martedì 31 maggio 2011

il cancro dei telefonini


L'uso dei telefoni cellulari e di altri apparati di comunicazioni wireless "potrebbe causare il cancro negli essere umani". E' il "verdetto" annunciato oggi dall'Agenzia internazionale per la ricerca contro i tumori, organismo di consulenza specializzato dell'Organizzazione mondiale della sanità. Il rischio accertato, a parere dell'Agenzia, riguarda in generale i campi elettromagnetici di radiofrequenza e include i telefoni portatili. Il team, composto da 31 esperti dell'International agency for research on cancer (Iarc), si è incontrato nei giorni scorsi a Lione e, ha spiegato Jonathan Samet, presidente del gruppo di lavoro, "ha raggiunto questa conclusione basandosi sull'analisi degli studi epidemiologici effettuati sugli esseri umani", ma anche su test sugli animali.

"In entrambi i casi - ha spiegato Samet - le evidenze sono state giudicate 'limitate' per quanto riguarda il glioma e il neurinoma acustico (tumore del nervo uditivo, ndr), mentre per altri tipi di tumore non ci sono dati sufficienti". Gli esperti hanno sottolineato che serviranno ulteriori ricerche prima di avere conclusioni definitive: "La nostra classificazione implica che ci può essere qualche rischio - ha aggiunto l'esperto - e che tuttavia dobbiamo continuare a monitorare con attenzione il link tra i cellulari e il rischio potenziale. Nel frattempo è importante prendere misure pragmatiche per ridurre l'esposizione, come l'uso di auricolari o il preferire i messaggi di testo alle telefonate ove possibile"…

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… La mia domanda, da perfetto avvocato del diavolo, è: COSA SUCCEDEREBBE SE i cellulari venissero senza ombra di dubbio indicati come oggetti cancerogeni? Se una ricerca evidenziasse che un uso costante del telefonino raddoppiasse, triplicasse o quadruplicasse il rischio di cancro al cervello o magari alle ghiandole salivari?

Se i risultati fossero evidenti ma le leggi non intervenissero, smettereste di usare il cellulare? Potremmo vivere senza cellulari o meglio vorremmo farlo?

E' possibile rimettere indietro le lancette dell'orologio, o i telefoni cellulari hanno fornito un tale cambiamento/miglioramento per la qualità della nostra vita, al punto che ci sobbarcheremmo enormi rischi pur di continuare ad adoperarli? Ecco quali sono le principali posizioni al riguardo.

Davvero non lo sappiamo

Sui siti tecnologici, generalmente entusiasti rispetto alle innovazioni (nemmeno futuroprossimo è esente: pensiamo all' iPhone), i critici storcono generalmente il naso quando sentono nominare la parola "Cancro".

La realtà è che i nostri governi, sotto la spinta di enormi interessi economici da parte delle lobbies pro-cellulare, si rifugiano in un 'pareggio', ammettendo di non conoscere la verità sul binomio cancro-telefonino. In America, il National Cancer Institute ha dichiarato: "I tumori al cervello si sviluppano in molti anni: gli scienziati non sono in grado di stabilire un nesso tra l'uso dei cellulari e il cancro al cervello poichè non ci sono abbastanza anni di statistiche".

Come dire: se ci vogliono 30 anni a sviluppare il cancro al cervello, aspettiamo altri 10 anni di uso massivo dei cellulari e capiremo. Un modo per prendere tempo?...

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lunedì 30 maggio 2011

Riciclare vetro si deve

…alcune regole d’oro che i cittadini possono seguire per favorire al massimo il lavoro degli addetti al recupero e rendere più efficiente il processo di riciclaggio del vetro.

Innanzitutto togliere il superfluo, sia quando si getta il vetro nella campana che nei bidoni. Il nostro vetro dovrà essere spogliato di sacchetti di plastica o altri contenitori, tappi, collarini, sleaves, etc. di modo da ridurre i costi delle operazioni di selezione, che rendono il vetro pronto al riciclo.

Non bisogna essere né tanto solerti da lavare il vetro prima di deporlo nella campana, né trascurati al punto di immetterlo grondante di passata di pomodoro o incrostato di sugo pronto! Il comportamento corretto sta nel mezzo. E’ inutile sprecare acqua perché il vetro viene in ogni caso trattato e reso idoneo al riciclo a mezzo di operazioni di lavaggio effettuate al punto di recupero. Lavare il vetro anche a casa vorrebbe dire sprecare inutilmente acqua, non pulirlo vorrebbe dire rendere più difficili le stesse operazioni di lavaggio.

Per lo stesso motivo di cui sopra non bisogna accanirsi per staccare le etichette che non vengono via, non ve n’è la necessità, le operazioni di trattamento del ‘rottame’ assolvono anche ad una ulteriore separazione del vetro da ciò che vetro non è (ad esempio la carta delle etichette). Questa fase assicura che i contenitori riciclati presentino caratteristiche chimico-fisiche di purezza idonee…

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martedì 24 maggio 2011

dal Burkina Faso


Il Burkina Faso è un Paese realmente povero, povertà aggravata dalla sua posizione geografica priva di sbocchi sul mare, da un clima tropicale contrassegnato dal vento secco e caldo proveniente dal Shara, da un’ iniqua distribuzione delle risorse economiche. Il paesaggio che ho osservato durante il viaggio Benin-Burkina era terribilmente spoglio: terra sterile; strade poco asfaltate; piccoli villaggi disseminati tra i campi fatti di capanne di legno che sorgono l’una accanto all’altra, popolati da uomini e donne vestiti di nulla, da bimbi che corrono con piedini scalzi forse ormai insensibili al caldo incandescente che sale dal terreno, in uno stato prettamente primitivo e in condizioni igeniche lontanissime dagli standard di normalità europei.

Al fine di ristabilire gli equilibri necessari ad assicurare l’equità del benessere dell’intera popolazione ci vorranno anni e, soprattutto, la volontà concreta di agire seguendo i bisogni più urgenti del Paese: primo fra tutti, un sistema idrico che punti su progetti di agricoltura sostenibile. Molti ragazzi del luogo dimostrano reale interesse verso azioni orientate allo sviluppo della pratica della Permacultura basata sulla coltivazione consociata, al fine di sfruttare al cento per cento gli spazi coltivabili e sulla creazione di sistemi di irrigazione strettamente correlati alla morfologia dei terreni. Affinchè queste voci non rimangano degli echi dispersi nel vento c’è bisogno di un forte supporto da parte di chi occupa posizioni di potere decisionale, di infinita coscienza e profonda umanità…

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sabato 21 maggio 2011

Henry David Thoreau - Walden, ovvero La vita nei boschi


un libro da non perdere, arriva dal futuro - francesco

inizia così:

"Quando scrissi le pagine che seguono - o meglio la maggior parte di esse - vivevo da solo, nei boschi, a un miglio di distanza dal più prossimo vicino, in una casa che m'ero costruita sulle rive del lago di Walden, a Concord, Massachusetts; mi guadagnavo da vivere con il solo lavoro delle mie mani. Vissi colà per due anni e due mesi. Attualmente sono ritornato nel consorzio civile..."

Robin Williams, ne "L'attimo fuggente", cita Henry David Thoreau, qua sotto le parole di HD Thoreau:

"Andai nei boschi per vivere con saggezza, vivere con profondità e succhiare tutto il midollo della vita, per sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto."


mercoledì 18 maggio 2011

Blue Economy - Gunter Pauli

Zero Emissions Research & Initiatives (ZERI) is a global network of creative minds seeking solutions to world challenges. The common vision shared by the members of the ZERI family is to view waste as resource and seek solutions using nature's design principles as inspiration.

The ZERI Foundation serves as an antenna in the world economy identifying the high growth industries of the next decade. When there is a crisis, many businesses suffer, but some thrive. Which are the ones that are the job providers of the future? Which are the technologies that will change the business models? With contacts on four continents, with over 50 projects that have demonstrated over the past 15 years where the opportunities are, ZERI offers insights to government on which sectors to attract, to companies which market niches to focus on, and to communities how to secure the continued build-up of social capital.

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Cos’è la blue economy e perché si chiama così? C’è qualche relazione con la green economy?
La green economy è il risultato del duro lavoro, delle strategie e dei sogni di molti di noi. A 30 anni di distanza dobbiamo però renderci conto che, nonostante si siano compiuti considerevoli passi avanti, siamo ancora lontani dall’averla realizzata.
Poi è sopraggiunta la crisi. I consumatori ne hanno risentito, si sono tagliati posti di lavoro e pensioni. La domanda da porsi è: in una situazione di crisi come quella che stiamo attraversando, come possiamo permetterci di sovvenzionare le energie verdi e credere che sempre più persone possano permettersi di pagare di più per prodotti ecologici?
Il problema è che abbiamo fatto del nostro meglio, però non abbiamo raggiunto più dell’1% dei consumatori e appena l’1% di energia.
Questa non vuole essere una critica ma una profonda riflessione su come agire meglio.
Prendere in considerazione tutte le innovazioni pronte per essere messe in atto, in molti casi già realizzate e commercializzate su scala locale, è un modo per modificare radicalmente il modello economico diffuso, e grazie all’introduzione di tali innovazioni ispirate dalla natura sarà possibile trasformare il sistema globale.
Innovando e generando ulteriore reddito, con più valore aggiunto, si creano quindi più posti di lavoro, creando così il capitale sociale, soddisfacendo i bisogni fondamentali di tutti con ciò di cui disponiamo.
Da qui il nome “blue economy”, o se si preferisce “green economy 2.0”. Il pianeta Terra visto dallo spazio è blu, ha un oceano blu e un cielo blu ... verde è il colore solo delle piante!

Nel libro propone ben 100 innovazioni ispirate dalla natura. Quante di queste sono già diventate concrete iniziative imprenditoriali e quante no? Perché, quali ostacoli incontrano?
Un terzo delle tecnologie presentate nel libro è già stato testato e applicato. Un terzo è costituito da prototipi e l’altro terzo ha solide basi scientifiche.
Quali sono gli ostacoli? Molti, ma il più importante è il nostro scetticismo. Sostituire le batterie SENZA batterie, gli antibiotici con NESSUN antibiotico, i prodotti chimici per il trattamento delle acque con NIENTE. Sembra una magia... ma l’ispirazione viene dai sistemi naturali attorno a noi che da milioni di anni adottano queste strategie con successo…

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lunedì 16 maggio 2011

dice Emilio Lussu

...credo di aver vissuto gli ultimi avanzi di una comunità patriarcale senza classi e senza stato. l'ordine pubblico era l'ordine tradizionale del villaggio, garantito da una libera associazione di contadini pastori, al cui consiglio degli anziani era affiato il compito di regolare i rapporti interni del territorio, press'a poco come erano regolati con la Carta de Logu dei Giudici di Arborea. La quale "carta" per la verità gli orti, i piccoli chiusi attorno al villaggio, le strisce di vigne e i rari seminati, li proteggeva meglio di quanto non abbiano saputo fare le legislazioni del regno sardo, e dello stato nazionale monarchico o repubblicano...

dal "Cinghiale del diavolo"

(grazie ad Alessandro per avermi segnalato questo passo)

nasce l'Orto di Emilio, a Settimo san Pietro

Con la collaborazione del prof. Jardin, dell’Università di Salvador da Horta (Brasile)

Con la consulenza del Collettivo agronomi dell’Università Paris XXI, rue de Potager, Paris (Francia)

Con il supporto del prof. Semilla dell’Università di Huerta (Spagna)

Le piantine sono state gentilmente offerte da Emilio Agritutto.

L'associazione che testardamente è arrivata a questo punto (per rilanciare e ripartire) si chiama Terraterra.

qui puoi seguire la crescita dell'orto.


mercoledì 11 maggio 2011

Stop al consumo di territorio

Il consumo di territorio nell’ultimo decennio ha assunto proporzioni preoccupanti e una estensione devastante. Negli ultimi vent’anni, il nostro Paese ha cavalcato una urbanizzazione ampia, rapida e violenta. Le aree destinate a edilizia privata, le zone artigianali, commerciali e industriali con relativi svincoli e rotonde si sono moltiplicate ed hanno fatto da traino a nuove grandi opere infrastrutturali (autostrade, tangenziali, alta velocità, ecc.).


Soltanto negli ultimi 15 anni circa tre milioni di ettari, un tempo agricoli, sono stati asfaltati e/o cementificati. Questo consumo di suolo sovente si è trasformato in puro spreco, con decine di migliaia di capannoni vuoti e case sfitte: suolo sottratto all’agricoltura, terreno che ha cessato di produrre vera ricchezza.La sua cementificazione riscalda il pianeta, pone problemi crescenti al rifornimento delle falde idriche e non reca più alcun beneficio, né sull’occupazione né sulla qualità della vita dei cittadini.


Questa crescita senza limiti considera il territorio una risorsa inesauribile, la sua tutela e salvaguardia risultano subordinate ad interessi finanziari sovente speculativi: un circolo vizioso che, se non interrotto, continuerà a portare al collasso intere zone e regioni urbane. Un meccanismo deleterio che permette la svendita di un patrimonio collettivo ed esauribile come il suolo, per finanziare i servizi pubblici ai cittadini (monetizzazione del territorio).


Tutto ciò porta da una parte allo svuotamento di molti centri storici e dall’altra all’aumento di nuovi residenti in nuovi spazi e nuove attività, che significano a loro volta nuove domande di servizi e così via all’infinito, con effetti alla lunga devastanti. Dando vita a quella che si può definire la “città continua”. Dove esistevano paesi, comuni, identità municipali, oggi troviamo immense periferie urbane, quartieri dormitorio e senza anima: una “conurbazione” ormai completa per molte aree del paese.


Ma i legislatori e gli amministratori possono fare scelte diverse, seguire strade alternative? Sì!

Quelle che risiedono in una politica urbanistica ispirata al principio del risparmio di suolo e alla cosiddetta “crescita zero”, quelle che portano ad indirizzare il comparto edile sulla ricostruzione e ristrutturazione energetica del patrimonio edilizio esistente.


Il movimento di opinione per lo STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO e i firmatari individuano 6 principali motivi a sostegno della presente campagna nazionale di raccolta firme.
STOP: PERCHÉ?

1. Perché il suolo ancora non cementificato non sia più utilizzato come “moneta corrente” per i bilanci comunali.

2. Perché si cambi strategia nella politica urbanistica: con l’attuale trend in meno di 50 anni buona parte delle zone del Paese rimaste naturali saranno completamente urbanizzate e conurbate.

3. Perché occorre ripristinare un corretto equilibrio tra Uomo ed Ambiente sia dal punto di vista della sostenibilità (impronta ecologica) che dal punto di vista paesaggistico.

4. Perché il suolo di una comunità è una risorsa insostituibile perché il terreno e le piante che vi crescono catturano l’anidride carbonica, per il drenaggio delle acque, per la frescura che rilascia d’estate, per le coltivazioni, ecc.

5. Per senso di responsabilità verso le future generazioni.

6. Per offrire a cittadini, legislatori ed amministratori una traccia su cui lavorare insieme e rendere evidente una via alternativa all’attuale modello di società.

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martedì 10 maggio 2011

riso amaro?


Tra la vecchia fonderia e il castello di Monreale, sullo sfondo dei monti di Villacidro e Gonnosfanadiga, da pochi mesi è stata avviata una piccola rivoluzione. Qui il riso non viene prodotto solo per essere esportato grezzo (il risone ) e finire confuso magari nelle confezioni di rinomate marche nazionali. I chicchi sangavinesi stanno per la prima volta affrontando la prova di un mercato molto particolare e difficile: quello del gusto. Il merito è di un imprenditore agricolo di 46 anni, figlio e nipote di agricoltori, che ha osato ciò che tanti vorrebbero fare: trasformare i prodotti e venderli. L'ha fatto con il riso, diventato il cuore della sua azienda da circa 25 anni, quando i 5o ettari di campi di grano e foraggio sono stati trasformati quasi tutti in risaie, senza abbandonare però la radicata coltura che da queste parti si chiama ancora oro rosso, cioè zafferano. «Non volevo essere un tassello del sistema e poi trovarmi con le tasche vuote. Ho pensato che soltanto il consumatore può dare un valore al prodotto», racconta Stefano Curreli, abituato fin da ragazzo a lavorare nei campi, perché più attratto dai trattori che dai libri. La svolta si chiama risotti. Per intenderci, con la pasta, uno dei piatti più amati dagli italiani. Risotti pronti, o quasi. Marchio Molas, dalla località, Core 'e Mola dove sono state impiantate le risaie. Varietà Carnaroli (quello con i chicchi tondi, ricchi di amido, il preferito dai cuochi che se ne intendono) abbinata a radicchio, porcini, melanzane, zafferano, altri ortaggi, tutti essiccati. Senza conservanti né coloranti né glutammato. Risotti pronti per la cottura, nel senso che gli ingredienti sono già tutti nella confezione...

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martedì 3 maggio 2011

l'orto sinergico


L’ Orto Sinergico è un metodo elaborato dall’ agricoltrice spagnola Emilia Hazelip, attiva soprattuto nel Centro ”Las Encantadas”, sui monti Pirenei, in Francia.

L’ idea di creare un orto sinergico si ricollega al filone della Permacoltura (coltura permanente, eterna, equilibrata ed inesauribile, non consumistica) ed alle ricerche relativamente recenti sull’ impoverimento del suolo a causa dell’ abuso-uso agricolo meccanico-chimico da parte dell’ uomo (per esempio quelle dell’ agronomo giapponese Masanobu Fukuoka)…

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L' Orto Sinergico è un metodo elaborato dall' agricoltrice spagnola Emilia Hazelip, riconducibile agli ideali della Permacultura, cultura che sostiene la coltura permanente ed eterna, in quanto auto-rigenerativa e quindi inesauribile.

L’agricoltura tradizionale utilizza perlopiù metodi di coltivazione che tendono a isolare le piante artificialmente e a disporle in filari che sfruttano lo spazio al massimo, coltivando intensivamente un’unica coltura; si scava e si modifica il terreno, si utilizzano fertilizzanti sulle piante per incrementare la crescita, diserbanti sulle piante indesiderate, pesticidi contro insetti e parassiti ritenuti potenzialmente dannosi.

Le piante crescendo e vivendo nel suolo creano spontaneamente un suolo più fertile grazie a residui organici ed attività chimica, inoltre la terra, oltre che dalle piante, e' resa fertile anche da vari microrganismi, batteri, lombrichi, funghi.

L’agricoltura sinergica promuove meccanismi di auto fertilità del terreno, senza arature né concimi, ma facendo attenzione ad associare le piante secondo alcuni semplici accorgimenti.

Tabella consociazione

Nell’orto sinergico le piante perenni convivono con le piante stagionali, la stessa pianta è presente contemporaneamente in diversi stadi, anche decomposta a nutrire altri esemplari in fiore.

La copertura dell’orto sinergico (pacciamatura) è naturale, composta da paglia, foglie secche, canne, carta, segatura e simili, e serve a stimolare processi di auto aerazione e auto fertilizzazione; gli organismi naturalmente presenti nel terreno vengono considerati come importanti spie dello stato del suolo e integrati nella coltivazione per ottenere il massimo sviluppo agricolo secondo il principio della sinergia.

I principi dell'agricoltura sinergica sono:
non arare né zappare
non compattare il suolo
non concimare
piantare e seminare insieme almeno tre specie diverse di piante.

Per avere la sinergia ottimale di solito si seminano insieme:
almeno una LEGUMINOSA come i ceci, le lenticchie, i fagioli, i piselli.
Le leguminose, tramite un batterio che cresce nelle loro radici, hanno la capacità di fissare l’azoto atmosferico nel suolo, principale nutrimento di tutte le piante.

almeno una LILIACEA come l' aglio, la cipolla, il porro, lo scalogno, che per le loro caratteristiche chimico-biologiche hanno la facoltà di tenere lontani i batteri

almeno una verdura comune al centro della zona seminata, mantenendo una giusta distanza minima tra le piante affinché non si ''soffochino'' reciprocamente.
Sarebbe opportuno coltivare anche dei fiori nella stessa zona seminata: la Calendula ha una potente attività antibatterica, il Piretro ed il Nasturzio tengono invece lontane le formiche.

Le Erbe Spontanee (classicamente chiamate ''erbacce'') possono aiutare a trattenere umidità nel suolo con le loro radici e sono da rimuovere (a mano e generalmente senza sradicare completamente) e sfoltire solo quando la loro presenza rischia di soffocare le piantine in fiore o di metterle in ombra.

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INDICE

3 INTRODUZION E 1 .

4 LE BASI DELL’ AGRICOLTURA SINERGICA 2.

10 REALIZZARE UN ORTO SINERGICO 3.

10 Preparazione del terreno 3.1

14 Irrigazione 3.2

16 Pacciamatura 3.3

19 Tutori permanenti 3.4

21 GESTIRE UN ORTO SINERGICO 4.

21 Semine e trapianti 4.1

26 Consociazioni 4.2

28 Con l’aiuto degli animali 4.3

33 Raccomandazioni e consigli 4.4

35 LINK E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFIC I 5.

36 L’ ESPERIENZA DELL’ORTO-GIARDINO CONDIVISO DI PRUNARO

tutta la guida qui