Pubblichiamo un parere dell’archeologo Alfonso Stiglitz, che apprezziamo e condividiamo come Aladin Pensiero e Manifesto sardo, sulla mozione presentata da alcuni consiglieri regionali, volta a ottenere il conferimento alla Regione in via esclusiva della tutela e valorizzazione dei beni archeologici, in sostanza l’istituzione di una “Soprintendenza specialistica a tutela dei beni culturali e paesaggistici” che amplierebbe le già consistenti competenze regionali in materia, con importanti ripercussioni su tutto il sistema di salvaguardia e valorizzazione degli stessi beni.
«Timeo Danaos et dona ferentes» avrebbe detto Laocoonte, secondo Virgilio,
ai suoi concittadini troiani, davanti al dono del famoso cavallo. Non fu
ascoltato… Erano saggi gli antichi e si ponevano il problema dei portatori di
doni.
E anche noi, nel nostro piccolo, quando ci portano un dono siamo portati a
chiederci chi sono, oggi, i Danai, i portatori di doni. La prima cosa che balza
agli occhi è la composizione del gruppo dei promotori della mozione:
MULA (Francesco Paolo – Psd’az [già Riformatore]) – GIAGONI (Dario – Lega
Salvini) – COCCIU (Angelo – Forza Italia) – SALARIS (Aldo – Riformatori) –
SECHI (Gian Filippo – UDC) – MURA (Francesco – Fratelli d’Italia) – CAREDDA
(Roberto – Misto).
Sono esattamente gli stessi consiglieri che a maggio hanno depositato la
proposta di legge (153/2020) recante le famose “norme di interpretazione
autentica del Piano paesaggistico regionale”, un autentico grimaldello per
smantellare il PPR e la sua tutela dei beni culturali e paesaggistici (in
particolare identitari). Quindi gli stessi consiglieri, da una parte, vogliono
creare una Soprintendenza specialistica a tutela dei beni (dotata di non si sa
bene di quale potere effettivo) e dall’altra vogliono smantellare le tutele
effettive ed efficaci esistenti.
Si può aggiungere che le tutele dei singoli beni sono individuate nei Piani
Urbanistici Comunali attraverso un processo partecipativo che vede da una parte
la Regione e la Soprintendenza e dall’altra i Comuni proponenti, i quali a loro
volta approvano i piani e le relative tutele con i consigli comunali, che
rappresentano i cittadini, preceduti da assemblee popolari. Questo è il vero
obiettivo dei proponenti: eliminare le tutele certe per attivare tutele incerte
con un ufficio (Soprintendenza regionale) sottoposto al potere dell’Assessore
alla Cultura della Regione di turno (come già avviene in Sicilia) il quale
potrebbe rimuovere (in Sicilia è avvenuto) il Soprintendente troppo zelante nel
voler porre vincoli o fare rispettare quelli esistenti.
Nel merito, poi, gli estensori ricordano le competenze, non poche, che la
Regione ha, nonché la legge 14/2006 (“Norme in materia di beni culturali,
istituti e luoghi della cultura”). La domanda è: visto che gli estensori sono
esponenti del governo della Regione perché non applicano quella legge e le
altre norme esistenti. Cosa che si può fare ora, immediatamente, senza lunghi e
incerti percorsi legislativi? Perché non creano dei fondi costanti nel Bilancio
regionale per la tutela, per gli scavi, per la gestione delle strutture
culturali al collasso; perché non affrontano l’annoso problema del migliaio di
operatori che tengono in piedi tutto il sistema e che al 31 dicembre di ogni
anno rischiano di perdere il posto di lavoro?
La risposta è, per me, abbastanza palese: lo smantellamento del PPR è semplice
e immediato (purtroppo dobbiamo sperare nell’impugnazione da parte dello Stato,
anche se nel frattempo qualche mega progetto potrebbe essere avviato): l’iter
per la Soprintendenza regionale (molto più lungo e incerto) verrà brandito come
foglia di fico: vedete quanto ci teniamo ai nostri beni? E i sardi contenti
(casettina in riva al mare e petto gonfio dell’orgoglio sardo della vera unica
Civiltà antica).
Non so se abbiate capito che se in astratto non sarei contrario, nel concreto è
un’operazione pericolosa. Personalmente vorrei che la tutela fosse slegata dal
potere politico (la famosa separazione dei poteri tra legislatore e gestore) e
la vedrei come una funzione federale in uno Stato federalistico: la vedrei bene
come potere europeo, anche per sottrarla alle grinfie dei Ministri, come
Franceschini, demolitori della funzione di tutela a favore della
‘valorizzazione’.
P.S.
Uno degli estensori, Francesco Paolo Mula, oggi del Psd’az, fu promotore
(quando apparteneva ai riformatori) nella XIV della famosa proposta di legge,
185/2010: “Legge per la Sardegna: Nuraghe e il mito di Atlante”, che
voleva finanziare con 10 milioni di euro dal 2011 le ricerche su atlantide
attraverso la creazione di un istituto denominato (Nur.at) con relativo
direttore generale. Giusto per capirci.
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