Oggi, per svariate ore, l’aria di Sarroch (CA)
è stata appestata ancora una volta.
Ancora una volta fumi e miasmi dagli
impianti della raffineria Saras s.p.a., a
dispetto dei risultati vantati in materia ambientale, si sono visti e
sentiti da decine di chilometri.
“Il problema, spiega in una nota la Sarlux del gruppo Saras, ‘è legato a
un guasto elettrico cominciato intorno alle 12.30, che ha determinato
l’intervento dei sistemi di protezione con conseguente interruzione di energia
elettrica e blocco degli impianti di raffinazione.
Questo blocco – prosegue l’azienda – ha causato come conseguenza
l’attivazione del sistema di sicurezza delle torce con associata fumosità.
Siamo in contatto con gli organi istituzionali e di controllo – assicura Sarlux
– si stanno approfondendo le cause del guasto che ha generato la
disalimentazione elettrica’” (A.N.S.A., 29 giugno 2021, ore
18.25).
Non è una novità, è capitato tante volte.
Ma la situazione ambientale e sanitaria di Sarroch non è mai stata completamente pubblicizzata con la trasparenza che merita
Troppo spesso silenzio da parte di amministratori
pubblici e residenti sulle cose davvero rilevanti.
I 75 bambini delle scuole elementari e medie di Sarroch (CA)
costituenti il campione della ricerca “presentano incrementi
significativi di danni e di alterazioni del Dna rispetto al campione di
confronto estratto dalle aree di campagna” (Burcei, in Provincia
di Cagliari).
Questo è uno dei passaggi fondamentali
della ricerca svolta da otto ricercatori di assoluta fama
internazionale (Marco Peluso, Armelle Munnia, Marcello Ceppi, Roger W. Giese,
Dolores Catelan, Franca Rusconi, Roger W.L. Godschalk e Annibale Biggeri) e
pubblicata nel 2013 sulla
prestigiosa rivista internazionale di epidemiologia dell’Università di
Oxford “Mutagenesis”.
Risultati altamente preoccupanti (a tacer oltre) “in linea con
quelli ottenuti da altri studi simili come quelli compiuti alla centrale
termica di Taichung in Taiwan e
a Pancevo,
dove si trova il più grande polo petrolchimico della Serbia”, due fra i
siti più conosciuti dagli epidemiologi quali luoghi a rischio di neoplasie e
altre malattie provocate dall’inquinamento atmosferico.
Ancora.
“Quattordici casi di tumore al sistema emo-linfatico su 5.500 residenti. Le leucemie colpiscono a Sarroch il 30 per cento in più al resto della Sardegna e potrebbero esser collegate al benzene distribuito nell’aria dalle grandi industrie a stretto contatto con case e palazzine” (L’Unione Sarda, 29 novembre 2014).
Nel mentre a Sarroch, nel 2018 (ultimi dati disponibili), gli
impianti Saras s.p.a. hanno
emesso 6.348.593,748 tonnellate di anidride carbonica (CO2) nell’aria (dati Registro europeo delle
emissioni, European Pollutant Release and Transfer Register, E-PRTR).
Eppure su queste cose tacciono tutti, anzi talvolta si offendono in difesa del buon
nome del paese.
Nel nome del lavoro e del dio petrolio che tutto garantisce.
Per quanto ancora?
Il Gruppo d’Intervento Giuridico odv svolge il proprio
ruolo di associazione ecologista con documentate denunce nelle sedi opportune e con attività di sensibilizzazione.
Anche oggi ha provveduto a segnalare al Corpo forestale e di vigilenza
ambientale, ai Carabinieri del N.O.E., informando nel contempo la Procura della
Repubblica presso il Tribunale di Cagliari.
Ma tutto questo serve a poco se non cambia l’atteggiamento di chi a Sarroch
vive e opera.
Gruppo d’Intervento
Giuridico odv
“Un’altissima lingua di fuoco, notte e giorno,
secondo la legge del ciclo continuo del petrolio, illumina le antiche tanche: è
la Fiaccola, la lunghissima torcia che brucia tutti i gas di scarico della
Raffineria e li scaglia, simile ad un drago vampante fiamme, contro l’azzurra
indifferenza del mare e del cielo.
Il petrolio
grezzo esce dal ventre delle navi petroliere, nero e giallo come l’occhio della
vipera, scorre freddo dentro i tubi, va a scaldarsi le vene nei forni di
distillazione, entra in orgasmo nei talami a serpentina, si accoppia come una
bestia immonda dai mille sessi dentro le torri di frazionamento e, infine,
partorisce migliaia di figli: benzina, vaselina, glicerina, paraffina, metano,
butano, esano, ottano, etilene, acetilene, propilene, polisti-rene, alchilati,
nitrati, clorati, solfonati, eccetera, eccetera, eccetera …
Gli operai
di Sarrok non hanno più bisogno di Dio. Se c’è buio, Lui, il Petrolio, fa luce.
Se c’è freddo, Lui, il Petrolio, aziona i termosifoni. Se c’è caldo, Lui avvia
i condizionatori d’aria. Se l’acqua non viene dal cielo, Lui la cava
fuori dal mare col dissalatore … il Petrolio, col suo ciclo continuo, non
permette nemmeno di santificare le feste, non permette che s’interrompa il
lavoro neppure la Domenica, giorno del Signore, neppure a Natale, neppure a
Pasqua.
Il vero,
unico, Dio, a Sarrok, è Lui, il Petrolio. Non c’è altro Dio all’infuori di
Lui.” (Francesco
Masala, Il parroco di Arasolè [Il dio
Petrolio], Ed. Il
Maestrale, 2001).
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