Ritorna, indegna, una congrua pensione per gli onorevoli sardi.
Retroattiva.
Adeguata
agli indici ISTAT, per evitarne il deprezzamento.
Superate le
relative deliberazioni consiliari (Deliberazione
n. 31 del 18 dicembre 2014
Deliberazione
n. 213 del 13 dicembre 2017).
In silenzio,
nella notte.
Modalità
degne.
Sono stati,
infatti, approvati “per
alzata di mano con esperimento della controprova” gli emendamenti n. 674 e
n. 675 presentati dagli on.li Stefano Tunis (Sardegna 20Venti), Angelo Cocciu
(Forza Italia), Giorgio Oppi (UDC), Francesco Mura (Fratelli d’Italia), Franco
Mula (Psd’Az) appartenenti alla maggioranza consiliare di centro-destra,
alla proposta di
legge n. 284/A “Disposizioni di carattere istituzionale-finanziario e in
materia di sviluppo economico e sociale”.
Secondo gli
ultimi dati ufficiali disponibili, il reddito netto medio di una famiglia in
Sardegna è pari a 27.835,00 euro annui a fronte di una media nazionale pari a
31.641,00 (dati ISTAT,
2018).
Oggi, dopo
quasi due anni di pandemia di
coronavirus Covid-19 e delle sue devastanti conseguenze
economico-sociali la situazione è certamente peggiore.
Un
consigliere regionale riceve
mensilmente 10.450,00 euro di indennità e rimborsi forfettari,
più di quanto riescano a guadagnare onestamente in un anno migliaia di sardi.
A questo
importo possono sommarsi eventuali indennità di carica.
Al termine
del mandato elettorale riceve l’assegno di fine mandato.
Attualmente “il
Consiglio regionale eroga agli ex consiglieri che hanno maturato il diritto al
percepimento (o ai legittimi beneficiari di reversibilità) n. 299
assegni vitalizi per un totale di euro 1.154.577 mensili”.
Con una
tragica crisi economico-sociale, un pesante isolamento determinato
da una inesistente politica
dei trasporti, una drammatica situazione della
sanità che vede la chiusura sistematica
di reparti
ospedalieri pubblici e i consueti finanziamenti
alle strutture private, nel Consiglio regionale sardo non si è
trovato di meglio da fare.
Che si
sappia.
Nessun commento:
Posta un commento