Il Manifesto dei Panificatori Agricoli Urbani è frutto di un lavoro collettivo, a cento mani, avviato durante il "Mietitour" dell'estate 2019, l'appuntamento organizzato dal Forno Brisa presso i campi di cereali di Nocciano (PE), continuato a Cheese 2019 e quindi al SIGEP di Rimini nel gennaio del 2020.
Racchiude in
dieci punti i valori e gli obiettivi dei PAU, disegnando il ruolo del
panificatore come attore all'interno di una filiera complessa, che riunisce in
un prodotto semplice (il pane è un impasto di acqua, cereali e sale) tanti
soggetti - contadini, titolari di mulini, rivenditori - e manda un messaggio
anche ai consumatori. Il testo definivo è stato discusso e approvato durante
l'assemblea che si è tenuta a Bologna domenica 18 ottobre 2020.
1. Fare il pane è un atto agricolo
La materia prima del nostro lavoro quotidiano è il cereale trasformato in
farina. Ogni impasto esprime il nostro legame con la terra.
2. Il panificatore è un paesaggista
Il pane dà forma all'ambiente in cui viviamo, la scelta delle materie
prime determina il paesaggio. Promuoviamo modelli agricoli sostenibili e
resilienti: siamo pianificatori e non solo panificatori.
3. Il pane ha nome e cognome
Il pane è fatto di persone: i contadini che coltivano i cereali, i mugnai che
li trasformano in farine, gli artigiani che le panificano, i consumatori che se
ne cibano. Ogni pane è unico e identificabile eracchiude una
moltitudine di elementi che garantisce caratteristiche singolari, come il
carattere dei semi, dei luoghi e delle annate. Il nostro compito è far emergere
la ricchezza di questa biodiversità.
4. I laboratori dei panificatori hanno
pareti trasparenti
Cooperiamo condividendo ricette, consigli e fornitori. Crediamo che la
rivoluzione del Pane Agricolo Urbano sia di tutti, per questo accogliamo nelle
nostre botteghe chiunque scelga di intraprendere la strada del pane. Il dono e
la generosità sono per noi valori essenziali. Un movimento forte e radicato,
capace di nutrirsi dello scambio, è una garanzia per la prosperità e la
sostenibilità di ognuno.
5. Crediamo in un futuro artigiano
Ci definiamo artigiani del pane e, nel farlo, associamo un significato
specifico a questo concetto, ovvero la capacità di visione e la conoscenza
diretta di tutta la filiera, a prescindere dalle dimensioni produttive
dell'azienda. Nel lavoro artigiano mente e mano sono collegate e anche la
tecnologia è al servizio della filiera.
6. Il panificatore è un soggetto
dinamico
Ognuno di noi all'interno del proprio laboratorio fa ricerca. Lavoriamo farine
agricole, ogni giorno ci adattiamo a una materia prima diversa mettendo in
discussione quanto fatto fino a quel momento. La volontà e la capacità di
innovare si esprimono in termini di creatività e di apertura. Precondizione per
l'innovazione è l'assenza assoluta di dogmi.
7. Le nostre botteghe
sono presidio di gentilezza
Una rivoluzione è in corso e vogliamo raccontarla. Per questo è fondamentale il
ruolo di chi ogni giorno si prende cura del pubblico. Le nostre botteghe e i
nostri laboratori sono spazi accoglienti, ambienti permeabili e aperti allo
scambio immateriale.
8. Il pane è nutrimento
Mangiare il pane deve far bene e deve essere un piacere. La ricerca della
qualità riguarda le materie prime e i processi di trasformazione, per garantire
salubrità e integrità nutrizionale. Il prezzo del pane
prodotto ne rappresenta il valore, misurato in termini di impatto
sull'ambiente, sul paesaggio e sulla società.
9. Il pane è relazione
Siamo amici, un gruppo di persone che vive con piacere lo stare insieme.
Crediamo che la rete rappresenti un'opportunità per crescere condividendo riflessioni,
idee e il nostro tempo. Ci siamo dati un compito ambizioso: ricordare alle
comunità la centralità del pane.
10. Siamo espressione della biodiversità
Come in un organismo agricolo, la forza dei Panificatori Agricoli Urbani è data
dalla capacità di adattarsi e co-evolvere. Crediamo in un ambiente capace di
accogliere nuovi stimoli, nuove spighe, e lo stiamo costruendo
insieme.
PAU, i Panificatori Agricoli Urbani presidio di
biodiversità - Isabella Ceccarini
Nel 2018 Davide Longoni (Panificio Davide Longoni di
Milano), Matteo Piffer (Panificio Moderno di Isera in
provincia di Trento) e Pasquale Polito (Forno Brisa di
Bologna) hanno creato il gruppo PAU-Panificatori
Agricoli Urbani. Si sono presentati a Terra Madre con il claim “Bread
for Change. Il mondo del pane cambia. Il pane cambia il mondo”: una
volontà di fare rete a cui hanno risposto 82 fornai da tutta Italia.
Per i Panificatori Agricoli Urbani il pane rappresenta il veicolo
ideale per trasmettere il sapere artigiano e valorizzare le filiere agricole,
un elemento irrinunciabile nella nostra dieta che si caratterizza a seconda del
territorio. Molto bello il rapporto che si crea tra panificatori che lavorano
nella stessa area, ad esempio nello stesso comune: non c’è rivalità né
concorrenza, ma il sano rapporto di collaborazione di chi condivide lo stesso
obiettivo.
Far parte dei Panificatori Agricoli Urbani è una scelta precisa, che
prescinde dall’importanza o dalla fama del proprio forno: tra di loro ce ne
sono di famosi, come Gabriele Bonci di Roma. Un fornaio PAU si considera un
artigiano ed è un convinto assertore della salubrità di un alimento
come il pane, pertanto crede nella biodiversità, nella protezione
del suolo, nel bisogno di creare un prodotto sano e di alta qualità;
per questo è attento ai cereali utilizzati – solo di alta qualità – da cui
ricavare le farine da trasformare in un pane che non sia solo buono, ma
che porti con sé anche valori sociali e ambientali.
Nel Manifesto il ruolo sociale dei panificatori
Un fornaio PAU va alla ricerca di grani antichi ormai quasi scomparsi ma carichi
di storia, digeribili e saporiti. Sembra superfluo dire che i Panificatori
Agricoli Urbani hanno una visione della filiera che deve essere
trasparente dal campo alla tavola, come è scritto nel Manifesto in
10 punti che hanno sottoscritto lo scorso ottobre. Riassumiamo
brevemente i punti cardine che costituiscono la filosofia dei Panificatori
Agricoli Urbani:
·
fare il pane è un atto agricolo (ogni impasto
esprime un legame con la terra);
·
il panificatore è un paesaggista perché la scelta
delle materie prime determina il paesaggio;
·
il pane ha nome e cognome, cioè è fatto di
persone e di caratteristiche singolari. Anche questa è biodiversità;
·
i laboratori dei panificatori hanno pareti trasparenti;
·
crediamo in un futuro artigiano dove mente e mano sono collegate e
la tecnologia è al servizio della filiera;
·
il panificatore è un soggetto dinamico, sperimenta, ricerca,
innova;
·
le nostre botteghe sono presidio di gentilezza dove il fornaio
si prende cura dei consumatori in spazi accoglienti;
·
il pane è nutrimento, deve essere fatto con materie prime
scelte. Il prezzo ne rappresenta il valore, misurato in termini di impatto
sull’ambiente, sul paesaggio e sulla società;
·
il pane è relazione, essere in rete permette di scambiare
idee ed esperienze;
·
siamo espressione della biodiversità, capaci di adattarsi e
co-evolvere, e pronti ad accogliere nuovi stimoli.
La tradizione del pane incrocia l’innovazione delle startup
Fare il pane è inteso come un prendersi cura del suolo, coltivare relazioni
e trasformare la società. «Gli appuntamenti in cui abbiamo avuto l’opportunità
di incontrarci negli ultimi due anni hanno rafforzato la sensazione che il pane
abbia la necessità di assumere una nuova veste, un nuovo ruolo. Vedere oggi il
Manifesto firmato da oltre ottanta persone, con un’età media intorno ai
trent’anni è conferma: la filiera del pane ci aiuta a costruire un
mondo più equo» ha dichiarato Matteo Piffer. Allora qual è il pane
del futuro secondo i Panificatori Agricoli Urbani? Quello fatto
con farine non raffinate e cereali della tradizione. Un vero e proprio
manifesto di buone pratiche.
Tradizione tanta, e altrettanta innovazione. Il Forno Brisa, che dal pane si è
allargato al caffè e al cioccolato,è anche una palestra di creatività e
di innovazione dove si fa formazione e si aiuta chi ha un’idea da trasformare
in impresa, purché sia compatibile con le linee guida del gruppo, tanto che
ha… sfornato un libro, Ricette rubate per artigiani, sognatori e
startupper, pieno di consigli per chi ha un’idea da realizzare e di valori
per realizzarla con lo sguardo puntato sull’etica.
Nessun commento:
Posta un commento