C’era una volta il Trans Europe Express. Sono passati
oltre 65 (sessantacinque!) anni da quando le ferrovie europee lanciarono
l’ambizioso “programma TEE” in concomitanza niente affatto casuale con il
trattato di Roma che istituiva la stessa Comunità Economica. Aperto a
successive adesioni si partì con un primo nucleo di sette amministrazioni
ferroviarie statali (tra cui le ferrovie federali svizzere).
Il principale ostacolo, allora come adesso, era la
cosiddetta “interoperabilità”, vale a dire le diverse regole di circolazione
dei treni, il segnalamento e la sicurezza e – sopra a tutto – la tensione di
alimentazione della linea aerea dato che le tratte principali della Comunità
erano a trazione elettrica, ma con cavi di contatto da 1500 a 24000 volt in
corrente continua o alternata trifase o monofase! In alcuni paesi si potevano
contare fino tre tensioni (penso alla Francia), per non dire dello
scartamento (la larghezza dei binari) che causò il significativo ritardo di
adesione al programma da parte della Spagna. Ma fu l’alimentazione a
macchia di leopardo a determinare la scelta di realizzazione di convogli
automotori diesel che sarebbe stata avvicendata con convogli affidati a motrici
elettriche solo poco prima dell’abbandono del programma, anche per la
impegnativa necessità di sostituzione delle locomotive alla frontiera, cosa
possibile oggi solo grazie alle motrici policorrente.
Le nostre Ferrovie dello Stato non fecero eccezione
alla “scelta endotermica” commissionando alla Breda Ferroviaria alcuni convogli
automotori: le “littorine” come si chiamava quel tipo di composizioni nel
ventennio, per via del fascio littorio che ne “decorava” il muso. Ma a
differenza delle progenitrici ‒ alquanto spartane, rumorose e un po’ puzzolenti
per via degli scarichi non ben sigillati ‒ il TEE made in Italy era
un vero salotto viaggiante. Solo due elementi (a quanto pare la relazione
Milano-Torino-Lyon non era molto frequentata neanche mezzo secolo fa), colori
accattivanti (crema e amaranto, la livrea di tutti i TEE quando i nostri treni
passeggeri coevi erano di due tonalità un po’ smorte di marrone); soprattutto
cucina e ristorante a bordo perché i viaggiatori erano si pochini ma importanti
e il biglietto glielo pagavamo “a nostra insaputa” noi (un po’ come a molti di
coloro che viaggiano in Executive sulle “Frecce” Milano Roma).
Ma perché vi ho afflitto con tutta questa storia
“tecnica ma non troppo”, posto che qualcuno mi abbia seguito sin qui? Perché le
Ferrovie, che adesso si quotano in borsa (ma sempre statali sono se occorre dar
fondo alla casse pubbliche per costruire e manutenere le onerose linee Alta
Velocità), diventano private se c’è da far cassa col “ramo d’azienda”
Trenitalia e hanno imparato a farsi pubblicità. Così hanno scelto le feste di
Natale per scendere in competizione col Frecciarossa1000 contro il TGV dei
cugini (ma fratelli di tunnel) francesi sulla relazione Milano-Parigi: due
coppie di treni al giorno, meno di 7 ore per raggiungere la ville
lumière…, contagi permettendo e nonostante un lungo attraversamento del
deserto italo-francese, la linea storica Torino-Chambery, via Modane (https://volerelaluna.it/tav/2021/12/21/30-miliardi-per-ballare-il-cancan-mezzora-prima/). Cosa che del resto fa il TGV da
vent’anni, ma zavorrato dal dover (o voler?) usare i binari a bassa velocità
tra Milano e Torino…
E qui nel mio “non racconto” scado nell’autobiografico
– nell’andare a immortalare, tramite smartphone – i Frecciarossa, mi sono
tornate in mente le corse al passaggio a livello di Borgone (lo stesso di
adesso, 65 anni dopo) per veder sbucare, dalla curva della stazione di Borgone
(la stessa di adesso, 65 anni dopo), il TEE dei ricchi, 140 km ora, clacson
bitonale, come hanno adesso i TGV e le Frecce, mentre allora le locomotive,
prima trifase e poi a corrente continua, si annunciavano col fischio (qualche
volta anche un po’ ansimante).
Meno di sette ore da Stazione Centrale a Gare de Lyon
e viceversa. Non così tanto meno del TEE 65 anni fa in attesa di risparmiare
altri 20 minuti nel 2032, se e dopo aver perforato una montagna. Ma allora è
lecito chiedersi se valeva la pena dichiarare guerra a una valle e ai suoi
abitanti.
https://volerelaluna.it/tav/2022/01/10/cera-una-volta-il-trans-europe-express/
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