Non possiamo vivere senza mangiare. Il cibo e tutto ciò che lo circonda sono alla base della vita di ogni persona. Il controllo di questo mercato è quindi un obiettivo fondamentale delle imprese transnazionali. Oggi, quattro o cinque grandi aziende agroalimentari controllano più della metà del mercato globale in ogni anello di quella catena industriale. Con la pandemia, è aumentato in modo esplosivo l’afflusso dei giganti della tecnologia e del commercio online, un fatto che ha cambiato le strutture di produzione e i soggetti che controllano produttori e consumatori. Per legittimare questo attacco digitale e biotecnologico al nostro cibo e stabilire nuove normative internazionali (leggi evitare normative e controlli pubblici), è stato concepito il cosiddetto Food Systems Summit, che si terrà a settembre 2021.
Sebbene sia presentato come un vertice delle Nazioni Unite, è stata
un’iniziativa del World Economic Forum (detto comunemente Forum di Davos, in
cui convergono le più grandi società transnazionali). António Guterres,
segretario generale delle Nazioni Unite, ha annunciato nel 2019 la sua
realizzazione prima che gli organismi delle Nazioni Unite relativi
all’agricoltura e all’alimentazione – come la FAO e il Comitato per la
sicurezza alimentare mondiale – ne fossero a conoscenza. Nonostante sia
ufficiale, questo vertice sarà un evento pubblico-privato, in cui il
settore privato ha più partecipazione e influenza dei co-organizzatori delle
Nazioni Unite (si veda: “Nuovo assalto al cibo”).
L’alimentazione non è solo nutrizione, ma è anche un pilastro essenziale
dell’organizzazione delle società e delle culture. Per oltre il 99,9%
della storia dell’alimentazione umana, il modo in cui il cibo viene ottenuto,
prodotto e trasformato è stato diverso e decentralizzato a seconda delle aree
geografiche e delle culture, basato su sistemi locali e, per la maggior parte,
socialmente ed ecologicamente sostenibile.
Il capitalismo e la sua Rivoluzione Verde (pacchetto
tecnologico di semi ibridi e transgenici, macchinari pesanti, agrotossici e
fertilizzanti sintetici) insieme alla globalizzazione imposta, sono
riusciti a danneggiare in pochi decenni parte di quella realtà millenaria,
con un’industria alimentare basata sul profitto, sull’uniformità genetica di
piante e animali, con pesanti interventi chimici (agrotossici, conservanti,
aromi, addensanti, coloranti, ecc.), e con sempre più elementi sintetici e
artificiali. Un’industria che è anche uno dei maggiori fattori di inquinamento dei
suoli, dell’acqua e del terreno e che è una causa del cambiamento climatico.
Inoltre, è perfino il più grande fattore di produzione di epidemie e pandemie
(si veda: “Gestando la próxima pandemia”).
Si tratta di uno dei 10 maggiori mercati industriali globali, un elenco
in cui ha occupato tra il primo e il settimo posto nell’ultimo decennio,
nonostante questa contabilità tenga conto solo dell’industria e consideri solo
parzialmente il cibo che proviene dalle reti contadine, dalla pesca
artigianale, dagli orti urbani e dalla raccolta tradizionale, che sono quelli
che forniscono cibo al 70% della popolazione mondiale (si veda: “Chi ci nutrirà?. La Rete alimentare contadina a confronto con la Catena
alimentare agroindustriale”).
Da alcuni anni, i giganti della tecnologia digitale e le piattaforme di
vendita online (come Google, Facebook, Amazon, Microsoft, ecc.) sono entrati
nell’agroalimentare. Hanno introdotto programmi di controllo digitale per
l’agricoltura (offerti da imprese agroalimentari e produttrici di macchinari,
in collaborazione con le imprese tecnologiche) e vari strumenti per questo,
come droni e sensori, espandendo e controllando le vendite online, sia tra le
aziende che tra i consumatori (si veda: “La insostenible agricultura 4.0” e “Agricoltura 4.0”).
Per queste ragioni, al di là della retorica, gli obiettivi
principali di questo Food Systems Summit sono: a) La promozione e il progresso
su larga scala dell’industria agroalimentare digitale o agricoltura 4.0, con
nuove biotecnologie, sistemi informatici, estrazione e massiccio accumulo di
dati relativi alle attività agricole, agli ecosistemi e ai nostri comportamenti
alimentari; b) la costruzione di sistemi alternativi di governo in
materia agroalimentare, in cui le imprese abbiano il ruolo principale
insieme ad alcuni governi: creare sistemi pubblico-privati, emarginando le
stesse Nazioni Unite e cercando di eliminare le organizzazioni contadine,
indigene, delle donne e dei lavoratori che non si riesce a co-optare; c) stabilire
nuovi concetti come quello di “produzione positiva per la natura”, allo scopo
di ottenere sovvenzioni e co-optare la produzione biologica qualora se ne possa
ricavare profitto, e altri concetti come quello di “soluzioni basate sulla
natura” che costituiscono una copertura per aprire nuovi mercati del carbonio
in agricoltura e mercati di compensazione per la distruzione della
biodiversità.
La Via Campesina e la grande maggioranza dei movimenti contadini,
ambientali, agroecologici, delle donne e delle popolazioni indigene di tutto il
mondo respingono questo vertice e hanno deciso di svelare le bugie e le manovre
connesse (si veda il documento di La Via Campesina: “Un Summit sotto assedio”). Ancora più grave è il fatto che,
mentre il mondo è ancora in una situazione di pandemia, il sistema
agroalimentare industriale che il Vertice intende portare avanti è uno dei
fattori chiave nella generazione di epidemie. Pertanto, si terrà un
contro-vertice alla fine di luglio, in cui una grande varietà di
organizzazioni e comunità presenterà le realtà e le proposte di cui abbiamo
bisogno per nutrire tutti, con giustizia e cura per l’ambiente.
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Fonte: “Cumbre de los dueños de la alimentación”,
in La Jornada, 03/07/2021.
Traduzione a cura di Camminardomandando
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