venerdì 23 ottobre 2020

Non c’è più tempo - Extinction Rebellion Italia

Pur tenendo conto delle limitazioni legate alla necessità di non estendere il contagio del Covid-19, Extinction Rebellion (XR) è tornata nelle strade dell’Europa e del mondo, con un’ondata di ribellione e di disobbedienza civile nonviolenta che è stata inaugurata a Londra il primo settembre e che è giunta in Italia nella settimana dal 5 al 12 ottobre 2020, a Roma.

La settimana italiana aveva come target quelli che per Extinction Rebellion (XR) sono i “pilastri del potere”: il governo, i media, e le grandi aziende colpevoli di ecocidio con il loro potere di lobbying.

La prima giornata aveva come principale bersaglio il governo, e si è inaugurata con una manifestazione inclusiva che comprendeva canti, danze e cori per veicolare un messaggio di amore per la vita. Piazza San Silvestro ha ospitato numerosi interventi sia di natura scientifica, che di carattere personale.

Alla fine la manifestazione ha visto un grande die-in che voleva rappresentare il rischio di morte di massa a cui andremo incontro se non si cambia rotta in modo urgente e sistemico.

Durante il die-in è comparsa una  lenta processione di 18 componenti della Red Rebel Brigade, figure con i volti bianchi e con le vesti rosse, a richiamare la passione per la vita, ma anche il sangue che accomuna tutti gli umani e tutti i viventi.

 

Mentre le figure, con passi e movenze lente e coordinate, si aggiravano per la piazza ricoperta di corpi inermi, veniva letta la Dichiarazione di Ribellione al governo italiano: si dichiarava come esso avesse abdicato al proprio ruolo di protettore della vita e del futuro delle generazioni presenti e future, a causa della prolungata inazione nei confronti della crisi ecologica e climatica.

A conclusione della mattinata, un gruppo si è diretto verso Piazza del Parlamento per chiedere di poter consegnare la Dichiarazione di Ribellione a* parlamentar*.

Le forze dell’ordine lo hanno impedito, anche con un dispiegamento sproporzionato rispetto al carattere nonviolento della manifestazione.

La piazza del Parlamento è stata blindata e sono state identificate le persone nei paraggi, chi sedut* al bar, chi incuriosit* dalla situazione. Un dispiegamento di forze che sarebbe stato giustificato se rivolto ad un gruppo di terroristi: al contrario, nel corso della settimana, le Forze dell’Ordine hanno dovuto accorgersi di avere a che fare con un movimento radicalmente e programmaticamente nonviolento.

Perché tale è il carattere del movimento, composto da cittadin* preoccupat* provenient* da tutta Italia: studenti, dottoresse, disoccupati, insegnanti, impiegati, uomini e donne dispost* alla disobbedienza civile per sensibilizzare su una crisi che atterrisce. 

Al governo, Extinction Rebellion chiede in primo luogo di dire la verità sulla portata della crisi e di dichiarare emergenza climatica ed ecologica; di agire ora e mettere subito in atto provvedimenti volti a fermare la distruzione degli ecosistemi marittimi e terrestri, e provvedimenti finalizzati a raggiungere lo zero netto di emissioni entro il 2025.

Perché questo è ciò che è necessario, la scienza è chiara e sempre più persone stanno perdendo la vita a causa di eventi climatici estremi e pandemie globali. In ultimo, per governare la necessaria transizione ecologica XR chiede che il governo istituisca Assemblee dei cittadini, con potere deliberativo, affinché ogni fascia della popolazione e ogni istanza possa avere voce sul cambiamento che determinerà gli anni futuri.

Extinction Rebellion Italia si è rivolta successivamente ai media, perché assolvano al proprio ruolo informativo, dando l’importanza e la rilevanza che meritano alle molteplici crisi che si presentano davanti ai nostri occhi e si intersecano nelle nostre vite.

Ai media, XR chiede che l’emergenza ecologica e climatica non sia più relegata in rubriche specifiche, marginali.

Che essa non venga narrata come un problema che tecnologia, progresso e innovazione risolveranno, permettendoci di perpetuare il nostro modello di estrazione e consumo senza che nulla accada. 

 

La prima azione rivolta ai media è stata mercoledì 7 ottobre, si è trattato di un presidio con azione-performance a tema Greenwashing davanti alla sede del gruppo Gedi.

Tre attivisti sono stati ricevuti dalla redazione della nuova sezione di approfondimento di La Repubblica, “Green & Blue”, sponsorizzato da ENI e FCA, ma le risposte sono state inconsistenti: la redazione persegue nel ritenere giusto il proprio approccio, mentre al contempo afferma di ascoltare le istanze degli attivisti che chiedono una presa di posizione più radicale.

Il movimento infatti non si riconosce nelle forme più ottimistiche di ambientalismo che credono che le energie rinnovabili siano l’unica e sufficiente soluzione alla crisi ecologica e climatica.

Il movimento ha una visione più complessa della situazione, che mette al centro, fra le cause della crisi, la distruzione degli ecosistemi naturali, terrestri e marini. Su questa stessa distruzione, strettamente collegata, fra l’altro, alla crescita esponenziale degli allevamenti intensivi, spesso concausa di pandemie globali, verteva l’azione non autorizzata diretta alla sede di Assocarni, una delle più importanti sigle del settore zootecnico nazionale.

L’azione è stata portata avanti da Animal Save Italia, Climate Save Movement Italia ed Extinction Rebellion, i cui attivisti mercoledì pomeriggio hanno invaso piazza di Spagna con un flash mob nonviolento.

Durante la manifestazione, fra le altre, è stata letta questa dichiarazione:

“Da anni Assocarni […] porta avanti una strategia comunicativa basata sulla minimizzazione dell’impatto del settore zootecnico sull’inquinamento ambientale e la crisi climatica globale […] Un’attitudine culminata nel corso di questo 2020 con una lettera indirizzata al direttore di Rai3, al presidente Rai Marcello Foa e al Ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova per segnalare e condannare il lavoro di informazione ed approfondimento portato avanti sulle reti televisive italiane da alcun* important* giornalist* come Sabrina Giannini, Sigfrido Ranucci e Mario Tozzi, colpevol*, a loro dire, di aver evidenziato il legame tra allevamenti intensivi, devastazione ambientale, riscaldamento globale e le ormai tristemente note pandemie di origine zoonotica”.

 

Secondo Extinction Rebellion, le grandi aziende inquinanti si sono macchiate in questi anni del crimine di ecocidio: secondo la definizione dell’avvocata visionaria Polly Higgins, l’ecocidio è un crimine contro la Terra e, di conseguenza, contro gli esseri umani e contro la pace.

L’ecocidio è la decimazione degli ecosistemi, dell’umanità e della vita. Il termine copre i danni diretti causati alla terra, al mare, alla flora e alla fauna all’interno degli ecosistemi colpiti nonché l’impatto che ne deriva sul clima.

L’ecocidio ha impatti negativi su più livelli: l’impatto non è solo ambientale, ma può essere culturale, psicologico ed emotivo ed interessare le comunità stesse, specialmente quando lo stile di vita di una comunità è profondamente connesso all’ecosistema colpito.

Molti attivisti di XR sostengono la campagna “Make Ecocide Law”, che mira a rendere l’ecocidio un crimine internazionale, perseguibile presso la Corte Penale Internazionale, alla stessa stregua dei crimini di guerra.

In Italia XR ravvisa fra le aziende che si sono maggiormente macchiate di ecocidio l’Ente Nazionale Idrocarburi: si tratta dell’ENI, davanti alla cui sede gli attivisti di XR si sono incatenati giovedì mattina, proseguendo il presidio in modo ininterrotto per ben 53 ore.

Gli attivisti incatenati ai cancelli dell’ENI all’EUR, e poi hanno mandato una lettera al Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, al Ministro dell’Economia e delle Finanze Gualtieri e a Cassa Depositi e Prestiti, in quanto emanazioni del Governo che hanno una quota di partecipazione complessiva del 30,33% in ENI.

Gli attivisti, fra le altre cose, hanno dichiarato: “Non possiamo tacere di fronte all’inazione politica nei confronti della “svolta green” di Eni.

I nostri interlocutori non sono le aziende, che perseguono inevitabilmente un interesse privato a breve termine, ma coloro che si propongono di guidare la nostra società verso decisioni lungimiranti atte a garantire il benessere della cittadinanza. […].

 

Quando la magistratura assolve ENI dalle accuse di corruzione internazionale, assolve lo Stato italiano e lo legittima a proseguire sulla strada della violazione dei Diritti Umani con il braccio violento della legge di ENI e dei dittatori con cui ENI intrattiene rapporti torbidi.”

La mattina del giovedì due ragazzi sono stati portati via dalle Forze dell’Ordine per accertamenti, uno di loro era incatenato.

Altre 60 persone sono rimaste al presidio, pronte ad essere a loro volta portate via. Stese per terra, hanno cantato, suonato, comunicando fino alla fine il loro amore per la Terra e per la Vita che si sentono chiamati a proteggere. Da parte del Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, che stavano aspettando, nessuna risposta.

Mentre il presidio continuava, anche un gruppo di medici e operatori sanitari, riuniti sotto la sigla “Doctors for XR” ha manifestato in modo forte e commovente di fronte alla sede del Ministero della Salute all’EUR.

Un die-in ha simboleggiato lo scenario di morte causato dall’aggravarsi della crisi ecologica e climatica. I medici hanno quindi letto la pubblica Dichiarazione di ribellione, di cui trascriviamo alcune accorate parole: “La scienza medica lo dice chiaramente: l’emergenza ecosistemica è un’emergenza sanitaria.

Le inondazioni e la siccità stanno colpendo sempre più esseri umani: stanno aumentando così la malnutrizione, la diffusione di malattie infettive in regioni in cui prima non esistevano, le malattie mentali causate dalla perdita di ciò che è più caro: la propria casa, il cibo da mettere sulla tavola, o la vita dei propri affetti.

La siccità presto non ci permetterà più di applicare le più basilari norme di igiene, di lavarci le mani frequentemente, non ci sarà più certezza di poter innaffiare il nostro cibo, lavare i nostri corpi e le nostre ferite con acqua pura. I nostri figli più piccoli, che hanno bisogno di più cure e attenzioni sono esposti a maggiori rischi per la sopravvivenza. […]”

 

Il presidio dell’ENI ha superato la notte, con il supporto del Team Benessere di XR, dedito a permettere ai ribelli incatenati di resistere all’addiaccio senza subire conseguenze sulla salute fisica e psicologica.

Nel pomeriggio di venerdi 9 il presidio è stato raggiunto da un corteo funebre organizzato da Animalsave Italia e Climatesave Italia, arrivati direttamente dallo Sciopero per il clima di Fridays For Future.

Sabato 11 ottobre, dopo 53 ore di presidio, gli attivisti hanno deciso di lasciare la sede dell’Eni.

“Avevamo chiesto al ministro Patuanelli, e poi anche al ministro Gualtieri di venire a incontrarci, almeno per ascoltare le nostre richiesta”, racconta un’attivista, “ma nessuno si è palesato.

Prendiamo atto che non si accetta un dialogo con cittadin*preoccupat* dalla più grande sfida che l’umanità si sia mai trovata ad affrontare, quella del collasso climatico ed ecologico. Gli interessi economici nei confronti di business ecocidi e avvelenati, come quelli che finanziano e incentivano Eni, superano la volontà di protezione dei cittadini che il Governo ha il mandato di tutelare e rappresentare.

Continuiamo a chiederci perché solo poche realtà mediatiche si siano interessate a un gruppo di più di 60 attivisti, di tutte le età e di tutte le regioni d’Italia, disposti a rinunciare a lavorare, a stare lontano da casa, a dormire su un marciapiede, e a subire denunce per questo.

Ce ne siamo andat* anche per una ragione strategica”, continua l’attivista. “Stare al presidio è stato forte e significativo, ci ha insegnato tantissimo, ma rimanere nell’indifferenza delle istituzioni chiamate in causa e dei principali media italiani significherebbe estenuarci, senza rispettare la nostra missione.”

Il sabato era prevista appunto una grande manifestazione diretta ai media, stampa e televisione, basata sulla prima richiesta di XR: Dire la Verità sulle crisi.

I circa 400 attivisti di XR presenti a Roma, compresi i 60 che hanno smobilitato il presidio, si sono dunque spostati nella piazza dell’Esquilino, per prendere parte alla performance de “La nuda verità”, dove attivist* e performer si sono rivolti direttamente ai media, usando i propri corpi come strumento di protesta: quasi interamente nudi, silenziosi e vulnerabili, come vulnerabili siamo tutti noi umani a questa svolta storica.

 

La ribellione si era ufficialmente conclusa domenica 11, tuttavia gli attivisti non hanno voluto lasciare intentata la via di rivolgersi direttamente ai Parlamentari, attuando l’azione che era prevista in apertura della ribellione: lunedì 12, in Piazza del Parlamento a Roma, attivist* di XR hanno espresso il loro dissenso attraverso un sit-in nonviolento di fronte al Parlamento, nel quale si è tenuto dalle 12 alle 21 il voto definitivo per il decreto “Sostegno e rilancio economia e salute”.

Gli 8 attivist* sedut* sui gradini del palazzo con striscioni e cartelli, sono stati spostati di peso dalle forze dell’ordine e hanno scandito le ore dedicate alla votazione intervenendo per spiegare per quali ragioni un tale decreto non solo non sia sufficiente ma addirittura vada contro ciò che da anni la scienza suggerisce di fare (o di non fare), reiterando l’impostazione “Business As Usual”.

Dopo la conclusione delle votazioni, mentre i vari deputati e deputate uscivano dal palazzo del Parlamento, i/le ribell* in piedi si sono rivolti verso di loro urlando a gran voce, ancora una volta, di non essere contro l’economia in assoluto, ma contro un’economia che uccide, che sfrutta, devasta e non tiene conto delle leggi dell’ecologia.

Le parole scandite  attraverso ”un megafono umano” risultano una conclusione coerente della settimana di Ribellione 2020:

 “Siamo disperati, ma non rassegnati! Continuiamo a lottare, perché lottare è l’unica cosa che ci può salvare. Non solo è necessario vivere diversamente ma è anche possibile: ciò non vuol dire rinunciare ai diritti fondamentali alla vita, al cibo, all’acqua, ad un tetto sotto cui ripararsi.

 

La comprensibile paura di perdere questi diritti inalienabili spinge a difendere un sistema che inevitabilmente e inesorabilmente ci sta conducendo verso l’estinzione.

Ma lo sgomento di fronte alla distruzione della biodiversità, la frustrazione nel vedere il nostro grido ignorato, l’incapacità della politica di dare il via ad un cambiamento sistemico devono spingerci a lottare per la vita con ancora più fermezza, perché senza un cambiamento che parta dalle basi della società e dall’ascolto della scienza, finiremo con il distruggere del tutto il fondamento della vita stessa.”

https://comune-info.net/non-ce-piu-tempo/

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