domenica 23 gennaio 2022

Non ce la possiamo fare, lo scempio ambientale nel destino di un territorio - Stefano Deliperi


Portoscuso, sud ovest della Sardegna. Da decenni terra di pesante 
inquinamento industriale, devastanti effetti sulla salute, subdoli ricatti occupazionali e apatìe sociali.

Unica zona rimasta ancora integra era Capo Altano. Costa alta, falesie dove vola il Falco della Regina (Falco eleonorae), macchia mediterranea, l’odore del mare e lo sciabordio delle onde.

Area costiera tutelata con il vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), in gran parte terreni appartenenti al demanio civico (legge n. 1766/1927 e s.m.i.legge n. 168/2017regio decreto n. 332/1928 e s.m.i.legge regionale Sardegna n. 12/1994 e s.m.i.), scampati alla speculazione industriale anche grazie a risalenti azioni legali del Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG).

Il Comune di Portoscuso, secondo quanto dichiarato a L’Unione Sarda (edizione del 15 gennaio 2022) il sindaco Giorgio Alimonda, ha deciso di realizzare una pista ciclo-pedonale su una preesistente viabilità su fondo naturale con l’aggiunta di scorie Waelz.

I lavori rientrano nel progetto “lavori di messa in sicurezza permanente delle strade Waelz – I lotto” (importo complessivo euro 2.003.650,66, vds. https://www.comune.portoscuso.ci.it/lavori-messa-sicurezza-permanente-strade-waelz-lotto) e “II lotto”, finanziati dal piano di disinquinamento del Sulcis Iglesiente (importo complessivo euro 2.474.535,81, vds. https://www.comune.portoscuso.ci.it/messa-sicurezza-permanente-strade-waelz-ii-lotto), perché a Portoscuso sono state utilizzate delle scorie industriali per pavimentare strade secondarie.

In seguito, l’andazzo di utilizzare le scorie industriali per pavimentare strade e piazzali in quel di Portoscuso è andato avanti illecitamente per un bel pezzo (e speriamo che sia cessato), tanto da aver dato luogo a una delle poche condanne passate in giudicato per traffico illecito di rifiuti, procedimento nel quale il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) era costituito quale parte civile, analogamente al Comune di Portoscuso..

Fin dalla fine degli anni ’70 del secolo scorso le scorie Waelz sono quindi state utilizzate dal Comune di Portoscuso, che oggi sta attuando, finalmente, la bonifica ambientale.

Quello che sfugge al sindaco di Portoscuso è che non è obbligatorio sanare uno scempio ambientale con un altro (pur diverso) scempio ambientale: non è obbligatorio realizzare quella pista ciclopedonale in uno dei pochi lembi del territorio comunale che sono riusciti a conservarsi sul piano naturalistico e paesaggistico nonostante l’indefessa opera umana degli ultimi sessant’anni.

Realizzare una pista ciclopedonale è molto ecologicogreenpoliticamente e socialmente corretto.

Bene, finalmente qualcosa di pulito e verde a Portoscuso.

E invece no.

Niente da fare, dev’essere uno scempio.

Bisogna rimanere in tema con ciminiere e discariche.

Una striscia rossastra che richiama i fanghi rossi con segnaletica visibile da lunga distanza.

Una pista così migliora una periferia cittadina, una pista così degrada un ambiente fino a prima sostanzialmente integro come quello di Capo Altano.

Non è necessario un genio della progettazione naturalistica per capirlo.

Il GrIG ha inoltrato (14 gennaio 2022) una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti per verificare la sussistenza o meno delle necessarie autorizzazioni amministrative.  Coinvolti il Ministero della Cultura, la Regione autonoma della Sardegna, il Comune di Portoscuso, la Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cagliari, la Provincia del Sud Sardegna, il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale.  Informata, per opportuna conoscenza, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari.

Al di là della presenza o meno delle autorizzazioni di legge, rimane tristissimo il modus operandi per un ambiente che meriterebbe ben altra cura.

Stefano Deliperi è il portavoce del Gruppo d’Intervento Giuridico odv

https://www.manifestosardo.org/non-ce-la-possiamo-fare-lo-scempio-ambientale-nel-destino-di-un-territorio/

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