giovedì 11 novembre 2021

Ecuador. Il popolo Sapara torna ad essere il legittimo proprietario del suo territorio - Alessia Marucci

 

La vittoria del popolo Sapara contro i progetti di esplorazione e sfruttamento del petrolio nell'Amazzonia ecuadoriana è un esempio di come la lotta per la difesa del clima passi per la difesa dei territori.
Alla vigilia della COP26 di Glasgow, dove si terrà l'ennesima fiera dell'ipocrisia su una transizione energetica che non esiste, sono i popoli originari, e non gli Stati, a mostrarci la via per la decarbonizzazione: lasciare il petrolio nel sottosuolo, proteggere la foresta originaria affidandola a chi la abita da millenni.
Riceviamo dall'autrice, e siamo felici di pubblicare, la versione italiana dell'articolo apparso su Servindi, che ripercorre la lotta dei Sapara contro l'espropriazione e devastazione della loro terra.

 


Puyo, Ecuador - Nella notte del 18 ottobre, la Corte di Giustizia della Regione Amazzonica di Pastaza ha emesso una sentenza che, per la gravità della violazione dei diritti dei popoli indigeni in oggetto, in molti definiscono come “storica”.

Dopo due giorni di udienze, la giudice Laura Cabrera ha accettato l’azione legale presentata dalla Nazione Sapara dell'Ecuador (NASE) e dal Difensore Civico contro il Ministero dell'Agricoltura e dell'Allevamento (MAG), per aver violato i diritti collettivi di questo popolo indigeno dell'Amazzonia ecuadoriana.

Sapevamo che avremmo vinto, non è stato facile e la nostra lotta non si fermerà. Continueremo a resistere per la difesa del nostro territorio e della nostra cultura”, sono le parole di Nema Grefa, presidente della Nase, organizzazione che rappresenta le 23 comunità del territorio.


Il territorio conteso

Storicamente i Sapara si muovevano in una vasta regione dell'Amazzonia, tra i fiumi Pastaza e Napo, dalle pendici delle Ande al fiume Marañón del Perù.

Dichiarato dall'Unesco “Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità” oggi questo popolo, così come il suo territorio di vita, si incontra notevolmente ridotto.

Come ricorda Nema Grefa, "Nonostante tutte le pressioni e le interferenze, oggi viviamo, conserviamo e proteggiamo un territorio di oltre 370mila ettari nel cuore dell'Amazzonia ecuadoriana, libero da qualsiasi attività estrattiva".

Con la storica “Marcia per la Vita e per la Terra” del 1992, le nazionalità indigene amazzoniche della regione Pastaza ottennero dal Presidente Borja il riconoscimento dei loro territori ancestrali e 251.503 ettari furono assegnati al popolo Sapara.

Nel corso degli anni, al variare del nome dell'organizzazione rappresentativa della nazionalità, le istituzioni governative rettificavano il nome del titolare della proprietà.

Nel 2020 quel possedimento finisce nelle mani sbagliate. Senza consultare né avvertire la Nase, il Sottosegretariato per le “Terre Rurali e Territori Ancestrali”, ente del MAG, accoglie la richiesta fatta dall'Associazione “Naruka" e le assegna, mediante una semplice risoluzione , il 70% del territorio dei Sapara. 
Sottrarre il territorio a un popolo "a rischio di estinzione" significa etnocidio.
Vivo nel territorio, vivo con la giungla. Non avremmo mai potuto immaginare che un giorno avrebbero potuto privarci del nostro territorio. I nostri ancestri camminavano in quelle foreste. Sembra che ci abbiano tolto metà del nostro cuore”, sono le dure parole di Maria Ushigua, leader di Sapara.


L’ XI Round Petrolifero

Secondo Nema Grefa, gli interessi dell'Associazione Naruka sono molto chiari.

"Vogliono permettere l’ingresso delle imprese petrolifere nella nostra foresta”.

Nel novembre 2011, l’XI Round Petrolifero apriva le licenze per lo sfruttamento del greggio in 21 lotti petroliferi nella regione amazzonica ecuadoriana. Inglobava 3,6 milioni di ettari nelle regioni Pastaza, Morona Santiago, Napo e Orellana e includeva i territori di sette delle undici nazionalità indigene dell’Amazzonia Ecuatoriana (Sapara, Shiwiar, Achuar, Shuar, Andoa, Kichwa e Waorani).

L'intero territorio Sapara è compreso in 7 di questi lotti.

 

Le imprese non avevano risposto con entusiasmo al Round XI. Tuttavia, nel 2016, il governo di Rafael Correa riusciva a firmare due contratti con il consorzio cinese Andes Petroleum per l'esplorazione e lo sfruttamento dei Lotti 79 e 83. Ubicati nel cuore del territorio di Sapara, si sovrappongo perfettamente alla porzione di territorio spogliata dal MAG e consegnata all'Associazione Naruka.
 

Naruka e gli interessi petroliferi

L'attuale presidente dell'Associazione Naruka è stato vicepresidente della Nase durante gli anni più difficili che il popolo Sapara abbia conosciuto.

Nel 2012 quel consiglio direttivo dava il via libera allo sfruttamento petrolifero del territorio.

Queste sono le stesse persone che hanno permesso l'ingresso alle istituzioni preposte alla Consultazione Previa del Round XI, nonostante la decisione delle comunità che hanno sempre rifiutato e sempre rifiuteranno lo sfruttamento petrolifero nel nostro territorio”, ricorda Gloria Ushigua, leader di Sapara e difensora del diritti collettivi del suo popolo.

Più che un processo di consultazione, si è trattato di un “mero e inadeguato processo di socializzazione”, non rispettoso degli standard costituzionali e internazionali del diritto al consenso previo, libero e informato dei popoli indigeni.

Nello stesso anno, quella direttiva firmò quattro milionari "Accordi di Investimento Sociale" con il Ministero degli Idrocarburi, nella totale inconsapevolezza delle loro comunità di base e ancora una volta senza il loro consenso.


Un crudo bottino

Con l’insediamento del nuovo presidente della Repubblica dell'Ecuador Guillermo Lasso, si conferma ancora una volta la matrice produttiva dell'Ecuador basata sull' estrattivismo. Con i decreti esecutivi 95 e 151 (rispettivamente del luglio e agosto passati), il temuto ampliamento della frontiera estrattiva si materializza ancora una volta con l'attuazione di piani d'azione nelle politiche del settore petrolifero e minerario in Ecuador.

In agosto Lasso adottava la proposta della “Coalizione Petrolifera Energetica” di raddoppiare la produzione di petrolio in cinque anni.

Nel suo "Portafoglio di progetti per raggiungere l'obiettivo di 1 milione di barili al giorno" la Coalizione dettaglia i nuovi progetti petroliferi o quelli da ottimizzare nei prossimi cinque anni per raggiungere il catastrofico obiettivo.

Secondo Alexandra Almeida dell'organizzazione Acción Ecológica, “La pressione sul territorio di Sapara sarà molto forte. A maggior ragione quando lo Stato già cede il territorio a un'associazione pro-petrolio”. E prosegue nella sua analisi: “Se consideriamo l'obiettivo che il presidente Lasso si è prefissato di raddoppiare la produzione di petrolio, è ovvio che stia guardando anche al territorio di Sapara. Il territorio è minacciato dagli anni '90 e la popolazione ha mostrato una resistenza totale”.
 

Forza maggiore o resistenza Sapara

Nel marzo 2018 la compagnia Andes Petroleum, adducendo "la radicale opposizione delle comunità insediate nei Blocchi 79 e 83 a qualsiasi tipo di attività idrocarburica" richiedeva la causa di “forza maggiore” per il mancato rispetto delle clausole previste nei contratti. “Analizzando la richiesta di Forza Maggiore, si capisce che Nema Grefa, il suo consiglio direttivo e le comunità di base sono il problema, l'ostacolo allo sfruttamento petrolifero. Lo Stato, infatti, non voleva neppure concedere la nomina legale all'attuale consiglio di amministrazione della Nase fino a quando non è stata vinta una causa nel 2018 ” afferma Alexandra Almeida.


Azione legale

Il 31 agosto, la Nase e il Difensore Civico hanno presentato l’ Azione di Protezione1 contro il MAG per la violazione del diritto alla consultazione e al consenso, dei diritti collettivi territoriali e del diritto all'integrità culturale del popolo Sapara.

Durante tutto il procedimento giudiziario, gli altri popoli amazzonici hanno espresso solidarietà alla nazione Sapara, accompagnando le varie mobilitazioni e azioni che hanno avuto luogo non solo nella regione di Pastaza, ma anche nella capitale Quito e Guayaquil.
Durante i festeggiamenti per la vittoria del caso, Gloria Ushigua guarda una mappa che è una trama di linee che rappresentano blocchi petroliferi, territori indigeni e confini. “Il sogno antico sarebbe un territorio unico, senza confini, di tutti i popoli amazzonici. Abbiamo camminato ovunque. Solo si dovevano rispettare alcuni confini secondo i cicli stagionali. Ma ora noi indigeni conosciamo il denaro. E queste linee rappresentano molti soldi. I popoli senza frontiere sarebbero più forti. L'Amazzonia è una, e noi siamo i suoi abitanti e custodi”.

* Maggiori informazioni su: www.resistenciasapara.org


NOTE:

1) Procedimento giuridico il cui obiettivo è la tutela diretta ed effettiva di tutti i diritti riconosciuti nella Costituzione e negli trattati internazionali sui diritti umani.

https://ecor.network/articoli/ecuador-il-popolo-sapara-torna-ad-essere-il-legittimo-proprietario-del-suo-territorio/

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