Ci sono due modi di leggere gli insegnamenti della pandemia da Covid 19. Il primo è quello di comprendere finalmente la fragilità dell’esistenza e l’interdipendenza tra vita umana e natura, assumendo il limite come elemento fondativo dei beni comuni e come antagonismo all’appropriazione privata degli stessi. Da qui la stringente necessità di rivoluzionare l’economia del profitto per costruire la società della cura, che è cura di sé, dell’altr*, del pianeta e delle generazioni future.
Ma se ci poniamo dal punto di vista delle imprese multinazionali e delle
grandi lobby finanziarie otteniamo una lettura opposta: la limitatezza
dei beni a disposizione dell’umanità diviene in questo caso una nuova enorme
possibilità di mercificazione, soprattutto se riguarda l’acqua, un bene
essenziale e, come tale, a domanda rigida (tutt* abbiamo bisogno dell’acqua,
tutti i giorni e per sempre) e business garantito.
È esattamente dentro questo conflitto – che vede l’1% di
ricchi contrapporsi al 99% del resto delle persone – che si possono infrangere
tutte le regole democratiche che governano una società: così, se nel
2011 la maggioranza assoluta del popolo italiano aveva votato per considerare
l’acqua come bene comune e per escludere dal mercato la gestione del servizio
idrico, quasi dieci anni dopo non solo quella decisione sovrana non è stata
attuata e la finanziarizzazione dell’acqua prosegue imperterrita, ma
addirittura il nostro Paese si candida ad ospitare l’edizione 2024 del World
Water Forum, l’incontro triennale in cui le multinazionali dell’acqua danno gli
ordini ai governi su come favorire la privatizzazione.
E c’è una nuova frontiera della mercificazione
dell’acqua, che ci arriva da una recentissima notizia: Cme Group,
gruppo finanziario leader mondiale dei contratti derivati, ha annunciato che,
nel quarto trimestre di quest’anno, quoterà un contratto finanziario derivato
– future, in termine tecnico – sul prezzo dell’acqua.
Pensato per gli enti pubblici e le imprese bisognose di gestire i rischi
relativi alla scarsità di acqua in California, il nuovo contratto dipenderà dal
Nasdaq Veles California Water Index, un indicatore dei prezzi idrici lanciato
nel 2018 nello stato federato americano, con un mercato che già oggi vale
almeno 1,1 miliardi di dollari.
Ogni future regolerà le transazioni di 10 piedi acri
(oltre 12.334 metri cubi) di acqua e sarà regolato in base all’indice di
riferimento.
Ogni settimana, il Nasdaq Veles California Water Index (NQH20) stabilirà un
prezzo per i diritti di sfruttamento dell’acqua, calcolato sulla media
ponderata dei prezzi e in base al volume degli scambi nei cinque maggiori
mercati idrici dello stato federato americano.
Il nuovo future non si fermerà ovviamente al solo mercato californiano.
Come ha chiaramente detto Tim McCourt, dirigente di Gme Group: “Con
quasi due terzi della popolazione mondiale che dovrebbe affrontare la scarsità
d’acqua entro il 2025, questa rappresenta un rischio crescente per le imprese e
le comunità di tutto il mondo”. ‘
E un grandissimo business per noi’ ha lasciato sottindere.
D’altronde, se vale il dogma liberista che “tutto ciò che è scarso
ha un prezzo”, quale miglior occasione dei drammatici cambiamenti climatici
in corso – già oggi 2 miliardi di persone vivono in Paesi sottoposti a “forte
stress idrico”- per mettere in piedi un mercato con business garantito e
duraturo?
Senza contare come la quotazione di future basati sul
prezzo dell’acqua, metterebbe quest’ultima immediatamente nelle mani degli
speculatori finanziari, come già oggi avviene per mercati degli alimenti di
base, tipo il grano.
Quanti sanno che le primavere arabe, alimentate certamente dal bisogno
collettivo di democrazia, hanno avuto la loro scintilla da un improvvisa
escalation del prezzo del grano provocata da un’ondata di speculazioni sui
mercati finanziari?
La battaglia per l’acqua assume dunque un valore ancora più fondamentale: a
un capitalismo in pluri-crisi sistemica, che, per sopravvivere, ha deciso di
approfondire la finanziarizzazione e la mercificazione della società, della
vita e della natura, occorre contrapporre da subito un altro modello sociale,
che abbia la cura collettiva come elemento fondativo.
Ci sono future a beneficio dei pochi, soliti noti e c’è un
futuro collettivo da conquistare.
A ciascun* decidere da che parte stare.
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