Pur tenendo conto delle limitazioni legate alla necessità di non estendere il contagio del Covid-19, Extinction Rebellion (XR) è tornata nelle strade dell’Europa e del mondo, con un’ondata di ribellione e di disobbedienza civile nonviolenta che è stata inaugurata a Londra il primo settembre e che è giunta in Italia nella settimana dal 5 al 12 ottobre 2020, a Roma.
La settimana italiana aveva come target quelli che per Extinction Rebellion
(XR) sono i “pilastri del potere”: il governo, i media, e le grandi
aziende colpevoli di ecocidio con il loro potere di lobbying.
La prima giornata aveva come principale bersaglio il governo, e si
è inaugurata con una manifestazione inclusiva che comprendeva canti, danze e
cori per veicolare un messaggio di amore per la vita. Piazza San
Silvestro ha ospitato numerosi interventi sia di natura scientifica, che di
carattere personale.
Alla fine la manifestazione ha visto un grande die-in che voleva rappresentare
il rischio di morte di massa a cui andremo incontro se non si cambia rotta in
modo urgente e sistemico.
Durante il die-in è comparsa una lenta processione
di 18 componenti della Red Rebel Brigade, figure con i volti bianchi e con le
vesti rosse, a richiamare la passione per la vita, ma anche il sangue che
accomuna tutti gli umani e tutti i viventi.
Mentre le figure, con passi e movenze lente e coordinate, si aggiravano per
la piazza ricoperta di corpi inermi, veniva letta la Dichiarazione di
Ribellione al governo italiano: si dichiarava come esso avesse abdicato al
proprio ruolo di protettore della vita e del futuro delle generazioni presenti
e future, a causa della prolungata inazione nei confronti della crisi ecologica
e climatica.
A conclusione della mattinata, un gruppo si è diretto verso Piazza del
Parlamento per chiedere di poter consegnare la Dichiarazione di
Ribellione a* parlamentar*.
Le forze dell’ordine lo hanno impedito, anche con un dispiegamento sproporzionato
rispetto al carattere nonviolento della manifestazione.
La piazza del Parlamento è stata blindata e sono state identificate le
persone nei paraggi, chi sedut* al bar, chi incuriosit* dalla situazione. Un
dispiegamento di forze che sarebbe stato giustificato se rivolto ad un gruppo
di terroristi: al contrario, nel corso della settimana, le Forze dell’Ordine
hanno dovuto accorgersi di avere a che fare con un movimento radicalmente e
programmaticamente nonviolento.
Perché tale è il carattere del movimento, composto da cittadin* preoccupat*
provenient* da tutta Italia: studenti, dottoresse, disoccupati, insegnanti,
impiegati, uomini e donne dispost* alla disobbedienza civile per sensibilizzare
su una crisi che atterrisce.
Al governo, Extinction Rebellion chiede in primo luogo di dire la verità
sulla portata della crisi e di dichiarare emergenza climatica ed ecologica; di
agire ora e mettere subito in atto provvedimenti volti a fermare la distruzione
degli ecosistemi marittimi e terrestri, e provvedimenti finalizzati a
raggiungere lo zero netto di emissioni entro il 2025.
Perché questo è ciò che è necessario, la scienza è chiara e sempre più
persone stanno perdendo la vita a causa di eventi climatici estremi e pandemie
globali. In ultimo, per governare la necessaria transizione ecologica XR chiede
che il governo istituisca Assemblee dei cittadini, con potere deliberativo,
affinché ogni fascia della popolazione e ogni istanza possa avere voce sul
cambiamento che determinerà gli anni futuri.
Extinction Rebellion Italia si è rivolta successivamente ai media, perché
assolvano al proprio ruolo informativo, dando l’importanza e la rilevanza che
meritano alle molteplici crisi che si presentano davanti ai nostri occhi e si
intersecano nelle nostre vite.
Ai media, XR chiede che l’emergenza ecologica e climatica non sia più
relegata in rubriche specifiche, marginali.
Che essa non venga narrata come un problema che tecnologia, progresso e
innovazione risolveranno, permettendoci di perpetuare il nostro modello di estrazione
e consumo senza che nulla accada.
La prima azione rivolta ai media è stata mercoledì 7 ottobre, si è trattato
di un presidio con azione-performance a tema Greenwashing davanti alla sede del
gruppo Gedi.
Tre attivisti sono stati ricevuti dalla redazione della nuova sezione di
approfondimento di La Repubblica, “Green & Blue”, sponsorizzato
da ENI e FCA, ma le risposte sono state inconsistenti: la redazione persegue
nel ritenere giusto il proprio approccio, mentre al contempo afferma di
ascoltare le istanze degli attivisti che chiedono una presa di posizione più
radicale.
Il movimento infatti non si riconosce nelle forme più ottimistiche di
ambientalismo che credono che le energie rinnovabili siano l’unica e sufficiente
soluzione alla crisi ecologica e climatica.
Il movimento ha una visione più complessa della situazione, che
mette al centro, fra le cause della crisi, la distruzione degli ecosistemi
naturali, terrestri e marini. Su questa stessa distruzione, strettamente
collegata, fra l’altro, alla crescita esponenziale degli allevamenti intensivi,
spesso concausa di pandemie globali, verteva l’azione non autorizzata
diretta alla sede di Assocarni, una delle più importanti sigle del settore
zootecnico nazionale.
L’azione è stata portata avanti da Animal Save Italia, Climate Save
Movement Italia ed Extinction Rebellion, i cui attivisti mercoledì pomeriggio
hanno invaso piazza di Spagna con un flash mob nonviolento.
Durante la manifestazione, fra le altre, è stata letta questa
dichiarazione:
“Da anni Assocarni […] porta avanti una strategia comunicativa basata sulla
minimizzazione dell’impatto del settore zootecnico sull’inquinamento ambientale
e la crisi climatica globale […] Un’attitudine culminata nel corso di questo
2020 con una lettera indirizzata al direttore di Rai3, al presidente Rai
Marcello Foa e al Ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova per
segnalare e condannare il lavoro di informazione ed approfondimento portato
avanti sulle reti televisive italiane da alcun* important* giornalist* come
Sabrina Giannini, Sigfrido Ranucci e Mario Tozzi, colpevol*, a loro
dire, di aver evidenziato il legame tra allevamenti intensivi, devastazione
ambientale, riscaldamento globale e le ormai tristemente note pandemie di
origine zoonotica”.
Secondo Extinction Rebellion, le grandi aziende inquinanti si sono
macchiate in questi anni del crimine di ecocidio: secondo la
definizione dell’avvocata visionaria Polly Higgins, l’ecocidio è un
crimine contro la Terra e, di conseguenza, contro gli esseri umani e contro la
pace.
L’ecocidio è la decimazione degli ecosistemi, dell’umanità e della vita. Il
termine copre i danni diretti causati alla terra, al mare, alla flora e alla
fauna all’interno degli ecosistemi colpiti nonché l’impatto che ne deriva sul clima.
L’ecocidio ha impatti negativi su più livelli: l’impatto non è solo
ambientale, ma può essere culturale, psicologico ed emotivo ed interessare le
comunità stesse, specialmente quando lo stile di vita di una comunità è
profondamente connesso all’ecosistema colpito.
Molti attivisti di XR sostengono la campagna “Make
Ecocide Law”, che mira a rendere l’ecocidio un crimine
internazionale, perseguibile presso la Corte Penale Internazionale, alla stessa
stregua dei crimini di guerra.
In Italia XR ravvisa fra le aziende che si sono maggiormente macchiate di
ecocidio l’Ente Nazionale Idrocarburi: si tratta dell’ENI, davanti alla cui
sede gli attivisti di XR si sono incatenati giovedì mattina, proseguendo il
presidio in modo ininterrotto per ben 53 ore.
Gli attivisti incatenati ai cancelli dell’ENI all’EUR, e poi hanno mandato
una lettera al Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, al
Ministro dell’Economia e delle Finanze Gualtieri e a Cassa Depositi e Prestiti,
in quanto emanazioni del Governo che hanno una quota di partecipazione
complessiva del 30,33% in ENI.
Gli attivisti, fra le altre cose, hanno dichiarato: “Non possiamo
tacere di fronte all’inazione politica nei confronti della “svolta green” di Eni.
I nostri interlocutori non sono le aziende, che perseguono inevitabilmente
un interesse privato a breve termine, ma coloro che si propongono di guidare la
nostra società verso decisioni lungimiranti atte a garantire il benessere della
cittadinanza. […].
Quando la magistratura assolve ENI dalle accuse di corruzione
internazionale, assolve lo Stato italiano e lo legittima a proseguire sulla
strada della violazione dei Diritti Umani con il braccio violento della legge
di ENI e dei dittatori con cui ENI intrattiene rapporti torbidi.”
La mattina del giovedì due ragazzi sono stati portati via dalle Forze
dell’Ordine per accertamenti, uno di loro era incatenato.
Altre 60 persone sono rimaste al presidio, pronte ad essere a loro volta
portate via. Stese per terra, hanno cantato, suonato, comunicando fino alla
fine il loro amore per la Terra e per la Vita che si sentono chiamati a
proteggere. Da parte del Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli,
che stavano aspettando, nessuna risposta.
Mentre il presidio continuava, anche un gruppo di medici e operatori
sanitari, riuniti sotto la sigla “Doctors for XR” ha manifestato in modo forte
e commovente di fronte alla sede del Ministero della Salute all’EUR.
Un die-in ha simboleggiato lo scenario di morte causato dall’aggravarsi
della crisi ecologica e climatica. I medici hanno quindi letto la pubblica
Dichiarazione di ribellione, di cui trascriviamo alcune accorate parole: “La
scienza medica lo dice chiaramente: l’emergenza ecosistemica è un’emergenza
sanitaria.
Le inondazioni e la siccità stanno colpendo sempre più esseri umani: stanno
aumentando così la malnutrizione, la diffusione di malattie infettive in
regioni in cui prima non esistevano, le malattie mentali causate dalla perdita
di ciò che è più caro: la propria casa, il cibo da mettere sulla tavola, o la
vita dei propri affetti.
La siccità presto non ci permetterà più di applicare le più basilari norme
di igiene, di lavarci le mani frequentemente, non ci sarà più certezza di poter
innaffiare il nostro cibo, lavare i nostri corpi e le nostre ferite con acqua
pura. I nostri figli più piccoli, che hanno bisogno di più cure e attenzioni
sono esposti a maggiori rischi per la sopravvivenza. […]”
Il presidio dell’ENI ha superato la notte, con il supporto del Team
Benessere di XR, dedito a permettere ai ribelli incatenati di resistere
all’addiaccio senza subire conseguenze sulla salute fisica e psicologica.
Nel pomeriggio di venerdi 9 il presidio è stato raggiunto da un corteo
funebre organizzato da Animalsave Italia e Climatesave Italia, arrivati
direttamente dallo Sciopero per il clima di Fridays For Future.
Sabato 11 ottobre, dopo 53 ore di presidio, gli attivisti hanno deciso di
lasciare la sede dell’Eni.
“Avevamo chiesto al ministro Patuanelli, e poi anche al ministro Gualtieri
di venire a incontrarci, almeno per ascoltare le nostre richiesta”, racconta
un’attivista, “ma nessuno si è palesato.
Prendiamo atto che non si accetta un dialogo con cittadin*preoccupat* dalla
più grande sfida che l’umanità si sia mai trovata ad affrontare, quella del
collasso climatico ed ecologico. Gli interessi economici nei confronti di
business ecocidi e avvelenati, come quelli che finanziano e incentivano Eni,
superano la volontà di protezione dei cittadini che il Governo ha il mandato di
tutelare e rappresentare.
Continuiamo a chiederci perché solo poche realtà mediatiche si siano
interessate a un gruppo di più di 60 attivisti, di tutte le età e di tutte le
regioni d’Italia, disposti a rinunciare a lavorare, a stare lontano da casa, a
dormire su un marciapiede, e a subire denunce per questo.
Ce ne siamo andat* anche per una ragione strategica”, continua l’attivista.
“Stare al presidio è stato forte e significativo, ci ha insegnato
tantissimo, ma rimanere nell’indifferenza delle istituzioni chiamate in causa e
dei principali media italiani significherebbe estenuarci, senza rispettare la
nostra missione.”
Il sabato era prevista appunto una grande manifestazione diretta ai media,
stampa e televisione, basata sulla prima richiesta di XR: Dire la Verità sulle
crisi.
I circa 400 attivisti di XR presenti a Roma, compresi i 60 che hanno
smobilitato il presidio, si sono dunque spostati nella piazza dell’Esquilino,
per prendere parte alla performance de “La nuda verità”, dove attivist* e
performer si sono rivolti direttamente ai media, usando i propri corpi come
strumento di protesta: quasi interamente nudi, silenziosi e vulnerabili, come
vulnerabili siamo tutti noi umani a questa svolta storica.
La ribellione si era ufficialmente conclusa domenica 11, tuttavia gli
attivisti non hanno voluto lasciare intentata la via di rivolgersi direttamente
ai Parlamentari, attuando l’azione che era prevista in apertura della
ribellione: lunedì 12, in Piazza del Parlamento a Roma, attivist* di XR hanno
espresso il loro dissenso attraverso un sit-in nonviolento di fronte al
Parlamento, nel quale si è tenuto dalle 12 alle 21 il voto definitivo per il
decreto “Sostegno e rilancio economia e salute”.
Gli 8 attivist* sedut* sui gradini del palazzo con striscioni e cartelli,
sono stati spostati di peso dalle forze dell’ordine e hanno scandito le ore
dedicate alla votazione intervenendo per spiegare per quali ragioni un tale
decreto non solo non sia sufficiente ma addirittura vada contro ciò che da anni
la scienza suggerisce di fare (o di non fare), reiterando l’impostazione “Business
As Usual”.
Dopo la conclusione delle votazioni, mentre i vari deputati e deputate
uscivano dal palazzo del Parlamento, i/le ribell* in piedi si sono rivolti
verso di loro urlando a gran voce, ancora una volta, di non essere contro
l’economia in assoluto, ma contro un’economia che uccide, che sfrutta, devasta
e non tiene conto delle leggi dell’ecologia.
Le parole scandite attraverso ”un megafono umano” risultano una
conclusione coerente della settimana di Ribellione 2020:
“Siamo disperati, ma non rassegnati! Continuiamo a lottare, perché
lottare è l’unica cosa che ci può salvare. Non solo è necessario vivere
diversamente ma è anche possibile: ciò non vuol dire rinunciare ai diritti
fondamentali alla vita, al cibo, all’acqua, ad un tetto sotto cui ripararsi.
La comprensibile paura di perdere questi diritti inalienabili spinge a
difendere un sistema che inevitabilmente e inesorabilmente ci sta conducendo
verso l’estinzione.
Ma lo sgomento di fronte alla distruzione della biodiversità, la
frustrazione nel vedere il nostro grido ignorato, l’incapacità della politica
di dare il via ad un cambiamento sistemico devono spingerci a lottare per la
vita con ancora più fermezza, perché senza un cambiamento che parta dalle basi
della società e dall’ascolto della scienza, finiremo con il distruggere del
tutto il fondamento della vita stessa.”
Nessun commento:
Posta un commento