Sono passati
circa tre anni da quando Nigrizia ha iniziato a occuparsi di una vicenda
di povertà, sfruttamento e discriminazione, quella dei talibé senegalesi
(che nella locale lingua wolof significa discepolo), bambini indifesi che
frequentano le daraas, scuole coraniche gestite dai marabutti, che
insegnano loro i precetti dell’islam sulla base dell’apprendimento mnemonico
del Corano.
Gli stessi maestri che costringono
questi bambini sporchi e malvestiti a mendicare nelle strade dei maggiori
centri urbani del Senegal, dove ogni occasione è propizia per chiedere qualche
spicciolo ad automobilisti e passanti.
A questa triste realtà, Human Rights
Watch e una coalizione di ong senegalesi raggruppate nella Piattaforma per la
promozione e la protezione dei diritti umani (Ppdh), hanno dedicato un lungo e
dettagliato rapporto nel
quale documentano i gravi abusi subiti tra il 2017 e il 2018 da questi
fanciulli, ad opera dei marabutti.
Per realizzare lo studio congiunto,
gli operatori delle ong hanno incontrato notevoli difficoltà perché non è
facile entrare in contatto con questi minori, che vengono cresciuti come
perfetti mendicanti dai loro precettori.
Ciò nonostante, nel corso di dieci
settimane di ricerche sul campo effettuate tra giugno 2018 e gennaio 2019,
Human Rights Watch e Ppdh hanno operato in quattro regioni del Senegal, dove
hanno intervistato oltre 150 persone, tra cui 88 attuali ed ex bambini talibé,
23 marabutti e decine di assistenti sociali, esperti nel campo
della protezione dei minori, attivisti e funzionari governativi.
I gruppi di ricerca hanno parlato
con decine di bambini talibè, molti dei quali di età inferiore ai
cinque anni, costretti a mendicare per le strade di Dakar, Saint-Louis,
Diourbel, Touba e Louga in condizioni di estrema miseria e in evidente stato di
malnutrizione.
Violenze, privazioni e morte
Dalle testimonianze raccolte, nel
biennio esaminato è emersa la morte di 16 bambini talibé a causa
di percosse da parte dei maestri coranici, per malattie o per essere stati
esposti a situazioni di pericolo nelle strade in cui erano stati mandati a
chiedere l’elemosina.
Il rapporto documenta gli abusi
fisici contro i talibè in 8 delle 14 regioni del Senegal, dove si
sono registrati 61 casi di percosse e maltrattamenti; 15 casi di
stupro; 14 casi di bambini imprigionati, legati o incatenati nelle
scuole; oltre alla diffusa pratica dell’accattonaggio forzato.
Gli abusi sono ovviamente continuati
anche dopo che i ricercatori delle associazioni per la salvaguardia dei diritti
umani avevano terminato le interviste. Per esempio, a febbraio, un talibé
di 8 anni, che si era fermato di notte nella stazione degli autobus
di Saint-Louis per il timore di tornare alla sua daara senza
la quota fissa di accattonaggio richiesta dal marabutto, è stato violentato da
un adolescente. Ad aprile, un maestro coranico è stato arrestato a Mbour
per aver provocato la morte di un bambino, presumibilmente a causa di un
pestaggio.
Il report stima che oltre 100mila bambini talibé in
Senegal siano costretti dai loro insegnanti coranici a elemosinare
quotidianamente denaro e cibo. Molti marabutti stabiliscono quote
giornaliere di accattonaggio che i talibé devono incassare per non essere
cacciati dalla scuola o, peggio, per non essere picchiati a sangue.
In totale, 63 degli
88 talibé intervistati per realizzare il rapporto hanno rivelato che
il loro insegnante coranico li ha costretti a chiedere l’elemosina per una
quota giornaliera compresa tra i 100 e 1.250 franchi CFA (20 centesimi di
dollaro e 2,20 dollari), una somma notevole, se si considera che il 70% della
popolazione del Senegal vive con meno di due dollari al giorno.
Nessuna pietà
Un talibé di circa 11 anni riuscito
a fuggire da una daraa, ha raccontato di essere stato costretto a
chiedere l’elemosina da un maestro coranico di Dakar che esigeva una quota di
550 franchi CFA ogni venerdì di preghiera. Se i bambini non fossero riusciti a
procurarsi tale somma, il marabutto li avrebbe frustati con un cavo. Lo stesso
bambino riporta che la fustigazione gli ha prodotto una profonda lacerazione
allo stomaco.
Altri minori hanno riferito di
essere stati puniti per settimane o anche mesi, legati o incatenati in stanze
simili a celle all’interno delle daaras. Alcuni assistenti
sociali hanno raccontato di aver aiutato bambini che fuggivano con le
catene ancora ai piedi. La maggior parte di questi casi è avvenuta nelle
regioni di Diourbel e Saint-Louis.
A conferma della veridicità di
queste drammatiche testimonianze, i ricercatori di Human Rights Watch e Ppdh
hanno riscontrato cicatrici o ferite su diversi bambini che hanno riferito di
essere stati vittime di pesanti abusi.
Molti dei bambini intervistati nelle
strade e nelle 22 daaras oggetto dell’indagine hanno contratto
infezioni o malattie visibili, ma non hanno ricevuto cure mediche. In ben
13 delle 22 daraas, i bambini pativano quotidianamente i morsi
della fame e gli edifici in cui erano ospitati erano quasi tutti decrepiti o
abbandonati, spesso senza latrine, sapone o zanzariere funzionanti per
proteggerli dalla malaria.
Il Senegal ha severe leggi che
vietano l’abuso sui minori e la tratta di esseri umani, ma finora le misure
adottate dal governo per proteggere i talibè e perseguire i loro
carnefici sono state inefficaci.
Nell’imminenza della Giornata
internazionale del bambino africano che si celebrerà il 16 giugno, il governo
senegalese dovrebbe intraprendere azioni urgenti per proteggere
i talibé dagli abusi e dall’accattonaggio forzato, ispezionare e
regolamentare le daaras, ma soprattutto consegnare
finalmente i responsabili dei maltrattamenti alla giustizia.
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