mani di colossi finanziari che controllano Borse,
scommesse e produzione</b>: un gigantesco <b>monopolio</b> mondiale rispetto
al quale ogni altra variabile, persino quella dell’offerta complessiva di beni
agricoli, appare decisamente secondaria.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 2;"><b><span style="font-family: times; font-size: large;">I fondi
d’investimento hanno in mano anche il sistema alimentare<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Del resto, i
fondi hanno in mano anche <b>il complesso del settore alimentare</b>. Tra
le prime dieci società per fatturato troviamo <b>Associated British Foods</b> (di
cui Berkshire possiede il 9,2%, Vanguard l’8,5, BlackRock il 7 e State Street
il 4), <b>Kellogg’s</b>, (che è nelle mani di Vanguard per il 9%, di
BlackRock per il 9 e di State Street per il 3,8), <b>Mondelez</b> (di
cui Vanguard detiene il 9,1%, BlackRock il 7,3 e State Street il 4,4), <b>Pepsico</b> (che
è posseduta da Vanguard per il 9,3, da Black Rock per il 7,8 e da State Street
per il 4,2%).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Il processo
di concentrazione ha ancora <b>ulteriori risvolti</b>. I terreni agricoli
degli Stati Uniti sono circa 900 milioni di acri; di questi una trentina sono
nelle mani di una ristretta cerchia di grandi finanzieri che li hanno
comprati <b>non certo per interessi agricoli</b>. Si tratta di John Malone,
grande azionista dei media, di Ted Turner, di Jeff Bezos, di Bill Gates e di
pochi altri. Hanno acquistato queste sterminate pianure perché il prezzo della
terra, negli Stati Uniti, è cresciuto tra il 2021 e il 2022 del 34%. Si tratta
di un <b>aumento trascinato dalla lievitazione dei prezzi dei cereali</b>,
a loro volta infiammati dalla speculazione dei titoli derivati sui cereali
stessi. Così i grandi finanzieri, che hanno scommesso sui derivati, possono
comprare e vedono crescere il valore dei terreni che acquistano.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">La finanza
sta monopolizzando la già monopolistica agricoltura americana consegnando ad un
club di ultramiliardari la determinazione dei prezzi mondiali.<o:p></o:p></span></p>
<span style="line-height: 107%;"><a href="https://valori.it/prezzi-agricoli-finanziarizzazione/"><span style="font-family: times; font-size: large;">https://valori.it/prezzi-agricoli-finanziarizzazione</span></a></span>francescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1440006884326766901.post-41847510782216695812024-03-03T09:32:00.000-08:002024-03-03T09:32:00.133-08:00 L’attacco dell’industria chimica europea al Piano verde dell’UE - Riccardo Petrella<p><span style="font-family: times; font-size: large;"> <span style="background-color: white; color: #111111;">Sulla Dichiarazione di Anversa (20 febbraio 2024).</span></span></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #111111; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0.75em 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Settantaquattro persone (provenienti da 58 aziende, 15 associazioni imprenditoriali e un sindacato) si sono incontrate a porte chiuse nel porto di Anversa (il più grande centro di produzione chimica d’Europa e il secondo al mondo dopo il Texas), presso il sito della BASF (la più grande azienda chimica del mondo). Tra i presenti c’erano il capo della BASF e altri pesi massimi dell’industria chimica europea, che hanno firmato una “<u style="border: 0px; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-variation-settings: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Dichiarazione di Anversa. Per un Patto Industriale Europeo” (</u>vedi il testo completo: <a href="https://antwerp-declaration.eu/" style="border: 0px; color: #e84747; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-variation-settings: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none; vertical-align: baseline;">https://antwerp-declaration.eu/</a> ) alla presenza e, soprattutto, con il visibile sostegno di Alexander De Croo, Primo Ministro belga, il cui paese detiene da gennaio la presidenza di turno dell’Unione Europea, e di Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, che ha appena ufficializzato la sua candidatura a succedersi per il 2024-2029. Questo dimostra il valore politico “istituzionale” della Dichiarazione.</span></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #111111; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0.75em 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">E, di fatto, i firmatari non si sono fatti scrupoli. Fin dalle prime parole che precedono il titolo della Dichiarazione, essi affermano: “<em style="border: 0px; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant: inherit; font-variation-settings: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Il futuro dell’Europa è nell’industria”.</em> La prima delle 10 proposte della Dichiarazione è quella di “<u style="border: 0px; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-variation-settings: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Porre il Patto industriale al centro dell’Agenda strategica europea 2024-2029″.</u> “<em style="border: 0px; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant: inherit; font-variation-settings: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Chiediamo un piano d’azione completo per portare la competitività al livello di priorità strategica e creare le condizioni per una più forte motivazione imprenditoriale in Europa. Il piano d’azione deve includere misure per eliminare l’incoerenza normativa, gli obiettivi contrastanti, l’inutile complessità della legislazione e l’eccesso di relazioni</em>“. Inoltre, poiché ritengono che la regolamentazione pubblica per obiettivi sociali e ambientali sia onerosa, costosa e riduca la libertà delle imprese di innovare, prosperare e competere, chiedono “<em style="border: 0px; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant: inherit; font-variation-settings: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">una proposta omnibus per intraprendere azioni correttive su tutte le normative europee esistenti</em>“.</span></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #111111; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0.75em 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Certo, nel tentativo di usare un linguaggio educato e conciliante, la dichiarazione parla di mettere il Patto industriale sullo stesso piano del Patto verde europeo (adottato dall’UE nel 2019), non in opposizione, ma uno accanto all’altro. Si tratta di un’affermazione puramente verbale. Le proposte 9 e 10 confermano ciò che l’industria chimica europea vuole: dare priorità al Patto industriale, per riportare la competitività industriale dell’Europa al massimo livello degli imperativi per la crescita, l’autonomia e, a loro avviso, la sopravvivenza dell’economia europea.</span></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #111111; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0.75em 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">La proposta 9 predica <u style="border: 0px; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-variation-settings: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">“un nuovo spirito normativo</u>“. Invita a “<em style="border: 0px; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant: inherit; font-variation-settings: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">lasciare che siano gli imprenditori a trovare le soluzioni migliori. La legislazione deve creare condizioni favorevoli per incoraggiarli a investire</em>“. Un chiaro ritorno al credo della “libera” economia di mercato capitalista. Per i firmatari della Dichiarazione, il nuovo spirito normativo significa abbandonare qualsiasi regolamentazione della vita e della Terra che sia contraria agli interessi del mondo degli affari e della finanza. Da parte sua, la proposta 10 suggerisce di “<em style="border: 0px; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant: inherit; font-variation-settings: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">creare all’interno della Commissione europea un posto di vicepresidente responsabile del monitoraggio e del controllo dell’attuazione delle misure prioritarie del Patto industriale europeo</em>“. Se approvata, ciò equivarrebbe all’installazione all’interno dell’esecutivo europeo di una sorta di potere extra-statutario concesso all’industria europea.</span></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #111111; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0.75em 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><u style="border: 0px; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-variation-settings: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">L’UE sarà responsabile del fallimento del Green Deal?</span></u></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #111111; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0.75em 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Non sorprende che il Patto verde dell’UE sia stato messo in crisi. Nel settembre 2018, alla vigilia dell’approvazione del Patto Verde, lo stesso CEFIF ha pubblicato un <u style="border: 0px; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-variation-settings: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Manifesto per un’Europa competitiva: perché l’UE ha bisogno di una strategia industriale ambiziosa, </u>incentrato su 7 punti<u style="border: 0px; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-variation-settings: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">.</u>. In questo documento, l’industria chimica europea aveva evidenziato quattro punti ripresi nella Dichiarazione di Anversa:</span></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #111111; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0.75em 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">– Rendere le politiche energetiche e climatiche competitive in termini di costi</span></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #111111; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0.75em 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">– Completare il mercato unico delle reti (mercato unico dell’elettricità, infrastrutture ferroviarie, reti digitali)</span></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #111111; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0.75em 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">– Monitorare sistematicamente il costo cumulativo della regolamentazione</span></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #111111; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0.75em 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">– Fare della competitività industriale una priorità</span></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #111111; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0.75em 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Sappiamo che il mondo dell’economia e della finanza ha sempre opposto resistenza alle misure adottate a livello nazionale, continentale e globale, in particolare nell’ambito dei programmi delle Nazioni Unite, per combattere i cambiamenti climatici, la deforestazione, la desertificazione e l’inquinamento di acqua, aria e suolo da parte di sostanze chimiche altamente tossiche per la salute umana e gli ecosistemi. Questo spiega i ritardi inaccettabili, le intollerabili carenze e le ambiguità delle decisioni – soprattutto in termini di impegni finanziari pubblici e privati – che sono state prese in questi settori negli ultimi trent’anni. Questo nonostante 58 grandi conferenze delle Nazioni Unite (le COP), di cui 28 sul cambiamento climatico, 15 sulla biodiversità e 15 sulla deforestazione/desertificazione.</span></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #111111; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0.75em 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">La guerra in Ucraina ha innescato profondi cambiamenti nella produzione e nel commercio di combustibili fossili (petrolio, gas, ecc.) e nell’agroalimentare (industria delle sementi, prodotti agrochimici, ecc.). La Germania è stata maggiormente penalizzata nel settore energetico (gas, petrolio). È stata costretta a rompere i legami di cooperazione con la Russia, il che non è stato privo di significative perdite economiche e finanziarie.</span></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #111111; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0.75em 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Da qui, la reazione di importanti aziende tedesche ed europee, in particolare del settore chimico e agroindustriale, che hanno sottolineato l’urgente necessità, a loro avviso, di rivedere le priorità dell’agenda dell’UE e di ridare vigore e legittimità alla politica industriale e all’imperativo della competitività europea per sopravvivere sui mercati mondiali.</span></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #111111; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0.75em 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Da qui, negli ultimi tre anni, l’esplosione di misure che si allontanano apertamente, o addirittura abbandonano, gli obiettivi della lotta al cambiamento climatico e alla devastazione, in parte irreversibile, dell’ecosistema terrestre.</span></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #111111; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0.75em 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Penso in particolare alle decisioni della Commissione europea dell’UE, in sintonia e collaborazione con altri attori internazionali, di :</span></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #111111; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0.75em 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">– prorogare per altri dieci anni l’autorizzazione alla produzione e all’uso del glifosato, il famoso prodotto chimico della Monsanto-Bayer riconosciuto dall’OMS come altamente tossico;</span></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #111111; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0.75em 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">– non sottoporre i nuovi OGM basati sulle nuove tecniche genomiche alle regole di precauzione e di controllo della sicurezza, una scelta a favore della deregolamentazione approvata nel febbraio 2024 anche dalla maggioranza del Parlamento europeo;</span></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #111111; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0.75em 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">– ritirare la bozza di regolamento europeo SUR, il 6 febbraio 2024, pochi giorni dopo che la Francia ha “messo in stand-by” il piano ECOPHYTO, in seguito alle manifestazioni e alle richieste degli agricoltori membri delle federazioni attive nell’agricoltura industriale ad alta intensità chimica ed energetica. L’obiettivo di SUR ed ECOPHYTO era di ridurre l’uso dei pesticidi del 50% entro il 2030, rispetto alla media del periodo 2013-2017. L’uso dei prodotti più pericolosi doveva essere ridotto del 65%;</span></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #111111; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0.75em 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">-abbandonare il regolamento REACH, un tempo fiore all’occhiello della politica ambientale dell’UE, che mirava a proteggere meglio la salute umana e l’ambiente dai rischi associati alle sostanze chimiche. Il regolamento prometteva inoltre metodi alternativi per la valutazione dei pericoli delle sostanze, al fine di ridurre il numero di test sugli animali.</span></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #111111; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0.75em 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Mi vengono in mente altre due scelte, per non allungare ulteriormente l’elenco. Da un lato, il vertice sulla biodiversità COP-15 di Montreal ha approvato la finanziarizzazione della natura, sostenendo che il 30% del mondo naturale, il 30% del quale danneggiato, dovrebbe essere affidato come una nuova classe di “attivi finanziari” (“capitali naturali”) da gestire e restaurare da una nuova categoria di società private quotate in borsa. E dall’altro, gli ennesimi tentativi di riabilitare e rafforzare l’uso dell’energia atomica basati su nuovi metodi di produzione e utilizzo, gli Small Modular Reactors (SMR). Grazie anche all’intelligenza artificiale, gli SMR renderebbero, secondo i loro promotori, l’energia atomica più ecologica, sostenibile e sicura.</span></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #111111; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0.75em 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Possiamo dire che queste misure prefigurano un’ondata più ampia e impetuosa verso la fine dell’<u style="border: 0px; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-variation-settings: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">era della speranza della sostenibilità</u>? Assisteremo presto al naufragio del Patto Verde europeo e delle COP globali per un pianeta vivibile? Siamo già entrati nell’<u style="border: 0px; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-variation-settings: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">era del trionfo dell’ultimo Far West globale</u>?</span></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #111111; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0.75em 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><a href="https://www.pressenza.com/it/2024/02/lattacco-dellindustria-chimica-europea-al-piano-verde-dellue/" style="border: 0px; color: #e84747; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-variation-settings: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">da qui</span></a></p>francescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1440006884326766901.post-88789082504446250162024-03-02T10:18:00.000-08:002024-03-02T10:18:00.133-08:00La bolla speculativa e il crollo delle biciclette - Andrea Baranes<p><span style="font-family: times; font-size: large;"><a href="https://valori.it/storia-speculazione/"><b><span style="color: #6c818c;">Speculare</span></b></a><b> significa scommettere su
qualche evento futuro.</b> Compro qualcosa scommettendo sul fatto che il prezzo in futuro
salirà, per poi rivenderlo e realizzare un profitto (sui mercati è possibile
anche fare il contrario, scommettendo sul crollo di un titolo). Da questa
semplice considerazione, è chiaro che<b> quanto più i prezzi variano</b>,
e quanto più velocemente lo fanno, <b>tanto maggiori sono le possibilità
di guadagnare</b>. Se il prezzo di un determinato bene non fluttua nel tempo,
non posso trarre profitto dalla differenza tra acquisto e vendita. Al
contrario, quanto più ampie e rapide sono tali fluttuazioni, tanto più
vantaggioso diventa lanciarsi nella scommessa.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Non solo la
speculazione si nutre quindi dell’instabilità dei prezzi ma, in una spirale
perversa, <b>è proprio la speculazione a creare questa stessa instabilità</b>,
funzionale a realizzare i profitti ricercati dagli speculatori. Più si
scommette su un determinato titolo, più i prezzi impazziscono e maggiori sono
le possibilità di profitti a breve termine, attirando così nuovi squali.<o:p></o:p></span></p>
<h2 style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><strong><span style="color: #001028; font-weight: normal;">Come si crea (e come
scoppia) una bolla finanziaria</span></strong><span style="color: #001028;"><o:p></o:p></span></span></h2>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Un elemento
fondamentale è che <b>i mercati finanziari tendono a muoversi in gregge</b>.
Quando il prezzo di un titolo inizia a salire, gli investitori acquistano.
L’aumento della domanda ne fa salire il prezzo, attirando nuovi investitori,
che creano nuova domanda e così via. In questo modo si gonfia una <b>bolla
finanziaria</b>, fino al momento in cui i prezzi finiscono per essere
enormemente sopravvalutati. A quel punto, anche un evento limitato può spingere
alcuni a vendere, e parte l’effetto valanga. Le vendite fanno scendere il
prezzo, il che porta a nuove vendite e <b>la bolla scoppia</b>. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">In questo
modo <b>i mercati procedono tra ondate di euforia e di panico</b> o,
in altre parole, attraverso la creazione e lo scoppio di bolle
finanziarie. <b>Chi è in posizione di forza</b> compra per primo
quando i prezzi sono ai minimi e vende per primo quando sono ai massimi. Chi
arriva per ultimo, solitamente i <b>piccoli risparmiatori</b> (a
volte chiamati “il parco buoi”), fa il contrario: acquista quando un titolo è
sulla bocca di tutti perché a un prezzo incredibile e rimane buon ultimo con il
cerino in mano dopo lo scoppio della bolla.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 2;"><b><span style="font-family: times; font-size: large;">La bolla
speculativa delle biciclette nel Regno Unito<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">È cosi da
secoli. Per lo meno dalla metà del XVII secolo, con la famigerata <a href="https://valori.it/bolla-dei-tulipani/"><b><span style="color: #6c818c; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Bolla dei Tulipani</span></b></a>, spesso considerata la prima del
capitalismo moderno. Tutti volevano i tulipani, i prezzi salivano attirando
nuovi acquirenti, fino a raggiungere nel 1636 prezzi al di fuori di qualsiasi
ragionevolezza. Una singola asta andata male, nel 1637 scatenò i primi dubbi,
le prime vendite e nel giro di pochi mesi la rovina per migliaia di persone.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Il <a href="https://www.lesechos.fr/finance-marches/marches-financiers/la-bulle-et-le-krach-du-velo-2045053" target="_blank"><span style="color: #6c818c; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">quotidiano Les Echos</span></a> riporta l’esempio della “<b>bolla
delle biciclette</b>” nell’Inghilterra di fine XIX secolo. Un periodo di rapido
sviluppo delle bici, nel momento in cui le automobili non erano ancora diffuse.
Nel solo 1896 furono depositati oltre 4.000 brevetti. In quegli anni moltissime
società decisero di quotarsi in Borsa per cercare fortuna, <b>la bici
sembrava l’affare del momento</b>. O meglio, come riporta l’articolo, «la
bicicletta fece la fortuna degli speculatori più furbi e la rovina di chi è
saltato sul “treno in corsa” troppo tardi e si è dimenticato di scendere in
tempo, prima del crack».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Sempre nel
solo 1896, i <b>valori di Borsa</b> delle società che producevano
biciclette o loro componenti furono moltiplicati per tre, salvo perdere i tre
quarti del loro valore nel giro di un paio d’anni. Su 141 titoli legati alla
bicicletta e quotati a Londra, «quasi 9 su 10 fallirono o furono assorbiti da
altre società prima del 1900».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">In chiusura
l’articolo segnala come questo crack «ricordi da vicino la debacle delle<b> compagnie
ferroviarie </b>nel 1845-50<b> </b>sempre nel Regno Unito». Ma la
bolla delle biciclette ricorda – con le dovute distinzioni – ogni bolla
finanziaria nella storia, fino alla <b>dot-com</b>, quando le imprese
legate a internet videro un aumento spropositato di valore tra il 1997 e il
2000, per poi crollare nel corso di quello stesso anno.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 2;"><b><span style="font-family: times; font-size: large;">La finanza
ignora i fondamentali economici<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">L’aspetto
più ironico – se non paradossale – è che il <b>neoliberismo</b>,
l’ideologia che domina il pensiero economico da quasi mezzo secolo, si basa
sull’idea dei “<b>mercati efficienti</b>”. Semplificando, se tutti vogliono
qualcosa e/o l’offerta è scarsa, il prezzo salirà, ma l’aumento del prezzo
ridurrà la domanda e si troverà un nuovo equilibrio. In maniera speculare, se
un prodotto è molto abbondante e/o la domanda è scarsa, il prezzo scenderà
rendendolo più conveniente e si tornerà nuovamente all’equilibrio. I mercati
dovrebbero quindi essere lasciati <b>liberi da qualsiasi “distorsione”
legata all’intervento pubblico</b>. Sono appunto efficienti per definizione e
in grado di auto-regolarsi: in ogni momento il prezzo rappresenta tutta
l’informazione ed è il punto d’incontro tra domanda e offerta. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Peccato che
il mercato più fondamentale e centrale dell’intero sistema, ovvero il mercato
dei soldi – la <b>finanza </b>– funzioni in maniera diametralmente
opposta. Più il prezzo sale più tutti si lanciano a comprare, <b>ignorando
i fondamentali economici</b>. Al posto dell’efficienza postulata dalle teorie,
troviamo un alternarsi di euforia e panico e un procedere tra instabilità e
crisi. <b>Instabilità e crisi</b> che non sono un fastidioso effetto
collaterale dell’attuale sistema finanziario, ma la base stessa del
gioco. </span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><a href="https://valori.it/bolla-speculativa-biciclette/"><span style="font-family: times; font-size: large;">da qui</span></a></p>francescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1440006884326766901.post-25833863969981297992024-03-01T10:15:00.000-08:002024-03-01T10:15:00.144-08:00C’era una volta il medico di famiglia - Amedeo Spagnuolo<p> </p><p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 2;"><span style="text-align: justify;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Ricordo con grande affetto il dott. Maida, il medico
che per anni ha seguito la mia famiglia di origine quando vivevo ancora a
Napoli.</span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Era una persona eccezionale, instancabile e capace di
empatizzare con i propri pazienti in maniera straordinaria. Ricordo
perfettamente il suo studio medico, era spartano, l’unico vezzo che si era
concesso era una statuina di ceramica di un medico con camice bianco e
sfigmomanometro appeso al collo con un’espressione simpatica, un bel sorriso su
di un viso rubizzo. Quella statuina aveva su di me un effetto quasi miracoloso
poiché, essendo io un bambino un po’ fifone per quanto riguarda le visite
mediche (ma chi non lo è), alla vista di quella statuina sorridente che mi
guardava, la mia tensione si scioglieva e la visita del dott. Maida diventava
“sopportabile”.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Il suo studio era sempre pieno all’inverosimile, le
attese erano lunghissime e favorivano lunghe chiacchierate tra i pazienti in
attesa, per cui andare dal dott. Maida significava anche socializzare e questo
rendeva tutto meno spiacevole, considerando che ci si trovava nella sala di
attesa di un medico. La sua capacità diagnostica era impressionante, negli anni
che è stato il nostro medico di famiglia e dunque anche il mio medico, quindi
dalla mia infanzia (avevamo anche un pediatra, ma noi ci fidavamo di Maida)
fino agli anni dell’università, non l’ho mai visto sbagliare una diagnosi.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Ci visitava in maniera scrupolosa e dopo qualche
minuto ci diceva con sicurezza qual era il problema, per fortuna problemi quasi
sempre semplici da risolvere, tranne che in un’occasione e cioè quando mia
sorella, durante l’adolescenza, venne assalita da dolori terribili e nessuno
dei numerosi specialisti dai quali Maida ci aveva mandato erano riusciti a
risolvere nulla. Durante una delle terribili notti nelle quali le urla di
dolore di mia sorella erano a dir poco insopportabili, in più di un’occasione
io mi chiudevo in bagno e mi tappavo le orecchie per non sentirla, mio padre
preso dalla disperazione, prima di portare mia sorella all’ospedale la quale ne
aveva terrore, non sapendo cosa fare, verso mezzanotte, chiamò a casa del dott.
Maida, si proprio così, a quei tempi c’erano medici che lasciavano ai loro
pazienti il numero privato di casa, non essendoci ancora i telefoni cellulari.
Il dott. Maida non abitava molto lontano da noi per cui dopo un po’ lo vedemmo
arrivare trafelato a casa con la sua borsa di cuoio e con ancora il pigiama
addosso!<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Ve la immaginate oggi una cosa del genere? Comunque
sia, il nostro caro dottore essendosi accorto della profonda angoscia che
attanagliava i miei genitori a causa di quei dolori indicibili dei quali non si
riusciva a comprenderne le cause, prese l’iniziativa e disse: «Va bene, adesso
basta, visto che i “professori” finora non hanno capito nulla, mi assumo io la
responsabilità, da stasera stessa cominciate questa terapia e non vi
preoccupate più, credo di aver capito la causa di questi dolori». A noi sembrò
un miracolo, già dal giorno dopo mia sorella stava meglio e nel giro di pochi
giorni guarì completamente.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: times; font-size: large;">La storia del dott. Maida è stata immortalata in un
libro che ne descrive tutta la sua passione per la medicina e il profondo
spirito di solidarietà che animava la sua professione. Tempo fa mi sono
procurato questo libro e ho letto un aneddoto incredibile, pare che il dott.
Maida, agli inizi della sua carriera, girasse per le strade più povere di
Napoli per curare chi non aveva nemmeno i soldi per comprare i farmaci,
talmente tante sono state le persone aiutate da questo medico che ancora oggi a
Napoli si parla di lui. Pochi mesi fa il mio medico, qui a Nuoro, è andato in
pensione, per molti aspetti mi ricorda il dott. Maida, anch’egli è un medico
che non ha perso il “vizio” di visitare i pazienti, evita accuratamente le
diagnosi telefoniche e, udite udite, quando ce n’era bisogno veniva a casa a
visitarti.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Quando è arrivata la telefonata con la quale ci
comunicava che da lì a poco non sarebbe stato più il nostro medico (altro
aspetto eccezionale, molti svaniscono nel nulla e se ne perdono le tracce)
siamo stati presi, innanzitutto dalla tristezza poiché con lui si era
instaurato un bel rapporto umano e, in secondo luogo, siamo stati assaliti dal
panico poiché conoscendo la situazione nuorese e non solo, avremmo rischiato di
rimanere senza medico di base e, infatti, quando sono andato all’ufficio
dell’ASL preposto per il cambio del medico mi è stato detto che gli unici
medici disponibili erano a Dorgali un paese della provincia che dista da Nuoro
circa trenta chilometri. Poi, fortunatamente, una farmacista amica ci ha dato
il nome di un medico che forse aveva qualche posto che si era liberato di
recente. Mi ricordo che io e mia moglie, senza pudore, siamo andati a bussare
alla porta di questo medico e nel frattempo riflettevo su quante cose erano
cambiate nella sanità italiana dai tempi del dott. Maida. Comunque, per nostra
fortuna, abbiamo trovato un medico gentilissimo che, probabilmente, quando ci
ha visto davanti alla sua porta a chiedere disperati se ci prendeva, deve
essersi impietosito e ci ha detto subito di si.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Ecco, questo è un esempio, e nemmeno il più grave, di
come i cittadini italiani, quotidianamente devono districarsi tra le inadempienze
causate dalla totale incapacità di programmazione dei politici che governano la
regione Sardegna, ma leggo che, per quanto riguarda la sanità, è ciò che sta
accadendo in tutta Italia. Il nostro non è un paese giusto, purtroppo dobbiamo
ammetterlo, e fa molta rabbia che tale giustizia potrebbe essere più ampia
semplicemente scegliendo una classe politica adeguata. Mi preme però ricordare
ancora l’eroico dott. Maida che, dopo aver seguito migliaia di pazienti a
Napoli, contemporaneamente, non abbondonò mai la moglie che a causa di una
malattia rimase immobile a letto per anni assistita da quest’uomo che curava
semplicemente perché lo riteneva un suo dovere.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Molti anni dopo, quando non vivevo più a Napoli, venni
a sapere dai miei della morte terribile del dott. Maida, un tumore facciale che
gli devastò quel viso sempre sorridente e confortante, i miei genitori che
erano andati a trovarlo poco tempo prima che morisse mi dissero che per la
prima volta lo videro piangere, ma non piangeva per lui, pensava alla moglie
che avrebbe continuato, in completa solitudine, a vegetare in un letto
d’ospedale.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><a href="https://www.manifestosardo.org/cera-una-volta-il-medico-di-famiglia/"><span style="font-family: times; font-size: large;">da qui</span></a></p>francescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1440006884326766901.post-41736513269824347332024-02-29T10:03:00.000-08:002024-02-29T10:03:00.142-08:00I Pastori Sardi in Toscana negli anni 80<p> </p>
<iframe width="560" height="360" src="https://www.youtube.com/embed/JtYBnXSwU7M?si=Pr9Se2NihcBSuQ4s" title="YouTube video player" frameborder="0" allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen></iframe>francescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1440006884326766901.post-31895192210007763972024-02-28T10:10:00.000-08:002024-03-01T09:11:51.780-08:00Brasile, il genocidio più lungo - le origini di Survival - Francesca Casella<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: center;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><br /></span></p><div style="text-align: right;"><span style="font-family: times; font-size: large;">“Considero la fondazione di Survival come il più grande</span></div><div style="text-align: right;"><span style="font-family: times; font-size: large;">successo della mia vita professionale.”</span></div><div style="text-align: right;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Norman Lewis</span></div><span style="font-family: times; font-size: large;"><o:p></o:p></span><p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto;"></p><div style="text-align: right;"><i><span style="font-family: times; font-size: large;">“La decimazione dei popoli nativi
delle Americhe è come un’ossessionante domanda che fluttua nel vento: come
abbiamo potuto permettere che accadesse?”</span></i></div><span style="font-family: times; font-size: large;"><div style="text-align: right;">Nelson Mandela, 1996</div><o:p></o:p></span><p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Il 23 febbraio del 1969, il <b>Sunday
Times</b> inglese pubblicò un articolo che scioccò i lettori di tutta la
nazione. Si intitolava <a href="http://assets.survivalinternational.org/documents/1094/genocide-norman-lewis-1969.pdf"><b><i><span color="windowtext" style="text-decoration: none; text-underline: none;">Genocidio</span></i></b></a> e
portava la firma di uno dei più grandi giornalisti di tutti i tempi, <b>Norman
Lewis</b>.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto;"><span style="font-family: times; font-size: large;">L’editore aveva inviato Lewis a
investigare sui risultati di un’indagine intrapresa dallo stesso governo
brasiliano nel marzo del 1968. Voci sempre più insistenti raccontavano che
nella foresta amazzonica si stava ripetendo la tragedia che aveva decimato i
Nativi Americani durante l’ultimo secolo ma, questa volta, compressa in un
brevissimo arco di tempo. Sembrava che laddove prima vivevano centinaia di
Indiani, ne sopravvivessero ora solo poche decine, mantenute in vita solo
grazie alla paternalistica sollecitudine dello SPI, il Servizio
governativo per la protezione dell’Indio istituito dal governo nel 1910.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><i>“Ma in tutti quei racconti – ed
erano davvero tanti”</i>, scriveva
Lewis, <i>“c’era una zona di silenzio, una mancanza di sincerità e di
responsabilità sociale, un’evidente avversione a scavare nella direzione da cui
la distruzione avanzava. Sembrava che dovessimo limitarci a supporre che gli
Indiani si stessero semplicemente dissolvendo, uccisi dal duro clima dei tempi,
e che fossimo tutti invitati a non porre ulteriori domande.”</i><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Il compito di risolvere il mistero
era stato lasciato nelle mani dello stesso governo brasiliano e, in verità, era
stato portato a termine con una franchezza brutale e disarmante. Il procuratore
generale <b>Jader Figueiredo</b>, spiegava Lewis nell’articolo, era stato
incaricato di visitare gli avamposti dello SPI in tutto il paese alla
ricerca di prove di abusi e atrocità. In 58 giorni di indagini aveva compilato
un dossier di 5115 pagine da cui si evinceva chiaramente che negli ultimi 10
anni <b>migliaia di persone</b> erano state virtualmente <b>sterminate</b> <i>“non
nonostante gli sforzi dello SPI ma anzi con la sua connivenza, spesso
con la sua ardente collaborazione”</i>.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Oggetto di indagine non erano i
massacri che nei secoli precedenti avevano ucciso oltre 6 milioni di Indiani
brasiliani, ma le <b>azioni criminali</b> compiute negli ultimi anni
nei confronti dei sopravvissuti. Le tragiche perdite subite dalle tribù indiane
in quella drammatica decade erano catalogate solo in parte. Tuttavia, il
dossier, pesante 103 chili, <b>documentava dettagliatamente</b> assassini
di massa, torture e guerre batteriologiche, casi di schiavitù, abusi sessuali,
furti e negligenze.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Il rapporto rendeva noto che alcuni
gruppi di <i>Indiani Pataxó</i> erano stati infettati deliberatamente
col vaiolo; che i <i>fazendeiro</i> avevano fatto ubriacare i <i>Maxacali</i> per
poi farli più agevolmente uccidere dai sicari; che i <a href="https://www.survival.it/articoli/3192-perch-si-isolano"><b><i><span color="windowtext" style="text-decoration: none; text-underline: none;">Cinta Larga</span></i></b><b><span color="windowtext" style="text-decoration: none; text-underline: none;"> erano
stati massacrati</span></b></a> con candelotti di dinamite lanciata dagli
aerei sopra i loro villaggi; che la tribù dei <i>Beiços-de-Pau</i> era
stata sterminata con cibo intriso di arsenico e insetticida. L’autore
paragonava le sofferenze degli Indiani a quelle subite dagli Ebrei nei campi di
concentramento nazisti e concludeva affermando che 80 tribù si erano <b>completamente
estinte</b> mentre di molte altre sopravviveva solo qualche singolo
individuo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">L’inchiesta giudiziaria promossa in
seguito alle denunce del rapporto aveva portato all’incriminazione di <b>134
funzionari governativi</b>, accusati di oltre 1000 crimini diversi. 38 di loro
furono licenziati ma nessuno andò mai in carcere. Il <a href="https://www.survival.it/notizie/9194"><b><span color="windowtext" style="text-decoration-line: none;">dossier non fu mai reso pubblico</span></b></a>:
al di fuori del governo lo lessero poche persone e, pochi anni dopo, bruciò in
un misterioso incendio. La sua scomparsa però arrivò tardi perché aveva già
causato un clamore pubblico tale da superare i confini della nazione giungendo
fino in Inghilterra.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto;"><span style="font-family: times; font-size: large;">All’editore del Sunday Times
giunsero centinaia di lettere di sgomento e, in pochi giorni, dall’incontro dei
lettori più indignati e risoluti a intervenire nacque Survival International.
Nei tre anni successivi, i missionari della Croce Rossa, Survival e
l’Aborigines Protection Society visitarono decine di tribù e la pubblicazione
delle loro scoperte portò finalmente la tragedia degli Indiani amazzonici <b>all’attenzione
del mondo intero</b>.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Fondata con l’obiettivo di aiutare i
popoli indigeni a difendere le loro vite e le loro terre contro ogni forma di
violenza, persecuzione e razzismo, da allora Survival ha continuato a crescere
e a espandere il suo raggio d’azione fino a diventare il movimento mondiale per
i <a href="https://www.survival.it/"><b><span color="windowtext" style="text-decoration: none; text-underline: none;">diritti dei popoli indigeni</span></b></a>.
Lottiamo per la loro sopravvivenza, in tutto il mondo. Per i popoli indigeni
stessi, per la natura, per tutta l’umanità.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><a href="https://www.survival.it/articoli/3577-brasile-il-genocidio-pi-lungo-le-origini-di-survival"><span style="font-family: times; font-size: large;">da qui</span></a><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: large;"><br /></span></p><p class="MsoNormal"><a href="https://assets.survivalinternational.org/documents/1094/genocide-norman-lewis-1969.pdf"><span style="color: red; font-family: times; font-size: large;">QUI</span></a> <span style="font-family: times; font-size: large;">si può leggere <i>Genocide,</i> l'articolo di Norman
Lewis del 1969</span></p>francescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1440006884326766901.post-38996677519598549592024-02-27T09:53:00.000-08:002024-02-27T09:53:00.145-08:00L’intelligenza del suolo - Paolo Pileri<p> </p>
<iframe width="560" height="360" src="https://www.youtube.com/embed/jW3oh817294?si=XuEywi25-Wb8Fhrx" title="YouTube video player" frameborder="0" allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen></iframe>francescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1440006884326766901.post-70185226330659529782024-02-26T09:29:00.000-08:002024-02-28T11:07:15.159-08:00Larici abbattuti per la pista da bob a Cortina, il potente requiem agli alberi del violoncellista Mario Brunello – Francesca Capozzi<p><b><i><span style="font-family: times; font-size: large;">Il violoncellista Mario Brunello ha dato
un concerto a Cortina d'Ampezzo per i larici abbattuti per far posto alla pista
da bob dei prossimi Giochi olimpici e paralimpici invernali del 2026. Con il
suo violoncello, il maestro chiede pietà per la natura</span></i></b></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Note a quattro corde in ricordo degli
alberi abbattuti per fare posto a una pista di bob a Cortina d’Ampezzo. Dove
prima sorgeva un bosco di larici secolari vi saranno centinaia di tronchi
mozzati. In questo paesaggio al rovescio si è esibito il violoncellista Mario
Brunello.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Con la sua emblematica custodia rossa e
la sua sublime musica, <b><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm;">l’artista ha suonato per quei
larici, un pubblico che non c’è più. </span></b> Il bosco di Ronco,
sopra la località che ospiterà i Giochi olimpici e paralimpici invernali del
2026, è il suo teatro vuoto.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Il violoncellista ha voluto esprimere il
dolore della natura attraverso il suo strumento, dando un ultimo saluto alla
foresta e invitando le persone a prendere posizione e a opporsi a questa
distruzione.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><i><span style="letter-spacing: 0.15pt;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Sono qui per dare voce a questi
larici, che sono qui da secoli, e non hanno avuto l’opportunità di vivere con
la musica, ma una voce dovrebbero averla e dovrebbero essere ascoltati. La mia
è una richiesta di pietà per lo scempio che sta avvenendo nel bosco di Ronco”
ha dichiarato Mario Brunello.<o:p></o:p></span></span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Tra il rumore delle motoseghe e i
dissensi di chi si è schierato contro la realizzazione di nuovi impianti
risuonano canti di montagna eseguiti dal violoncellista, come già fatto per gli
alberi abbattuti di Arte Sella anni fa.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 2; vertical-align: baseline;"><b><span style="font-family: times; font-size: large;">Le proteste contro la
nuova pista<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">I larici da abbattere sono più di 200
dopo l’<a href="https://www.greenme.it/salute-e-alimentazione/sport-e-fitness/olimpiadi-invernali-2026-niente-pista-bob-cortina-ampezzo/" target="_blank"><b><span style="border: 1pt none windowtext; padding: 0cm;">accordo trovato per il cantiere</span></b></a>,
“vengono giù al ritmo di 1 albero al minuto” così ha dichiarato Cristina
Guarda, consigliera regionale del Veneto, prima di uno stop ai lavori.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Gli ambientalisti continuano a
manifestare al fianco della consigliera contro la creazione di impianti nuovi
per le prossime Olimpiadi invernali, ritenendoli assolutamente non necessari.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Questi sono visti come “un’opera
dannosa” usando le parole di Guarda, un spreco di fondi perché costerebbero
oltre 120 milioni che potrebbero essere investiti in interventi per lo sviluppo
del territorio di montagna e per più servizi alla comunità.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Invece, quelle aree montane vengono
adesso rase al suolo.<span style="color: #3c3c3c;"><o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><a href="https://www.greenme.it/ambiente/natura/larici-abbattuti-per-la-pista-da-bob-a-cortina-il-potente-requiem-agli-alberi-del-violoncellista-mario-brunello/"><span style="font-family: times; font-size: large;">da qui</span></a><span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></p>
<iframe width="560" height="360" src="https://www.youtube.com/embed/A2P7TzqBTXU?si=wO2neBCNEi2evgBC" title="YouTube video player" frameborder="0" allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen></iframe>francescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1440006884326766901.post-27618497189368795692024-02-25T00:25:00.000-08:002024-02-25T00:35:20.401-08:00Sardegna, l’isola nascosta in cerca di un futuro - Costantino Cossu<p> </p><p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #050505;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><i>ELEZIONI REGIONALI. Nella Sardegna profonda, dove i piccoli paesi rischiano
l’estinzione e gli ultimi echi della campagna elettorale arrivano smorzati.
Crisi profonde nel settore industriale, soffrono agricoltura e pastorizia.
Disoccupazione al 12%. Le scuole chiudono per i tagli decisi a Roma, i
trasporti sono da incubo</i>.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #050505;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Sul manifesto del 24 febbraio 2024<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #050505;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><a href="https://ilmanifesto.it/sardegna-lisola-nascosta-in-cerca-di-un-futuro?fbclid=IwAR2VuQJXsNueuzy_i12jFQ-PGHflIVa6ZUn6xSy3kvri_DZh6UnU1fzvtrY" target="_blank"><span style="border: none windowtext 1.0pt; mso-border-alt: none windowtext 0cm; padding: 0cm; text-decoration: none; text-underline: none;">https://ilmanifesto.it/sardegna-lisola-nascosta-in-cerca...</span></a><o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><br /></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #050505;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Tuili è un paese alla fine del mondo. Novecento abitanti nel cuore della
Giara di Gesturi, nel cuore della Sardegna. È lontano dalle città, lontano
dalle coste della monocoltura turistica. Il ministro della Difesa Crosetto lo
ha messo nella lista dei siti che potrebbero ospitare il deposito nazionale
delle scorie radioattive.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #050505;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Chi li vede qui i veleni delle vecchie centrali dismesse che nessuno vuole?
A Tuili ogni anno da parecchi anni i morti sono più dei nati. Se va avanti
così, dicono i demografi, nel giro di una sessantina di anni Tuili diventerà un
paese fantasma, del tutto disabitato.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #050505;"><span style="font-family: times; font-size: large;">E non è il solo in Sardegna a rischiare l’estinzione. Ce ne sono altri
trenta di piccoli centri che hanno un tasso demografico negativo. Si chiama
spopolamento.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #050505;"><span style="font-family: times; font-size: large;">A Tuili non vorrebbero le scorie radioattive. Vorrebbero servizi. Perché se
non ci sono scuole, se non ci sono ambulatori, se non ci sono uffici postali,
se non c’è un cinema o una biblioteca, per quale motivo la gente non dovrebbe
fuggire a Cagliari o prendere un traghetto e andarsene sul continente?<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #050505;"><span style="font-family: times; font-size: large;">ANCHE A TUILI DOMANI si vota per eleggere il nuovo governatore dell’isola.
Ma gli echi della campagna elettorale arrivano smorzati ai bordi della Giara. A
pochi chilometri il profilo monotono dell’altopiano è spezzato dalle torri
della regia nuragica di Barumini. Pietre millenarie, il tempo circolare delle
società tradizionali.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #050505;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Cagliari e Roma qui sono distanti non solo per numero di chilometri. E però
è proprio per questo che è utile guardare alla Sardegna profonda ora che
brillano, un po’ mesti, gli ultimi fuochi di una battaglia politica dura, con
il centrodestra che s’è messo nelle mani di un nostalgico del Duce e un
centrosinistra diviso.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #050505;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Mentre ieri a Cagliari Alessandra Todde per l’alleanza Pd-M5S e Renato Soru
per la Coalizione sarda chiudevano le rispettive campagne elettorali ripetendo
le argomentazioni sulle quali hanno battuto per due mesi e dandosele ancora di
santa ragione, e mentre il fedelissimo meloniano Paolo Truzzu nel suo comizio
finale ripeteva che la vittoria del centrodestra è sicura, Tuili guardava e
giudicava.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #050505;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Guardava e giudicava dalla solitudine delle zone interne, dalla quale
giovani donne e giovani uomini scappano per avere un futuro.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #050505;"><span style="font-family: times; font-size: large;">La situazione non è molto diversa in tante altre parti della Sardegna. Se
ne sa poco, oltre Tirreno, di che cos’è quest’isola.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #050505;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Si sa poco ad esempio, di che cosa sta accadendo nel Sulcis, Sardegna
sud-occidentale. Le miniere di carbone hanno chiuso da tempo e il distretto
metallurgico di Portovesme è in crisi profonda. Le fabbriche vendute dallo
Stato negli anni Novanta alle multinazionali dell’alluminio sono tutte a un
passo dalla chiusura, con migliaia di posti di lavoro a rischio. E nessuna
risposta.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #050505;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Difficile fare politica industriale se a prevalere, alla fine, è sempre la
logica del mercato. Persino la famiglia Moratti ha mollato. È della scorsa
settimana la notizia che il gruppo milanese ha venduto lo stabilimento
petrolchimico di Sarroch alla holding svizzero-olandese Vitol. I sindacati sono
in allarme: sanno che cosa può succedere quando le proprietà si spostano fuori
dai confini nazionali.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #050505;"><span style="font-family: times; font-size: large;">MA NON È SOLTANTO il settore industriale a soffrire. Vanno male agricoltura
e pastorizia, alle prese con una crisi strutturale che ha dimensioni europee e
alla quale l’assenza di visioni di lungo periodo impedisce di trovare rimedi
che tengano insieme tutela dei redditi e transizione ecologica.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #050505;"><span style="font-family: times; font-size: large;">L’amministrazione pubblica è in stallo, penalizzata dalla lentezza con la
quale la politica regionale gestisce l’altra decisiva transizione, quella
digitale.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #050505;"><span style="font-family: times; font-size: large;">La scuola è in sofferenza: gli istituti chiudono per i tagli decisi a Roma
(il dimensionamento scolastico) e la Sardegna è tristemente al primo posto
nella classifica dei ragazzi che abbandonano gli studi prima di terminare il
corso obbligatorio.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #050505;"><span style="font-family: times; font-size: large;">I trasporti sono da incubo. Sali su un treno e ti sembra di entrare in una
macchina del tempo, su binari che seguono le tratte progettate dai pionieri
delle ferrovie nell’Ottocento e con tempi di percorrenza da scoraggiare
chiunque: per arrivare da Cagliari a Sassari – 220 chilometri – si impiegano
tre ore e mezza.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #050505;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Restano le strade, ma anche quelle sono un disastro. La statale 131, che
percorre da Nord a Sud la regione, è una delle arterie più pericolose d’Italia,
interrotta com’è da eterni cantieri di manutenzione. E le strade provinciali,
su vecchi e tortuosi tracciati, abbandonate da decenni sono un colabrodo di
buche.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #050505;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Per non parlare dei collegamenti con la penisola: con le politiche della
destra, che privilegiano il mercato, i biglietti degli aerei e quelli dei
traghetti sono diventati salatissimi. E che dire dei poligoni?<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #050505;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Un recente studio di un gruppo di economisti dell’università di Cagliari ha
dimostrato che le zone occupate dalle basi sono quelle che in Sardegna hanno
avuto i tassi di crescita più bassa: reddito sotto la media regionale e
dinamismo imprenditoriale prossimo allo zero.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #050505;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Soltanto il turismo va bene, in Sardegna, aiutato da salari vergognosamente
bassi e dalla diffusione del precariato e del lavoro nero.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #050505;"><span style="font-family: times; font-size: large;">LA CONSEGUENZA di tutto ciò è che nell’isola il tasso di disoccupazione è
al 12%, 5 punti in più della media nazionale. E con la disoccupazione riparte
l’emigrazione. I sardi se ne vanno via e se le cose non cambiano si prepara,
per i prossimi decenni, uno scenario demografico nerissimo.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #050505;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Questa è la Sardegna in cui domani si vota. Un quadro rispetto al quale le
responsabilità della destra al governo negli ultimi 5 anni sono forti ed
evidenti. Ma i problemi hanno radici che affondano ben al di là nel tempo. E
sono in pochi a potersi dire assolti.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><a href="https://www.facebook.com/costantino.cossu.3726/posts/pfbid02N3WrMToQhSs7BiT5nJDdXzCaTPospeHSyAehz6F9teXpvmV66QhecqQHZZgma8Cml?__cft__%5b0%5d=AZVSPRFijKC0rzi9FjRq6nc1_1ByR1e5Plt_ZJrT3SJ-sjVAcZkDzDUNRHtDGU-M-DtzP9j-hbOVBcUQjjC6bmGAdZkY-osyfggrq7Y2AhfRe43OislDExpN7_YYIl-tVUPRHJrjlW0j1j_y5yXmaut-Bo6c7v3kZfZPiwZFRaBch8Ev4UTdfmLFPVWGX2WHhfo&__tn__=%2CO%2CP-y-R"><span style="font-family: times; font-size: large;">da
qui</span></a><span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></p>francescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1440006884326766901.post-80856996866512410722024-02-24T09:02:00.000-08:002024-02-24T09:02:00.129-08:00Aquí tamén se fala galego<p> </p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="display: none;"><o:p> </o:p></span></p>
<table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" class="MsoNormalTable" style="border-collapse: collapse; mso-padding-alt: 0cm 0cm 0cm 0cm; mso-yfti-tbllook: 1184; width: 100%;">
<tbody><tr style="mso-yfti-firstrow: yes; mso-yfti-irow: 0; mso-yfti-lastrow: yes;">
<td style="padding: 0cm 0cm 0cm 0cm;" valign="top">
<table align="left" border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" class="MsoNormalTable" style="border-collapse: collapse; mso-padding-alt: 0cm 0cm 0cm 0cm; mso-table-anchor-horizontal: column; mso-table-anchor-vertical: paragraph; mso-table-left: left; mso-table-lspace: 2.25pt; mso-table-rspace: 2.25pt; mso-yfti-tbllook: 1184; width: 100%;">
<tbody><tr style="mso-yfti-firstrow: yes; mso-yfti-irow: 0; mso-yfti-lastrow: yes;">
<td style="padding: 6.0pt 0cm 6.0pt 0cm;" valign="top">
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #202020;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Il galiziano è la seconda lingua più parlata in Europa tra quelle non
ufficiali. Ha più parlanti di slovacco, sloveno, maltese, islandese o
gaelico, ed è tra i trenta idiomi più diffusi su internet, spiega la <a href="https://internazionale.us16.list-manage.com/track/click?u=9606152151dbc9a1003b9d59b&id=40861835e5&e=9470e38da8" target="_blank"><span style="color: #4caad8;">Real academia galega</span></a>,
l’istituto che da più di un secolo ne promuove lo studio. È una lingua
dinamica, vitale, ma rispetto al passato lo parlano molte meno persone,
soprattutto tra i giovani e gli abitanti delle città della Galizia, la
comunità autonoma nel nordovest della <b>Spagna</b>. Per colpa di
politiche che da sempre cercano di screditarlo, e per il pregiudizio
sociale.<br />
<o:p></o:p></span></span></p>
</td>
</tr>
</tbody></table>
</td>
</tr>
</tbody></table>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="display: none;"><o:p> </o:p></span></p>
<table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" class="MsoNormalTable" style="border-collapse: collapse; mso-padding-alt: 0cm 0cm 0cm 0cm; mso-yfti-tbllook: 1184; width: 100%;">
<tbody><tr style="mso-yfti-firstrow: yes; mso-yfti-irow: 0; mso-yfti-lastrow: yes;">
<td style="padding: 0cm 0cm 0cm 0cm;" valign="top">
<table align="left" border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" class="MsoNormalTable" style="border-collapse: collapse; mso-padding-alt: 0cm 0cm 0cm 0cm; mso-table-anchor-horizontal: column; mso-table-anchor-vertical: paragraph; mso-table-left: left; mso-table-lspace: 2.25pt; mso-table-rspace: 2.25pt; mso-yfti-tbllook: 1184; width: 100%;">
<tbody><tr style="mso-yfti-firstrow: yes; mso-yfti-irow: 0; mso-yfti-lastrow: yes;">
<td style="padding: 6.0pt 0cm 6.0pt 0cm;" valign="top">
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #202020;"><span style="font-family: times; font-size: large;">In occasione delle ultime elezioni comunali a La Coruña, per esempio,
un cittadino indignato ha scritto a un giornale locale perché nella
cassetta delle lettere riceveva solo volantini elettorali in galiziano.
Quella lettera ha spinto <a href="https://internazionale.us16.list-manage.com/track/click?u=9606152151dbc9a1003b9d59b&id=f4dfb2e5bb&e=9470e38da8" target="_blank"><span style="color: #4caad8;">Carla, un’utente venticinquenne
di X</span></a> (ex Twitter), a condividere il suo calvario da
parlante galiziana. Carla racconta di essere cresciuta con i nonni in una
zona rurale e che il <i>galego</i> è stata la prima lingua che ha
imparato. Alla scuola d’infanzia lo parlavano tutti i bambini, ma quando è
passata alle elementari, in un villaggio vicino, solo due compagni su
trenta lo conoscevano. E se le scappava qualche frase in galiziano la
maestra la riprendeva subito. “Ci hanno fatto credere che il galiziano
fosse una lingua di seconda scelta”, e che chi lo usava fosse “stupido,
ignorante, strano”, continua la ragazza. “E sì, so parlare spagnolo”, ha concluso,
“ma non so come essere completamente me stessa in spagnolo. Non so essere
divertente, per esempio, so amare solo in galiziano. So arrabbiarmi solo in
galiziano”. Le sue riflessioni hanno aperto un dibattito tra gli insegnanti
della regione, denunciando una discriminazione e una pressione sociale
contro cui le scuole fanno poco o nulla.<br />
<br />
In Galizia quasi un giovane su tre sotto i vent’anni non sa cavarsela con
il <i>galego</i>, anche se la legge prevede che una parte delle
attività didattiche sia svolta in questa lingua. Circa l’8 per cento ha
dichiarato di non saperlo “per niente” e un altro 22 per cento ha detto di
avere “difficoltà” a capirlo, <a href="https://internazionale.us16.list-manage.com/track/click?u=9606152151dbc9a1003b9d59b&id=9764c55640&e=9470e38da8" target="_blank"><span style="color: #4caad8;">scrive</span></a> El País
riportando gli ultimi dati disponibili.<br />
<br />
Il quotidiano spagnolo ha chiesto a tre adolescenti che frequentano le
superiori a La Coruña e che provengono da famiglie in cui si parla
galiziano come vivono il loro rapporto con la lingua che hanno imparato da
piccoli. Uno di loro, Román Rojo Campaña, dice che nella sua scuola ci sono
studenti di quaranta nazionalità diverse, per cui “anche capirsi in
spagnolo è un problema”. Lui ha deciso di seguire una sorta di “bilinguismo
armonioso” con i compagni. Raúl Martínez Leis, di diciassette anni, spiega
invece di essere cresciuto in un paesino di ottocento abitanti dove tutti
parlavano <i>galego</i>, a cominciare dagli amici con cui passava i
pomeriggi a giocare a calcio. Quando si è trasferito in città, il
cambiamento è stato brutale e ha dovuto abbandonare il galiziano per
integrarsi. Ora però partecipa a una campagna di promozione linguistica che
è partita dal suo istituto e si è già diffusa in 180 scuole della comunità
autonoma. Si chiama <a href="https://internazionale.us16.list-manage.com/track/click?u=9606152151dbc9a1003b9d59b&id=398bb01a5f&e=9470e38da8" target="_blank"><span style="color: #4caad8;">“Aquí tamén se fala”</span></a>:
anche qui si parla (il galiziano).<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #202020;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><br /></span></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #202020; font-family: times; font-size: large;">(da Internazionale)</span></p>
</td>
</tr>
</tbody></table>
</td>
</tr>
</tbody></table>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p><span style="font-family: times; font-size: large;"> </span></o:p></p>francescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1440006884326766901.post-337638522514872142024-02-23T09:48:00.000-08:002024-02-23T09:48:03.897-08:00India: esperti denunciano il rischio di genocidio per gli Shompen incontattati<p> </p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 1;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Trentanove
studiosi internazionali di genocidio <a href="https://www.survivalinternational.org/articles/genocide-experts-shompen"><b><span style="color: windowtext; text-decoration-line: none;">hanno scritto al governo indiano</span></b></a> per denunciare che il progetto
di convertire l’isola di un popolo incontattato in un mega-porto e in una città
sterminerà la tribù.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: #F7F7F7; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">L’isola di
Gran Nicobar, nell’Oceano Indiano, è la casa di circa 300 cacciatori
raccoglitori <a href="https://www.survival.it/popoli/shompen"><b><span style="color: windowtext; text-decoration: none; text-underline: none;">Shompen</span></b></a>,
di cui due terzi sono incontattati. È una delle tribù più isolate della Terra e
vive nelle dense foreste pluviali che occupano l’interno dell’isola. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: #F7F7F7; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Il progetto
da 9 miliardi di dollari che il governo indiano ha varato per l’isola comprende
un porto gigantesco, una nuova città, un aeroporto internazionale, una centrale
elettrica, una base di difesa, una zona industriale e l’arrivo di 650.000
coloni – con un aumento della popolazione di circa l’8000%. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: #F7F7F7; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">“Se il
progetto andasse avanti, anche in forma più ridotta, crediamo sarebbe una
condanna a morte per gli Shompen, equivalente al crimine internazionale di
genocidio” hanno affermato gli esperti, provenienti da istituzioni accademiche
di tredici paesi. Tra loro storici, sociologi e l’ex Presidente
dell’International Association of Genocide Scholars. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: #F7F7F7; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Secondo gli
esperti, "il semplice contatto tra gli Shompen – che hanno poche, o
nessuna, difese immunitarie verso le malattie infettive importate – e coloro
che provengono dall’esterno porterà con certezza a un forte crollo della
popolazione. Ne seguirà la morte di massa dell’interno popolo degli Shompen. Il
solo modo per evitare la distruzione degli Shompen è abbandonare il progetto.”<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: #F7F7F7; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Survival
International chiede che il progetto sia abbandonato e che i diritti di
proprietà territoriale degli Shompen sulle loro terre ancestrali siano
riconosciuti. <a href="https://intervieni.survival.it/page/130080/action/1?ea.tracking.id=uncontactedpage&_gl=1*12jgrdr*_ga_VBQT0CYZ12*MTcwNzMwNzI2OC4xLjAuMTcwNzMwNzI3NC4wLjAuMA.."><b><span style="color: windowtext; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; text-decoration: none; text-underline: none;">Oltre 7.000 persone hanno scritto
al governo indiano</span></b></a> per sostenere questo appello.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: #F7F7F7; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large;">“Questo è un
chiaro avvertimento a cui il governo indiano deve prestare ascolto: procedere
con il progetto per Gran Nicobar distruggerà l’isola in cui vivono gli Shompen,
causandone il genocidio” ha dichiarato oggi la Direttrice generale di Survival
International, Caroline Pearce. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><a href="https://www.survival.it/notizie/13881"><span style="font-family: times; font-size: large;">https://www.survival.it/notizie/13881</span></a><span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></p>francescohttp://www.blogger.com/profile/16083028167842988754noreply@blogger.com0