Una nuova fase
della globalizzazione
Da qualche anno è in corso una profonda riorganizzazione del sistema
produttivo, un processo radicale, che punta a riorganizzare la geografia del
Pianeta, gettando le basi per una nuova fase della globalizzazione molto
più pervasiva di quella avviata alla fine del millennio passato e che ancora
una volta trova tra i suoi perni le grandi opere, o meglio, la loro evoluzione.
Parliamo di un nuovo modo di pensare e organizzare le grandi infrastrutture
secondo la logica dei mega-corridoi, per ridurre tempo e spazio, con
l’obiettivo di aumentare continuamente i profitti sbandierando il mantra del
just in time. La logistica riorganizzata secondo questi canoni diventa
parte del processo produttivo.
Economia, sviluppo, progresso, opportunità di lavoro sono alcune delle parole chiave della retorica dei suoi sostenitori, noi ci siamo chiesti quale impatto avrà sul clima e sull’ambiente questa agenda del capitale globale?
Per rispondere a queste domande abbiamo iniziato qualche mese fa un nuovo viaggio nei luoghi dove questa agenda sta iniziando a materializzarsi e dove le promesse di investimenti stranieri e di nuovi posti di lavoro offuscano gli aspetti della salute pubblica, dell’equilibrio con l’ambiente naturale e del modello di sviluppo di cui si stanno gettando le basi.
Abbiamo analizzato, attraverso lo sguardo attento di Nicholas
Hildyard, cosa accade quando la logistica non
ha più a che fare solo con il trasporto delle merci ma diventa
parte integrante del processo di produzione con l’obiettivo di “spremere” i
lavoratori, rendendo la manodopera precaria, demansionata e sottopagata…
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