Cresce la tensione tra lo Stato
cileno e i comuneros mapuche. Nella notte
tra il 1° e il 2 agosto, dei gruppi razzisti e fascisti, grazie alla complicità
dei carabineros, hanno cercato di
sgomberare con forza i mapuche che avevano occupato alcuni municipi
dell’Araucanía per chiedere la liberazione dei prigionieri politici in sciopero
della fame.
Da tempo le comunità mapuche si
sono mobilitate per denunciare le pessime condizioni dei penitenziari di Temuco
e Angol, dove sono reclusi gran parte dei prigionieri politici e chiedere con
forza che possano almeno scontare le pene nelle loro comunità. Il machi Celestino Córdova è stato
protagonista di un coraggioso sciopero della fame protrattosi per quasi tre
mesi e i suoi compagni hanno seguito il suo esempio nelle carceri di Lebu e
Angol. Le loro condizioni sono critiche.
È in questo contesto che i
mapuche hanno accusato il ministro degli Interni Víctor Pérez di voler
scatenare una guerra civile nei loro confronti, come dimostrano gli arresti a
senso unico a seguito dei tentativi di metter fine con la violenza alle occupazioni
dei municipi. I mapuche, rivendicando i loro diritti politici, all’insegna
dello slogan Libertad a todos
los presos políticos mapuche! Fuera forestales , hidroeléctricas y
empresas extractivistas del territorio ancestral!, hanno evidenziato il razzismo
del governo, che ha preferito soffiare sul fuoco della guerra per venire
incontro, ancora una volta, agli interessi dei latifondisti e dell’ultradestra.
Lo sgombero violento dei
municipi di Curacautín, Ercilla,
Traiguen e Victoria, le cui tomas erano
state promosse dai familiari dei prigionieri politici, è stato
caratterizzato da vere e proprie cacce all’uomo da parte di gruppi di
facinorosi, composti soprattutto dai grandi proprietari terrieri, dai loro
figli e dalle famiglie più in vista di queste città che hanno cercato
di penetrare all’interno delle municipalidades nel tentativo di appiccare
il fuoco agli edifici, agli stessi mapuche e picchiando con violenza i comuneros che si trovavano al
loro interno. L’attacco era stato organizzato nei dettagli e in maniera
simultanea. Testimoni hanno riferito di aver udito gli aggressori dire che
“a Curacautín il lavoro era stato già fatto”. Ad aggredire i
mapuche (compresi donne e bambini) e ad assaltare i municipi pare che
sia stata l’“Asociación para la Paz y la Reconciliación en la Araucanía”,
gruppo di estrema destra che ha goduto della completa e totale complicità dei carabineros.
Una cosa è certa: nel pieno
dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, la repressione contro
i mapuche non solo non si è arrestata, ma è cresciuta di intensità. A
testimoniarlo le parole del sindaco di Victoria Javier Jaramillo, il quale ha
denunciato il provocatorio atteggiamento del ministro degli Interni Víctor
Pérez, che in occasione della sua recente visita in Araucanía aveva rifiutato
di incontrare i sindaci delle città della provincia di Malleco dove erano in
corso le occupazioni, minacciando il governatore provinciale Juan Carlos Beltrán per gli eventuali episodi di violenza che poi si
sarebbero puntualmente verificati, anche se non per iniziativa dei
mapuche. Peraltro, sottolineano ancora i mapuche, anche il governo
provinciale di Malleco, al pari del ministero degli Interni, ha dimostrato di
non essere assolutamente interessato al dialogo.
Quanto al ministro Pérez, appena insediatosi, dichiarò che la sua priorità
sarebbe stata quella di risolvere il conflitto
in Araucanía ricordando sotto certi aspetti l’allora presidente
messicano Fox quando affermò con arroganza che avrebbe risolto la
questione zapatista in dieci minuti. Peraltro, come ammesso dallo
stesso Pérez, il suo interesse a risolvere il conflitto era
dovuto al desiderio di “far vivere i cileni in pace e in
tranquillità”. Per lui “allontanare i violenti” rappresentava la soluzione
migliore, se non fosse che per “violenti” intendeva i mapuche e che gli stessi
mapuche meritino di vivere in pace. La riconciliazione del ministro, in
pratica, consiste soltanto nel tutelare gli interessi neoliberisti in
Wallmapu con il sostegno dell’ultradestra. Infine, a negare l’esistenza di prigionieri politici mapuche ed
andare a braccetto con i gruppi paramilitari e i terratenientes che nei municipi di Victoria, Collipulli, Galvarino, Angol, Curacautín e Traiguén
hanno danneggiato le infrastrutture
comunali e dato vita a dei veri e propri linciaggi al grido di “El que no salta es Mapuche”, Pérez non
ci fa certo una bella figura. Alcune testimonianze hanno
raccontato di attacchi ai mapuche in stile Ku Klux Klan.
Nel frattempo, la
condizioni di salute dei prigionieri politici mapuche preoccupano ogni giorno
di più come testimonia l’appello di oltre 170 medici affinché il governo cileno
si assuma le proprie responsabilità: “Nel contesto della pandemia dovuta al
Covid-19”, spiegano, “ per nessuno dei comuneros in
carcere sono state prese misure orientate a prevenire il contagio, segno
dell’evidente opera di discriminazione dello Stato nei loro confronti”.
Esprimendo la loro preoccupazione umana e professionale, i medici invitano il
governo a muoversi rapidamente, ma considerando che il ministro degli Interni
Víctor Pérez è vicino alla tristemente nota Colonia Dignidad di ispirazione
nazista, difficilmente la situazione si risolverà in maniera pacifica.
Infine, va sottolineato,
una volta di più, il gioco sporco del governo che cerca di far passare, di
fronte all’opinione pubblica, l’idea di un contrasto alla prova dei fatti
inesistente tra cileni e mapuche, ma in realtà sono terratenientes, latifondisti ed ultradestra ad essere responsabili
di quelle disuguaglianze sociali che hanno reso il Cile uno dei paesi dove è
sempre maggiore la forbice tra i pochi che sono padroni di tutto e i molti che
non hanno niente. La rivolta contro il presidente Piñera, scoppiata lo scorso
autunno, ha come bersaglio quella minoranza privilegiata che vuol difendere i
propri interessi.
I mapuche chiedono
semplicemente di essere riconosciuti come Nación Originaria nel segno di
uno stato plurinazionale che gran parte delle istituzioni cilene hanno
rifiutato con sempre maggiore arroganza, soprattutto a partire dal periodo
storico pinochettista.
(*) Fonte: Peacelink
I
video e le foto dell’assalto ai mapuche sono visibili su Resumen
Latinoamericano:
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