sabato 27 agosto 2011

Un altro mondo è possibile

Il generale Momir Talic, capo di Stato maggiore dell'esercito dei serbi di Bosnia durante laguerra nella ex-Jugoslavia, negli anni Novanta, voleva perdere il minor tempo possibile in quel villaggio insignificante. Baljvine, con i suoi 1600 abitanti, non aveva alcun valore politico. L'offensiva, però, doveva andare avanti e bisognava 'bonificare' le zone miste.

Per il serbo bosniaco Talic, come per il suo comandante in capo Ratko Mladic e il suo leader politico Radovan Karadzic, 'bonificare' significare 'ripulire' i villaggi dove musulmani e serbi vivevano fianco a fianco da sempre, renderli etnicamente puri. Baljvine è uno di questi: i serbi abitavano la parte alta, i musulmani la parte bassa del villaggio. Non voleva perdere tempo, Talic, nelcacciare gli islamici. Nel cuore della notte ordinò ai suoi uomini di tirare giù dal lettoSaban Habibovic, rappresentante dei musulmani di Baljvine. ''Dovete andarvene. Prendete le vostre cose e sparite. Non vi sarà fatto alcun male''.

Saban, di fronte al ringhioso generale, non si scompose. ''Le assicuro, generale, che noicontinueremo a vivere con i nostri vicini serbi'', rispose. Un militare, un criminale di guerra come Talic, secondo le accuse che gli mosse il Tribunale Internazionale per la ex-Jugoslavia dopo la guerra, non aveva considerato quella ipotesi. ''Se ha ragione, vuol dire che oserebbe, adesso, venire con me nella parte serba del villaggio?'', chiese il generale. Saban uscì, seguito da Talic. Di fronte alla casa di un serbo, chiamò per nome il proprietario di casa. ''Ehi Saban? Che succede? Hai bisogno di aiuto?'', chiese assonnato il vicino. ''In questo villaggio non ci sono né veri serbi, né veri musulmani'', rispose stizzito il generale Talic, andando via. Dopo di lui arrivarono, alla fine del conflitto, le milizie croate che davano la caccia ai serbi. Fu il turno dei musulmani di proteggere i loro vicini

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