Ieri ho avuto modo di ascoltare le interessanti parole
di Nadia V Zurlo, responsabile del settore equidi della LAV, intervenuta come
relatrice in una conferenza dal titolo: "Il cavallo: macchina o
animale?" organizzata da LAV Roma. Tra gli interventi anche quello di
Gianluca Felicetti, Presidente della LAV nazionale, che ha spiegato
dettagliatamente la situazione attuale al riguardo dell'abolizione delle
botticelle: una situazione che, dopo la presentazione delle firme raccolte per
l'iniziativa della delibera popolare, è stata fermata per mancanza di volontà
politica da parte dell'amministrazione comunale romana, a dispetto di quanto
dichiarato nel programma. Una situazione che la Lav si impegnerà presto a
sbloccare, con l'aiuto e il supporto di tutti gli attivisti romani.
Oltre al tema delle botticelle, forma di sfruttamento
gravissima e che a Roma si presenta come particolarmente oscura in quanto i
botticellari sono protetti politicamente, sono rimasta molto colpita dalle parole
di Nadia.
Colpita per due motivi: uno: è vero che dello
sfruttamento dei cavalli parliamo molto poco anche noi attivisti; due: ho
realizzato quanto, tra tutti gli animali, i cavalli siano effettivamente tra i
più sfruttati.
Una forma di sfruttamento che inizia sin da quando
vengono al mondo e vengono domati e dura per tutta la loro vita. Non esiste una
doma che sia dolce o etica, la doma è sempre la privazione dell'identità
dell'individuo e della sua volontà di agire secondo quelle che sarebbero le sue
caratteristiche etologiche.
Per essere domati i cavalli subiscono delle vere e
proprie torture: tutti e sempre.
A partire dai ferri che gli vengono infilati in bocca
e che gli provocano dolori fortissimi, per proseguire con la violenza - fisica
e psicologica - che subiscono affinché obbediscano ad andare al trotto e al
galoppo, passando per la terribile imposizione di tenere il collo piegato in
una posizione innaturale che gli causa danni gravissimi, fisici e psicologici,
e dolori immensi.
Un cavallo viene usato dalla nascita alla morte. Nella
sua vita, di media, cambia circa 25 proprietari a seconda della destinazione
d'uso, giacché il suo valore è solo commerciale e un cavallo che non lavora non
viene considerato.
Chiedete a coloro che praticano l'equitazione cosa
faranno del loro "amato cavallo" una volta che non risponderà più
alle esigenze richieste e vedrete che non avranno remore nel rispondervi che lo
venderanno, lo passeranno a un altro proprietario, il quale, a sua volta, lo
userà per altri lavori.
Ieri mi sono resa conto di una cosa: che persino per
noi attivisti che ci battiamo per la liberazione animale è difficile
comprendere fino in fondo la violenza sui cavalli e questo perché l'immagine
del cavallo come amico dell'uomo che volentieri si presta a lavorare per noi è
stata totalmente radicata in noi sin dall'infanzia.
O meglio, tra tutte le forme di sfruttamento, ci
sembra che quella dei cavalli sia meno urgente perché il mondo ippico e
dell'equitazione - dice Nadia - ha lavorato così bene nel tempo da edulcorare e
mistificare totalmente la sua terribile realtà.
Sempre ieri, nella libreria in cui si è svolta la
conferenza, abbiamo potuto constatare come a partire dai libri destinati ai più
piccini si rappresenti l'andare a cavallo come un’attività piacevole per
entrambi, cavallo compreso, e come pian piano riesca a passare il concetto che
il cavallo esista per essere cavalcato in virtù della sua possenza fisica e
naturale predisposizione al contatto con l’uomo.
Non è così: nessun animale viene al mondo per essere
usato, sfruttato e domato, nemmeno il cavallo.
Questa cultura che normalizza l’uso del cavallo è
diffusa ovunque: nelle giostre per i bambini ci sono cavallini da cavalcare,
nelle città ci sono carrozze trainate dai cavalli, nei film ci sono persone che
vanno a cavallo, soprattutto in quelli storici.
Il cavallo è sempre stato usato come mezzo di
trasporto, come macchina.
Ma non lo è. Nessun animale è una macchina. Nessun
animale viene al mondo per essere usato da qualcun altro.
Purtroppo non di rado ho letto affermazioni anche da
parte di antispecisti in cui l’uso del cavallo per lavoro non era affatto
stigmatizzato e questo perché la cultura specista in cui nasciamo e il mondo
dell’ippica hanno contribuito a diffondere l’idea di una collaborazione tutto
sommato vantaggiosa anche per il cavallo stesso.
Non è così. La doma è una violenza non meno grave di
quella che subiscono gli animali nei circhi.
Del resto, basti guardare i vari arnesi usati nella
doma e per cavalcare un cavallo per capire quanto, affinché si possa cavalcare
un cavallo, sia necessario un livello altissimo di coercizione e violenza:
briglie, frustini, speroni, ferri in bocca e gravissimi condizionamenti
psicologici.
Come ho promesso ieri a Nadia, da oggi cercherò,
intanto, di informarmi maggiormente io stessa per comprendere meglio la natura
del cavallo e poi a divulgare le terribile forme di sfruttamento che questi
splendidi animali subiscono.
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