lunedì 29 agosto 2011

ridere fa bene!

Ridere, specialmente nelle situazioni critiche e disperate, libera tutta una serie di mediatori e neurotrasmettitori endorfinici che possono capovolgere emozionalmente la più drammatica delle situazioni, basta solo avere la costanza di continuare a ridere a crepapelle per almeno dieci minuti e il gioco è fatto, tutto il resto della vostra persona entrerà in risonanza con la risata iniziale, scacciando il demone della disperazione dalle vostre menti atterrite e sconvolte.
Ridere, fa ridere non solo il volto, ma anche il diaframma, i visceri, migliora la circolazione sanguigna, e incrementa le difese immunitarie ed alcalinizza notevolmente cellule e tessuti.
Per ridere si utilizzano oltre sessanta muscoli, pellicciai, mimici, cervicali ecc., mentre per piangere solo una ventina ...
Il vero jogging per l'anima quindi, non è forse la risata?
Ridere è più facile di quanto possiate supporre; basta semplicemente cercare d'imitare qualcun altro che già sta ridendo e il gioco è fatto. Se sentite ridere qualcuno e la sua risata vi piace, abbordatelo senza riserve dichiarandogli apertamente che avreste intenzione di clonare e apprendere la sua bellissima risata. Identificate e memorizzate bene la fisiologia dello stato d'animo correlato alla risata e servitevene per ricrearlo quando ce n'è bisogno; infatti, solo modificando la fisiologia dei vostri stati emozionali negativi, sarete in grado di migliorare il livello della prestazione e, cosa più importante, non sarete divorati dagli squali che potreste incontrare lungo la vostra rotta!
Tra tutti gli esseri viventi, solo l'uomo ha il dono del sorriso. Infatti ridere è un'attività tipicamente umana legata, sembra, a fattori organici.E' l'uomo e non l'animale, a essere dotato del muscolo risorio del Santorini, situato lateralmente alle labbra, che quando si contrae fa ritrarre la bocca. Il risorio e il grande zigomatico provocano, fisicamente la risata.
Pensate che ridere é un'espressione innata. Tutti abbiamo la facoltà di ridere, indifferentemente a quale cultura apparteniamo o in quale parte del mondo viviamo. Il primo sorriso compare sul volto di un bambino entro le prime sei settimane di vita, ed é, con il pianto, uno dei pochi mezzi che ha per comunicare.

Ma che il ridere potesse diventare veramente una terapia utile per accelerare il processo di guarigione anche di mali fisici, é una intuizione piuttosto recente. Secondo alcuni studiosi, infatti, tutti noi nasciamo con una naturale tendenza verso il gioco e il divertimento in genere. Quando si diventa adulti, purtroppo, questa naturale inclinazione viene spesso sostituita dall'ansia, dalla depressione e dalla paura, anche se i nuovi umori non riescono, fortunatamente, a schiacciare completamente il nostro cosiddetto "potenziale creativo".

Ridere cambia l'atteggiamento mentale. La mappa che ognuno, attraverso traumi e dolori si è formata nella mente, attraverso il riso e la positività muta colore, dimensione, suono.

E' per questo che, anche alla luce del Pensiero Positivo e dei suoi insegnamenti, nell'ambito delle nuove terapie alternative alla medicina tradizionale è nata la "Comicoterapia", un metodo di guarigione che trova le sue basi nella Gelotologia (dal greco "gelos", che vuol dire "riso"), ma anche nella medicina psicosomatica e nell'immunologia neuro-psichica…

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Dopo anni di ricerche che hanno dimostrato quanto stress e malumore siano tossici per il cuore e, al contrario, sia benefico il buonumore, si è giunti finalmente a quantificare la dose minima efficace, la "pillola" che protegge dall'infarto: almeno 15 minuti al giorno di risate. Ma devono essere intense, piene, coinvolgenti, come quelle che si scatenano vedendo film capolavori della comicità. Solo così equivalgono ai famosi 30 minuti al giorno di camminata veloce, stabiliti da qualche anno come la "dose minima quotidiana" di attività fisica che protegge dall'infarto. Le ricerche sull'influenza dello stato d'animo su cuore e arterie sono state presentate oggi al congresso della Società Europea di Cardiologia dove anche il malumore è tornato protagonista. Sulla base di ricerche dello scorso anno si prevede che l'attuale situazione di stress per crisi economica indurrà un aumento del 15% dei ricoveri nelle unità coronariche del Vecchio Continente...

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una cura a portata di mano

Cada vez más lejos de aquellos mitos adolescentes, que hablaban de una posible ceguera o una calvicie prematura en casos de masturbación exagerada, ahora los científicos aseguran que, por el contrario, el íntimo ejercicio manual practicado por los hombres, cuando lo hacen más seguido y desde más jóvenes, disminuye el riesgo de contraer cáncer de próstata. Así lo revela un estudio realizado recientemente por científicos australianos, publicado en la última edición de la revista inglesa New Scientist. Un especialista argentino, consultado por este diario, explica por qué la masturbación es una práctica saludable, mientras que otro relativiza el resultado de la investigación.
Las conclusiones fueron obtenidas por un grupo de científicos del Consejo del Cáncer Victoria, de Melbourne, dirigidos por Graham Giles, quienes estudiaron las prácticas sexuales de 1259 hombres sanos y 1079 enfermos de cáncer de próstata de entre 20 y 50 años. A partir de la comparación de los datos obtenidos por ambas encuestas, los especialistas establecieron que “quien eyacula con una frecuencia mayor a 5 veces por semana en su juventud, reduce en un tercio los riesgos de enfermar de este tipo de cáncer, el más frecuente entre los hombres”.
El argumento principal es que la eyaculación evita que los agentes cancerígenos se acumulen en la próstata. “Mientras más se lavan los conductos, menos sustancias quedan allí que puedan dañar el órgano”, asegura Giles. Además, según el mismo estudio, esta actividad estimularía la maduración de las células prostáticas, haciéndolas menos susceptibles de ser atacadas por los agentes cancerígenos…

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domenica 28 agosto 2011

una vittoria per Anna Hazare

Anna Hazare ha vinto la sua battaglia e ha sospeso lo sciopero della fame iniziato il 16 agosto scorso. Il Parlamento indiano ha approvato all'unanimità una mozione che impegna le istituzioni a prendere in esame i punti principali di un disegno di legge per la lotta alla corruzione messo a punto dallo stesso Hazare. E il settantaquattrene attivista gandhiano ha posto fine alla sua protesta.

Migliaia di persone entusiaste si sono radunate sulla spianata di Ramlila a New Delhi, applaudendo e cantando quando il "nuovo Gandhi", che era seduto sul palco attorniato da bambini, ha portato alla bocca un bicchiere di metallo contenente latte di cocco e miele, rompendo il digiuno dopo 13 giorni.

Hazare ha assicurato che "è stato l'appoggio popolare che ha permesso questa vittoria". "Vi ringrazio - ha detto - per la vostra lotta instancabile contro la corruzione" che, ha aggiunto, "condotta con metodi nonviolenti, è stata un grande esempio per la nazione". Hazare sarà ora trasferito in un ospedale per controlli medici che dureranno un paio di giorni…

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As Anna Hazare ended his fast after 13 days, the whole nation erupted in joy. FromRamlila Maidan to Ralegan Siddi -- Anna Hazare's village -- celebrations at full blast replaced days of protests as the Gandhian broke his fast on Sunday, with his supporters marking "people's victory" with dancing, waving of the tri colour and handing out of sweets and flowers.

The festivities which began last night after Parliament passed a resolution agreeing in-principle to Hazare's three demands on Lokpal issue, reached a crescendo when the Gandhian accepted a glass of coconut water from a Dalit and a Muslim girl -- Simran and Ikrah -- at 10:20 am, breaking his 288 hours of fast that began on August 16 .

As Hazare started his address at the Maidan in Delhi, people who had started descending on the historic ground since early this morning, jostled with each other to get a glimpse of the 74-year-old. "This is a triumph of people. It is a triumph of our democracy. People have come out in large numbers as everybody is affected by corruption," said Riti Borah, a 28-year-old management professional…

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sabato 27 agosto 2011

e loro vogliono uccidere i piccoli comuni

Si chiama Nir, come 'nero', o 'nido' in molti dialetti meridionali. Nir è un acronimo che designa il primo 'riparo notturno assistito', una struttura architettonica progettata per zone di emergenza umanitaria nella terra dei migranti.

L'idea è dello studio di architettura 'Vortex A'. Il 'B/N Project', è - si legge dal sito del progetto "un'unità tecnologica minima, un sistema architettonico replicabile e fluidodestinato a zone di emergenza umanitaria. Un progetto immaginato per dare una risposta realistica al problema del nomadismo transnazionale contemporaneo nelle province agricole del sud Italia, che descrive l'incontro possibile tra le culture stanziali e quelle in transito". B/N Project, al contempo, rappresenta le iniziali delle parti architettoniche che lo definiscono: "B" è la BASE, logistica, dei servizi; "N" è il NIR', ovvero il primo riparo notturno assistito

Il sito pilota prescelto, per questa sperimentazione eseguita in collaborazione con l'Osservatorio Migranti Basilicata, è Villaggio Gaudiano, una piccola frazione lucana di circa quaranta abitanti nel comune di Lavello (PZ). Nelle vicinanze di Villaggio Gaudiano si concentrano ogni fine estate fino a tremila braccianti stagionali provenienti dall'Africa nord-occidentale e dalla Bulgaria e Moldavia. Questi sono di frequente già residenti in Italia. A volte anche non regolarizzati, arrivano ad agosto dalle città del Nord appena spopolate per lavorare nelle campagne meridionali fino a metà ottobre. Nelle pianure assolate che raggiungono, tra la Puglia e la Basilicata, già segnate da antiche lotte contadine negli anni Cinquanta (sfociate nella promulgazione della Riforma Agraria), sono inesistenti le strutture di accoglienza destinate ad assorbire i loro bisogni primari…

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Un altro mondo è possibile

Il generale Momir Talic, capo di Stato maggiore dell'esercito dei serbi di Bosnia durante laguerra nella ex-Jugoslavia, negli anni Novanta, voleva perdere il minor tempo possibile in quel villaggio insignificante. Baljvine, con i suoi 1600 abitanti, non aveva alcun valore politico. L'offensiva, però, doveva andare avanti e bisognava 'bonificare' le zone miste.

Per il serbo bosniaco Talic, come per il suo comandante in capo Ratko Mladic e il suo leader politico Radovan Karadzic, 'bonificare' significare 'ripulire' i villaggi dove musulmani e serbi vivevano fianco a fianco da sempre, renderli etnicamente puri. Baljvine è uno di questi: i serbi abitavano la parte alta, i musulmani la parte bassa del villaggio. Non voleva perdere tempo, Talic, nelcacciare gli islamici. Nel cuore della notte ordinò ai suoi uomini di tirare giù dal lettoSaban Habibovic, rappresentante dei musulmani di Baljvine. ''Dovete andarvene. Prendete le vostre cose e sparite. Non vi sarà fatto alcun male''.

Saban, di fronte al ringhioso generale, non si scompose. ''Le assicuro, generale, che noicontinueremo a vivere con i nostri vicini serbi'', rispose. Un militare, un criminale di guerra come Talic, secondo le accuse che gli mosse il Tribunale Internazionale per la ex-Jugoslavia dopo la guerra, non aveva considerato quella ipotesi. ''Se ha ragione, vuol dire che oserebbe, adesso, venire con me nella parte serba del villaggio?'', chiese il generale. Saban uscì, seguito da Talic. Di fronte alla casa di un serbo, chiamò per nome il proprietario di casa. ''Ehi Saban? Che succede? Hai bisogno di aiuto?'', chiese assonnato il vicino. ''In questo villaggio non ci sono né veri serbi, né veri musulmani'', rispose stizzito il generale Talic, andando via. Dopo di lui arrivarono, alla fine del conflitto, le milizie croate che davano la caccia ai serbi. Fu il turno dei musulmani di proteggere i loro vicini

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Domani vado in default

Vivo in una grande metropoli. Si chiama Milano. Girano macchinoni di lusso e i pollici delle tv lcd vanno dai 40 in su. Mi affaccio al balcone. Diversi piani più in basso, nel palazzo di fronte, una casalinga è indaffarata a stendere i panni. Si piega e si rialza di continuo. Poi rientra, ma solo per tornare di lì a poco con una conca piena di nuovi panni. Lava per terra, strizza lo straccio, prepara il pranzo, cambia il bambino che ha vomitato e pettina il pelo del gatto, che ha vomitato a sua volta. Mi chiedo cos’abbia in più rispetto a una contadina, vestita di stracci e con un neo peloso sulla guancia. Insomma, una di quelle che passano la vita nei campi e molto poco dal parrucchiere. Mi rispondo che ha qualcosa in meno.

Entrambe lavorano dall’alba al tramonto, ma la contadina lo fa all’aria aperta, sotto al cielo, accarezzata dai raggi del sole, con le mani nella terra soffice e il corpo che la sera è ebbro di sana stanchezza. Soprattutto, quando si prende una pausa ha il privilegio di annientare la sua coscienza su una sedia a dondolo, abbassando il livello di consapevolezza a quello di un gatto steso al sole, cullata dai disegni che una comunità di moscerini tratteggiano contro il cielo, dal ronzio di una mosca che passa e va, dall’odore rassicurante del letame di mucca e dal rombo lontano di una nuvola scura che brontola all’orizzonte.

La casalinga di Milano si spacca la schiena dentro a quattro mura, tutt’al più cercando di curare 3 metri quadrati di balcone quasi che fossero un giardino con fontana. Ha 2 metri e 20 di cielo tra il naso e il soffitto e qualche metro cubo di aria (viziata) da respirare.

Al posto del ronzio di un insetto passeggero ha l’incessante frastuono dei motorini e dei suv che passano sotto casa, il martellante e sguaiato lavaggio mentale della televisione e, di notte, le urla della prostituta con il suo magnaccia. Al posto dell’orizzonte ha muri di cemento che si innalzano a pochi metri da lei, dall’altra parte della via, che oscurano il sole e nascondono il cielo. Al posto del profumo di letame ha il lezzo del biossido di piombo e gli scarichi fognari che ritornano su per i sanitari male alloggiati. E quando trova cinque minuti per rilassarsi, al posto di una sedia a dondolo e di quel silenzio carico di vita, ha un divano da pagare a rate e un telegiornale carico di morte. O, tutt’al più, una fiction che cerca di convincerla che quello che le manca non è un dondolo sopra a un prato, ma un abito di Prada e un marito glabro, che sorride come un ebete e che torna a casa con un diamante…

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Ode al carciofo - Pablo Neruda

Oda a la alcachofa

La alcachofa
de tierno corazón
se vistió de guerrero,
erecta, construyó
una pequeña cúpula,
se mantuvo
impermeable
bajo
sus escamas,
a su lado
los vegetales locos
se encresparon,
se hicieron
zarcillos, espadañas,
bulbos conmovedores,
en el subsuelo
durmió la zanahoria
de bigotes rojos,
la viña
resecó los sarmientos
por donde sube el vino,
la col
se dedicó
a probarse faldas,
el orégano
a perfumar el mundo,
y la dulce
alcachofa
allí en el huerto,
vestida de guerrero,
bruñida
como una granada,
orgullosa,
y un día
una con otra
en grandes cestos
de mimbre, caminó
por el mercado
a realizar su sueño:
la milicia.

En hileras
nunca fue tan marcial
como en la feria,
los hombres
entre las legumbres
con sus camisas blancas
eran
mariscales
de las alcachofas,
las filas apretadas,
las voces de comando,
y la detonación
de una caja que cae,
pero
entonces
viene
María
con su cesto,
escoge
una alcachofa,
no le teme,
la examina, la observa
contra la luz como si fuera un huevo,
la compra,
la confunde
en su bolsa
con un par de zapatos,
con un repollo y una
botella
de vinagre
hasta
que entrando a la cocina
la sumerge en la olla.

Así termina
en paz
esta carrera
del vegetal armado
que se llama alcachofa,
luego
escama por escama
desvestimos
la delicia
y comemos
la pacífica pasta
de su corazón verde.

da qui

Ode al carciofo

Il carciofo dal tenero cuore si vestì da guerriero,
ispida edificò una piccola cupola,
si mantenne all’asciutto sotto le sue squame,
vicino al lui i vegetali impazziti si arricciarono,
divennero viticci,
infiorescenze commoventi rizomi;
sotterranea dormì la carota dai baffi rossi,
la vigna inaridì i suoi rami dai quali sale il vino,
la verza si mise a provar gonne,
l’origano a profumare il mondo,
e il dolce carciofo lì nell’orto vestito da guerriero,
brunito come bomba a mano,
orgoglioso,
e un bel giorno,
a ranghi serrati,
in grandi canestri di vimini,
marciò verso il mercato a realizzare il suo sogno:
la milizia.
Nei filari mai fu così marziale come al mercato,
gli uomini in mezzo ai legumi coi bianchi spolverini erano i generali dei carciofi,
file compatte,
voci di comando e la detonazione di una cassetta che cade,
ma allora arriva Maria col suo paniere,
sceglie un carciofo,
non lo teme,
lo esamina,
l’osserva contro luce come se fosse un uovo,
lo compra,
lo confonde nella sua borsa con un paio di scarpe,
con un cavolo e una bottiglia di aceto finché,
entrando in cucina,
lo tuffa nella pentola.
Così finisce in pace la carriera del vegetale armato che si chiama carciofo,
poi squama per squama spogliamo la delizia e mangiamo la pacifica pasta
del suo cuore verde.

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giovedì 25 agosto 2011

Vegetariani e vegani

...è completamente fuori luogo mettere insieme in un unico mucchio vegetariani e mangiatori di carne, come non si fa raramente, come per dire: "Chi mangia formaggio potrebbe ugualmente mangiare carne!". Ovviamente, i carnivori causano un danno maggiore: perché non solo sfruttano direttamente gli animali come fornitori di latte e formaggio come i vegetariani, sostenendo indirettamente l'industria della carne. I carnivori in più promuovono l'industria della carne direttamente. Il mangiatore di carne, che è anche di solito consumatore di latte, uova e cuoio, per farla corta, ha causato molte più morti d'animali di un vegetariano.

Un altro fatto da considerare discutendo la questione "Vegetariano o Vegano?" è questa: diventare vegano non è una cosa da fare in un solo passo. Al contrario è comune essere vegetariano prima di arrivare dall'alimentazione carnea al veganismo. Semplicemente per questo, sarebbe sciocco condannare il vegetarianismo, il vero primo passo verso il veganismo.

Oltre a questo: per il vegetarianismo si può fare pubblicità francamente e in pubblico. Qui il "lavoro di persuasione" ha senso ed è necessario, perché le ragioni pratiche ed etiche per l'astensione dalla carne possono non solo essere rese razionalmente plausibile, ma possono essere indicate come uno stile di vita; sostituire rocchi di salsiccia con involtini di formaggio e salsa o ragù di carne con salsa alle erbe - questo si può facilmente immaginare. Ma astenersi da "tutto" tutto in una volta, richiede troppa immaginazione (anche a causa dell'informazione insufficiente) e provoca paura, tensione - e soprattutto - rifiuto: "Bene, allora farò proprio come ho sempre fatto finora, mangerò tutto ciò che desidero!"

Al vegetarianismo le persone si possono guidare, al veganismo devono arrivarci da soli. Il passo verso il veganismo avviene silenziosamente, in privato. Ciononostante, in generale avviene ad una sola condizione: se le persone sono motivate a dispensare dallo sfruttamento gli animali per ragioni etiche. Questa sensibilità viene quasi sempre da un vegetarianismo fondato eticamente. Ecco perché è così importante guidare la gente al vegetarianismo etico. Tutto il resto, se succede, viene da sé.

La condanna dei vegetariani non accresce il numero dei vegani, ma diminuisce quello dei vegetariani. E' una condanna inutile, ma causa invece un danno immenso. L'importante è, come si è detto, una motivazione morale.

E' per questo che quelli che hanno intenzioni oneste di astenersi dalla carne, quelli che sono già arrivati alla meta vegana, e tutti quelli che si trovano "in mezzo", devono unire gli sforzi - invece di etichettarsi l'un l'altro e fare così del male agli animali.

Se il conflitto fra vegetariani e vegani non fosse una realtà, sarebbe probabilmente inventata dai pubblicitari dell'industria della carne - e sarebbe un'idea brillante. Non c'è più gran piacere per i carnivori che veder litigare i non carnivori fra loro!

da qui

(segnalazione di Claudia)

mercoledì 24 agosto 2011

Gilbert Douville

"FRATELLO......

....quando le cose vanno male,
come a volte succede,
volgi lo sguardo a quell' intima visione
che arde di dentro,
Li troverai il senso delle cose

Odo un' aquila nel cielo
e ponies scalpitanti a Ovest

Vedo il rosso cielo del mattino
e il fulmine saettare abbagliante

Sento il profumo della fresca rugiada mattutina
e quello della pioggia in un pomeriggio della tarda primavera

Godo della freschezza dell' aria
e gioisco alla mezzanotte di una notte di luna

Sento cuori pulsare tutt' intorno
La terra e' calda sotto i miei piedi

Quando le cose vanno male
come a volte succede"


"MISSIONARIO....

...danzavo tra le stelle
Poi sei venuto tu
a trascinare in basso il mio spirito
Hai detto che ero stupido

Danzavo tra le nuvole
Poi sei venuto tu
a trascinare in basso il mio spirito
Hai detto che vivevo nell' errore

Danzavo tra le colline
Poi sei venuto tu
a trascinare in basso il mio spirito
Hai detto che ero malvagio

Danzavo tra gli alberi
Poi sei venuto tu
a trascinare in basso il mio spirito
Hai detto che ero sporco

Danzavo tra i fiori
Poi sei venuto tu
a trascinare in basso il mio spirito
Hai detto che tutto era vano:
ero sempre e soltanto un indiano"

da qui

...Come mai gli Indiani, che consideravano gli animali loro fratelli, li uccidevano per mangiarli?

Sostanzialmente perché avevano fame. In realtà prima di ucciderli ringraziavano il loro spirito, ringraziavano il bisonte o il cervo dicendogli che un giorno lo avrebbero ricambiato nutrendo i suoi cuccioli. Gli Indiani avevano due modi per “seppellire” i morti: o sopra un albero o su un’impalcatura. In questo modo i corpi si decomponevano rapidamente e i resti cadevano al suolo. L’erba posta sotto all’impalcatura diventava molto verde, rigogliosa e i figli del cervo e del bisonte potevano nutrirsene. In questo modo gli Indiani mantenevano la promessa di sfamare i cuccioli degli animali uccisi. Tutto questo appartiene al Grande Cerchio della Vita in cui ogni cosa è legata alle altre.

Questa vostra consapevolezza del profondo legame tra tutte le creature ci riporta al problema del rispetto per la vita; qual è il tuo pensiero di fronte ai disastri ambientali, alle devastazioni provocate dall’umanità sul pianeta Terra?

A volte mi pongo domande sul destino di questo pianeta e penso che la Terra ha qualcosa che noi umani non possediamo, se non in una quantità molto esigua: il tempo.
Noi umani siamo folli, facciamo alla Terra cose terribili. Quasi non pensiamo che dopo la nostra morte la Terra andrà avanti comunque. Noi abbiamo una vita molto breve, soltanto la Terra “possiede il Tempo”. Rispetto agli altri animali l’uomo è un essere molto particolare: ha paura, è molto possessivo, difficilmente vuol condividere quello che ha. Per difendere quello che possiede costruisce armi sempre più potenti; addirittura la bomba atomica, l’arma più micidiale (v. la poesia No nukes di Gilbert. N.d.A.)… L’uomo è talmente folle che, piuttosto di condividere, è disposto anche a massacrare i suoi simili… e si dimentica della brevità della sua vita di fronte a quella della Terra...

daqui

martedì 23 agosto 2011

il canto delle balene

Il canto delle balene consiste in una serie di suoni prodotti dalle balene per poter comunicare. La parola "canto" è usata in particolare per descrivere il campione di suoni prevedibili e ripetibili prodotti da determinate specie di balene (specialmente la megattera,Megaptera novaeangliae) in un modo che ai cetologi ricorda il canto umano.

Il processo biologico usato per produrre i suoni varia da una famiglia di Cetacei all'altra. Tutti i Cetacei, comunque, (balene, delfini e focene) sono molto più dipendenti dal suono per la comunicazione e i sensi rispetto ai loro cugini terrestri perché l'assorbimento della luce da parte dell'acque rende la visione difficile e perché il movimento relativamente lento dell'acqua rispetto all'aria diminuisce l'efficacia del senso dell'olfatto

…Due gruppi di balene, le Megattere e le sottospecie di balenottera azzurra trovate nell'oceano indiano, sono note per la produzione dei suoni ripetitivi in varie frequenze conosciuti come canto delle balene. Il biologo marino Philip Clapham descrive il canto come il "probabilmente più complesso nel regno animale" (Clapham, 1996).

Le vocalizzazioni delle Megattere sono eseguite solo dai maschi e solo durante la stagione dell'accoppiamento, facendo supporre che lo scopo dei canti sia aiutare la selezione naturale. Se le canzoni siano un comportamento competitivo tra maschi che seguono uno stesso potenziale partner, un sistema per definire il territorio o una tecnica di corteggiamento da maschio a femmina non è conosciuto ed è tuttora soggetto di studi.

L'interesse per il canto delle balene venne sollecitato dai ricercatori Roger Payne e Scott McVay, che analizzarono i canti nel 1971. I canti seguono una struttura distinta e gerarchica. Le unità di base del canto (talvolta chiamate "note" per praticità) sono emissioni unitarie ed ininterrotte di suoni che persistono fino ad alcuni secondi. Questi suoni variano in frequenza da 20 Hz a 10 kHz (la banda tipicamente udibile da un umano è da 20 Hz a 20 kHz). Le unità possono essere modulate in frequenza (es. la tonalità può salire, scendere o rimanere costante durante la nota) o anche modulato in ampiezza (salire di volume o diventare più silente).

Una collezione di quattro o cinque unità è conosciuta come sotto-frase, che dura forse dieci secondi. Una collezione delle due sotto-frasi costituisce una frase. Una balena ripete tipicamente la stessa frase da due a quattro minuti (fenomeno conosciuto come tema). Una collezione di temi è riconosciuta come un canto. La balena ripeterà lo stesso canto, che dura forse venti minuti, di nuovo e di nuovo nel corso delle ore o persino dei giorni. Questa gerarchia a "matrioska" dei suoni ha catturato l'immaginazione degli scienziati.

Inoltre, ogni canto di balena evolve lentamente col tempo. Ad esempio nel corso di un mese una particolare unità che era cominciata come una tonalità con gradazione verso l'alto (con aumento di frequenza) può lentamente appiattirsi e divenire una nota costante, mentre un'altra unità può prontamente aumentare di volume. Cambia anche il ritmo di evoluzione del canto di una balena - in alcuni anni il canto può variare abbastanza velocemente, in altri anni potrebbe non essere annotata una grande variazione.

da qui

Viene da sorridere pensando che Jaques Cousteau e Luis Malle, nel 1956, girando uno dei primi documentari sottomarini, lo intitolarono "Il mondo del silenzio". Il mare è tutt’altro che silenzioso. Fenomeni fisici, crostacei, pesci, cetacei, e buon’ultime le navi, riempiono l’ambiente acqueo di una varietà di suoni e rumori. Un web sui cetacei non può certo prescindere dal presentare un campionario di queste musiche, ma prima vogliamo spendere due parole sulle ragioni di tanta abbondanza in decibel.
Non ci interessa una trattazione approfondita circa il comportamento del suono in acqua. Ci interessa sapere che i suoni sono, dal punto di vista fisico, onde di compressione che viaggiano attraverso un mezzo senza trasportare materia (se c’è un fisico all’ascolto, perdoni la mia approssimazione). La velocità di propagazione è proporzionale alla densità del mezzo. L’acqua trasporta i suoni cinque volte più velocemente dell’aria: millecinquecento metri in un secondo. Inoltre le caratteristiche di stratificazione dell’acqua, legate principalmente alla salinità, alla temperatura e alle correnti, creano canali di propagazione che conducono i suoni, lungo delle vere "guide d’onda", con bassissime dispersioni, per decine e a volte centinaia di chilometri…

da qui

…Due gruppi di balene, le Megattere e le sottospecie di balenottera azzurra trovate nell'oceano indiano, sono note per la produzione dei suoni ripetitivi in varie frequenze conosciuti come canto delle balene. Il biologo marino Philip Clapham descrive il canto come il "probabilmente più complesso nel regno animale" (Clapham, 1996).

Le vocalizzazioni delle Megattere sono eseguite solo dai maschi e solo durante la stagione dell'accoppiamento, facendo supporre che lo scopo dei canti sia aiutare la selezione naturale. Se le canzoni siano un comportamento competitivo tra maschi che seguono uno stesso potenziale partner, un sistema per definire il territorio o una tecnica di corteggiamento da maschio a femmina non è conosciuto ed è tuttora soggetto di studi.

L'interesse per il canto delle balene venne sollecitato dai ricercatori Roger Payne e Scott McVay, che analizzarono i canti nel 1971. I canti seguono una struttura distinta e gerarchica. Le unità di base del canto (talvolta chiamate "note" per praticità) sono emissioni unitarie ed ininterrotte di suoni che persistono fino ad alcuni secondi. Questi suoni variano in frequenza da 20 Hz a 10 kHz (la banda tipicamente udibile da un umano è da 20 Hz a 20 kHz). Le unità possono essere modulate in frequenza (es. la tonalità può salire, scendere o rimanere costante durante la nota) o anche modulato in ampiezza (salire di volume o diventare più silente).

Una collezione di quattro o cinque unità è conosciuta come sotto-frase, che dura forse dieci secondi. Una collezione delle due sotto-frasi costituisce una frase. Una balena ripete tipicamente la stessa frase da due a quattro minuti (fenomeno conosciuto come tema). Una collezione di temi è riconosciuta come un canto. La balena ripeterà lo stesso canto, che dura forse venti minuti, di nuovo e di nuovo nel corso delle ore o persino dei giorni. Questa gerarchia a "matrioska" dei suoni ha catturato l'immaginazione degli scienziati.

Inoltre, ogni canto di balena evolve lentamente col tempo. Ad esempio nel corso di un mese una particolare unità che era cominciata come una tonalità con gradazione verso l'alto (con aumento di frequenza) può lentamente appiattirsi e divenire una nota costante, mentre un'altra unità può prontamente aumentare di volume. Cambia anche il ritmo di evoluzione del canto di una balena - in alcuni anni il canto può variare abbastanza velocemente, in altri anni potrebbe non essere annotata una grande variazione…

da qui





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Il suono arriva direttamente da una stazione dotata di microfono piazzata in prossimità dell'isola di Maui (Hawai)

ascolta qui

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