Ne abbiamo dette tante, ne abbiamo sentite tante. Ora è arrivato il momento
di prendere una decisione planetaria: passare dallo spavento all’apprendimento,
apprendere a convivere con una malattia che è molto grave, ma non è l’unica
malattia. Dobbiamo anche ricordarci che non esiste solo la malattia, nella
vita degli esseri umani ci sono tante altre cose assai belle, esiste l’amore,
esiste la poesia e sono cose che meritano premure come la salute.
I vaccini sono un grande affare per chi li ha messi in commercio. Il
presidente della nazione più ricca e potente del mondo ha provato a ragionare
sulla proprietà dei brevetti, ma non se ne è fatto nulla: risultato il
mondo sta vaccinando solo i ricchi.
Una persona ha diritto a introdurre nel proprio corpo le sostanze che
ritiene più utili e a rifiutare quelle che ritiene dannose. Bene. La società ha
il diritto di stabilire alcune regole se ritiene che non vaccinarsi sia un
comportamento socialmente rischioso. Bene. La società è ingiusta, è in mano a
pochi ricconi. Discutiamone, combattiamo, ma non confondiamo i piani. Io
personalmente sono contrario alla medicalizzazione completa della vita umana, ritengo
che questo approccio rischi di diventare una malattia assai grave. D’altra
parte non mi convince chi continua a credere che il covid sia una semplice
influenza: sono morte tante persone, da sole e con sofferenze orrende.
Praticamente le terapie intensive è come se fossero un mare
con soccorritori che a volte diventano impotenti: si muore come affogati in un
oceano e invece si sta dentro un letto.
Vero: esiste anche il cancro, sarebbe il caso di discutere anche le
terapie che si fanno sul cancro, sarebbe il caso di discutere tante cose, è
vero che uno Stato tanto solerte a diffondere la vaccinazione non è altrettanto
attento su altri fronti, tipo la qualità dell’aria. Vero che nessuno si
sta preoccupando veramente di affrontare i temi di fondo che ci porta il virus:
decongestionare le zone più affollate. Il punto che stiamo assistendo da due
anni a una continua confusione dei piani. Io che mi vaccino non posso
essere considerato un complice delle multinazionali. Sto semplicemente facendo
una scelta che mi sembra la meno peggio nelle condizioni date e la sto facendo
partendo dalla consapevolezza che sono ipocondriaco e che faccio un lavoro che
mi porta a vedere molta gente. D’altra parte non posso accettare di essere
considerato un no vax se dico che i virologi che vediamo in televisione sono
quasi sempre delle persone a cui abbiamo fatto troppe domande e a cui hanno
risposto troppo spesso badando più alla vanità che alla scienza. Detto
altrimenti: hanno lavorato di fatto a creare una dittatura della paura e questo in parte vanifica il
lavoro già fragile che fanno i vaccini.
Conclusione: è stupido usare il covid per litigare. In ogni sventura
collettiva c’è chi ne approfitta per fare soldi. Da qui a pensare che qualcuno
abbia programmato di controllare la nostra vita iniettandoci un vaccino mi pare
che il passo sia lungo. So anche che potrebbe essere breve se non vigiliamo, se
non abbiamo la forza di contestare la deriva delle disuguaglianze:
allora noi tutti avremmo dovuto dire: mi vaccino se date una dose a me e una a
un abitante dei paesi poveri, questo sarebbe stato un comportamento veramente
etico. E dire questo non significa dire che stiamo prendendo una pozione magica
che ci libera dalla pandemia. Stiamo semplicemente usando lo strumento che per
ora siamo riusciti ad approntare, stiamo usando uno strumento che non ci dà il
diritto di fare la vita che facevamo prima. Noi abbiamo il diritto di giocare
alla roulette russa, non abbiamo il diritto di imporre questo gioco anche agli
altri. Lo so che non vaccinarsi non è che automaticamente impone qualcosa agli
altri, ma non si può negare che non stiamo parlando di una malattia che ognuno
prende per conto suo, tipo il diabete, stiamo parlando di una malattia
che si prende per le cose che facciamo tra di noi.
I vaccinatori a oltranza è certo che hanno più interesse a darci il loro
prodotto che a cambiare il nostro modo di stare al mondo. Questo è un lavoro
che dobbiamo fare insieme, noi semplici cittadini, vax o non vax che ci
vogliano orrendamente definire. Buon anno a tutti.
Franco Arminio, paesologo. Il suo ultimo libro è Lettera a chi non
c’era. Parola dalle terre mosse (Bompiani).
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