Nei giorni scorsi è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea il bando di gara (830 milioni di euro, ma l’investimento complessivo è pari a 3,4 miliardi di euro) per la realizzazione del Thyrrenian Link, il nuovo doppio cavo sottomarino di Terna s.p.a. con portata 1000 MW, 950 chilometri di lunghezza complessiva, da Torre Tuscia Magazzeno (Battipaglia – Eboli) a Termini Imerese, alla costa meridionale sarda.
Dovrebbe esser pronto nel 2027-2028,
insieme al SA.CO.I. 3, l’ammodernamento e potenziamento del collegamento
fra Sardegna, Corsica e Penisola con portata 400 MW, che rientra fra i progetti
d’interesse europeo.
Al termine dei lavori, considerando l’altro collegamento già esistente, il SA.PE.I. con portata 1000 MW, la Sardegna avrà collegamenti con una portata complessiva di 2.400 MW.
Il motivo del potenziamento della rete elettrica di interconnessione, rientrante negli obiettivi comunitari, è esplicitato chiaramente: “in Sicilia, in Sardegna e soprattutto in Campania c’è una forte produzione da fonti rinnovabili non programmabili, solare ed eolico, in costante aumento. Il Tyrrhenian Link migliorerà la capacità di scambio elettrico e quindi si potranno utilizzare al meglio i flussi di energia da fonti rinnovabili favorendone lo sviluppo”.
Completa il quadro – a cui
annuisce l’attuale Ministro della
Transizione Ecologica Antonio Cingolani – l’amministratore delegato del Gruppo
ENEL Francesco Starace, secondo cui lo “scenario ipotizza l’installazione, a
Thyrrenian link in esercizio, di un gigawatt di batterie e circa 4/5 gigawatt
di potenza di rinnovabili in più rispetto a quanto abbiamo adesso. Oltre agli
ovvi benefici ambientali, come la scomparsa di fatto dell’anidride carbonica
prodotta dalle fonti fossili, un piano del genere svilupperebbe investimenti
sull’intera filiera da qui al 2030 di 15 miliardi di euro, un indotto più che
doppio e una occupazione tra i 10 e i 15mila addetti qualificati e
specializzati”.
Ormai evitato il ricorso al metano (e
le conseguenti
opere pubbliche, pesanti sul piano
ambientale e finanziario), ecco il nuovo corso della Sardegna
green, con energia eolica e solare (fotovoltaica).
Ma a chi serve questo enorme
quantitativo di energia che sarebbe prodotta, considerato che l’energia
prodotta in Italia ogni anno è di gran lunga superiore alla domanda?[1]
Il dato fondamentale della “fotografia” del sistema di produzione energetica sardo (energia richiesta in Sardegna: GWh 9.171,5 energia prodotta in più rispetto alla richiesta: GWh +3.491,5, dati TERNA 2019) è che oltre il 38% dell’energia oggi prodotta “non serve” all’Isola e viene esportato verso la Penisola grazie alle connessioni oggi esistenti ovvero viene disperso in quanto non utilizzato ((i sistemi di accumulo e conservazione, al di là delle favole raccontate da Francesco Starace, sono ancora in fase di studio o sperimentale).
In Sardegna, al 20 maggio 2021, risultavano presentate ben 21 istanze di pronuncia di compatibilità ambientale di competenza nazionale o regionale per altrettante centrali eoliche, per una potenza complessiva superiore a 1.600 MW, corrispondente a un assurdo incremento del 150% del già ingente comparto eolico isolano.
A queste si somma un’ottantina di
richieste di autorizzazioni per nuovi impianti fotovoltaici.
Complessivamente sarebbero interessati
più di 10 mila ettari di boschi e terreni agricoli.
Ormai il quadro è chiaro, a mare e in terra la Sardegna sembra proprio destinata
a diventare una piattaforma di produzione energetica, un’Isola destinata
all’ennesima servitù, la servitù energetica.
Nessuna adeguata e puntuale
pianificazione delle reali necessità energetiche nazionali e locali,
nessun meccanismo legale di chiusura coercitiva di impianti produttivi di
energia da fonti fossili[1], eccessivo
spazio offerto alla produzione energetica da
biomasse (il che significa incremento dei tagli boschivi), palese contrarietà
alla normativa comunitaria per la salvaguardia degli habitat naturali e
semi-naturali (direttiva n.
92/43/CEE) e la difesa delle acque e del suolo
(direttive n. 08/105/CE e n. 06/118/CE).
La delega contenuta nell’art. 5 della legge 22 aprile 2021, n. 53 (legge di delegazione europea) sull’attuazione della direttiva n. 2018/2001/UE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili prevede esplicitamente l’emanazione di una specifica “disciplina per l’individuazione delle superfici e delle aree idonee e non idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili nel rispetto delle esigenze di tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, delle aree agricole e forestali, della qualita’ dell’aria e dei corpi idrici, nonche’ delle specifiche competenze dei Ministeri per i beni e le attivita’ culturali e per il turismo, delle politiche agricole alimentari e forestali e dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, privilegiando l’utilizzo di superfici di strutture edificate, quali capannoni industriali e parcheggi, e aree non utilizzabili per altri scopi”.
Disciplina a oggi non emanata.
Però la scelta sembra proprio già fatta, alla faccia di quanto espresso pubblicamente anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (“Niente offese al paesaggio, bellezza e cultura sono nostre identità”, lettera aperta pubblicata su Vanity Fair, 26 maggio 2021), con forte preoccupazione e contrarietà per le ventilate disinvolte modifiche normative contenute principalmente sul proposto ennesimo “Decreto Semplificazioni 2021”, finalizzato a sveltire le procedure per attuare il piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) italiano finanziato con i fondi comunitari del Next Generation EU.
Nel silenzio generale, mentre anche associazioni come la Coldiretti, che dovrebbe rappresentare i primi interessati alla conservazione dei suoi agricoli, accusa Gazze e Fenicotteri dei peggiori danni all’agricoltura e al territorio.
Nel silenzio generale, pur
essendo l’attuale Amministrazione regionale Solinas, a guida indipendentista
d’obbedienza leghista, ampiamente
informata in proposito e una bella fetta
delle monadi indipendentiste sarde impegnate nella
fondamentale tenzone del tifare contro l’Italia ai Campionati europei di calcio (con
ottimi risultati, per l’Italia).
Nel silenzio generale di
forze politiche e sociali, forse poco interessate all’argomento.
Nel silenzio generale, pur
essendo stati coinvolti nel tavolo della concertazione (maggio 2021) con Regione autonoma della Sardegna, Ministero della
Cultura e Terna s.p.a., di Enti locali, associazioni agricole e alcune
associazioni ambientaliste (Città Metropolitana di Cagliari, i Comuni di
Selargius, Settimo San Pietro, Quartucciu, Sinnai, Maracalagonis, Quartu
Sant’Elena, Agenzia del Demanio, ARPA Sardegna, Legambiente, LIPU, WWF, Italia
Nostra, Confagricoltura e Coldiretti). Alcune di quest’ultime già arruolate per sostenere la Sardegna
green senza se e senza ma.
Ma lo vogliamo dire – senza ipocrisie, greenwashing e fumo
negli occhi che la Sardegna (con la Sicilia) sarà il prossimo “hub energetico del Mediterraneo”?
Ma stavolta qualcuno s’è almeno degnato
di informare i cittadini sardi (e siciliani) e di chiedere il loro parere?
Stefano Deliperi, Gruppo
d’intervento Giuridico odv
[1] Gli ultimi dati disponibili (primo trimestre
2021, elaborazione
QualEnergia su dati TERNA) vedono una domanda pari
a 78 TWh, di cui 27,38 prodotti da fonti rinnovabili (il 34,8%). Gli
ultimi dati annui disponibili (TERNA, 2019) affermano che “nel 2019 in Italia la domanda di
energia elettrica ha raggiunto i 319.622 GWh, con una flessione dello 0,6%
rispetto all’anno precedente”, mentre “la potenza efficiente lorda si è
attestata a 119,3 GW (+1,0 % rispetto al 2018 essenzialmente imputabile alle
rinnovabili). Il parco di generazione termoelettrico si è mantenuto
sostanzialmente stabile, mentre il parco di generazione delle fonti rinnovabili
continua la sua crescita con un incremento generale pari al +2,2% ed una
potenza che rappresenta il 46,5% del totale installato in Italia (era 46% nel
2018)”.
La potenza efficiente lorda del “sistema
energia” italiano è ampiamente sufficiente a sostenere la domanda, visto che “il
valore della punta massima registrato nel 2019 è stato pari a 58,8 GW, e si è
verificato il giorno 25 luglio alle 17. La punta 2019 è stata leggermente più
alta (+1,8%) rispetto alla punta del 2018, determinando un trend di crescita
che si protrae dal 2014. Si conferma la forte correlazione tra il carico e le
temperature estive°.
[2] Gli impianti di produzione di energia elettrica
essenziali per la sicurezza del sistema elettrico (art. 63, comma 63.1,
dell’Allegato A alla delibera dell’AEEGSI n. 111/06) sono tutti
“programmabili”, con combustibile fossile o biomasse (vds. https://download.terna.it/terna/A27%20-%20anno%202020_8d769b522431880.pdf).
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