lunedì 30 luglio 2012

Sclerosi multipla, il metodo Zamboni


Si parte con la sperimentazione clinica. Il progetto è quello che va sotto il nome di Brave Dreams(acronimo di Brain venous drainage exploited against multiple sclerosis) e, sotto il coordinamento del chirurgo vascolare Paolo Zamboni dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara, il suo scopo è quello di verificare gli effetti sulla sclerosi multipla intervenendo per rimuovere le ostruzioni sanguigne determinate dall’insufficienza venosa cronica cerebrospinale (Ccsvi).
L’annuncio ufficiale è stato dato da Carlo Lusenti, assessore regionale alla salute, e con la selezione dei pazienti si partirà a metà della prossima settimana, iniziando nei centri dell’Emilia Romagna che hanno aderito alla sperimentazione, finanziata con 2 milioni e 900 mila dalla Regione stessa lo scorso febbraio. Tra i centri, oltre al presidio ferrarese dove opera il clinico che ha dato il nome alla tecnica di intervento, il “metodo Zamboni”, c’è l’Usl di Bologna. Dopodiché sarà la volta dell’azienda ospedaliera Cannizzaro di Catania e delle 14 strutture su 20 che hanno già ricevuto il nulla osta dai comitati etici dopo l’esame del protocollo la cui stesura è stata coordinata dall’agenzia sanitaria e sociale dell’Emilia-Romagna…

per chi non è mai andato in Galles

Bordering England and facing Ireland, Wales is ideal to cover on holiday- slightly bigger than Lake Ontario, less then 2/3 the size of Brittany, 1/2 Denmark, 1/4 Ireland and Portugal, < 1/30 the size of Texas, < 1/350 Australia, < 1/1400 Africa, but plenty to explore….
qualche foto

giovedì 26 luglio 2012

estate in Groenlandia

...Solitamente, nel periodo estivo, circa la metà della superficie di ghiaccio della Groenlandia si scioglie. Nei pressi delle coste parte dell’acqua viene trattenuta dal ghiaccio e torna allo stato solido, mentre il resto confluisce in grandi canali che sfociano nell’oceano. Nelle zone più rilevate, invece, l’acqua del disgelo rimane allo stato liquido per poco tempo, ghiacciandosi di nuovo con rapidità. Quest’anno le cose sono andate diversamente, con un aumento senza precedenti dello scioglimento dei ghiacci: i ricercatori stimano che il 97 per cento della superficie ghiacciata della Groenlandia sia stata interessata dal disgelo a metà luglio.
L’immagine mostra l’estensione del fenomeno tra l’8 e il 12 luglio scorsi. Le zone rosse indicano le aree in cui si è sicuramente verificato lo scioglimento dei ghiacci, mentre quelle rosso chiaro le aree dove è probabile che il ghiaccio si sia sciolto. Il fenomeno è stato repentino: l’8 luglio solamente il 40 per cento della superficie risultava interessata dal disgelo, quattro giorni dopo era il 97 per cento...

martedì 24 luglio 2012

microlavori

Amelia è disposta a rispondere a 10 domande sulla Sardegna per cinque dollari. Mentre Joe, per gli stessi cinque dollari, cerca un grafico che realizzi il logo della sua piccola azienda e Shanalisa una cantante che esegua una cover di un testo di Lana del Rey. E poi c'è Anna, che si offre di dare consigli turistici via Skype a chi voglia visitare l'Italia, mentre Cecilia è disposta a spedire cartoline da Roma e da Città del Vaticano. Tutto a cifra fissa: cinque dollari...


...La parola chiave, nel mondo anglofono, per definire questo nuovo tipo di mercato del lavoro, è infatti proprio "gig", ovvero un lavoro temporaneo, di brevissima durata. Una "gig" è anche una singola performance di un gruppo musicale o di un artista: per esteso, partendo dal concetto di prestazione unica, la stessa parola viene utilizzata per indicare un qualsiasi lavoro a tempo. Si va dall'offerta di traduzioni nelle lingue più disparate alla ricerca di personale che si occupi di un trasloco. E non mancano gli utenti italiani, che offrono gig attinenti alla nostra lingua ed al nostro paese...
da qui

lunedì 23 luglio 2012

Lavare l'insalata confezionata? - Roberto La Pira


Lavare o non lavare l’insalata confezionata? La domanda non è banale perché sui banchi del supermercato si trovano buste e vaschette di cicorino, soncino, lattuga, romana, rucola….  pronte da condire e portare a tavola e confezioni dall’aspetto simile, con una scritta che consiglia di lavare il prodotto prima dell’uso. Apparentemente  le due confezioni si assomigliano molto ma c’è una differenza sostanziale.

Nel primo caso si tratta di buste di insalata di IV gamma,  sottoposta a selezione,  oltre che a diversi lavaggi e asciugatura prima  di essere confezionata ed etichettata con tanto di data di scadenza. Nel secondo caso si tratta di insalata selezionata e mondata ma non lavata, che costa meno anche perchè non è tenuta a rispettare la catena del freddo. E’ vero che sulla confezione una scritta invita il consumatore a  procedere con i lavaggi, ma spesso la dicitura è poco visibile ed è opzionata in un angolo.

Questo è un limite rilevante perché il consumatore non sempre legge le diciture e le somiglianze tra le confezioni possono trarre in inganno. La confusione aumenta quando  le catene di  supermercati propongono entrambi i tipi di insalata con il loro marchio.L’insalata di IV gamma è in effetti  un prodotto alimentare sottoposto alle norme sanitarie previste nel pacchetto igiene. C’è di più  il 13 maggio 2011 il Parlamento italiano ha varato per la prima volta una normativa (legge 77/2011) sulla produzione e commercializzazione delle insalate in busta, con l’intento di regolamentare un settore privo di disposizioni specifiche...

domenica 22 luglio 2012

Fukushima, dosimetri taroccati agli operai - Pio D'Emilia


All'inizio erano voci, poi testimonianze dirette ma anonime. Ora ci pensa l’autorevole Asahi Shinbun, tornato in prima linea come negli anni ’60 e ’7o, a denunciare lo scandalo dei dosimetri taroccati che una (per ora) società di “lavoratori in affitto” ( i famosi “zingari nucleari”)  forniva agli operai, prima di mandarli al “fronte” di Fukushima. Nella vignetta, la ricostruzione del dosimetro taroccato, così come l’ha pubblicata l’Asahi Shinbun: per ridurne la sensibilità (fino al 70%), il dosimetro era avvolto da una pellicola di piombo.
La notizia per ora lascia di stucco i giapponesi, che pur avendo cambiato idea sul nucleare – come le recenti, imponenti manifestazioni dimostrano –  continuano a credere alle favole e alle parole rassicuranti della Tepco e del governo. Strano invece, ma non troppo, visto che in Giappone vige la discrezionalità dell’azione penale (ricordate? Quella che voleva introdurre Martelli, quando era ministro della Giustizia) che polizia e magistratura non si siano ancora fatti né vedere né sentire.  Ma non è tentato omicidio? 

Eurovegas


Madrid o Barcellona? si domanda il magnate Sheldon Adelson, presidente della compagnia Las Vegas Sands che ha scelto la Spagna come sede del suo progetto di Eurovegas. I politici locali parlano di grandissime opportunità, posti di lavoro e ricchezza, e ognuna delle due regioni fa a gara per venire incontro a Adelson, sempre che come nuovo paese di cuccagna sia scelta la propria zona.

La Spagna come meta turistica di sole e spiaggia è un’invenzione franchista degli anni sessanta che si rinnova in questi giorni con l’aggiunta del gioco d’azzardo e degli altri piaceri che lo accompagnano. Ma per insediare Las Vegas in Spagna si dovrebbero cambiare tante leggi, come quella che decreta il divieto del fumo in luoghi pubblici, e soprattutto andrebbero stravolti i diversi piani regolatori che ne impediscono la costruzione. Ci vorrebbero leggi fatte su misura per Adelson, perché vuol fare le cose a modo suo: grandi alberghi di lusso in zone rurali non urbanizzabili e tabacco in luoghi chiusi, a cui sarebbero esposti clienti ed impiegati. Basta far capire a Pinocchio che il Paese dei Balocchi merita un adattamento delle leggi: “Ecco un paese come piace veramente a me! Ecco come dovrebbero essere tutti i paesi civili!...”, esclama Lucignolo per convincere il burattino. 

Per Esperanza Aguirre, presidente della Regione di Madrid, va benissimo; per i catalani, lo stesso. E questo nonostante, in entrambe le regioni, casi simili si siano già verificati e siano poi miseramente falliti, come accadde per il Parco Warner che avrebbe dovuto creare in una zona agricola a sud di Madrid più di 500 posti di lavoro e portare in paese il treno e grandi aspettative di consumo. Fu progettato nel 2002, ma in un paio d’anni i posti di lavoro sfumarono e l’anno scorso anche la stazione corrispondente del treno è stata chiusa. Mancano i visitatori, come è successo ad Eurodisney, e i cittadini sono rimasti senza treno.

Noi Europei siamo inclini a questo tipo di divertimenti? Chi lo sa. Adelson prevede un arrivo massiccio di giocatori da tutta l’Europa, e ritiene che la sua scelta debba cadere sulla regione che offre la migliore rete di trasporti...

sabato 21 luglio 2012

Decrescita, un dibattito lungo 40 anni - Giorgio Nebbia

...Certe volte le proposte di decrescita di certe merci generano inconvenienti anche peggiori: la decrescita dei consumi di benzina attraverso la sua sostituzione con biocarburanti provoca una crescita della produzione e del consumo di prodotti agricoli che vengono sottratti agli usi alimentari. Certe altre volte la decrescita è provocata dalle stesse forze economiche perché la comparsa di altre merci e processi costringe alla chiusura di fabbriche e miniere e alla cessazione di coltivazioni, talvolta con dolore per occupati e per le loro famiglie. Abbiamo ben assistito alla decrescita e scomparsa della produzione di acciaio a Napoli e Genova; della coltivazione delle mandorle pugliesi che, mezzo secolo fa, esportavamo in tutto il mondo, o delle barbabietole nella Valle Padana.
La decrescita non è felice, ma non è neanche parolaccia. E’ una fase della vita umana, di quella economica e di quella merceologica. Chi può, fa bene a coltivare, con gioia, pomodori “bio” senza concimi e pesticidi. Nello stesso tempo i governi dei vari paesi faranno bene a emanare leggi per regolare crescita, ma anche decrescita, della produzione tenendo conto dell’inevitabile impoverimento delle riserve di risorse naturali e della fertilità del suolo, dell’aumento dell’inquinamento e del numero degli abitanti della terra, con gli scandalosi sprechi di alcuni e con la giusta aspirazione di tanti altri ad uscire da una scandalosa miseria. E faranno bene i cittadini a sollecitare e criticare i governi quando sono troppo lenti e svogliati nell’affrontare tali compiti.

venerdì 20 luglio 2012

Chi il territorio ferisce di territorio perisce - Daniela Pia

Una delle emergenze ambientali più stringenti è quella che riguarda il consumo del suolo in Italia: dal 1990 a oggi, ogni anno vengono divorati 244.000 ettari , oltre 668 ettari al giorno, per realizzare nuovi edifici, infrastrutture e centri commerciali a iosa. Tuttavia, questa tendenza non è giustificata da una crescita demografica.Quale la ragione di questo inarrestabile consumo? Affari? Malgoverno? Disinteresse? Se si prende come esempio la Sardegna, regione che ha poco più di 1.500.000 abitanti, si può osservare quanto sia diffusa la pratica della sottrazione di suolo: si continua a costruire sulle coste, nelle campagne e nei paesi, persino in luoghi del tutto inadatti, quando non a rischio, nonostante manchino le persone, che anzi fuggono alla ricerca di un lavoro. Osservando Sestu, il luogo dove abito, e parlando con la gente ho avuto il forte sospetto che il paese – ad appena 10 km da Cagliari, cresciuto in modo incontrollato nel giro di 25 anni, tanto da aver raddoppiato il numero degli abitanti – abbia raggiunto un punto di non ritorno nell’abuso del territorio. La conferma, dopo le scelte operate nell’ultimo consiglio comunale da una giunta di centro- sinistra. Nonostante un mercato immobiliare in gravissima crisi, infatti, si progetta ancora di costruire, eppure, a sentire un imprenditore del settore Sestu conta circa 450 appartamenti invenduti, 40 locali commerciali sfitti e una 15cina di capannoni, fra la zona industriale e artigianale, inutilizzati. Ciononostante nell’ultimo Consiglio con una votazione di 10 a zero, è stato deciso di inserire l’area alluvionale del Riu su Pardu nel piano di lottizzazione prevedendo la realizzazione di un ipermercato, di un residence che prevede persino il seminterrato. Eppure basta chiedere a chi abita in zona per scoprire che solo a 2,5 metri di scavo l’ acqua zampilla...
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mercoledì 18 luglio 2012

La Gazzosa (Bevanda ecologica degli anni ’60)


Ricordo che da bambini, nei primi anni ’60, al pranzo dei giorni di festa, o nei rari banchetti nuziali ai quali ci capitava di partecipare - allora si tenevano quasi sempre a casa degli sposi; quasi mai al ristorante come usa oggi - mentre i grandi bevevano vino, noi piccoli avevamo diritto alla nostra abbondante e fresca razione di gazzosa.
Ricordo pure come molte passeggiate fatte d’estate, in compagnia dei nonni o degli zii adulti, finivano con noi seduti a cavalcioni sul muretto, i piedi penzoloni, esausti ma soddisfatti; o all’ombra di un pergolato - come nelle più torride gite in Sicilia - a gustarci, in piena tranquillità, una bottiglietta ghiacciata di quella soave, frizzante bevanda, con leggero aroma di cedro.
Dubito molto che ancora oggi esista qualcuno disposto a produrre, imbottigliare e distribuire quella modesta bibita effervescente che bevuta d’un fiato ti toglieva il respiro.
Dubito molto che ancora oggi esista qualche buontempone disposto a venderla per le poche lire che allora ci chiedeva il nostro vecchio amico barista, grasso e  baffuto. Tu gliela chiedevi, lui la pescava dal bidone pieno di acqua e ghiaccio, tuffandoci dentro quasi tutto il braccio. Subito ti tendeva l’altra mano asciutta, aperta e avida. Ti cedeva la bottiglietta solo dopo che glie l'avevi regolarmente pagata.
Oggi siamo tutti condannati, inesorabilmente, alla modernità! E, si sa, la modernità  non sempre è vero progresso...

domenica 15 luglio 2012

cure per il diabete


Dal pioniere della macrobiotica italiana Mario Pianesi la dieta più efficace contro il diabete. Ora il Cisd sta per pubblicare i dati della prima sperimentazione scientifica. Che darebbero risultati clamorosi
Secondo l'ultimo bollettino dell'International Diabetes Federation, nel 2011 i malati di diabete hanno raggiunto 350 milioni di persone; mentre, sempre nello stesso anno, questa patologia ha causato oltre 6 milioni di morti. Sono cifre impressionanti, ma il peggio, a quanto pare, deve ancora venire. Infatti, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, entro il 2030, il diabete diventerà la quarta causa principale di morte in Europa. Anche la lettura dei dati riferiti all'Italia non sono confortanti. Nel nostro Paese abbiamo più di 3 milioni di malati di  mellito (il 12 per cento della popolazione tra i 65 e i 74 anni e quasi il 20 per cento di quella oltre i 75 anni) e si stima che oltre un milione di persone soffra di diabete non ancora diagnosticato. Come se non bastasse, due milioni e mezzo di pazienti soffrono già di alterata intolleranza al glucosio (pre-diabete). Sono numeri che parlano da soli.
Per quanto riguarda prevenzione e rimedi, tutti gli esperti sono ormai concordi almeno su un punto: la maggior parte dei casi di diabete può essere prevenuta da un cambiamento dello stile di vita, a partire da un moderato esercizio fisico giornaliero e, soprattutto, da un'alimentazione più sana ed equilibrata. Fra le innumerevoli diete internazionali sperimentate in questi decenni nella lotta contro il diabete, pochi sanno che l'Italia vanta un primato importante. 
Nessuna dieta, infatti, ha finora eguagliato i risultati clinici ottenuti da quelle ideate, più di trent'anni fa, da Mario Pianesi, il pioniere della macrobiotica italiana...

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sabato 14 luglio 2012

Beni comuni privatizzati

Sono un bene comune, ma costituiscono un affare privato. Anche se appartengono giuridicamente allo Stato, e quindi a tutti i cittadini, le spiagge italiane vengono sfruttate  -  sul piano ambientale ed economico  -  da 30 mila aziende titolari delle concessioni demaniali con un esercito di 600 mila operatori, compresi quelli dell'indotto.

Dal 2001 a oggi, gli stabilimenti sono più che raddoppiati, passando da 5.368 a circa 12 mila, fino a occupare 900 chilometri di costa: un quarto di quella adatta alla balneazione, su un totale di ottomila chilometri. In pratica, uno ogni 350 metri, per un'estensione complessiva che arriva a 18 milioni di metri quadrati. A fronte di oneri concessori nell'ordine dei 130 milioni di euro all'anno a favore dell'erario, il fatturato di questa "industria delle spiagge" varia dai 2,5 miliardi dichiarati dai gestori (i contribuenti italiani più "poveri", con una media di 13.600 euro a testa) ad almeno uno di più stimato dalla Guardia di Finanza, per raggiungere i 6-8 ipotizzati da alcuni esponenti ambientalisti. 

È contro lo sfruttamento intensivo di questo patrimonio pubblico che il Wwf diffonderà oggi un nuovo dossier, presso la Riserva naturale delle Cesine, in Puglia, sulla costa salentina. Contemporaneamente, inizieranno i lavori di bonifica e rimozione dei rifiuti stratificati da anni lungo l'arenile, al confine dell'area. In poche settimane, la spiaggia tornerà così al suo originario splendore...

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venerdì 13 luglio 2012

Eco Mulo

Un viaggio lungo 71 giorni. Da Portella della Ginestra, in provincia di Palermo, su fino al Quirinale, a Roma, in sella a due muli. Federico e Mirko hanno attraversato mezza Italia così, fino a raggiungere il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per portargli i messaggi di legalità e speranza che hanno loro affidato le persone incontrate lungo il cammino.

"Eco Mulo" è il nome del loro progetto, volto a sensibilizzare alla legalità e all'ecosostenibilità dei territori. "È stato un viaggio emozionante - racconta Federico Price Bruno, mentre aspetta di essere ricevuto insieme al suo compagno di viaggio Mirko Adamo - ed è stato incedibile arrivare qui e vedere funzionari, rappresentanti delle forze dell'ordine e gente comune che ci veniva incontro, applaudendoci"...


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giovedì 12 luglio 2012

Signor Aggiustatutto

DI FRONTE alla crisi, l'Italia corre ai ripari. Rammenda, rattoppa, riusa, crea gruppi di incontro. Segue un'idea nata ad Amsterdam e ormai diffusa in tutta Europa. Il recupero di ciò che si ritiene erroneamente inutile farebbe risparmiare agli italiani 11 miliardi all'anno, più della spending review. Ripartire da ciò che è stato rifiutato per fare economia?

Si riusa tutto, sempre di più. Come Pinocchio che, spinto dalla fame, si accontentò anche di mangiare il torsolo della mela. Giuliano Andreucci è il responsabile di Zyp, una sessantina di negozi, soprattutto a Roma e provincia, che ripara abiti. "Ultimamente il nostro fatturato è in aumento - rivela - e naturalmente si adatta alle caratteristiche dei diversi quartieri". Se nelle zone della Roma povera, come il Quadraro, "si riparano i cappotti della nonna", a Prati "si fa l'orlo ai capi pret-à-porter". Ma prima della crisi l'orlo si faceva al Quadraro e a Prati si andava dal sarto a comperare il vestito su misura. 

Riparare il cappotto della nonna può addirittura diventare trendy, basta vendere bene il servizio, la crisi aguzza l'ingegno. Cristina Righetti, sarta torinese, ha aperto un sito internet per quelle che ha definito "riparazioni d'autore, vere e proprie ristrutturazioni" dei vecchi vestiti...

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venerdì 6 luglio 2012

l'Inran muore


Questo era il sito e QUI le tabelle di composizione degli alimenti

Il Paese della Dieta mediterranea ha deciso di sopprimere per decreto l’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, l’unico ente indipendente di ricerca che si occupa di nutrizione in Italia. Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Mario Catania, pensando di essere originale, ha cercato di indorare la pillola dicendo che l’attività di ricerca proseguirà all’interno del Cra (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura).
Tutti sanno che questa struttura si è sempre occupata di temi poco affini alla nutrizione e che si tratta di belle parole prive di contenuto. Il decreto entrerà in vigore entro 90 giorni...

...Il paese della dieta mediterranea rimane così senza istituti di ricerca che si occupano di nutrizione. Purtroppo questa scelta è stata fatta seguendo logiche di lobby, per cui si sono stati salvati enti meglio collegati alla situazione politica e si è sacrificata una realtà senza appoggi che svolgeva un ruolo pubblico importante. Forse il presidente dell’Inran non è stato in grado di spiegare qual è il ruolo dell’Istituto, ma è anche vero che alle riunioni tenute hanno partecipato funzionari incapaci di comprendere il ruolo della ricerca nell’ambito della nutrizione. Chi ha partecipato alle poche riunioni presso il Ministero dell’Agricoltura in cui si è discusso del problema si è reso conto di avere di fronte persone molto ferrate sulle mucche e sulle sementi, ma poco disponibili a capire il ruolo decisivo del cibo e dell’alimentazione...

giovedì 5 luglio 2012

Coca e Pepsi

...Dopo la svolta di marzo, che ha visto Coca e Pepsi Cola ridurre drasticamente  la quantità di questi additivi nelle bibite vendute in California, dove esiste una normativa molto stringente, l'ente ha pubblicato un nuovo rapporto.  Il documento  prende in esame la Coca Cola venduta in nove stati diversi dalla California, e punta il dito sulle concentrazioni ancora troppo alte di caramello artificiale posto sotto accusa il cui nome scientifico è 4-metilimidazolo o 4-MI (in Europa più spesso chiamato 4-MEI).

Per capire l'origine della vicenda che contrappone il colosso internazionale dei soft-drink alle autorità sanitarie bisogna fare un passo indietro. Il 4-MI (come scrive Gianna Ferretti sul suo blog Trashfood) è una sostanza che si forma durante la produzione industriale di caramello artificiale, ottenuta in condizioni di alte pressioni e alte temperature utilizzando ammoniaca e talvolta solfiti. Secondo il CSPI, il 4-MI è pericoloso perché se somministrato a dosi elevate, negli animali induce diversi tipi di tumori (polmone, fegato, tiroide, sangue). Del resto, per l'International Agency for Resarch in Cancer, braccio dell'OMS con sede a Lione, il 4-MI è cancerogeno per gli animali e probabilmente anche per l'uomo...

lunedì 2 luglio 2012

risparmiare si può

Un farmaco non può essere prescritto a carico della sanità pubblica se non per le patologie per le quali è stato riconosciuto efficace e sicuro, e quindi autorizzato dalle agenzie regolatorie (Aifa per l’Italia, Ema per l’Europa, Fda per gli Stati Uniti), dopo la valutazione degli studi clinici effettuati e il giudizio favorevole sui profili di rischio-beneficio.
La ratio è la tutela del paziente, che non deve rischiare di essere trattato con un farmaco di efficacia non dimostrata per la patologia di cui soffre. Ma la regola può essere utilizzata anche per scopi diversi. L’industria può infatti rinunciare a richiedere l’autorizzazione per una data condizione clinica quando dispone di un farmaco alternativo più remunerativo; in tal modo solo il medicinale più costoso è prescrivibile dai medici che operano nella sanità pubblica. Ciò può accadere anche quando i due farmaci non sono prodotti dalla stessa azienda, rivelando così possibili accordi collusivi a danno della collettività. È il caso di due medicamenti, Avastin e Lucentis, che uno studio indipendente finanziato dai National Insitutes of Health statunitensi ha dimostrato con chiarezza sovrapponibili.

IL CASO AVASTIN-LUCENTIS

Un farmaco oncologico innovativo, l’Avastin (nome commerciale del bevacizumab), in uso ormai da qualche anno e autorizzato per il trattamento del carcinoma del colon-retto, è da tempo riconosciuto dalla letteratura scientifica internazionale come efficace anche nel trattamento di una patologia dell’occhio, la degenerazione maculare legata all’età, Dmle.
Il farmaco non è però ufficialmente autorizzato per la cura di questa patologia: la società farmaceutica che lo produce non ha infatti richiesto la specifica autorizzazione alla competente agenzia di regolazione, l’Aifae, pertanto non può essere prescritto per il trattamento della Dmle.
Per la verità, la normativa vigente permette di somministrare un medicinale anche al di fuori delle indicazioni autorizzate (in tal caso si parla di prescrizione off-label), ma solo in mancanza di alternative terapeutichemigliori. Nel caso della Dmle, esistono tuttavia alternative terapeutiche autorizzate, ovvero in-label: si tratta del Lucentis (nome commerciale del ranibizumab), il cui trattamento annuale è però 70 volte più costoso. Un anno di trattamento con Lucentis costa infatti quasi 14mila euro, mentre l’alternativa preparata con bevacizumab costa meno di 200 euro. La differenza dipende sia dal prezzo ex factory del medicinale sia dalla posologia necessaria.
L’impiego del farmaco ad alto costo, in alternativa a quello a basso costo, comporta una maggiore spesa per il Servizio sanitario nazionale stimabile in almeno 200 milioni di euro all’anno: somma che potrebbe essere risparmiata se solo si decidesse di ammettere la prescrivibilità a carico della sanità pubblica del farmaco meno costoso, ma parimenti efficace e sicuro.
Ma a chi compete la richiesta di autorizzazione per il trattamento delle Dmle? In base al decreto legislativo 219/2006, alla società che produce il farmaco, nel caso specifico, la Roche, la quale dovrebbe avere tutto  l’interesse a presentare domanda, tanto più che la molecola alternativa è prodotta da un concorrente, la Novartis. Ma la Roche non ha mai richiesto l’autorizzazione: il silenzio perdura da molti anni.
La storia non finisce qui. Quando, nel 2009, la Regione Emilia Romagna decide di ammettere (“in base a uno specifico protocollo”) l’utilizzo a carico della sanità regionale del farmaco meno costoso, la Novartis (che produce il farmaco più caro) ricorre al Tar, sostenendo - peraltro a ragione - che la modifica dell’elenco dei farmaci autorizzati off-label è competenza esclusiva del livello statale. Fortunatamente, la recente pronuncia del Tar dell’Emilia Romagna, che rimette la questione alla Corte costituzionale, apre una nuova prospettiva: afferma infatti che sarebbe irragionevole far ricadere sui bilanci delle Regioni le conseguenze delle scelte commerciali delle aziende farmaceutiche o di un sistema normativo che non riconosce anche alle Regioni il potere di richiedere l’autorizzazione per l’uso off-label. Un importante passo avanti anche per le finanze pubbliche.
La scelta compiuta dal Tar dell’Emilia Romagna e quella che spetterà alla Consulta possono avere ricadute rilevanti sull’intero mercato farmaceutico, al di là dell’Italia e della vicenda specifica. Della questione si sta infatti discutendo a livello mondiale, in sede scientifica e istituzionale, con l’obiettivo di impedire che trattamenti efficaci e poco costosi siano negati ai pazienti solo perché non ufficialmente riconosciuti dalle autorità di regolazione...

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animali sardi

Un fattore che fa il mammo. E ogni tre ore si sveglia per allattare col biberon un cucciolo di canguro rimasto orfano. Un'altra cangura che nel marsupio custodisce (evento decisamente raro) due gemelli appena nati. E intorno il solito contorno di piccole scimmie ed enormi bufali, lama sputacchianti e procioni nottambuli, cinghiali mansueti come agnellini e cavallini nani che spaventano regali oche. E tutto aspettando che si realizzi l'ultimo progetto: l'acquisto di un ippopotamo nano. Succedono solo cose folli nella fattoria più folle della Sardegna. È la valle di Su Tuvu, quattro chilometri da Nuoro, poco di più da Orgosolo, dove Massimiliano Demontis e sua moglie Maria Giovanna Zizzi hanno impiantato la «Barbagia Struzzi», l'incredibile fattoria didattica che inanella una stranezza dietro l'altra. Solo dodici mesi fa si festeggiava la nascita del primo cangurino in cattività, testimonianza che i marsupiali australiani (specie Bennet, i più piccoli al mondo) in Barbagia si trovavano benissimo. E ora la triplice sorpresa. «Ci siamo accorti che due femmine erano incinta - racconta Maria Giovanna - non è facile nei canguri, perché i cuccioli dall'utero passano direttamente nel marsupio, dove si attaccano alle mammelle della mamma per quattro o cinque mesi». A gennaio la sorpresa: dal marsupio di una delle due piccole wallaby spunta una testa, poi due: un parto gemellare, molto raro in animali che fanno un figlio per volta e solo una volta l'anno. Poi un cucciolo salta fuori dal marsupio dell'altra cangura. Ma all'improvviso la mamma si ammala: «Una gastrointerite fulminante - racconta Maria Giovanna - un dolore immenso. Era con noi da anni, e stava benissimo. Quando muore un animale è una tragedia. Li prendiamo in giro per l'Italia, da zoo o circhi. E li rimettiamo in salute»...


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