Quanto
leggerete è una chiara denuncia al sistema ed è stato scritto perché il
calvario e la morte di mia mamma possa servire a più persone possibili per
evitare di trovarsi nelle stesse condizioni. Quanto scritto non sarà stato
scritto inutilmente se chi lo leggerà sentirà la necessità di farlo circolare
tra gli amici e i conoscenti. Quanto scritto può essere pubblicato su giornali
e riviste, su social, WhatsApp, e-mail e su tutto ciò che possa arrivare alle
persone. L’obiettivo dello scritto è che possa servire per riflettere ed
intervenire affinché cessino le torture e le morti degli anziani causate da
regole che possono essere cambiate in qualsiasi momento.
Fino alla
fine di settembre 2020 mia mamma era una 91enne autosufficiente, che viveva da
sola in casa, si faceva da mangiare, si vestiva e lavava autonomamente, è anche
vero che ogni tanto si convinceva di avere persone sul pianerottolo di casa che
la fissavano costantemente ma a quel punto allertava il portinaio o il
sottoscritto che dopo un veloce controllo la rassicuravano sul fatto che fuori
dalla sua porta non c’era proprio nessuno.
Improvvisamente
perde la vista all’occhio destro mentre il sinistro era già problematico e in
difficoltà per una maculopatia, ci rechiamo al pronto soccorso dell’Oftalmico
al Fatebenefratelli che diagnostica un versamento di sangue dietro la retina e
prospetta un intervento chirurgico utilizzando un gas.
Il 12
ottobre 2020 tutti gli esami di preparazione all’intervento previsti per
l’operazione all’occhio destro vanno bene meno che il tampone che segnala un
esito debolmente positivo su persona asintomatica: l’operazione salta e
comincia la quarantena fiduciaria che terminerà dopo 10 giorni con
l’effettuazione di un tampone molecolare che dovrà dare esito negativo e che si
dovrà effettuare presso una sede ATS.
Dal 12
ottobre mia mamma si ritroverà quindi chiusa in casa da sola e ipovedente (ai
figli e a chiunque è vietata la presenza a causa del possibile contagio) e
comincerà così la quarantena che dovrebbe terminare il giorno 22.
Il 22
ottobre 2020 dovrebbe fare il tampone di controllo ma non viene chiamata e non
è prenotabile, sono in ritardo e lei non può considerare conclusa la quarantena
fiduciaria sino a che non verrà sottoposta ad un tampone molecolare che dovrà
dare esito negativo.
Mia mamma
comincia a mostrare gravi momenti di scoramento, non riesce a capire perché non
può fare il tampone e soprattutto perché deve stare ancora chiusa in casa nelle
sue condizioni e senza potere parlare con nessuno e senza avere il conforto di
qualcuno.
Il 23
ottobre dopo avere inutilmente telefonato all’ATS scrivo due e mail a dip19@ats-milano.it e a segnalazioniMilanoCOV@ats-milano.it dove faccio presente che mia
mamma ha 91 anni non vede ed è isolata in casa da 11 giorni e quindi senza che
nessuno possa aiutarla o confortarla, sta inoltre entrando in un pesante stato
depressivo e non capisce perché non le venga fatto fare il tampone. Faccio
anche presente che l’isolamento per una novantunenne ipovedente diventa
insostenibile soprattutto se si protrae senza spiegazione plausibile per
ulteriori giornate. Ogni ora che passa rende ingestibile e aggrava la
situazione.
Le uniche
persone che vede sulla porta di casa siamo io e mia sorella che ogni giorno le
portiamo la spesa ed un po’ di presenza, ma ovviamente per una donna di 91 anni
e in quelle condizioni non basta nella maniera più totale.
Ricevo sul
mio cellulare un sms che dice di accedere al seguente indirizzo per iscrivere
mia mamma https://milanocor.ats-milano.it/ cosa che faccio ma nonostante
l’iscrizione non mi si permette di prenotare.
Informo
anche il medico di base.
È
incredibile che in una situazione di questo tipo non sia possibile effettuare
d’urgenza un tampone al domicilio dell’anziano che per di più è anche
ipovedente e sta entrando in un evidente stato depressivo.
Mia mamma
riuscirà a fare il tampone molecolare di verifica COVID 19 il giorno 30 ottobre
2020 e avrà il risultato il 1° novembre 2020, sono trascorsi quindi 20 giorni
di isolamento per avere un esito negativo.
Nel
frattempo riceverà la visita di accertamento della pubblica sicurezza, che ha
l’obbligo di verificare se la persona in quarantena è “ai domiciliari” o meno.
Quando sono
andato a prenderla in casa per portarla in auto a fare finalmente il tampone
presso l’ospedale Sant’Ambrogio ho trovato una persona distrutta
dall’isolamento, quasi incapace di reggersi in piedi, terrorizzata dall’uscire
di casa e con la vista peggiorata, ogni 50 metri dovevamo fermarci perché
nonostante fosse tenuta sottobraccio non riusciva a camminare.
Le viene
fatto il tampone all’interno di uno stanzino minuscolo, con due tavolini
microscopici dove avrebbe dovuto compilare un prestampato che compilerò
ovviamente io, mia mamma ha la vista decisamente peggiorata e fa fatica anche a
restare seduta.
La
riaccompagno a casa e avviso i miei fratelli della situazione che appare subito
molto preoccupante, il mattino dopo io e mia sorella ci presentiamo a casa con
la spesa suoniamo il campanello ma alla porta non si presenta nessuno,
decidiamo di aprire con le nostre chiavi e la troviamo per terra davanti
all’ingresso che pronuncia frasi sconnesse e si dice convinta di essere a
letto, è la mattina del 31 ottobre 2020.
Chiamiamo
immediatamente l’ambulanza che la porta al pronto soccorso dell’ospedale San
Giuseppe dove rilevano un decadimento cognitivo e la trovano completamente
disorientata.
Invitano a
prendere un appuntamento per una visita neurologica e siccome non c’è posto ci
chiamano dal pronto soccorso di notte per riportarla a casa.
Da quella
sera noi tre fratelli ci alterneremo 24 ore su 24 a casa della mamma per non
farle mancare alcuna assistenza.
Il 6
novembre ho accompagnato la mamma per effettuare la visita neurologica presso
l’Ospedale San Giuseppe dove il medico ribadiva la diagnosi di Confusione
Reattiva con quadro clinico riferibile al decadimento cognitivo aggravato dalla
mancanza della vista.
Non più
isolata e grazie alla nostra presenza e attenzione la mamma comincia piano
piano a riprendersi alternando momenti di lucidità ad allucinazioni.
Sollecitato
sempre da noi tre figli l’Oftalmico Fatebenefratelli ipotizza invece
dell’intervento chirurgico una serie di 3 punture all’occhio destro per tentare
di migliorare la situazione visiva.
Riusciremo a
farle fare le prime due punture alle date prescritte dell’11 novembre 2020 e 15
dicembre 2020.
Dal mese di
dicembre, sempre con la nostra supervisione, si occuperà della mamma una
badante molto brava e capace che dopo le prime resistenze materne verrà
accettata anche volentieri e oltre le più rosee previsioni.
Possiamo
affermare con tranquillità che la mamma sta ritrovando velocemente una sua
stabilità e serenità, non è più quella di prima ma mantiene una certa
autosufficienza, certo non può essere lasciata da sola.
Il giorno 10
gennaio 2021 la mamma si frattura il femore cadendo da sola in casa mentre io
ero presente, viene quindi subito chiamata un’ambulanza che la porta
all’istituto ortopedico Galeazzi dove verrà operata e ricoverata fino al 18
gennaio quando verrà inviata al Pio Albergo Trivulzio per la riabilitazione.
Ovviamente
non è possibile andarla a trovare e quindi comincia un primo isolamento che per
forza di cose la disorienterà e destabilizzerà ulteriormente.
Dal 18
gennaio 2021 al 15 aprile 2021 resterà in camera isolata presso la sezione PIO
XI con la sola eccezione del 25 gennaio 2021 che la vedrà trasportata in Pronto
Soccorso all’Ospedale San Giuseppe per una sospetta subocclusione intestinale
per poi fare ritorno al PIO XI.
Ci viene
comunicato che la frattura non si è calcificata, che ci sono problemi legati
all’intestino, ai valori del potassio troppo bassi, ad un valore molto elevato
dei di dimeri, a infezioni urinarie, a una demenza moderata, al blocco dell’uso
delle gambe, a piaghe ai talloni, a dimagrimento e a problemi alla spalla
destra.
Un quadro
disastroso che non aveva riscontri nemmeno lontanamente simili prima della
frattura del femore e della conseguente operazione.
Ci viene
anche detto che presenta ansia dovuta a percezioni visive ed infatti anche quando
parla per telefono con noi figli descrive situazioni di fantasia come il
camminare su una cupola o il trovarsi in riva al fiume o cavalcare un cavallo o
vedere dei bambini.
Non è da
trascurare il fatto che per tutta la permanenza in ospedale a causa dei
problemi alla vista non riuscirà a vedere la televisione, non potrà leggere un
giornale o un libro e dovrà essere aiutata dalle infermiere/i per rispondere al
telefono, appare quindi evidente che all’isolamento devono aggiungersi anche
queste ulteriori problematiche che ovviamente non possono che aggravare la
sensazione di abbandono e di distacco da quanto accade fuori dall’ospedale.
Siamo di
fronte ad un peggioramento quotidiano e nonostante le nostre continue richieste
non sarà possibile nemmeno in via del tutto eccezionale ed unica poterla vedere
e farsi vedere, cosa che sarebbe sicuramente utile per alleviare la spirale
della convinzione di abbandono che una donna anziana in quelle condizioni non
può non vivere.
Viene dato
il consenso a vaccinarla e le vengono fatte le due dosi di Pfizer.
Dal 15
aprile viene dimessa dal PIO XI per passare alla RSA Bezzi 1B in camera a 2
letti per avere un po’ di compagnia, ma il regolamento vuole che prima passi
per un reparto filtro in ulteriore isolamento.
Ulteriore isolamento!
La mamma
lamenta dolore alla spalla che oltretutto si gonfia per cui la dottoressa del
reparto filtro mi informa che provvederà ad inviarla al Pronto Soccorso per una
verifica circa una possibile frattura.
Ritorna dal
Pronto Soccorso con un tutore e con una diagnosi che esclude la frattura e
prevede antinfiammatori.
Purtroppo
però il 13 maggio una dottoressa addetta al turno di notte preoccupata dai
lamenti della mamma e dal gonfiore alla spalla decide in autonomia di
rimandarla al Pronto Soccorso del San Carlo senza consultare né la dottoressa
né i figli che avrebbero impedito l’ennesimo viaggio notturno in ambulanza
perché già effettuato e quindi assolutamente inutile.
Intorno alla
mezzanotte verrò avvisato dalla stessa dottoressa che la mamma era stata già
mandata al Pronto Soccorso, ovviamente la dottoressa non era a conoscenza del
fatto che la mamma era appena stata al Pronto soccorso per lo stesso motivo.
Questo
viaggio la costringerà per regolamento a ulteriori 14 giorni di isolamento che
ci impediranno di poterla vedere in tempi rapidi ora che le visite ai parenti
sono state riaperte del governo.
Ulteriore
isolamento!
A tutti e
tre i fratelli vengono spostati gli appuntamenti già concordati per poterla
vedere proprio a causa di questo nuovo isolamento ed in particolare a me verrà
spostato il giorno prima di quello della visita stabilita e dopo avere già
effettuato il cosiddetto triage telefonico.
Durante le
ultime telefonate con la mamma eravamo preoccupati dello stato di apatia e
debolezza che mostrava per cui avevamo informato con una mail il dottore del
Bezzi 1B che però ci chiamerà purtroppo per comunicarci la morte improvvisa
della mamma il 24 maggio 2021 per arresto cardiaco.
Ora cercherò
di spiegare perché ho deciso di rendere pubblico un fatto privato che riguarda
quanto sia noi figli che nostra mamma siamo stati costretti a passare a causa
di leggi, regolamenti e disposizioni.
Premetto che
su medici e infermieri non ho nulla da dire e che anche se a distanza e solo
per telefono hanno mostrato sempre professionalità e disponibilità oltre che
una particolare attenzione alla salute della mamma ed al suo benessere
quotidiano.
Noi tre
figli non possiamo che ringraziarli.
Voglio
invece mettere in evidenza l’assoluta differenza che abbiamo toccato con mano
tra chi “piange” televisivamente la solitudine degli anziani negli ospedali e
nelle RSA salvo poi decidere che non si debba investire e spendere un euro per
la soluzione del problema e coloro che bardati come guerrieri medievali o come
astronauti sono costretti a muoversi tra leggi, dispositivi e regolamenti che
impediscono il benessere dell’anziano.
Spetta alla
politica, ai partiti, ai governi spezzare questa spirale riportando al centro
la persona e ricollocando gli interessi, i bilanci ed i dividendi in posizione
più consona e accettabile davanti alla sofferenza ed alla morte ma questo non
avviene nel concreto e non avviene nonostante alcune rare strutture ospedaliere
e di RSA abbiamo già di/mostrato come si debba fare per “spezzare” la solitudine
a cui sono condannati i nostri anziani.
Porto a
galla questa vicenda personale per sottolineare come la condanna alla
solitudine che ha patito mia mamma cammina sullo stesso binario che produce le
continue morti sul lavoro e persino la strage della funivia del Mottarone.
Lo voglio
ribadire, io sto parlando della non considerazione della persona sia essa
anziana, ricoverata, sanissima, lavoratrice, studente o turista, perché quello
che conta è guadagnare sempre di più anche a discapito di qualsiasi essere
umano semplicemente perché viene molto dopo il bilancio, dopo l’utile, dopo il
guadagno, dopo i dividendi siano essi fatti legalmente che illegalmente e siano
essi fatti a costo di perdere anche delle vite umane.
Rinunciare
al “soldo” a favore del benessere della persona o della salvaguardia della
natura è semplicemente impensabile per l’attuale sistema e se avete bisogno di
una certificazione qualificata riguardo ciò che sto affermando andate a
riascoltare le continue denunce ed i continui appelli sul tema di Papa
Bergoglio.
Quello che
mi dà più fastidio è l’ipocrisia dilagante di chi può intervenire e di chi
dovrebbe intervenire che accompagna le morti dei nostri “vecchi”, il piagnisteo
che fa da sottofondo ad ogni funerale e ad ogni trasmissione perché a parole
sono tutti d’accordo sul fatto che gli anziani non devono morire di abbandono e
solitudine e sono tutti d’accordo nel dire che non è accettabile che questo
possa accadere, ma poi quando devi stringere allora nessuno prova a lanciare
l’idea che forse si potrebbe guadagnare di meno ed allestire percorsi e
strutture capaci di ridare fiducia e strappare un sorriso ai nostri anziani
abbandonati e condannati pur se innocenti all’isolamento.
Creare
percorsi e strutture per permettere ai parenti ed agli amici di potersi
mostrare all’anziano ospedalizzato significa anche aumentare il personale che
deve dedicarsi al funzionamento della “macchina della presenza”, significa
aumentare i costi e non i ricavi.
Creare
percorsi adeguati significa impiegare importanti risorse, risorse pubbliche che
andrebbero investite per irrobustire uno stato sociale ormai da troppo tempo
depredato e impoverito a vantaggio di pochi. Significa investire nella “cura”,
nella premura, piuttosto che nella facile via dell’isolamento e dei controlli
spesso inutili che la schizofrenia pandemica ci ha indotto a percorrere.
Significa sostituire ad un approccio avidamente egoistico, una visione solidale
e altruista della società.
La funivia
se si fosse dovuta fermare avrebbe aumentato i costi e non i ricavi. Chi ha
deciso di rischiare la vita della gente al posto di un bilancio meno roseo lo
ha fatto nello stesso nome di un sistema che vuole questo e che lo difende con
le unghie e con i denti in qualsiasi campo si decida di guardare.
Chi decide
che ci siano ormai 3 morti al giorno nel mondo del lavoro lo ha fatto anche
attraverso leggi, tagliando il numero degli addetti ai controlli nel nome del
dio denaro sacrificando chi lavora ma favorendo maggiori guadagni per chi
spesso e volentieri non ne ha nemmeno bisogno.
La
distruzione dei diritti di chi lavora, il ricatto continuo riguardante il posto
di lavoro, la schiavitù fisica e mentale, lo stato di subalternità verso
qualsiasi disposizione, la consapevolezza di essere attori principali di una
vita precaria e quindi senza futuro, alimentano la cultura dell’egoismo e
dell’individualismo sfrenato che giustificano qualsiasi atto e finiscono con il
non considerare anche la vita come un valore che non può e non deve essere
messo in discussione.
Chi ha
impedito a mia mamma di poterci vedere, chi ha scritto le regole del gioco lo
ha fatto nel nome di una società che predica il rispetto dell’essere umano ma
che non esita ad ammazzarlo con le proprie mani in cambio di una manciata di
euro.
Mia mamma è
morta nell’era del COVID19 non per il virus ma per le regole che nascoste
dietro al Coronavirus le hanno impedito di avere umanità, solidarietà e
rispetto… sarebbe bastato rinunciare ad una manciata di soldi e… forse sarebbe
ancora qui con noi e… forse avrebbe avuto modo di sorridere qualche volta in
più e con serenità.
Chi difende
questo sistema, chi lo giustifica ma anche chi non si esprime cerchi almeno per
questa donna che avrebbe compiuto 92 anni tra pochi giorni di tacere, lasci
l’ipocrisia fuori dalla porta, veda di non versare nemmeno una lacrima e di non
esprimere con le parole alcun dolore, almeno questo.
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