Quanti di noi, ancora, leggono le favole ai bambini? Non si finisca di
farlo, amici miei… di odorare la carta, di farci l’amore e riporre quel libro
con cura, sapendo che crescerà con noi e ci attenderà tutte le volte che
vorremo.
In tante di quelle favole, sovente sottovalutate, si nasconde il senso
della vita, le difficoltà che fisiologicamente s’incontreranno lungo i cammini,
il coraggio e la gioia di superarle o semplicemente accettarle, lasciare che
scorrano, come acqua che le rocce non possono arginare. E anche qui sta
l’autentico maturare: il comprendere che non si può combattere il tutto e
sempre, che è sterile e controproducente il farlo; saggezza sta nel cercare
di navigare l’oceano dell’esistere, e grande godimento interiore
nel bramare a farlo con la maggiore dignità possibile.
Che ognuno possa scoprire l’incanto dell’infanzia, la magnificenza del
chiaroscuro in tocchi sapienti, e i volti sorpresi, spaventati dei bambini,
dinanzi all’imprevisto della narrazione. Cosa accadrà durante il
prossimo capitolo? Cosa accadrà, nel domani della nostra vita?
A volte scriveremo noi stessi, ipotizzando già una fine degna di quel
romanzo, a volte invece attenderemo, con ansia oppure no – e sarà
giusto così – ciò che sarà giacché forse, forse, come dice qualcuno “È tutto
già scritto”, o forse qualcosa più in alto dell’umana comprensione farà in modo
che il capitolo scorra come deve, e soltanto il tempo lo renderà chiaro.
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