Insetti piccoli, ma dal potere immenso:
sono le api, specie che si sta estinguendo, portando con
sé i fiori, i frutti e i sapori di molti alimenti di cui ci nutriamo ogni
giorno. Immaginarsi un mondo senza primavera, senza colori, senza profumi,
sembra impossibile, eppure è uno scenario a cui dovremmo abituarci se le api
scompariranno per sempre. Senza questo essenziale agente impollinatore, il
nostro Pianeta si vestirà di bianco e nero: niente più fiori, niente più
frutti. In altre parole, la
Terra perderebbe di vita. Il colpevole di tutto questo? Ancora una
volta, il dito deve essere puntato contro l’essere
umano. Pesticidi, comportamenti irrispettosi nei confronti dell’ambiente
e cambiamento climatico sono solo alcune delle molte ragioni per cui, se non si
passerà presto all’azione in maniera concreta e continuativa, il mondo
perderà di colori e profumi.
Il problema della moria di api non è una
questione recente: secondo Greenpeace, già a partire dalla
fine degli anni ’90 gli apicoltori europei e nordamericani
iniziarono a notare una diminuzione
anomala nelle colonie di api. Negli Stati Uniti d’America il calo del
numero di questi insetti è diventato talmente preoccupante che gli scienziati
hanno coniato l’espressione “sindrome dello
spopolamento degli alveari” (Colony Collapse
Disorder o CCD) per descrivere quanto sta accadendo. Fin
da subito, la causa di questo fenomeno è stata riconosciuta nell’agricoltura intensiva e nei pesticidi,
sostanze chimiche che vanno a incidere negativamente sulla biodiversità e che
inevitabilmente modificano
l’ecosistema in cui per propria natura le api intervengono
con l’impollinazione.
Negli ultimi anni, anche l’Unione Europea ha preso provvedimenti contro i
pesticidi, mettendone al bandone tre tipi. Non solo: la Commissione
Europea ha anche elargito fondi
per un totale di 3,3 milioni ai 17 Stati membri che stanno
studiando la diminuzione del numero delle api e degli alveari. L’EFSA (European Food Safety Authority) sottolinea inoltre come
anche virus, agenti patogeni e specie invasive stiano
giocando un ruolo fondamentale nel peggioramento della condizione di questi
insetti impollinatori.
Con il passare degli anni e il
peggioramento della situazione climatica, la
condizione delle api è nettamente peggiorata. In particolare, in Italia
il maltempo dello scorso maggio ha determinato un netto aggravamento della
situazione. Basti considerare che, secondo le stime, la
produzione di miele d’acacia nel Nord Italia quest’anno è stata azzerata, mentre negli anni passati costituiva
il 50% del raccolto totale.
Con il freddo, infatti, le api non raccolgono il nettare dei
fiori e per sopravvivere sono obbligate a
mangiare il miele che loro stesse producono. In molti casi, però,
nemmeno questo è sufficiente e gli apicoltori sono costretti a sopperire a questa mancanza
con sciroppi zuccherini in grado
almeno di far sopravvivere le api nutrici.
Ma le api non sono solo miele. Questi
insetti sono infatti agenti impollinatori
per eccellenza: secondo i dati forniti dalla FAO, oltre il 75% delle colture alimentari dipende
dall’attività di questi insetti senza i quali non ci sarebbe caffè, cacao e
pomodori, solo per citare alcuni prodotti della natura. Se questi animali
dovessero estinguersi, i
costi per l’agricoltura diventerebbero altissimi. Un esempio è ciò che
sta già accadendo in una regione della Cina, dove le api sono già scomparse e
gli agricoltori sono costretti a procedere con l’impollinazione
artificiale, pratica che secondo Greenpeace ha un costo pari a 265 miliardi di euro l’anno.
Alveare. Immagine del Tourist Office
Selva di Valgardena ripresa da Flickr in licenza CC
Nel mondo esistono 24mila specie di api e in
Italia la più diffusa è l’Apis mellifera, conosciuta anche come ape domestica. Senza questi
insetti, ci ritroveremmo a vivere in un mondo senza fiori, colori e profumi. La
salvaguardia della specie è talmente importante che nel 2017 l’ONU ha deciso di istituire
la giornata
mondiale delle api che ricorre ogni 20 maggio.
Iniziative come questa stanno
contribuendo a creare un’opinione pubblica sempre più attiva e consapevole: un
esempio ne è la Germania,
dove nel 2018 è stata varata una legge
federale che prevede multe
fino a65mila euro per chi cattura o uccide api e vespe senza una
causa ragionevole. Una norma, questa, arrivata dopo il successo del referendum “salva-api” della Baviera. Inoltre, Greenpeace ha
redatto una serie di richieste tra cui
aumentare i finanziamenti per la ricerca e sostenere e promuovere le pratiche
agricole sostenibili. Per cercare di creare una maggiore consapevolezza del
problema, sul portale web dell’organizzazione non governativa si trovano
anche sei modi per
contribuire con un impatto positivo alla salvaguardia delle api, come
piantare fiori che possono servire da nutrimento per questi insetti senza usare
pesticidi.
Ma le api non sono le uniche che
rischiano di scomparire: un’altra
categoria in difficoltà è quella degliapicoltori, i quali sono messi in
ginocchio dalle condizioni in cui sta vertendo il settore. Proprio a conferma
del detto popolare la necessità aguzza l’ingegno, due giovani
apicoltori trentini hanno creato l’app Beehave. Questa permette di osservare in tempo reale
sia le api sia gli alveari, proteggerli ed entrare
in azione in maniera tempestiva se necessario. Un’app che non solo ha
permesso ai due apicoltori classe ’99 di aiutare concretamente la categoria, ma
anche di vincere il secondo premio dell’iniziativa Pitch your Project to Eu a Innsbruck lo scorso
anno.
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