giovedì 30 giugno 2011

Order 81

…I "semi della democrazia" *

Dopo essere stato invaso nel 2003, l’Iraq non è stato spogliato dai suoi aggressori solamente della sua sovranità politica, del suo patrimonio archeologico, delle sue risorse petrolifere, ma anche della sua sovranità alimentare.

In violazione della Costituzione Irachena e delle convenzioni dell’Aia e di Ginevra, che stabiliscono che l’occupante debba rispettare la giurisdizione del paese occupato, l’amministrazione provvisoria di Paul Bremer (ex collaboratore di Kissinger) ha deliberato, prima dell’installazione del governo fantoccio, cento ordinanze scellerate che hanno lo statuto di leggi e che non possono essere abolite né modificate da alcun governo iracheno (articolo 26 della nuova Costituzione). Il paese è così caduto sotto il giogo economico totale dell’Occupante, che aveva deciso di riformare drasticamente la sua economia sul modello economico neo-liberista americano.

L’ordinanza 81 del 26 aprile 2004 ha dato il paese in pasto alle gigantesche necro-imprese che controllano il commercio mondiale dei semi, come la Monsanto (produttrice dell’agente Orange), Syngenta e Dow Chemicals. Essa conduce alla irreversibile distruzione dell’agricoltura irachena. L’Afghanistan aveva subito la stessa sorte nel 2002…

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…Il seme, in Iraq come in tutte le parti del mondo, è un dono unico e prezioso della natura che per millenni è stato tramandato, diffuso, coltivato e usato da generazioni per produrre il cibo indispensabile alla sopravvivenza. I piccoli agricoltori, in Iraq come altrove, hanno sempre adottato un sistema di conservazione, di riutilizzo e di scambio informale e autogestito delle sementi all’interno delle comunità rurali. Questo d’ora in avanti non potrà più accadere perché gli agricoltori iracheni perderanno di colpo la loro sovranità sulla produzione di piante e di semi. Infatti, nella famosa cartellina del "passaggio di consegne" dal governatore statunitense Bremer al premier iracheno Allawi, tra i 100 decreti messi a punto dalla "Coalition Provisional Authority" (Cpa); c’ è anche l’ "ordine 81" su "Brevetti, design industriale, informazioni riservate, circuiti integrati e varietà di piante". Un decreto che cambia la normativa irachena sui brevetti del 1970 e che, se non sarà rivisto o respinto dal nuovo governo dopo le cosiddette elezioni democratiche, ha forza e status di legge vincolante. Con implicazioni nient'affatto secondarie, poichè quando la legge entrerà in vigore, gli agricoltori potranno utilizzare soltanto le sementi brevettate (inventate) dalle multinazionali che controllano il mondo: Monsanto, Syngenta, Bayer e Dow Chemical. Quale il pretesto? "La legge è necessaria per assicurare l’offerta di sementi di buona qualità e per facilitare l’ingresso in Iraq nell’Omc ( Organizzazione mondiale del commercio)", sostengono le multinazionali del seme.

Invece si rivelerà come una sorta di tsunami per gli agricoltori iracheni. Il raffronto non è affatto esagerato per dare una dimensione della tragedia, poiché con la perdita della libertà di scelta dei contadini, verrà meno anche la sovranità del Paese, condannato a dover dipendere dalle grandi multinazionali per l’approvvigionamento dei germogli e delle sementi. Infatti, come ricorda Vandana Shiva, personalità di spicco nel campo della fisica e nota ambientalista, :" La democrazia non è semplicemente un rituale elettorale, ma il potere delle persone di forgiare il proprio destino, determinare in che modo le risorse naturali debbano essere possedute e utilizzate, come la loro sete vada placata, come il loro cibo vada prodotto e distribuito".

Conservare, utilizzare le proprie sementi sarà illegale e sul mercato si potranno acquisire solo sementi geneticamente modificate dal business internazionale. Seppure gli anni di guerra e di embargo l’abbiano alquanto deteriorato, il potenziale agricolo dell’Iraq rimane notevole. Tant’è che la costituzione irachena affida allo Stato la proprietà e la gestione delle risorse biologiche. Ora questa norma viene di colpo accantonata dal nuovo governo che cede, si piega, a un sistema di diritti di monopolio sui semi…

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In base al decreto (in vigore dal 2004), ai contadini dell’Iraq è vietato mettere da parte una quota del raccolto da usare come semente per l’anno successivo.
Questa pratica, usata dall’uomo da millenni e ancora adottata dal 97% dei coltivatori iracheni, viene dichiarata illegale.
Così i contadini dovranno munirsi di licenza annuale per usare semi OGM made in USA.

Come si legge nel decreto (Ordine 81, paragrafo 66 bis) emanato da Paul Bremer: «agli agricoltori è vietato riutilizzare i semi di varietà protette od ogni varietà citata al punto 1 e 2 del paragrafo C dell’articolo 14».
In altre parole si intima ai contadini di distruggere tutte le sementi ogni anno, e di ricomprarle da «fornitori autorizzati».

Guarda caso il primo e principale fornitore autorizzato è Monsanto.

La Monsanto è una delle più grandi imprese mondiali dedite alla manipolazione genetica.
Ha già modificato semi di soia, cotone, mais e sta progettando la modificazione di patate e grano.

Monsanto, naturalmente, sperimenta i suoi prodotti sugli animali ... figurarsi ...

E inoltre produce il BGH, un ormone per far crescere più in fretta i bovini destinati al macello, ritenuto cancerogeno, e il Posilac, un altro ormone che accresce la produzione di latte nelle mucche…

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martedì 28 giugno 2011

Oda al gato (Ode al gatto) - Pablo Neruda

Oda al gato

Los animales fueron
imperfectos
largos de cola, tristes
de cabeza.
Poco a poco se fueron
componendo,
haciéndose paisaje,
adquirendo lunares, gracia, vuelo.
El gato
sòlo el gato
apareciò completo
y orgulloso:
naciò completamente terminado,
camina solo y sabe lo que quiere.

El hombre quiere ser pescado y pàjaro,
la serpiente quiesiera tener alas,
el perro es un leòn desorientado,
el ingeniero quiere ser poeta,
la mosca estudia para golondrina,
el poeta trata de imitar la mosca,
per el gato
quiere ser sòlo gato
y todo gato es gato
desde bigote a cola,
desde presentimento a rata viva,
desde la noche hasta sus ojos de oro.

No hay unidad
como él,
no tienen
la luna ni la flor
tal contextura:
es una sola cosa
como el sol o el topacio,
y la elàstica linea en su contorno
firme y sutil es como
la linea de la proa de una nave.
Sus ojos amarillos
denaro una sola
ranura
para echar las monedas de la noche.

Oh pequeño
emperador sin orbe,
conquistador sin patria,
mìnimo tigre de salon, nupcial
sultàn de cielo
de las tejas eròticas,
el viento del amor
en la intemperie
reclamas
cuando pasas
y posas
cuatro pies delicato
en el suelo,
oliendo,
desconfiando
de todo lo terrestre,
porque todo
es immundo
para el immaculado pie del gato.

Oh fiera independiente
de la casa, arrogante
vestigio de la noche,
perezoso, gimnàstico
y ajeno,
profundisimo gato,
policìa secreta
de las habitaciones,
insignia
de un
desaparecido terciopelo,
seguramente no hay
enigma
en tu manera,
tal vez no eres misterio,
todo el mundo te sabe y perteneces
al habitante menos misterioso,
tal vez todo lo creen,
todos se creen dueños,
propietarios, tìos
de gatos, compañeros,
colegas,
discipulos o amigos
de su gato.

Yo no.
Yo no suscribo.
Yo no conozco al gato.
Todo lo sé, la vida y su archipiélago,
el mar y la ciudad incalcolabile,
la botànica,
el gineceo con sus extravìos.
El por y el menos de la matematica,
los embudos volcànicos del mundo,
la càscara irreal del cocodrilo,
la bondad ignorada del bombero,
el atavismo azul del sacerdote,
pero no puedo decifrar un gato.
Mi razòn resbalò en si indeferencia
sus ojos tienen numero de oro.


Ode al gatto

Gli animali furono
imperfetti lunghi
di coda, plumbei
di testa.
Piano piano si misero
In ordine
Divennero paesaggio,
acquistarono nèi, grazia, volo.
Il gatto,
soltanto il gatto
apparve completo
e orgoglioso:
nacque completamente rifinito,
cammina solo e sa quello che vuole.

L’uomo vuol essere pesce e uccello,
il serpente vorrebbe avere ali,
il cane è un leone spaesato,
l’ingegnere vuole essere poeta,
la mosca studia per rondine,
il poeta cerca d’imitare la mosca,
ma il gatto
vuole essere gatto
ed ogni gatto
dai baffi alla coda,
dal fiuto al topo vivo
dalla notte fino ai suoi occhi d’oro.

Non c’è unità
come la sua,
non hanno
la luna o il fiore
una tale coesione:
è una sola cosa
come il sole o il topazio,
e l’elastica linea del suo corpo,
salda e sottile, è come
la linea della prua di una nave.
I suoi occhi gialli
hanno lasciato una sola
fessura
per gettarvi le monete della notte.

Oh piccolo
imperatore senz’orbe,
conquistatore senza patria,
minima tigre da salotto, nuziale
sultano del cielo
delle tegole erotiche,
il vento dell’amore
all’aria aperta
reclami
quando passi
e posi
quattro piedi delicati
sul suolo,
fiutando,
diffidando
di ogni cosa terrestre,
perché tutto
è immondo
per l’immacolato piede del gatto.

Oh fiera indipendente
della casa, arrogante
vestigio della notte,
neghittoso, ginnastico
ed estraneo,
profondissimo gatto,
poliziotto segreto
delle stanze,
insegna
di un
irreperibile velluto,
probabilmente non c’è
enigma
nel tuo contegno,
forse non sei mistero,
tutti sanno di te ed appartieni
all’abitante meno misterioso,
forse tutti si credono
padroni,
proprietari, parenti
di gatti, compagni,
colleghi,
discepoli o amici
del proprio gatto.

Io no.
Io non sono d’accordo.
Io non conosco il gatto.
So tutto, la vita e il suo arcipelago,
il mare e la città incalcolabile,
la botanica,
il gineceo coi suoi peccati,
il per e il meno della matematica,
gli imbuti vulcanici del mondo,
il guscio irreale del coccodrillo,
la bontà ignorata del pompiere,
l’atavismo azzurro del sacerdote,
ma non riesco a decifrare un gatto.
Sul suo distacco la ragione slitta,
numeri d’oro stanno nei suoi occhi.

lunedì 20 giugno 2011

Zé Cláudio Ribeiro

Sei mesi fa José Claudio Ribeiro da Silva aveva detto che sarebbe stato ucciso da un momento all’altro. Martedì il suo corpo è stato ritrovato insieme a quello della moglie Maria do Espirito Santo vicino alla loro casa di Nova Ipixuna, in Brasile. La coppia lottava da anni contro i traffici illeciti di legname nella foresta amazzonica. La loro attività consisteva principalmente nell’ostacolare le attività delle aziende che tagliavano alberi illegalmente bloccando i loro camion e denunciandoli alle autorità.

Il quotidiano brasiliano Diario do Parà scrive che la polizia aveva sempre negato qualsiasi forma di protezione alla famiglia Da Silva nonostante le loro richieste. La ricostruzione dell’omicidio non è ancora del tutto chiara, ma sembra che si sia trattato di un’imboscata. Durante il suo discorso al Ted di Manaus dello scorso novembre, Da Silva aveva parlato molto esplicitamente della sua paura di essere ucciso…

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È passato circa un mese dall'assassinio il 24 maggio di José Claudio Ribeiro da Silva e di sua moglie Maria do Espirito Santo a Nova Ipixuna, nello Stato di Pará.Omicidio di cui si sono occapati i principali organi d'informazione internazionalieccetto quelli italiani. Nel frattempo in Pará sono stati uccisi altri tre attivisti contro ildisboscamento illegale e un quarto nel vicino Stato di Rondônia, sempre in Amazzonia. Tanto che le autorità brasiliane hanno dovuto portare in una località non rivelata due famiglie di contadini - in totale dieci persone, in gran parte bambini - minacciate di morte dai baroni della deforestazione.

INCHIESTA - Dopo l'omicidio in un'imboscata dei da Silva, la presidente brasiliana Dilma Rousseff aveva inviato nella zona un gruppo militare speciale e ordinato un'inchiesta «rigorosa», che finora però non ha dato risultati. Lo scorso anno la Commissione pastorale della terra (Cpt), organizzazione legata alla Chiesa cattolica, ha diffuso una lista di 125 persone «indicate per essere uccise», della quali 30 nello stato del Pará, ma il governo brasiliano ha riconosciuto di «non avere i mezzi per proteggerle». Dall'inizio dell'anno altri venti nomi sono stati aggiunti alla lista, ha detto José Battista, un avvocato che lavora con Cpt…

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abbraccia un albero!

…Abbraccia un albero,
e un giorno scoprirai che non solo tu lo hai abbracciato,
anche l’albero ti ha corrisposto, anche l’albero ha abbracciato te.
Allora, per la prima volta,
saprai che l’albero non è solo la forma,
non appartiene solo a una data specie botanica,
è un Dio sconosciuto – così verde nel tuo giardino,
così ricco di fiori, così vicino a te,
ti lancia un richiamo, insistentemente.


La mia amica Lucia ha definito l’abbraccio con un albero in maniera splendida: “…ti può dire…siediti sotto le mie fronde….e quando ti rialzi, sentirti sollevato e rinvigorito e comprendere che lui/lei si è preso tutti i tuoi pesi per lasciare spazio alla gioia nei tuoi occhi.”


E` possibile abbracciare gli alberi ed avere dei segnali molto forti in cambio. E` un’esperienza alla portata di tutti, grazie al cielo!


Il fatto che un albero, e la natura in genere, possano portare una sensazione di piacevole di benessere penso sia condivisa, anche dalle agenzie immobiliari, che ti spacciano due alberelli in un misero giardinetto per un “immerso nel verde.


Lo scrittore José Saramago ha raccontato che suo nonno, prima di morire, è sceso nell’ orto e ha abbracciato i suoi alberi.


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Dai popoli celti arriva fino a noi la silvoterapia: una speciale arte terapeutica, allora applicata dai sacerdoti, legata alle antiche pratiche e credenze che rintracciavano nei luoghi boschivi, forze ed energie con le quali l'uomo entrava in relazione animica.
Oggi sappiamo che la propagazione radiante dalle piante procura stati di benessere psicofisico e non è necessario conoscere tutti i segreti druidici per trarne beneficio, basta un po’ di empatia: l’albero più adatto al vostro stato d’animo o alle vostre necessità di ricarica è spesso quello giusto per rilassarsi e rigenerarsi.
Generalmente la silvoterapia si pratica appoggiando la schiena al tronco di un albero, il palmo della mano destra sulla bocca dello stomaco e il dorso della mano sinistra sui reni, toccando l’albero con il palmo. Questa posizione deve essere mantenuta per circa una ventina di minuti respirando profondamente.
Ecco di seguito alcuni alberi e il loro significato, per farvi sperimentare la vostra personale pianta del benessere:
Betulla: sacrificio, purificazione, rinascita, conoscenza. il suo colore, bianco, simboleggia la purezza.
Sorbo selvatico: rinascita, magia e protezione contro le negatività.
Ontano: protezione spirituale e potere oracolare.
Salice: aspetti lunari e femminili della vita e dell'ispirazione poetica.
Frassino: è dell'albero del mondo, della rinascita e dell'iniziazione.
Biancospino: purezza, viaggi interiori e intuizione.
Quercia: potere, energia, sopravvivenza, e passaggio tra i mondi.
Agrifoglio: vita e protezione.
Nocciolo: meditazione, saggezza interiore, intuizione, potere di divinazione.
Melo: scelta.
Vite: poteri di profezia e istinto.
Edera: risorse interiori e ricerca del sè.
Giunco: sogni e ambizioni.
Pruno selvatico: azioni forti, influenze esterne a cui è necessario obbedire.
Sambuco: rigenerazione, vita e morte…


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Le dimanche 5 juin 2011, 879 personnes se sont réunis à Katmandou au Népal pour enlacer des arbres. L’évènement était organisé dans le cadre de la Journée Mondiale de l’Environnement afin de diffuser le message : sauvez les arbres et sauvez la terre...


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1. Find yourself a quiet park, forest, or woodland area.


2. Walk among the trees until you feel comfortable in their presence.


3. Feel the different bark textures with the palms of your hands.


4. Smell the scent of the various woods.


5. Absorb their life's energies as you look upwards to the sprawling branches overhead.


6. Find the perfect tree that fits your mood. You will know which one is right for you.


7. Vertical Tree Hug: Encircle it with your arms while gently pressing your cheek to the trunk being careful not to scratch your face. Squeeze tightly. Sigh deeply. Be one with your tree.


8. Full Body Tree Hug: Sit upon the ground wrapping your legs around the base of the tree and at the same time embracing it with your arms.


9. Up in the Air Tree Hug: Climb a tree. Sit upon a strong limb and straddle it with your legs. Bend forward and place your belly against it while wrapping your arms about it.


Tips:


1. Feel free to hug more than one tree if the mood strikes. Besides, other trees might get jealous.


2. You may like to take home a fallen leaf or nut as a keepsake from your new friend.


3. Be sure to return each season to visit your tree. And don't be afraid to talk to it as trees are good listeners.


4. Are You a True Tree Hugger? Take this quiz and find out.


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giovedì 16 giugno 2011

Masala - Spezie nel cuore dell'India

Non c’è forse nulla di così potente e simbolico per rappresentare l’India e le sue cucine se non i masala.
Cominciamo dalla parola.

Il masala è una miscela di spezie sapientemente scelte e dosate. E la parola masala significa semplicemente spezia.

I masala sono l’anima della stragrande maggioranza delle pietanze preparate nell’infinita India.

Di masala in Occidente praticamente non si parla mai. Parola quasi sconosciuta.
Il termine curry (che deriva dal tamil cari e significa salsa) è invece quasi universalmente noto, ed è per molti niente altro che il nome di una spezia.

Il curry è in realtà una miscela di spezie. Insomma: il curry è il masala.

Sono stati gli inglesi a colonizzarne la denominazione, ribattezzandolo curry.
Forse con scarso spirito gastronomico sentivano ripetere la parola curry per indicare l’una o l’altra pietanza e trovandole tutte speziate, devono aver dedotto o preferito comunque definire la spezia con quel nome.
Invece “il curry” è “la pietanza”.

Quale curry hai mangiato ieri? potrebbe essere una usuale domanda, per sapere quale piatto è stato consumato.
Per capirci: è come se in una carambola gastrologica, damblè, qualcuno avesse cominciato, chessò negli anni Cinquanta, a chiamare l’olio d’oliva, ingrediente presente nell’ottanta per cento delle paste in Italia, con il nome del piatto che lo ospita, ovvero pastasciutta. Please give me pastasciutta, per condire l’insalata.
L’esempio è volutamente iperbolico, ma rende il senso.

Per completezza d’informazione va detto che esiste una pianta chiamata curry, ma non ha alcuna relazione con la miscela di cui stiamo parlando. E’ una pianta ornamentale comunemente chiamata albero del curry, che produce foglie dall’intenso aroma. Hanno proprietà erboristiche ma normalmente non vengono utilizzate in cucina.

Chiarito questo, torniamo ai masala...

mercoledì 15 giugno 2011

Permacoltura

In effetti il concetto che ci ha fulminato è stato: con la Permacultura occorre programmare di faticare il meno possibile con il massimo rendimento e rallegrandosi l'anima.
Mi viene da ridere se ripenso a ciò che credevo fosse l'argomento di questo corso: una tecnica agricola su terreno di Permafrost ovvero imbevuto di acqua, invece ho scoperto un sistema che rispetta la terra riciclando tutto ciò che di organico produciamo, evitando sprechi energetici, riconquistando terreni abbandonati alle erbacce o desertificati, aiutando chi soffre di carenze alimentari ad avere un proprio fabbisogno, facendo a meno delle nostre umilianti e mai disinteressate elemosine.
Ho scoperto che un giardino può essere bello anche pieno di biete e cavoli e, magari, di fiori di piante medicinali, che una siepe può andar su sostenendo zucche, fagioli e more, ma ho anche percepito che, coltivare in tale maniera, è seguire i meandri della nostra anima, disegnando spirali e Mandala come pregassimo.

Detta così sembra di descrivere sistemi da "figli dei fiori", invece una programmazione circostanziata, alle esigenze fisico-biologiche del territorio, precede sempre l'esecuzione di un orto o di una qualsiasi struttura in Permacultura…

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Il primo passo è stato capire se sul piano della prassi, i principi cardine della permacultura fossero concretamente applicabili in questa parte del mondo e non si limitassero a chimere rincorse da cuori colmi di speranza. Dal periodo di formazione è emerso come non solo la permacultura sia una tipologia di coltivazione già largamente utilizzata in Benin e nel Burkina, ma quanto essa possa apportare un consistente miglioramento all’economia dei Paesi africani (e non solo), a patto però di una presa di coscienza e della messa in atto di buone politiche da parte degli amministratori locali.

Emblematico è stato il mio incontro con alcuni ragazzi di Porto Novo, rappresentanti di ONG locali, che mi hanno illustrato alcuni progetti fondati sulle linee d’azione sposate dalla permacultura. Uno di loro, Ibrahim, appena 22 anni, è già presidente e fondatore di un’Associazione, Itinerance, con sede a Ouaga in Burkina Faso. Ibrahim, dopo aver visitato numerosi villaggi del Burkina si appresta ora a fare lo stesso in Benin, conducendo una battaglia contro l’ignoranza e la disinformazione attraverso una campagna di sensibilizzazione verso l’impiego di forme di agricoltura sostenibile. Come ci ha spiegato:

Spesso i coltivatori ricorrono a questi sistemi di coltivazione senza saperlo, per pura intuizione. Non è raro infatti trovare radici di piante diverse assemblate in unico spazio di terra. Le coltivazioni a ciclo corto di mais e di manioca sono gli esempi più comuni da osservare. Vengono chiamate a “ciclo corto” perché i tempi di produzione sono dimezzati.

Secondo Ibrahim, la permacultura può costituire un’autentica svolta per l’economia del Paese. L’Africa è ricca di distese di terra che però bisogna sottrarre agli utilizzi scorretti o alla cosiddetta pratica del land grabbing che consiste nel permettere a Stati esteri e multinazionali di utilizzare le terre per la produzione alimentare in larga scala, o per la produzione di biocombustibili, a discapito dell’economia e della produzione alimentare locale.

La direzione perseguita da Ibrahim e da quanti collaborano con la sua Associazione è quella di costruire degli “ecovillaggi” composti da 20 – 30 persone al massimo, basati su sistemi di riciclo delle risorse territoriali, dove vengano posti in primo piano i principi di utilizzo di energie rinnovabili, la difesa dell’ambiente e dell’economia locale, sistemi di irrigazione strettamente correlati alla morfologia dei terreni e uno spirito di cooperazione fondato su un senso del “noi” che costituisce la base irriducibile per il rispe tto della vita presente, ma anche di quella delle generazioni future.

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Prima parte

L’agricoltura naturale Dice il saggio: "Questo metodo contraddice completamente lemoderne tecniche agricole: butta tutte le conoscenze scientifiche e l’agricoltura tradizionale direttamente fuori della finestra. Con questo modo di coltivare che non usa né macchine, né alcun concime preparato e nessun prodotto chimico, è possibile ottenere una produzione uguale o superiore a quella della media azienda moderna".
Caspita! - mi sono detto, — come è possibile? L’agricoltura precapitalistica usava molta terra, molto lavoro e poco capitale, e produceva poco e male. Poi, l’avvento del capitalismo ha portato un aumento dell’intensità d’uso del capitale (trattori, concimi chimici e antiparassitari micidiali), ottenendo in questo modo un aumento della produttività del lavoro e della terra.
Ecco cosa ci dice la teoria economica: per ridurre l’intensità d’impiego e aumentare la produttività di un fattore produttivo, ad esempio terra o lavoro, bisogna aumentare l’intensità d’impiego di almeno un altro fattore, ad esempio il capitale. È una norma fisica, prima ancora che economica, e deriva dalla seconda legge della termodinamica. L’entropia fa sì che non si può ottenere il più dal meno. Fukuoka invece pretende proprio questo: meno lavoro, meno capitale, meno terra e, ciononostante, più prodotto.
Come è possibile? — continuavo a chiedermi, — sta barando? La risposta che mi sembrava di aver trovato nei libri del guru giapponese era ancora più sorprendente della domanda. Non esistono solo tre fattori produttivi - terra, lavoro e capitale - ma quattro. Così, basta aumentare l’impiego del quarto fattore, per ottenere un aumento della produttività degli altri tre…

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Le regole di condotta
Ci sono tre regole di condotta che costituiscono, per così dire, i fondamenti etici e politici della permacoltura.
E sono:
a) prendersi cura della terra,
b) prendersi cura della gente,
c) condividere le risorse.
La permacoltura è basata su un’etica della responsabilità, verso la natura e verso gli altri. E le tre regole si sostengono a vicenda, l’una implicando l’altra. La gente è sostenuta dalla terra, e non può vivere bene se non se ne prende cura. E la terra è coltivata dalla gente. Non puoi coltivarla bene se la gente è costretta al lavoro salariato, cioè è ridotta a mezzo per raggiungere un fine quale che sia.
E se gli esseri umani non sono un mezzo, ma un fine, allora devi condividere le risorse. Non più padroni e operai, ma uomini liberi. Non competizione, ma cooperazione.
La permacoltura è refrattaria al capitalismo. Puoi fare profitti con l’agricoltura biologica (specialmente ora che va molto di moda), con quella sinergica, con quella biodinamica, ma non con quella basata sul principio del "non fare".
Il punto è che tra gli output della produzione rientra il godersi la vita. Lavorare poco, lavorare bene, lavorare con gusto. Dunque non c’è solo un altro fattore produttivo, accanto al capitale, alla terra e al lavoro. C’è anche un secondo output, accanto al prodotto lordo: la qualità della vita

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lunedì 13 giugno 2011

L’insalata del vicino è sempre la migliore - Carlo Petrini

«Prego Dio ogni giorno affinché non succeda nel nostro mercato, anche perché può accadere a tutti, per sfortuna o per semplice distrazione. Ma so che se capitasse a noi, io dopo un secondo saprei esattamente da che fattoria e da quale contadino proviene l'infezione, e allora così mi tranquillizzo un po'». Bisogna conoscere la provenienza del cibo per poter controllare e intervenire in fretta.

Così, tre giorni fa, il direttore del farmers' market di Union Square a New York commentava i fatti europei relativi alla diffusione del batterio E. Coli. Questa storia di psicosi collettiva ci insegna quanto possano essere irrazionali le paure e quanto un sistema come quello attuale, che dovrebbe essere il massimo dell'avanguardia in tema di sicurezza alimentare, in realtà abbia l'effetto collaterale di fomentarle, perché in casi di emergenza rivela tutta la sua debolezza. Sono paure che si rivelano sempre in grande parte eccessive, con il torto di mettere alla gogna interi settori produttivi senza colpe.
Pensiamo soltanto ai cetrioli, il cui mercato è crollato in tutta Europa dopo il primo allarme che li metteva al centro del focolaio infettivo senza che lo fossero mai stati. I produttori e i distributori di verdura del nostro continente stanno registrando milioni di euro di perdite, molte aziende rischiano il tracollo finanziario: pensate a cosa vuol dire mantenere tonnellate di prodotti freschi in magazzino, a marcire invenduti. Parliamo di cibo in piena stagione e non di scarpe o bulloni: c'è un limite alla sua possibilità di stare fermo in attesa che le previsioni di mercato si rasserenino. E magari, adesso che i maggiori indiziati sembrano dei germogli di soia tedeschi da produzione biologica, toccherà al grande e importante settore del biologico sentirsi ingiustamente nel mirino. Qualcuno, animato di malafede, coglierà sicuramente l'occasione per criticare le sue tecniche agricole più rispettose dei terreni e della natura, senza che abbiano alcun legame con la diffusione di un batterio che avviene per altri motivi, dall'esterno.
Stiamo per caso pensando di rinunciare a mangiare verdura nella sua stagione migliore?...


sabato 11 giugno 2011

Dell'innaffiare il giardino - Bertolt Brecht

Oh, bello innaffiare il giardino,

per far coraggio al verde!

Dar acqua agli alberi assetati!

Dai più che basti e

non dimenticare cespugli e siepi, perfino

quelli che non dan frutto, quelli esausti

e avari. E non perdermi di vista

in mezzo ai fiori, le male erbe, che hanno

sete anche loro. Non bagnare solo

il prato fresco o solo quello arido:

anche la terra nuda tu rinfrescala.

giovedì 9 giugno 2011

la pancia non c'è più


olio "internazionale"


La reputazione del nostro paese va forte in Cina, almeno in settori come la moda e l'agroalimentare. A quanto pare, però, lo hanno capito tutti tranne noi italiani. Come nel caso di Olivoilà, l'olio d'oliva più conosciuto in Cina che sta facendo fortuna giocando sulla propria origine.

Visitando il sito ufficiale, l'utente casca subito nella trappola. Nella homepage, infatti, il prodotto si presenta con una scritta inequivocabile: "Extra Virgine Olive Oil - Mild and pure with a touch of Italy", ovvero "Olio extravergine d'oliva - Leggero e puro con un tocco d'Italia". E nelle pagine interne si legge pure "Charming Italy", "Affascinante Italia"

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domenica 5 giugno 2011

biodiversità

Il bacino del Mediterraneo è uno dei 25 biodiversity hotspots (fig. 1) individuati a

livello planetario per i quali la conservazione è di importanza irrinunciabile. I 25 siti

sono stati determinati prendendo in considerazione due fattori: un’elevata

concentrazione di endemismi e la tendenza ad una forte perdita di habitat (Myers

et al., 2000). La perdita di habitat ha portato alla scomparsa di numerosissime

popolazioni. Ciò ha determinato un rapido aumento delle specie presenti nelle liste

rosse. In particolare nel Mediterraneo abbiamo avuto una preoccupante

contrazione dei settori biogeografici ad alta incidenza di endemismi floristici (fig. 2).

Se persiste questa tendenza si fa sempre più probabile l’eventualità che nei

prossimi decenni possano verificarsi estinzioni di massa, che metterebbero a rischio

la sopravvivenza della biosfera così come noi la conosciamo. Solo un’attenta e

rigorosa politica di conservazione della biodiversità, sia su scala globale che locale,

potrà evitare una catastrofe ecologica…

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biodiversità nel mondo

foreste, da national geographic

sabato 4 giugno 2011

dentifricio

E' importante notare che la maggior parte delle operazioni di pulizia vengono effettuate mediante l'uso meccanico dello spazzolino da denti, e non per l'attività del dentifricio.

La maggior parte dei dentifrici non sono destinati per l'ingerimento: infatti contengono spesso tracce di sostanze sintetiche, che possono essere tossiche se ingerite…

…Il fluoro è utilizzato nella maggior parte dei dentifrici come principio attivo. Molte polemiche sono scaturite a seguito dell'uso quotidiano di tale sostanza.

Il dentifricio al fluoro sembra possa provocare dei danni alla salute: infatti l'assunzione di quantità di fluoro superiori ai 2 mg al giorno causa fluorosi. Se un ingente quantitativo di dentifricio viene ingerito, un centro antiveleni dovrebbe essere contattato immediatamente. NegliUSA, sui tubetti di dentifricio è obbligatoria una dicitura che invita a contattare un medico o un centro di controllo, nel caso in cui venga ingerita una quantità eccessiva di dentifricio, e quindi di fluoro.

L'efficacia del fluoro dei dentifrici è messa in dubbio da alcuni chimici e studiosi di tutto il mondo, che si appellano soprattutto a un numero crescente di studi che evidenzierebbero la tossicità dei sali di fluoro, in grado di causare, con sovradosaggi minimi, delle fluorosi; rovinando le ossa ed i denti, e causando problemi al sistema nervoso e deficit cognitivi.

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come farsi il dentifricio in polvere in casa, con ingredienti naturali.

- Essiccare in un luogo asciutto e ombroso, non al sole, una manciata di foglie di salvia e timo e poi sbriciolarle una volta secche;
- Mescolare in un barattolino di vetro, usando un cucchiaino in legno, tre quarti di argilla bianca o caolino e un quarto delle briciole di foglie di salvia e timo di cui al punto precedente;
- Infine, aggiungere all’impasto qualche goccia di olio essenziale di menta, che oltre ad essere rinfrescante, ha anche un’azione antisettica;
- Dopo avere rimescolato bene il tutto, viene suggerito di aggiungere anche qualche chiodo di garofano, che favorisce la conservazione dell’impasto…

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siamo abituati a vedere delle pubblicità dove gli spazzolini sono completamente ricoperti di dentifricio, per cui spesso automaticamente mettiamo sullo spazzolino una eccessiva quantità di dentifricio.

Ma bisogna tenere presenti alcune considerazioni:

1) Una eccessiva quantità di dentifricio comporta la formazione di una esagerata quantità di schiuma, questo comporta la tendenza a sciacquare la bocca piuttosto rapidamente, sia perché la schiuma è per così dire “ingombrante” all’interno della bocca, sia perché in alcuni casi arrivando in gola può determinare il riflesso del vomito.

2) Il fatto di sciacquare troppo presto la bocca determina una riduzione eccessiva del tempo che si dedica allo spazzolamento dei denti.

3) Una quantità eccessiva di dentifricio non migliora la pulizia e la detersione dei denti.

4) La pulizia dei denti dipende essenzialmente da “come “ viene usato lo spazzolino, e cioè dalla corretta azione delle setole dello spazzolino sulla superficie dei denti e delle gengive e non dalla quantità del dentifricio.

5) Applicare una quantità minima di dentifricio è sufficiente e determina oltretutto un risparmio economico.

6) Ai fini di una corretta pulizia dentale è certamente più importante avere molta cura nel raggiungere con le setole anche le zone più difficili dei denti.

Addirittura nei casi in cui si ha difficoltà ad apprendere le corrette tecniche di spazzolamento dei denti si consiglia di non usare il dentifricio per un periodo di tempo. Questo perché in presenza di un dentifricio anche se si spazzolano male i denti si ha ugualmente la sensazione di avere i denti e la bocca puliti. In realtà questa falsa sensazione di pulito è dovuta al sapore del dentifricio e non all’effettiva pulizia dei denti. Per cui in questi casi non utilizzando il dentifricio ci si accorgerebbe da soli di non aver effettuato una corretta detersione dentale e si è indotti a migliorare la tecnica di spazzolamento…

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mercoledì 1 giugno 2011

orti urbani a San Francisco

...San Francisco è da sempre in prima fila nella sperimentazione economica e sociale. Adesso la città californiana ha deciso di porsi all'avanguardia anche del movimento statunitense per lo sviluppo di un'agricoltura urbana. Con una delibera che ha sorpreso anche i produttori locali - che hanno già contribuito alla rinascita dei mercatini di quartiere e allo sviluppo d'una cucina basata tutta su ingredienti coltivati nel raggio di poche miglia da luogo dove vengono consumati - il consiglio comunale della città ha di recente approvato un'ordinanza che permette a chiunque di vendere ai vicini, nei mercatini, ai ristoranti e ai bar gli ortaggi che produce nel giardino di casa. "Questa è una splendida occasione per incrementare la produzione alimentare cittadina, per stabilire un precedente che può servire da esempio ad altre realtà urbane e per recuperare una preziosa porzione dei terreni cittadini che giacciono abbandonati", ha spiegato Ed Lee, il sindaco asiatico-americano della città: "Bisogna liberare quei lotti e sottrarli alle spinte speculative".

La passione della città californiana per l'agricoltura urbana affonda le radici nella storia. Già negli anni Settanta, muovendosi controcorrente, San Francisco aveva fatto tendenza decidendo di aprire le terre di proprietà comunali ai cittadini che volevano coltivare frutta, ortaggi, verdure e fiori. Li chiamarono
Community Garden, giardini comuni. Autogestiti su licenza del comune dai loro agricoltori, fiorirono a centinaia. Molto spesso nei quartieri più poveri o su terre marginali, contribuendo non solo all'abbellimento della città ma anche al recupero di terreni contaminati da vecchie attività industriali e navali. Negli anni Ottanta questa decisione aveva poi portato alla nascita di SLUG, the San Francisco League of Urban Gardeners
, la prima alleanza di base statunitense per la riaffermazione di pratiche agricole in ambiente metropolitano…

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