mercoledì 15 maggio 2019

Quando la festa è finita - Alessandro Ghebreigziabiher




Eccoci ancora una volta.
Eccoci nell’apparente silenzio del giorno dopo.
Quando la festa è ormai finita.
Una delle tante, ricorrenti, ogni anno troppo uguali a se stesse, ma ciascuna volta come pervase dal cocente desiderio di dirci qualcosa di essenziale mai colto del tutto.
Eppure, che sia il lavoro, piuttosto che la nascita della cosa pubblica, come l’avvento del nuovo anno, musica e parole necessariamente intonate con il tema previsto si fanno man mano assordanti e tutto diviene confuso.
Tuttavia, allorché la sala e la piazza, lo schermo della tv e il monitor del computer, prima invasi da folle urlanti, si svuotano del caotico frastuono, una parentesi preziosa si prende la scena.
O, magari, sono le frange più invadenti della narrazione principale a lasciargliela.
Ciò che conta è che, in questi straordinari momenti, si palesa un’occasione irripetibile.
Così, prima che l’abituale farsa di menzogne e manipolazioni si riappropri dell’orizzonte mediatico, vediamolo insieme ciò che viene vergognosamente trascurato nel nostro paese, mentre ci ritroviamo per l’ennesima volta guidati da una coalizione di governo irrimediabilmente divisa.
Osserviamo e non dimentichiamo la quotidiana violenza domestica che, per mano di nostri italianissimi concittadini, si è contraddistinta solo nell’ultima settimana, prima che a ridosso della prossima tornata elettorale venga rapidamente riportata sotto il tappeto familiare.
Come quella di un uomo che tenta di uccidere la moglie con un numero impressionante di coltellate.
E di una madre che sopprime il proprio figlio di due anni perché la disturbava mentre si appartava con il compagno.
Di un figlio che ammazza il padre soffocandolo con un cuscino per una lite.
E del poliziotto che assassina la moglie con un colpo di pistola alla testa.
Del finanziere che uccide sua moglie perché intendeva separarsi da lui e poi si toglie la vita.
E, ovviamente, dell’arancia meccanica in versione pugliese.
Niente di nuovo, è già successo e, probabilmente, accadrà ancora che la rappresentazione del reale faccia capolino nel salotto buono, dove tutto deve di norma seguire il copione promesso in vista delle elezioni, le quali sono anch’esse una specie di grande festa, le cui sgradevoli conseguenze sono sempre a carico degli altri, mai dei diretti interessati. Proprio come lo scempio sui muri e le vie delle città da parte dei cartelloni e delle pubblicità di partito.
Pensate se toccasse ai candidati ripulire il tutto. Come sarebbe divertente e perfino educativo…
Invece, malgrado le ambite poltrone siano già state conquistate, l’ottusa macchina propagandista prosegue per via inerziale il proprio mentecatto cammino, e gli individui più pericolosi sembrano ricavarci ulteriore autorizzazione per la loro follia.
Malgrado ciò, non basta neppure che addirittura nel giorno stesso della celebrazione a esso dedicata l’ennesima vita venga cancellata  sul posto di lavoro per farci comprendere la portata del distacco e del disinteresse da parte di un’intera società, a ogni livello, dai veri problemi che la riguardano.
Perché quando è la struttura stessa alla quale affidiamo i nostri figli a crollare su di loro, abbiamo un problema tutti, nessuno escluso.
Sbrighiamoci, allora.
Non sprechiamo questa breve pausa, prima che la giostra ricominci a girare e farci girare intorno a noi stessi.
Apriamo gli occhi.
Prima della prossima festa


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