Abitanti di un arcipelago di 17mila isole che si estende per 5 milioni di kmq di cui solo due di terre emerse, gli indonesiani chiamano il loro Paese «Tanah air kita», la nostra terra d’acque. Non deve quindi stupire che nel decidere il nome della nuova capitale dell’Indonesia, il Presidente Joko «Jokowi» Widodo abbia scelto di chiamarla Nusantara, letteralmente: «Arcipelago».
L’ACQUA È UN PROBLEMA, soprattutto a Giava, dove l’inverno, la stagione più
piovosa, si accompagna ad allagamenti che fanno isole di quartieri attanagliati
dalla morsa del mare e delle alluvioni. Un problema aggravato dalla lenta ma
inesorabile erosione del terreno su cui poggia la Grande Giacarta, una capitale
che – con Giacarta centro, città limitrofe e altre zone amministrative –
costituisce un’area metropolitana di oltre 30 milioni di esseri umani.
Vessata da traffico, sovrappopolazione, inquinamento, alluvioni ed erosione –
diventata in epoca Covid l’epicentro dei contagi – Giacarta sta per implodere.
Scegliere una nuova capitale significa dunque tentare di ridurne rischi e
impatto ambientale in un futuro dal quale sembra però difficile invertire la
rotta.
Jokowi ci prova e ha pensato di fare di Nusantara – un termine giavanese che
indicava i possedimento dell’antico impero marittimo di Majapahit sopravvissuto
sino agli inizi del XVI secolo – la sua Brasilia.
IL PARLAMENTO il 18 gennaio ha approvato la legge che la istituisce, dopo una lunga
fase di studio annunciata ufficialmente nel 2019. È uno dei piani più ambiziosi
del presidente riformatore al suo secondo mandato. Assieme a una controversa
legge di liberalizzazione dell’economia, l’adesione a un’ampia alleanza che ha
istituto una free trade zone asiatica (Rcep), la riforma del welfare (pensioni
e sanità pubblica) è la scommessa di un personaggio che si è conquistato una
statura internazionale: prima nell’Asean, l’associazione regionale del Sudest
asiatico, poi nel mondo, arrivando quest’anno alla presidenza del G-20.
Il parlamento ha votato a stragrande maggioranza la legge che consegna all’ex
sindaco di Surakarta oltre 32 miliardi di dollari, tanto è previsto nel piano
di costruzione avveniristico di una capitale (tra le reggenze di Penajam Paser
Utara e Kutai Kartanegara attualmente non collegate tra di loro), che disterà
dall’attuale circa 2mila chilometri in linea d’aria…. e 60 ore di macchina e
traghetto se qualcuno avesse paura di volare.
LA NUOVA CAPITALE è stata disegnata per sorgere nel Kalimatan orientale (l’isola di
Borneo), in un certo senso al centro del vasto arcipelago. Teoricamente Jokowi
si aspetta di inaugurarla nel 2024: solo due anni. Potrebbe sforare nei tempi e
nel budget ma, stando alla stampa locale, potrà contare su soldi e
finanziamenti «amici»: dal Giappone agli Emirati. E difficilmente i cinesi ne
sono fuori anche se l’oculata politica di Widodo ha sempre dato un colpo al
cerchio e uno alla botte.
Diverrà il centro politico e amministrativo ma Jokowi pensa in grande. Non
vuole farne una nuova Naypyidaw (Myanmar) o una nuova Putrajaya (Malaysia), che
hanno sostituito Yangon e Kuala Lumpur senza riuscire a emularne il fascino e
soprattutto trasformando le nuove città in posti poco vivibili che costringono
tanti a fare i pendolari. Ma se Putrajaya è a 34 km da KL e Naypidaw a 4 ore di
macchina da Yangon, per andare a Nusantara ci vorranno ore di viaggio che, tra
attese, check in e misure di sicurezza, trasformerebbero il volo in almeno 4-5
ore di tempo buttato.
LA SCELTA PERÒ ERA INEVITABILE. Lambita dal mare e attraversata da una
dozzina di corsi d’acqua, Giacarta poggia su un terreno fradicio e paludoso.
Non era così quando si chiamava solo Sunda Kelapa ed era un piccolo porto
posseduto dal regno di Sunda. Attratti dalla sua posizione ci arrivano per
primi i portoghesi nel 1513 e si accordano col monarca per rafforzare le difese
del piccolo porto in posizione commercialmente strategica sul mare interno di
Giava. Dopo che nel 1527 il comandante Fatahillah scaccia gli stranieri con la
spada dell’islam, Sunda Kelapa diventa Jayakarta, dipendenza del sultanato di
Banten. Si barcamena tra le mire di nuovi intrusi: inglesi e olandesi. Questi
ultimi hanno la meglio e nel 1619 fanno di Jayakarta la capitale della
Vereenigde Oost-Indische Compagnie (Voc), rinominandola Batavia.
Fonte: il manifesto
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