Aggiornamento
18 agosto 2020: Sunil Kumar
Nandeshwar, il capitano della nave portarinfuse giapponese “MV Wakashio”,
rimasta incagliata a fine luglio con 4mila tonnellate di carburante su una
barriera corallina nelle acque dell’isola di Mauritius, è stato arrestato dalla polizia di
Mauritius ed è stato accusato di aver messo in pericolo la navigazione in
sicurezza. L’uomo dovrà rimanere in carcere fino al 25 agosto quando si terrà
il processo presso il tribunale distrettuale della capitale Port Louis.
La scorsa
settimana la polizia di Mauritius aveva ottenuto un mandato di perquisizione
per salire a bordo della nave e portare via i materiali di interesse per
l’indagine, come il giornale di bordo. Dagli interrogatori ai membri
dell’equipaggio sarebbe emerso che nel momento in cui
la nave si è arenata era in corso una festa di compleanno a bordo. Secondo
un’altra pista, la nave si sarebbe avvicinata alla riva per captare il segnale
WiFi, scrive la corrispondente della BBC a
Port Louis, Yasine Mohabuth.
Lo scorso
fine settimana, la nave si
è divisa in due. Al momento è stato possibile rimorchiare solo la
prua, il mare mosso ha reso troppo rischioso rimuovere il carburante ancora a
bordo, ha comunicato il Comitato nazionale di gestione delle crisi di
Mauritius.
Nel momento
in cui è avvenuto il distaccamento di uno dei fianchi della nave, la maggior
parte del carburante era stata già pompata via, portata sulla terraferma in
elicottero e poi trasferito su un’altra nave della Nagakishi Shipping,
l’azienda giapponese proprietaria della “MV Wakashio”, ha aggiunto il Comitato.
Si stima che
quando la nave si è divisa in due ci fossero a bordo ancora 90 tonnellate di
carburante. Il Comitato ha aggiunto che sono stati rinforzati i bracci vicino
alla nave per assorbire eventuali nuove fuoriuscite.
Nel
frattempo, sono stati raccolti circa 416 metri cubi di barriere artigianali
(sacchi di tessuto con foglie di canna da zucchero e cordoni riempiti di
capelli e collant, realizzati da volontari che si sono impegnati in prima
persona andando anche contro gli ordini del Governo di lasciare l'operazione
alle autorità), trovate sature di petrolio.
Secondo le
analisi dei dati satellitari da parte della società statunitense Ursa Space
Systems, fino all’11 agosto era fuoriuscita un quantità di petrolio pari a
un’area di 27 kmq. In base al carburante presente sulla nave è stata evitata
una fuoriuscita di petrolio tre volte maggiore, ha commentato il giornalista
ambientale della BBC World Service, Navid Singh Khadka. Tuttavia, a
differenza della maggior parte delle fuoriuscite di petrolio precedenti, questa
volta la perdita si è verificata vicino a due ecosistemi marini protetti dal
punto di vista ambientale e alla riserva UNESCO del Blue Bay Marine Park, una
zona umida di importanza internazionale.
Il disastro
ambientale arriva dopo anni di lavoro per ripristinare la fauna selvatica e le
piante naturali sulla costa colpita. «Il lavoro di conservazione svolto su Ile
aux Aigrettes per quasi 40 anni è a rischio», ha detto Jean Hugues Gardenne, della
Mauritian Wildlife Foundation (MWF), una ONG indipendente. «Vedremo l'impatto
di questa fuoriuscita solo negli anni a venire. Le comunità locali che
dipendono dalla pesca per guadagnarsi da vivere saranno pesantemente colpite.
Mangrovie, coralli ed ecosistema marino sono stati colpiti e l'impatto sul
turismo, un pilastro della nostra economia, sarà enorme».
Mauritius ha
chiesto il risarcimento danni alla Nagashiki Shipping e la società giapponese
si è detta pronta a rispondere alle richieste.
Alle isole
Mauritius è “stato di emergenza ambientale”. Il 25 luglio la Mv Wakashio, una
nave portarinfuse battente bandiera panamense e gestita da una società
giapponese, la Mitsui OSK Lines, in viaggio dalla Cina verso il Brasile, si è incagliata a Pointe d’Esny, sulla
costa a sud-est di Mauritius, vicino la riserva del Blue Bay Marine Park. Era carica di quasi
4mila tonnellate di carburante che dal 6 agosto hanno cominciato a riversarsi
nelle acque dell’Oceano Indiano. Le fotografie che stanno circolando anche sui
social mostrano oli densi e appiccicosi che ricoprono l’acqua e le coste. In
mare sarebbero già finite mille tonnellate di carburante.
«Migliaia di
specie intorno alle lagune incontaminate di Blue Bay, Pointe d'Esny e Mahebourg
rischiano di annegare in un mare di carburante, con conseguenze disastrose per
l'economia, la sicurezza alimentare e la salute di Mauritius», ha commentato Happy Khambule, responsabile
della campagna climatica ed energetica di Greenpeace Africa. «Questa è una
grave crisi ambientale e ancora non sappiamo quali saranno le
conseguenze», ha detto alla CNN Younous
Omarjee, membro del Parlamento europeo dell'isola francese di Reunion, che si
trova vicino alle Mauritius.
«Sono così
arrabbiato», ha commentato al Washington
Post Sunil Dowarkasing, un ex membro del parlamento che si è dedicato
alla protezione ambientale. «Questa zona è speciale, ha uno specifico corallo a
forma di cervello che può vivere oltre 100 anni. Ha una fiorente foresta di
mangrovie e camaleonti in via di estinzione. Il corallo aveva appena iniziato a
rigenerarsi dopo 15 anni di sforzi».
Dowarkasing
ha aggiunto che centinaia di volontari, molti coperti dalla testa ai piedi di
fango nero, hanno imbottito sacchi di tessuto con foglie di canna da zucchero
per creare dei cordoni galleggianti che impedissero che ancora più petrolio
raggiungesse la fragile barriera corallina e la riva, andando contro anche un
ordine del governo che chiedeva di lasciare gli interventi di bonifica alle autorità
locali. Altri hanno realizzato dei cordoni con
collant e capelli che i mauriziani hanno tagliato e donato per la causa. «I
capelli assorbono l'olio ma non l'acqua», ha spiegato ad Al
Jazeera Romina Tello, fondatrice di Mauritius Conscious,
un'agenzia di eco-turismo. I volontari e gli operatori della fauna selvatica
hanno portato decine di piccole tartarughe e piante rare verso la terraferma
prima che il peggioramento delle condizioni atmosferiche potesse lacerare
ulteriormente la nave e far fuoriuscire ancora più carburante. «Gli abitanti
dell’isola hanno capito che dovevano intervenire con le loro mani. Siamo qui
per proteggere la nostra fauna e flora», ha
detto Ashok Subron, attivista ambientale.
«Do la colpa
al governo per non aver fatto nulla per 12 giorni», ha aggiunto Dowakarsing.
«Hanno trascurato la possibilità di una massiccia fuoriuscita di petrolio».
«Questa è la grande domanda», ha dichiarato all'agenzia di
stampa Associated Press Jean Hugues Gardenne della Mauritian
Wildlife Foundation. «Perché quella nave è rimasta a lungo su quella barriera
corallina e non è stato fatto nulla?».
Il primo
ministro mauriziano, Pravind Jugnauth, ha dichiarato lo stato di emergenza
ambientale e ha chiesto aiuto al presidente francese Emmanuel Macron perché «il
paese non ha le capacità e le competenze per rimettere a galla la nave
arenata». Macron ha risposto su Twitter che la Francia avrebbe inviato un team
e le attrezzature necessarie per issare e stabilizzare la nave: «Quando la
biodiversità è in pericolo, bisogna agire in fretta. La Francia c’è, potete
contare sul nostro aiuto». Anche il governo di Tokyo – che in una conferenza
stampa ha chiesto scusa per l’incidente e offerto il suo sostegno – invierà una
squadra di sei persone «con una conoscenza specifica delle attività di soccorso
nei disastri ambientali».
Il governo
ha lanciato un appello anche alle Nazioni Unite per aiuti urgenti, inclusi
esperti nel contenimento delle fuoriuscite di petrolio e nella protezione
ambientale.
La
polizia ha aperto un’inchiesta per possibile
negligenza ed è in attesa di ascoltare le dichiarazioni del capitano, un 58enne
di nazionalità indiana, e dell’equipaggio, dopo aver sequestrato il giornale di
bordo e la scatola nera.
I portavoce
della Mitsui OSK Lines, che gestisce la MV Wakashio, e di Nagashiki Shipping,
proprietaria della nave, si sono scusati con gli abitanti delle
Mauritius e hanno dichiarato di “fare del loro meglio per proteggere l'ambiente
e mitigare gli effetti della fuoriuscita di carburante". Né Mitsui OSK né
Nagashiki Shipping, il proprietario della nave, hanno potuto confermare il costo
dei danni causati dalla fuoriuscita di petrolio.
Intanto, il
primo ministro Jugnauth ha comunicato che l’isola deve
“prepararsi allo scenario peggiore. È chiaro che a un certo punto la nave cadrà
a pezzi”. Nel frattempo, iniziano ad affiorare pesci morti e uccelli marini
coperti di petrolio, rendendo ancora più concreti i timori di una catastrofe
ecologica.
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