Tutti, anche i più privilegiati tra noi, hanno delle situazioni che
vorrebbero cambiare. Agli inizi del sesto secolo il filosofo romano Boezio scriveva: “Uno ha denaro
in abbondanza, ma si deve vergognare della umiltà dei natali; quest’altro è
famoso per la sua stirpe, però, incarcerato dall’angustia dei suoi mezzi,
preferirebbe essere meno famoso, ma più ricco. Quell’altro ancora è circondato
dall’uno e dall’altro di questi beni, ma trascorre una vita senza moglie”.
Pensa alla tua vita e a qualcosa che ti provoca disagio, preoccupazione o
tristezza. Per esempio, trovi difficile provare interesse o soddisfazione per
il tuo lavoro. O magari le tue amicizie non ti danno molto e ti senti solo o
sola. Come fare per migliorare la situazione? Potresti rispondere: “Dovrei
darmi una mossa, cercare un altro lavoro e incontrare gente nuova”. In altri
termini, dovresti cambiare il mondo esterno e renderlo un posto migliore per
te.
Non è facile però, vero? Darsi una mossa, cambiare lavoro e farsi nuovi
amici può essere irrealizzabile in questa fase della tua vita. E poi avresti
sempre il dubbio di portarti dietro i tuoi problemi perché, insomma, non puoi
mica allontanarti da te.
Margine di libertà
Adesso ti rivelerò un segreto che può esserti d’aiuto. Tra le condizioni che ti
circondano e il tuo modo di reagirvi c’è uno spazio. In questo spazio hai un
margine di libertà. Puoi scegliere di provare a rimodellare il mondo o puoi
cominciare cambiando il tuo modo di reagire a esso.
A volte uscire da situazioni in cui ci si trova è difficile ma
assolutamente necessario. È il caso di situazioni di abuso o violenza. Altre
volte è abbastanza facile: se ogni mattina muori di sonno, comincia andando a
dormire prima la sera.
Nella zona grigia tra questi estremi, però, lottare contro la realtà può
essere impossibile o incredibilmente poco efficace. Magari ti hanno
diagnosticato una malattia cronica per la quale non esistono cure promettenti.
Forse il tuo partner ti ha lasciato contro la tua volontà e non puoi
convincerlo a tornare indietro. O ancora, il tuo lavoro ti piace ma il tuo capo
no e nessuno ti darà un nuovo capo.
In questo genere di situazioni cambiare il modo in cui ti senti può in realtà
essere molto più facile che cambiare la realtà concreta, anche se questo può
sembrarti innaturale.
Le tue emozioni possono sembrarti nel migliore dei casi fuori controllo, e
questa sensazione peggiora in momenti di crisi, ossia esattamente quando
cambiare quelle emozioni potrebbe farti davvero bene. La colpa potrebbe essere
in parte della biologia. Emozioni negative come rabbia e paura attivano
l’amigdala, che fa aumentare il livello di attenzione alle minacce e
migliora la tua capacità di identificare ed evitare i pericoli. In altri
termini, lo stress ti induce a lottare, scappare o paralizzarti, non a pensare.
Quale sarebbe una reazione prudente in questi momenti? Consideriamo le varie
opzioni a disposizione. Si tratta di una cosa piuttosto sensata dal punto di
vista evolutivo: mezzo milione di anni fa prenderti del tempo per gestire le
tue emozioni ti avrebbe trasformato nel pranzetto di una tigre.
Strategie dannose
Nel mondo moderno però stress e ansia di solito sono condizioni croniche, non
episodiche. È probabile che non sia più necessario che l’amigdala ti aiuti a sconfiggere
la tigre senza chiedere il permesso al tuo cervello cosciente. Anzi, la usi per
gestire i problemi non letali che ti infastidiscono per tutto il giorno. Anche
se non hai tigri da sconfiggere, non riesci a rilassarti nella tua caverna
perché le email continuano ad accumularsi.
Non c’è da stupirsi quindi del fatto che lo stress spesso induca strategie di
adattamento disadattive nella vita moderna: per esempio abusare di
droghe e alcol, rimuginare sulle origini dello stress, farsi del male o
colpevolizzarsi. Queste risposte non solo non danno sollievo nel lungo periodo,
ma possono aggravare i nostri problemi con la dipendenza, la depressione o
un’ansia crescente. Quando questo genere di strategie di adattamento non è
d’aiuto, una persona può rinunciare a gestire le sue emozioni negative e
provare a cambiare il mondo esterno.
I pensatori dell’antichità riconoscevano questa difficoltà ma erano
convinti che con gli strumenti giusti possiamo essere in grado di gestire le
nostre reazioni in modo efficace. Il buddismo postula che le nostre menti sono
solitamente ma non intrinsecamente sbilanciate; tutto sta a costruire nuove
abitudini di pensiero. Analogamente, gli stoici ritenevano che la ragione
umana, praticata con assiduità, può avere la meglio sulle emozioni impulsive.
Queste idee (soprattutto l’ultima) hanno ispirato le moderne scuole di
psicoterapia come la terapia comportamentale razionale-emotiva e la terapia
comportamentale cognitiva, che puntano a creare strategie pratiche per cambiare
le nostre reazioni alle situazioni negative nella nostra vita, e quindi a
essere più felici.
Quattro passi
Se hai valutato ciò che ti preoccupa e hai deciso che gestire le tue emozioni
negative è una strategia migliore rispetto a cercare di cambiare il mondo che
ti circonda, puoi seguire quattro passi per raggiungere uno stato d’animo più
felice.
Presta attenzione ai tuoi sentimenti
Se osservi le tue emozioni come se appartenessero a un’altra persona, riesci
a darti dei consigli migliori. Dopotutto non consiglieresti mai a un amico che
aspetta con ansia l’esito di un esame medico di stare tutto il giorno a
rimuginarci su e poi ubriacarsi. Per autosservarsi è necessario fare caso a ciò
che si prova in quel determinato momento e avvicinarsi alle proprie emozioni
con una curiosità distaccata.
Poniamo il caso che non ne puoi più di lavorare da casa tutto il giorno,
con infinite riunioni su Zoom e nessun vero contatto umano. Invece di
fantasticare sulle tue possibili dimissioni, dedica un po’ di tempo a sezionare
la tua noia e il tuo disagio. In quale momento della giornata peggiorano? Dopo
quanto tempo dall’inizio di una riunione il tuo desiderio di fuggire via
urlando trabocca? Annota su un diario le situazioni in cui ti senti giù,
facendo caso al momento della giornata e all’attività che stai svolgendo. Poi
valuta come potresti alterare piccoli aspetti della tua routine per migliorare
il tuo umore. Seguendo questa procedura durante le chiusure conseguenti alla
pandemia di coronavirus ho cominciato a fissare riunioni virtuali mentre ero
fuori a fare una passeggiata. Questo ha fatto una grande differenza.
Accetta i tuoi sentimenti
L’idea che tu debba cambiare le circostanze in cui ti trovi se sei triste
si basa sul presupposto che i tuoi sentimenti negativi debbano essere
sradicati. In molti casi le emozioni negative possono essere debilitanti e
richiedere perciò una cura, come nel caso della depressione o dell’ansia
clinica. Nella maggior parte dei casi però i sentimenti negativi sono parte
integrante di una piena esperienza umana; cancellarle significherebbe rendere
la vita più grigia. Le ricerche
dimostrano inoltre che le emozioni e le esperienze negative
possono aiutarti a trovare un significato e uno scopo nella vita.
Nel diario di cui abbiamo parlato al passo uno, valuta le cose che non puoi
realisticamente alterare e le emozioni che ti provocano. Chiediti cosa stai
imparando di te stessa da ciascuno di quei sentimenti e come questo potrebbe
farti crescere.
Abbassa le aspettative
Una volta, da giovane, durante una telefonata ho detto a mio padre che
stavo pensando di lasciare il lavoro. “Perché?”, mi ha chiesto. “Perché non mi
rende felice”, gli ho risposto. Lui ha fatto una lunga pausa e alla fine mi ha
detto: “Cosa ti rende così speciale?”. Il mio problema – ma è un problema
piuttosto comune – era che avevo fissato delle aspettative del tutto
irragionevoli su quanto il mondo avrebbe dovuto rendermi felice.
Chiediti con tranquillità se stai chiedendo al mondo qualcosa che il mondo
non può o non vuole darti. Se è così, forse stai cercando nel posto sbagliato
la tua beatitudine. Per esempio, io credo moltissimo nella necessità di creare
dei posti di lavoro più felici, ma consiglio di continuo alle persone di non
basare la propria felicità su un particolare lavoro. Nemmeno tu dovresti
presumere che tutta la tua felicità possa derivare da una sola storia d’amore,
un solo oggetto materiale, una sola attività. Ti serve un approccio
“portfolio”, mantenendo in equilibrio fede o filosofia, famiglia,
amicizie e lavoro per ricavare i tuoi successi e metterti al servizio degli
altri.
Dai di più
Uno studio dell’Insead, una scuola di business francese, dimostra che
le persone che si
considerano vittime delle circostanze non sentono di avere
alcuna responsabilità per queste ultime. È anche più probabile che diventino a
loro volta degli aguzzini, facendo del male alle persone che cercano di
aiutarle. Un modo per spezzare questo circolo vizioso è aiutare gli
altri volontariamente e senza un ritorno economico. Mettersi al
servizio degli altri è uno dei modi più efficaci per aumentare la propria
felicità. Non solo: è molto difficile tenere in piedi contemporaneamente l’idea
di essere una vittima e una persona che aiuta.
Se ti senti sola al lavoro, cerca qualcuno che probabilmente sta soffrendo
come te e fagli compagnia. Se hai problemi di salute, cerca altre persone nelle
tue stesse condizioni e offri loro un po’ di ascolto o di aiuto. Aiutando gli
altri aiuterai anche te.
Boezio, che ci ha ricordato come tutti soffrano, la sapeva lunga sui
problemi. In effetti ha scritto le parole che ho citato sopra dalla cella di un
carcere in attesa di essere messo a morte nel 524 dopo Cristo, accusato di
tradimento dal re ostrogoto Teodorico. Un reato di cui probabilmente non era
colpevole ma per il quale alla fine è stato effettivamente ucciso.
Boezio non poteva modificare le sue condizioni spaventose. Poteva però
cambiare il suo atteggiamento nei loro confronti, ed è proprio ciò che ha
fatto. “È così vero, dunque, che niente è triste, se non lo consideri tale, e
viceversa, ogni sorte è felice per coloro che la sopportano di buon animo”.
Fare proprio questo insegnamento e agire di conseguenza è uno dei più grandi
segreti per aumentare il benessere, ma non deve per forza essere un segreto. Se
ce l’ha fatta Boezio, puoi farcela anche tu.
(Traduzione di Giusy Muzzopappa)
Questo articolo è uscito sul sito del mensile statunitense The Atlantic.
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