Unica zona rimasta ancora integra era Capo Altano. Costa alta, falesie dove vola il Falco della
Regina (Falco eleonorae),
macchia mediterranea, l’odore del mare e lo sciabordio delle onde.
Area costiera tutelata con il vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), in gran parte
terreni appartenenti al demanio civico (legge n. 1766/1927 e s.m.i., legge n. 168/2017, regio decreto n. 332/1928 e s.m.i.; legge regionale Sardegna n. 12/1994 e
s.m.i.), scampati alla speculazione industriale anche
grazie a risalenti azioni legali del Gruppo d’Intervento Giuridico
(GrIG).
Il Comune di Portoscuso, secondo quanto dichiarato a L’Unione Sarda
(edizione del 15 gennaio 2022) il sindaco Giorgio Alimonda, ha deciso di
realizzare una pista ciclo-pedonale su una preesistente viabilità su fondo naturale con l’aggiunta di scorie
Waelz.
I lavori rientrano nel progetto “lavori di messa in sicurezza permanente
delle strade Waelz – I lotto” (importo complessivo euro 2.003.650,66,
vds. https://www.comune.portoscuso.ci.it/lavori-messa-sicurezza-permanente-strade-waelz-lotto)
e “II lotto”, finanziati dal piano di disinquinamento del Sulcis Iglesiente
(importo complessivo euro 2.474.535,81, vds. https://www.comune.portoscuso.ci.it/messa-sicurezza-permanente-strade-waelz-ii-lotto),
perché a Portoscuso sono state utilizzate delle scorie industriali per
pavimentare strade secondarie.
In seguito, l’andazzo di utilizzare le scorie industriali per pavimentare
strade e piazzali in quel di Portoscuso è andato avanti illecitamente per un
bel pezzo (e speriamo che sia cessato), tanto da aver dato luogo a una delle
poche condanne passate in giudicato per traffico illecito di rifiuti, procedimento nel quale il Gruppo
d’Intervento Giuridico (GrIG) era costituito quale parte civile, analogamente
al Comune di Portoscuso..
Fin dalla fine degli anni ’70 del secolo scorso le scorie Waelz sono quindi
state utilizzate dal Comune di Portoscuso, che oggi sta attuando, finalmente,
la bonifica ambientale.
Quello che sfugge al sindaco di Portoscuso è che non è obbligatorio sanare
uno scempio ambientale con un altro (pur diverso) scempio ambientale:
non è obbligatorio realizzare quella pista ciclopedonale in
uno dei pochi lembi del territorio comunale che sono riusciti a conservarsi sul
piano naturalistico e paesaggistico nonostante l’indefessa opera umana degli
ultimi sessant’anni.
Realizzare una pista ciclopedonale è molto ecologico, green, politicamente e socialmente
corretto.
Bene, finalmente qualcosa di pulito e verde a
Portoscuso.
E invece no.
Niente da fare, dev’essere uno scempio.
Bisogna rimanere in tema con ciminiere e discariche.
Una striscia rossastra che richiama i fanghi rossi con
segnaletica visibile da lunga distanza.
Una pista così migliora una periferia
cittadina, una pista così degrada un ambiente
fino a prima sostanzialmente integro come quello di Capo Altano.
Non è necessario un genio della progettazione naturalistica per
capirlo.
Il GrIG ha inoltrato (14 gennaio 2022) una specifica istanza di accesso
civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti per
verificare la sussistenza o meno delle necessarie autorizzazioni
amministrative. Coinvolti il Ministero della Cultura, la Regione autonoma
della Sardegna, il Comune di Portoscuso, la Soprintendenza per Archeologia,
Belle Arti e Paesaggio di Cagliari, la Provincia del Sud Sardegna, il Corpo
Forestale e di Vigilanza Ambientale. Informata, per opportuna conoscenza,
la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari.
Al di là della presenza o meno delle autorizzazioni di legge, rimane
tristissimo il modus operandi per un ambiente che meriterebbe
ben altra cura.
Stefano Deliperi è il portavoce del Gruppo d’Intervento Giuridico odv
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