lunedì 31 marzo 2014

la pena giusta sarebbe quella di spaccargli un po' di vertebre, ma non si può dire

Voleva vincere il Palio di Asti, ma per inseguire quella vittoria ha perso tutto: cavallo e reputazione. L'animale è morto, inciampando sul canapo alla partenza, lui è stato squalificato per dieci anni dalla competizione (una condanna record) e ora dovrà pure affrontare un processo penale. Jonatan Bartoletti, detto "Scompiglio", fantino considerato un eroe a Siena per aver vinto ben due volte l'ambita corsa, ad Asti aveva commesso un tragico errore: frustando il cavallo Mamuthones lo aveva fatto partire prima del tempo. Ora è accusato di maltrattamenti aggravati dal decesso dell'animale per quelle "energiche nerbate" inflitte al cavallo prima che cadesse e morisse, il 15 settembre scorso, durante le prove del Palio…
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domenica 30 marzo 2014

nasce una clinica veterinaria pubblica

Una clinica veterinaria pubblica, con spazi dedicati alla cura e alla degenza di animali domestici. La prima di Milano. La sede di quella che sarà una vera e propria 'Casa degli animali' è già stata individuata: 200 metri quadri in via Senigallia 60, quartiere di Bruzzano. L'amministrazione comunale ha dato il via formale all'iter che doterà la città di questa struttura, la prima in assoluto nel suo genere, entro il 2014. Sono state approvate le linee guida del bando pubblico che sarà costruito e pubblicato nelle prossime settimane.
La struttura, si legge in una nota di Palazzo Marino, sarà concessa gratuitamente ad associazioni senza scopo di lucro; sarà selezionato un progetto che garantisca la fruizione pubblica del luogo prescelto e la vocazione sociale del progetto. Gli spazi individuati verranno concessi a titolo gratuito per un periodo massimo di tre anni, con possibilità di un rinnovo della concessione per altri tre anni dopo la presentazione di un nuovo piano di attività. Lo spazio dovrà essere aperto gratuitamente ai cittadini milanesi che non sono in grado di far fronte alle spese per curare i propri animali…
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mercoledì 26 marzo 2014

Ops! ripartono i consumi sbagliati – Antonio Cianciullo

C’è un consumo che in controtendenza cresce: è quello del suolo. Siamo passati dai 21 mila chilometri quadrati divorati nel 2009 ai 22 mila del 2012. Un aumento che – secondo il rapporto reso noto oggi dall’Ispra – ha portato al 7,3% la quota di superficie artificialmente coperta nel nostro paese. Siamo a 8 metri quadrati al secondo di suolo sotratto agli usi naturali.
Il fenomeno ha un costo pesante dal punto di vista ambientale ma anche economico. Tra il 2009 e il 2012 la cementificazione ha comportato l’immissione in atmosfera di 21 milioni di tonnellate di CO2, l’equivalente delle emissioni di 4 milioni di utilitarie che percorrono 15 mila chilometri l’anno. La perdita da parte del terreno della capacità di assorbire 270 milioni di tonnellate d’acqua (secondo uno studio del Central Europe Programme in Italia il costo della gestione dell’acqua che non si infiltra nel terreno è stato, tra il 2009 e il 2012, di 500 milioni di euro). E i danni prodotti dal dissesto, dalla perdita di appeal del paese, dalla congestione.
Interessante anche l’elenco dei responsabili: le aree coperte da edifici costituiscono il 30% del totale del suolo consumato; le infrastrutture di trasporto rappresentano ben il 47% del totale; altre superfici asfaltate o fortemente compattate o scavate, come parcheggi, piazzali, cantieri, discariche o aree estrattive, pesano per il 14%.
Viene il sospetto che finché questi consumi avranno briglia sciolta (la legge sul consumo di suolo dorme, gli incentivi al recupero edilizio sono fermi, gli aiuti ai combustibili fossili vanno alla grande) quelli basati sull’innovazione tecnologica e sulla qualità italiana faranno fatica a crescere.
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venerdì 21 marzo 2014

un bacio

Mario, impiegato allo zoo di Diergaarde Blijdorp, alla periferia di Rotterdam, è un uomo di 54 anni malato terminale di cancro. Aveva un unico ultimo desiderio: rivedere gli animali di cui si era preso cura. Ha potuto realizzare il sogno grazie all’associazione caritatevole «Ambulance Wish», in olandese Sawn, che si è presa in cura il suo trasporto su un letto speciale. Arrivati allo zoo, la sorpresa: una delle giraffe ha voluto baciare Mario in questo modo (Stichting Ambulance Wens Nederland).

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Effetto cannabis sui conti pubblici

La legalizzazione del mercato delle droghe leggere determinerebbe benefici netti consistenti per le casse dello Stato. Non solo per il maggior gettito. Una volta divenute legali, queste attività entrerebbero nel Pil, contribuendo a migliorare gli indicatori di stabilità del nostro paese.

MERCATO DELLE DROGHE NEL PIL
Il dibattito sulla legalizzazione del mercato delle droghe leggere è stato rilanciato negli ultimi tempi non solo dal bilancio negativo di anni di proibizionismo, ma probabilmente anche dalla sempre maggiore necessità dei governi degli Stati più sviluppati di aumentare il proprio gettito fiscale, senza ricorrere a ulteriori imposizioni a carico di redditi, imprese e immobili.(1)
Ma l’introito fiscale è solo parte dell’utilità complessiva che uno Stato può trarre dal passaggio dalla proibizione alla legalizzazione. La regolamentazione del mercato delle droghe leggere si lega strettamente alla contabilità ufficiale della finanza pubblica perché le regole concordate a livello internazionale nel Sec95 separano sommerso economico e attività illegali, includendo una stima del primo nel Pil, ma escludendo le seconde dalla contabilità ufficiale. In sostanza, esistono mercati illegali, con i propri occupati e il relativo fatturato, che tuttavia non vengono registrati nella contabilità ufficiale dello Stato.
IL MODELLO DEI COSTI E DEI BENEFICI
Non è possibile allo stato quantificare analiticamente l’impatto netto della legalizzazione del mercato delle droghe leggere: proprio perché si tratta di un mercato illegale sono troppo limitati i dati a disposizione. È possibile invece costruire un modello logico per valutare l’effetto complessivo della regolamentazione applicata, sistematizzando costi e benefici e comparandone i diversi pesi. (2)
Il modello, ricalcando un lavoro di Jonathan Caulkins, Beau Kilmer, Robert MacCoun, Rosalie Pacula, e Peter Reuter sulla legalizzazione della marijuana, può essere rappresentato con un diagramma (figura1) nel quale modellizzare costi e benefici economici dell’abolizione delle pene e delle sanzioni sulla produzione, vendita e possesso delle droghe leggere. (3)

giovedì 20 marzo 2014

il mito del cattivo selvaggio

Le polemiche sull’ultimo, controverso libro di Jared Diamond non accennano a placarsi e al suo arrivo in Italia lo scrittore è stato accolto da un duro articolo che lo accusa di veicolare messaggi falsi e pericolosi.
La rivista dell’ANUAC, l’Associazione Nazionale Universitaria Antropologi Culturali, ha infatti pubblicato nei giorni scorsi un’aspra critica all’ultimo libro dello studioso firmata da Stephen Corry, direttore generale di Survival International. Secondo Corry, “Il mondo fino a ieri di Jared Diamond lancia due messaggi pericolosi che, se dovessero rimanere indiscussi, rischierebbero di riportare indietro di decenni i progressi compiuti nella difesa dei diritti umani dei popoli tribali”.
Diamond sostiene che i popoli tribali (che lui chiama “società tradizionali”), vivano ancora più o meno come l’umanità visse “fino alla comparsa dell’agricoltura nella Mezzaluna Fertile, circa 11.000 anni fa”. Ma l’idea che i popoli tribali contemporanei siano fossili viventi e vivano in qualche modo come gli antenati del genere umano, è già stata contestata da molti scienziati e specialisti di preistoria.
Inoltre, lo studioso afferma che le società tribali sono considerevolmente più violente di quelle industrializzate e che “la maggior parte dei popoli tribali si trova intrappolata in uno stato di guerra cronico”. Per questo, non solo hanno bisogno dell’intervento dello stato per mettere fine ai loro comportamenti violenti, ma lo apprezzerebbero anche.
Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni di tutto il mondo, ha definito queste affermazioni un’assurdità pericolosa, che echeggia l’idea della “pacificazione dei Nativi" su cui si fondò il colonialismo europeo….

qui e qui qualche recensione

lunedì 17 marzo 2014

ecco i nomi di qualche povero, finalmente

Cinque famiglie britanniche super-ricche hanno un patrimonio complessivo pari a quello del 20 per cento più povero della popolazione del Regno Unito. La scioccante statistica è stata annunciata a Londra da un rapporto della Oxfam, una società di beneficenza inglese, sul dilagante gap ricchi-poveri di questo paese. Da un lato ci sono cinque famiglie di ultra miliardari, indica lo studio riportato stamane dal Guardian e dal Daily Mail, dall'altro 12 milioni e 600 mila cittadini britannici: le ricchezze dei due gruppi si equivalgono, anzi i cinque miliardari hanno una fortuna leggermente superiore a tutti i beni di un quinto della popolazione totale della Gran Bretagna: 28 miliardi e 200 milioni di sterline contro 28 miliardi e 100 milioni di sterline.
I cinque super-ricchi sono il duca di Westminster, i fratelli David e Simon Reuben, i fratelli Hinduja, il conte di Cadogan e il proprietario della squadra di calcio di Newcastle, Mike Ashley…

Duke of Westminster (Wealth: £7.9bn)
Gerald Grosvenor and his family owe the bulk of their wealth to owning 77 hectares (190 acres) of Mayfair and Belgravia, adjacent to Buckingham Palace and prime London real estate.
As the value of land rockets in the capital so too does the personal wealth of Grosvenor, formally the sixth Duke of Westminster and one of seven god parents to the new royal baby, Prince George.
The family also own 39,000 hectares in Scotland and 13,000 hectares in Spain, while their privately owned Grosvenor Estate property group has $20bn (£12bn) worth of assets under management including the Liverpool One shopping mall, according to leading US business magazine Forbes.
Reuben brothers (£6.9bn)
Simon and David Reuben made their early money out of metals. Born in India but brought up in London, they started in local scrap metal but branched out into trading tin and aluminium.
Their biggest break was to move into Russia just after the break-up of the Soviet Union, buying up half the country's aluminium production facilities and befriending Oleg Deripaska, the oligarch associate of Nat Rothschild and Peter Mandelson.
The Reuben brothers are still involved in mining and metals but control a widely diversified business empire that includes property, 850 British pubs, and luxury yacht-maker Kristal Waters. They are also donors to the Conservative party.
Hinduja brothers (£6bn)
Srichand and Gopichand Hinduja co-chair the Hinduja Group, a multinational conglomerate with a presence in 37 countries and businesses ranging from trucks and lubricants to banking and healthcare.
They began their careers working in their father's textile and trading businesses in Mumbai and Tehran, Iran but soon branched out by buying truck maker, Ashok Leyland from British Leyland and Gulf Oil from Chevron in the 1980s, while establishing banks in Switzerland and India in the 1990s.
The family's London home is a mansion on Carlton House Terrace, overlooking St James Park and just along from Buckingham Palace, which is potentially worth £300m. They have links with the Labour party.
Cadogan family (£4bn)
The wealth of the Cadogans family is built on 90 acres36 hectares of property and land in Chelsea and Knightsbridge, west London.
Eton-educated Charles is the eighth Earl of Cadogan and ran the family business, Cadogan Estates, until 2012 when he handed it over to his son Edward, Viscount Chelsea.
Charles, who is a first cousin to the Aga Khan, started in the Coldstream Guards before going into the City.
He was briefly chairman of Chelsea Football Club in the early 1980s and his family motto is: "He who envies is the lesser man."
Mike Ashley (£3.3bn)
Ashley owns Newcastle United football club and became a billionaire through his Sports Direct discount clothing chain which he started after leaving school.
He was the sole owner of the fast growing business, which snapped up brands such as Dunlop, Slazenger, Karrimor and Lonsdale, until it floated on the stock market in 2007. He now owns 62%.
Ashley is a regular visitor to London's swankiest casinos but is famously publicity-averse.

venerdì 14 marzo 2014

brutte notizie per gli alcolisti

Se le stime dello studio venissero confermate, l'idea della conformazione generale del nostro pianeta andrebbe completamente rivista: all'interno della Terra ci sarebbero oasi d'acqua la cui estensione totale potrebbe essere pari a 10 volte quella dell'oceano Pacifico, che copre 1/5 della superficie del pianeta. A stimarlo un team di ricercatori, di cui fa parte anche Fabrizio Nestola dell'Università di Padova, che hanno pubblicato su Nature uno studio che apre nuovi scenari sull'evoluzione del magmatismo terrestre e della tettonica delle placche. Il lavoro dei ricercatori parte dall'olivina, un minerale che costituisce il 60% dell'interno della Terra, dalla superficie fino ai 410 chilometri. E che, con l'aumento di pressione e temperatura si trasforma in minerali con la stessa formula ma una differente disposizione spaziale dei suoi atomi, diventando prima wadsleyite e ringwoodite, che si dovrebbero trovare tra mantello superiore e mantello inferiore cioè in quella zona detta di transizione tra i 410 e i 660 chilometri di profondità…

martedì 11 marzo 2014

no, non è Kabul, e neanche Mogadiscio (un intervista da "Repubblica.it")

"Io sognavo un figlio, un bambino che avesse qualche possibilità di una vita normale. Invece mi sono ritrovata ad abortire al quinto mese sola come un cane. Abbandonata in un bagno a partorire il feto morto, con il solo aiuto di mio marito Fabrizio. E tutto questo per colpa di una legge sulla fecondazione ingiusta, di medici obiettori, di uno Stato che non garantisce assistenza"…
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sabato 8 marzo 2014

La “santa” prescrizione fa i miracoli - Gruppo d’Intervento Giuridico

E’ stata blandita, invocata, pregata.
E alla fine ha volto il suo occhio benevolo verso il manipolo trepidante di dirigenti industriali.
La santa prescrizione ha fatto il suo miracolo: il G.U.P. del Tribunale di Sassari Carla Altieri non ha potuto far altro che prosciogliere Gianfranco Righi, Guido Safran, Diego Carmello, Francesco Maria Appeddu, già dirigenti degli impianti Syndial, Sasol e Ineos, dalle accuse di avvelenamento e disastro ambientale colposi per l’intervenuta prescrizione dei reati contestati.
Eppure era sotto gli occhi di tanti, ma nulla è stato fatto per troppi anni.
Inquinamento, danni all’ambiente, tumori, leucemie, patologie dell’apparato respiratorio, ecco la realtà.
Noi cerchiamo di fare al meglio la nostra parte, come nel procedimento penale contro la marea nera nel Golfo dell’Asinara, ma – si sa – per le menti piccine siamo i terroristi ecologisti, quelli che si oppongono al lavoro e all’industria.
Ma che cosa dobbiamo pensare dei ritardi (per non dire altro) dello Stato, della Regione autonoma della Sardegna, degli Enti locali nell’imporre le necessarie bonifiche ambientali?
Che cosa dobbiamo pensare degli enormi ostacoli normativi e materiali frapposti al raggiungimento di almeno un po’ di decente giustizia?
Che cosa dobbiamo ancora pensare del silenzio di chi viene colpito direttamente dagli effetti dell’inquinamento?
Proviamo a rimediare: il Ministero dell’ambiente e le altre Amministrazioni pubbliche competenti (Regione, Enti locali) devono adottare i necessari provvedimenti ripristinatori (artt. 299 e ss. codice dell’ambiente) e di risarcimento dei danni (artt. 311 e ss. codice dell’ambiente)     Infatti, si tratta, senza dubbio, di una situazione di grave danno ambientale, come prevista dall’art. 300 del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i. (codice dell’ambiente).
E se non fanno nulla che cosa dobbiamo pensare?
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus


lunedì 3 marzo 2014

La grande bruttezza – Carlo Verdone intervistato da Francesco Merlo

Carlo Verdone mi dice che dal suo balcone al Gianicolo vede già "il buio del magnifico fallimento della mia città, una nuvola di depressione". È la stessa che io respiro a Termini già alle 6 del mattino con il puzzo d'orina che si sprigiona dall'ultima uscita della metropolitana e si diffonde, unica fragranza in mancanza di ponentino, sul piazzale dove si staglia l'orrenda statua di Papa Wojtyla che è romanissima arte per amicizia e non per valore estetico. Verdone nota con dolore che "mentre a Los Angeles si celebra la Roma metafisica di Sorrentino, qui fallisce quella fisica". E prevede che, alla fine, "quando saranno finiti anche i 750 milioni che sono stati stanziati adesso, venderanno Roma ai cinesi come hanno fatto in Kenya". "Venderanno Roma agli asiatici e Pompei ai tedeschi. Quelli sanno come intervenire. Noi facciamo solo eventi e niente interventi". 

Dunque leggiamo, io e Verdone, il tempo dello stesso fallimento di Roma ognuno nel suo spazio. Girando a piedi tutte le mattine io ho imparato a riconoscere i borseggiatori fissi di Termini, che si nascondono tra le auto posteggiate, "finti poveri che ogni tanto picchiano i veri poveri" mi spiegano i carabinieri e io penso che somigliano ai furfanti organizzati che ho visto a Calcutta. Verdone invece, che ha lavorato in periferia, è come entrato dentro la canzone di Renato Zero ("C'è chi fin là non giunge mai / è lì che muore il mondo") e perciò dice che lì Roma è strafallita molto tempo fa". Io invece a Termini ho visto all'opera la banda delle baby scippatrici: una decina di bambine che "lavorano" sotto, sulle banchine in direzione Laurentina, e sopra, nei treni dei pendolari. Tra i portoghesi che regolarmente non pagano il biglietto, ne riconosco sempre uno che salta i tornelli come un atleta. E ho pure notato che i vigili urbani si voltano dall'altra parte. Li ho invece visti multare un giovane dall'aria per bene che diceva di avere smarrito il biglietto. Ha versato 50 euro ripetendo con l'aria umiliata: "Ma ho la faccia di uno che non paga il biglietto, io?".

Racconto a Verdone che oggi, a Termini, sulla parete di un'edicola ho annotato un nuovo orribile scarabocchio decifrabile come "Marino sei un fallito", firmato dal graffitaro Lash Dirty Ink, che ha persino un sito Internet dove esibisce i tatuaggi. Commenta Verdone: "Ne prendessero uno, almeno una volta. Certo, questi sono dei gran maleducati, ma gli educatori, a Roma, dove stanno?"…
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