L’emanazione
della Legge n. 119 del 2017 che stabilisce l’obbligatorietà della vaccinazione
per la popolazione da 0 a 16 anni, legge anticostituzionale e lesiva della
“libertà di scelta terapeutica” (e, non da ultimo del diritto fondamentale
all’educazione scolastica infantile), ha suscitato l’indignazione di una buona
parte degli italiani, delle famiglie, dei genitori, degli studiosi e dei
giuristi e anche di medici coscienti, radiati con prontezza dal loro “ordine”,
attivando, altresì, una importante e necessaria
riflessione sulle problematiche della medicina, in generale, e della salute.
La
problematica dei vaccini sembra essere solo una delle punte dell’iceberg
sanità,sanità che, sempre più, occupa un posto di assoluto rilievo nella
economia nazionale e internazionale. Questo va di pari passo al fatto
che disagio del vivere e malattie proliferano mettendo, concretamente, in
evidenza la scarsa efficacia delle cure mediche e, quindi, della medicina
stessa.
Prova ne è
l’andamento delle malattie croniche nel nostro Paese. I dati qui riportati sono
quelli resi pubblici dall’Istat (Istituto Centrale di Statistica) relativi ai 2
anno 2016, 2017 e 2018. Il 39.1 per cento degli italiani è
affetto da almeno una delle principali patologie croniche sulle 15 considerate
dalla rilevazione dell’Istat.
È questo un dato allarmante (e in aumento rispetto
agli anni precedenti) considerato anche che tra queste patologie ve ne sono di
poco gravi come ipertensione (17,4 %), artrosi/artrite (15.9%), malattie
allergiche (10,7%), osteoporosi (7,6%), bronchiti croniche e asma bronchiale
(5,8%), per un totale del 57,4 per cento.
Tra i
cinquantenni ne soffre già il 53% e tra gli ultra settantacinquenni l’85,3% ha
almeno una patologia cronica. Il 66,7% degli ultra settantacinquenni ha più di
una patologia cronica. Le donne sono le più colpite per il 72,1%
Tra gli ultra settantacinquenni l’uso di farmaci è
pressoché totale: il 90,3% delle donne e l’88,9 % gli uomini e si stima che
oltre il 40% di tutta la popolazione lieve nazionale ne faccia un uso
quotidiano.
Da questi dati è possibile ipotizzare una certa
impotenza della medicina ufficiale a dare risposte risolutive e capaci
promuovere e sostenere adeguatamente le condizioni di salute di ognuno di noi.
Di contro, si è passati a una medicalizzazione totale
di tutte le fasi della vita.
Drammatica è la situazione infantile aldilà della problematica dei
vaccini.
Nel nostro Paese, allo stato attuale, sono in cura
psichiatrica un milione e centomila bambini (si consideri il fatto che nascono ogni anno
poco meno di 500mila bambini). Nel Veneto, che è la regione con uno dei
migliori sistemi sanitari, negli ultimi dieci anni sono stati psichiatrizzati
50mila bambini e psichiatri, neuropsichiatri, psicologi… hanno chiesto alla
Regione di attivare un “dipartimento di psichiatria infantile” con tre
primariati. Una situazione gravissima e, a dir poco, scandalosa.
Tutti questi bambini sono curati (si fa per dire) con
potenti psicofarmaci difficili anche da dismettere e sottoposti, quando va
bene, a un controllo mensile (circa 10/15 minuti) che normalmente si esaurisce
in una lieve modifica della prescrizione farmacologia o prescrizione di farmaco
di nuova generazione presentato come possibile risolutore. Ma questa è storia
vecchia per cui ogni nuovo farmaco è sempre stato presentato come un toccasana.
La scuola, poi, è diventata la fucina dove vengono
evidenziate problematiche importanti per la salute e il destino dei bambini: i
cosiddetti “disturbi”. Sono i
“disturbi specifici dell’apprendimento – DSA”, i disturbi da “disattenzione e
iperattività – ADHD”, i disturbi del linguaggio. Sono disturbi, questi,
tendenzialmente non curabili che segnano, quindi, tutta la vita della persona a
partire dall’infanzia. I dati, pur non essendo quasi mai aggiornati, sono
particolarmente pesanti. Con DSA negli ultimi due anni (2016/2017) sono stati
diagnostica 250mila bambini sottoposti a cure mediche. I disturbi da
disattenzione e iperattività sembrano attestarsi verso le 4centomila unità e
quelli del linguaggio verso le 6centomila unita. Questi disturbi vengono “curati”
con psicofarmaci particolarmente nocivi (come il Ritalin per i disturbi da
disattenzione e iperattività).
Un altro dato particolarmente allarmante è quello che
riguarda la sindrome autistica aldilà delle cause che la possono provocare tra cui il possibile uso di
vaccini. Di fatto, vent’anni fa si contava un bambino autistico ogni 2.000 nati
mentre oggi siamo a un bambino autistico ogni 90 nati (più di 5.000 bambini
all’anno vengono quindi diagnosticati come autistici).
Ma, la
medicalizzazione della vita parte da più lontano ancora: dal concepimento al
parto. L’AIFA, l’Associazione Italiana del Farmaco, parla già di “farmaci
per la salute” tali da interessare anche le donne in
gravidanza e i nascituri. È un dato questo, sconvolgente teso a modificare arbitrariamente
l’ambiente dove la vita si trova a nascere e a svilupparsi, compromettendo
l’acquisizione da parte del feto della sua stessa natura di co-costruttore
delle propria realtà. Tutto questo si accompagna anche a quella
pratica che da “eccezionale” è diventata normale: il parto cesareo. Se negli
anni ’80 del 1.900 i parti cesarei si aggiravano intorno al 10/11 per cento
oggi in certe regioni si arriva a sfiorare quasi l’80 per cento con grave
nocumento per la puerpera e per il nascituro (si ricorda che il taglio cesareo
appartiene alla cosiddetta grande chirurgia).
Come
affermato dal grande biologo Bruce Lipton “La scienza deve imparare che la
nascita è un processo naturale che non necessità di medicine”.
Oggi, non
sappiamo più “accompagnare la vita a nascere”, la “facciamo nascere”.
Come si sa
oggi, poi, rilevante per la salute dei bambini è la problematica dei vaccini.
Su questo già si è detto sia a favore, la medicina ufficiale presunta
scientifica, che contro ovvero, in prevalenza, per la libertà di scelta
terapeutica.
Chi scrive
è, allo stato attuale, contro l’uso dei vaccini per
queste ragioni: non si ha alcuna certezza sulla composizione dei vaccini stessi
e, in particolare, sulla non presenza di veleni e sostanze altamente nocive
come i metalli pesanti. Se non è così cosa aspettano le autorità preposte a
rendere noti questi dati e a far effettuare controlli periodici e casuali sugli
stessi? Fino a oggi nulla di tutto questo ed è per questa ragione che bisogna
rifiutare questi vaccini. Per altro i vaccini che vengono usati vengono
sottoposti a monitoraggio addizionale il che, di fatto, vuol dire che sono
vaccini in corso di sperimentazione; da parte della medicina ufficiale vi è,
poi, un grande assente quando si parla di vaccini: il sistema immunitario.
Sembra non si sappia di cosa si stia parlando tanto è che la vaccinazione può
interessare un bambino a 2 mesi dalla nascita: Il paradosso è che se si pensa
che già il sistema immunitario del neonato si è già formato, perché andarlo a
sollecitare dall’esterno con i vaccini?; vi è, poi, la “leggenda metropolitana”
che la validità dei vaccini sia il frutto della ricerca scientifica e che la
“scienza non sia democratica”. Qui l’ignoranza della medicina è al culmine
incapace o, probabilmente, non volendo ammettere che i fondamenti scientifici
su cui pensa di sostenersi sono stati falsificati dallo sviluppo scientifico
contemporaneo a partire, in particolare, dalla fisica quantistica.
Di recente la famosa rivista internazionale “Nature”
ha documentato che più del 70% delle ricerche della medicina considerate
scientifiche hanno fallito i test di riproducibilità che qualificano la ricerca
come scientifica e, ciò nonostante, i risultati ottenuti sono stati assunti
come base per le nuove ricerche e per le pratiche mediche.
Rispetto
alle ricerche (ben oltre 200) che hanno documentato la pericolosità e il danno
dall’uso dei vaccini (ricerche che sono state di fatto non più attivate a
partire dal 2012), la medicina ufficiale sta parlando, al riguardo, di
“bufale”. A parte il fatto che le indicazioni bibliografiche di alcune di
queste ricerche pubblicate possono non avere tutti gli elementi per il loro
riconoscimento ciò non toglie nulla al loro valore. Di fatto l’appellativo di
“bufale” per queste ricerche si sostiene solo sul fatto che sono, ormai datate
(si va dal 1969 alla fine del secolo scorso) e che, quindi, si parla dei vecchi
vaccini e non di quelli attuali. Sono queste affermazioni inaudite che non
dovrebbero essere permesse a nessuno. Con questo attacco a ricerche importanti
è implicita la considerazione che prima si poteva anche morire tranquillamente
da uso di vaccini ma che oggi non più vista la “bontà” e l’innocuità dei
vaccini attuali,
Un’ultima
considerazione su questione di cui non si parla mai o quasi mai. Riguarda l’uso
combinato di più vaccini nella stessa somministrazione (esavalente, a esempio).
Il teorema, ovvero la giustificazione di questa strategia risiede, per la
medicina ufficiale, nel fatto che ogni vaccino avrà gli stessi effetti come se somministrato
da solo. Qui non solo sono sconvolte le leggi della chimica a anche quelle
relative al calcolo delle probabilità. Di fatto, somministrando il vaccino
esavalente tra gli elementi che lo compongono si generano ben 720 reazioni. Al
lettore tirare le conclusioni di questa “bestemmia”… Ma, probabilmente, c’è di
più anche se nessuno ne parla. Si tratta della poco conosciuta “Paralisi
immunitaria”. Questa è rintracciabile nel fatto sempre più frequente, che per
molti vaccinati già il giorno dopo della vaccinazione non risultano
immunizzati. La giustificazione sta nel fatto che il sistema immunitario di
fronte alla gran massa di nemici (antigeni) deve mobilitare tutte le sue
risorse e impegnare anche all’uopo quelle cellule deputate a memorizzare il nemico.
Cosi facendo il sistema immunitario in barba ai vaccini non è più in grado di
riconoscere i sui nemici e, quindi, attaccarli.
Qui si
fermano le brevi considerazioni fatte sui vaccini come esempi di una medicina che oramai ha invaso tutti gli aspetti e le fasi
della vita non conoscendone né capendone più i significati e,
quindi, reclutando ognuno di noi a far da cavie per gli sperimenti non certo
della scienza quanto del potere economico delle multinazionali del farmaco.
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