«La propaganda pubblicitaria di qualsiasi prodotto da fumo, nazionale od estero, è vietata». Era il 1962 quando veniva promulgata la legge n. 165, che segnava una svolta per il settore del tabacco. Niente più sigarette negli spot in tv o sui giornali: occorre tutelare la salute dei cittadini e limitare i costi sanitari legati alle patologie.
Anni dopo,
nel 1983, venne meno anche la distinzione tra pubblicità diretta e indiretta. E
nel 1991 con decreto ministeriale fu «vietata la pubblicità televisiva delle
sigarette e di ogni altro prodotto del tabacco, anche se effettuata in forma
indiretta, mediante utilizzazione di nomi, marchi, simboli o altri elementi
caratteristici di prodotti del tabacco o di aziende la cui attività principale
consiste nella produzione e vendita di tali prodotti».
Quindi, più
di recente, si è deciso di modificare anche i pacchetti di sigarette inserendo
frasi e immagini in grado di avvisare i consumatori sui rischi che corrono. La
scienza, infatti, è pressoché unanime nell’affermare che il fumo aumenta la
possibilità di sviluppare numerosi tipi di patologie (cardiovascolari,
oncologiche e non solo).
Allora, dal
momento che la scienza è pressoché unanime anche nell’affermare che la
combustione di fonti fossili è la principale responsabile dei cambiamenti
climatici, non sarà il caso di – finalmente – vietare le pubblicità di
carburanti? Non sarà giunto il momento di tappezzare le pompe di benzina con
immagini di inondazioni, scioglimento dei ghiacci ed eventi meteorologici
estremi, per ricordare ai consumatori cosa comportano le loro scelte? Chissà
cosa ne pensa il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani.
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