Eccoci pronti alla vaccinazione a tappeto dei bambini fra i cinque e i dodici anni. La Food and Drug Administration (Fda) – l’agenzia del farmaco statunitense – ha già dato la sua approvazione e sarà seguita il 29 novembre da quella italiana (Aifa). La decisione appare scontata, una pura e semplice formalità. Si tratta di una scelta necessaria? Utile? Direi di no. Le ragioni per cui tale opzione appare equivoca e priva di senso sono sostanzialmente tre.
La prima è legata al fatto che il vaccino che abbiamo assunto non pretende
di eliminare la circolazione del virus, ma di ridurre i danni sanitari più
significativi – e l’eventuale morte – e, aspetto ancor più importante, che
tale risultato, per i piccoli, è già in atto naturalmente. I bambini, sotto
i dodici anni, non si ammalano in modo grave di Covid né muoiono direttamente a
causa del virus. La natura li ha dotati di quella protezione che gli adulti
sono costretti a trovare nella vaccinazione.
La seconda ragione attiene alla nota argomentazione per cui i bambini vadano
vaccinati per proteggere le persone, specialmente gli anziani, ossia i nonni,
che li frequentano, creando una barriera igienico-immunitaria a prescindere
dalla reale necessità di protezione vaccinale dei bambini stessi. Tale
ragionamento appare fuorviante per due motivi: il primo è in ordine ai diritti
dei bambini poiché non si può utilizzarli per proteggere altri soggetti.
È un’operazione illegittima che va contro quanto stabilito dalla Convenzione
Onu sui Diritti dell’Infanzia che nel 1989 mise nero su bianco – a livello
internazionale – i diritti inalienabili dei più piccoli. C’è anche un motivo
più contingente: se in Italia quasi il 90 per cento della popolazione è ormai
vaccinata, da quale contagio infantile dovrebbe proteggersi? In altre
parole, possono i bambini contagiare adulti già vaccinati mettendo in
pericolo la loro vita? I dati e le conoscenze in possesso, ovviamente,
respingono questa ipotesi. Sta nella natura stessa della vaccinazione impedire,
come ho detto e come sappiamo, i decessi da Covid. Chi minaccerebbero i bambini
non vaccinati? Resta un mistero.
Infine, nessuna ricerca in corso può escludere del tutto eventuali
complicazioni nell’uso dei vaccini sulla popolazione adulta e tanto meno sui
bambini. Un margine di rischio rimane presente. È corretto eticamente
sacrificare i bambini facendoli correre questo rischio benché minimo? Si
tratta di un prezzo davvero necessario? Dalle ragioni offerte precedentemente
direi proprio di no.
La scelta più legittima e opportuna appare piuttosto quella di vaccinare,
su segnalazione pediatrica, i bambini più a rischio, quelli a cui il
vaccino risulta effettivamente utile.
Ancora una volta, verrà chiesta ai genitori una decisione che pesa quasi
unicamente sulle loro spalle e sulla loro responsabilità. Quegli stessi papà e
mamme che durante la pandemia sono stati i soggetti sociali più trascurati e
più lasciati da soli a reggere il peso che si è andato a creare sui loro figli,
sia durante i vari lockdown con bambini e ragazzi chiusi in casa, sia con le
restrizioni scolastiche più accentuate di tutta Europa, senza alcuna attenuazione
nel periodo post-vaccinazione.
Pertanto, in merito alla vaccinazione ai bambini, mi sento di chiedere alle
istituzioni pubbliche una riflessione più approfondita e più organica,
che tenga in dovuto conto la complessità del loro diritto alla salute senza gravarne
l’esistenza con decisioni che, allo stato attuale, appaiono del tutto inutili.
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