mercoledì 7 ottobre 2020

Dalla plastica alla sostenibilità

 

Benedetta Pisani intervista Verde Agua

 

Come è nata l’idea di dar vita a questa impresa sociale e qual è la Missione di Verde Agua?

ANDREA

Verde Agua nasce dai percorsi di studio e dalla forte motivazione personale di tre donne che, nel 2019, hanno deciso di contribuire allo sviluppo della loro comunità dando vita a un’impresa sociale.

Abbiamo scoperto che, con la nuova direttiva dell’UE sulla plastica, potevamo aiutare le aziende di Castiglia e Leon, una regione della Spagna non tanto innovativa come le altre, ad adattarsi alle nuove regole, sostituendo, nel loro ciclo di produzione, le plastiche monouso e quelle particolarmente inquinanti con delle alternative più sostenibili.

Dovevamo solo mettere insieme le idee e renderle applicabili al contesto circostante: Sofía ha scritto la sua tesi di laurea su questa Direttiva; Luna è attualmente coinvolta nell’attività di ricerca di bio-polimeri, mentre per quanto riguarda me, mi sono resa conto che questo progetto abbinava perfettamente il mio interesse personale per il mondo del sociale con quella che è la mia preparazione universitaria in ambito economico.

La nostra università, l’Università di Valladolid, ci ha dato l’opportunità di partecipare al programma Europeo “Project Hillary”, sull’impresa sociale al femminile… E il nostro progetto ha vinto a livello nazionale ed europeo. Il fatto che degli imprenditori professionisti abbiano supportato la nostra idea, ci ha dato la carica per intraprendere una nuova sfida presentandoci al Business Creation Award proposto dalla Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Valladolid. Abbiamo vinto anche quello! E quest’anno, nel mese di febbraio, abbiamo finalmente costituito la nostra società.

La nostra Mission? Aiutare le aziende operanti nella nostra regione a diventare più eco-sostenibili, sostenendole nel percorso di sostituzione dei materiali inquinanti e dannosi per l’ambiente con altri che, grazie alle innovazioni della tecnologia, possono essere smaltiti più facilmente dopo il loro utilizzo.

 

Avete qualche consiglio da dare a chi vorrebbe dar vita a un’iniziativa sociale che possa avere un impatto sulla comunità?

ANDREA

Direi che la cosa più importante da fare sia impegnarsi a essere un cittadino consapevole, attento al mondo che lo circonda e attivo nella società. Qualunque iniziativa personale o collettiva che abbia una più ampia prospettiva sociale può portare grandi risultati e credo che ognuno di noi abbia una piccola-grande responsabilità: tenersi costantemente aggiornati su cosa accade nel mondo e prendere le proprie decisioni in base a queste notizie. Poi, volendo fare un passo in più, si potrebbe creare un’organizzazione, che sia una ONG o un’azienda. Quando si parla di aziende, molte persone pensano che si tratti di entità puramente legate al profitto economico, ma non è sempre così. Negli ultimi anni, in modo particolare, le aziende stanno cambiando, avvicinandosi sempre più ai concetti di impresa sociale, economia sociale e solidale, o anche di banca etica… Il vantaggio derivante dal dar vita a una compagnia è che questa può garantire indipendenza economica e maggiori possibilità di creare un vero impatto sociale. Il nostro primo consiglio, quindi, è  sicuramente quello di provare a cambiare prospettiva rispetto al ruolo giocato dalle aziende… Non tutte sono mosse da interessi egoistici.

Per quanto riguarda il modo in cui iniziare un’attività sociale, è essenziale formare un bel team, composto da persone che siano sulla stessa lunghezza d’onda e volenterose di distribuire il lavoro nel modo più equo possibile.

Non abbiate paura di fare domande a chi ha più esperienza, di parlare con chi ha guadagnato la vostra ammirazione per il lavoro svolto e di trarre vantaggio da social network come Linkedin.

È fondamentale che abbiate fiducia nella vostra idea e che siate pronti a rischiare… Ma mi raccomando: iniziate con una percentuale di rischio bassa, soprattutto se siete molto giovani e con pochi soldini nel salvadanaio!

L’attività principale di Verde Agua è quella di offrire “programmi educativi” per scuole e aziende, oltre ai “servizi di consultazione”.

 

Quali metodi educativi adottate di solito per raggiungere una platea di interlocutori così ampia e diversificata?

SOFIA

Dopo aver preso parte a molti Programmi Educativi Europei, rientranti nella categoria degli Erasmus+ finanziati dall’Unione Europea, abbiamo acquisito una serie di competenze relative ai metodi di educazione non-formale. È per questo motivo che abbiamo deciso di utilizzare i nostri strumenti di comunicazione in un modo dinamico, con contenuti interessanti e con la consapevolezza che quello relativo alla plastica è un argomento complesso… Far sì che diventi alla portata di tutti non è affatto un compito semplice!

Durante la quarantena, abbiamo deciso di promuovere una campagna intitolata #athomewithverdeagua, in cui liberi professionisti, ricercatori e impiegati pubblici ci hanno spiegato qual è il loro ruolo  nella società, in termini di eco-sostenibilità. Il nostro principale obiettivo era proprio quello di presentare alle persone il problema relativo all’ambiente in una prospettiva semplice e soprattutto vicina a loro.

 

Che tipo di compagnie si rivolgono a voi per ridurre il loro impatto ambientale? E in che modo possono effettivamente diventare più sostenibili?

SOFIA

Da un lato, offriamo supporto alle aziende che pur dovendo necessariamente far ricorso ai packaging, vorrebbero utilizzare quelli realizzati con prodotti biodegradabili e organici. Queste compagnie vogliono diventare più sostenibili, abbandonando le plastiche provenienti dai carbon fossili, e hanno bisogno di aiuto per trovare le alternative migliori e più adatte alle loro esigenze.

Dall’altro, il nostro lavoro consiste anche nel lanciare nuove possibilità di mercato, come studi su materiali rinnovabili e realizzazione di imballaggi biodegradabili, dato che viviamo in una regione ricca di terreni agricoli, i cui “scarti” potrebbero diventare preziosa materia prima.

Ma la buona prassi viene talvolta messa a repentaglio dalla pressione derivante dalle spese che un’attività imprenditoriale deve necessariamente affrontare. Per questo, molte aziende non intraprendono questo tipo di transizione ecologica. Ma secondo alcuni ricercatori spagnoli, le compagnie con un elevato tasso di sostenibilità (ESG – Environmental, Social, Governance) tendono a raggiungere un miglior risultato in termini di redditività, dimostrando che profitto ed ecologia sono strettamente interconnessi.

Come mettere in pratica comportamenti più sostenibili? Incoraggiando i modelli di produzione circolare e concentrando l’attenzione sui valori ecologici e sociali che sono intrinsecamente legati all’offerta di beni e servizi.

 

Quali sono le alternative alla plastica più semplici (e anche più economiche)?

LUNA

Verde Agua ha l’obiettivo di ricercare le migliori alternative alla plastica monouso, a seconda della sua funzione. Consigliamo di sostituire i prodotti “usa e getta” con quelli riutilizzabili, quando è possibile. Possono sembrare più costosi, ma non bisogna dimenticare che verranno riutilizzati più volte e saranno anche più facili da smaltire alla fine del loro ciclo di vita. Quando i monouso sono proprio inevitabili, assicuratevi che il tipo di plastica con cui vengono prodotti sia compostabile e non petrolchimica! In commercio si trovano plastiche definite “biologiche”, ma che in realtà non sono né biodegradabili né compostabili… Fate attenzione, così che quando arriverà il momento di gettarla via saprete cosa fare. È fondamentale essere informati sullo smaltimento dei rifiuti, al fine di ridurre quanto più è possibile l’impatto sull’ambiente!

Grazie alla Direttiva Europea sulle plastiche monouso, approvata nel 2019, c’è stata una svolta cruciale per quanto riguarda i prezzi dei prodotti biodegradabili e compostabili (che sono generalmente anche biologici, ma non sempre): tutti i paesi dell’UE devono adottare misure legali per consentire alle plastiche compostabili di essere competitive sul mercato.

Durante il lockdown, mi sono avvicinata anche io al mondo dello zero-waste, come stile di vita a basso impatto economico e ambientale. Ho iniziato a sperimentare con gli ingredienti che avevo nella dispensa per creare cosmetici cruelty&packaging free… Pian piano e grazie ai consigli fidati di chi ne sa più di me, sto affinando sempre più le abilità di “zero-waster”…

 

Voi cosa consigliereste a chi vuole intraprendere uno stile di vita più sostenibile?

LUNA

Il primo passo è voler compiere davvero un passo verso uno stile di vita sostenibile. Solo allora sarà possibile iniziare a considerare una serie di fattori che possono aiutare a raggiungere i propri obiettivi.

Prima di tutto, chiedetevi sempre da dove provengono i prodotti che acquistate. Essere informati può aiutarvi a scegliere cosa comprare in base all’origine geografica (“a chilometro-zero”, “equo e solidale”…).

Provate, poi, a ridurre i packaging in plastica, comprando prodotti sfusi, dal cibo ai cosmetici per la persona e detersivi per la casa.

E, mi raccomando, non dimenticate di portare con voi le buste di tessuto quando andate a fare la spesa… Il mio consiglio è di averne una in ogni borsa, così da essere preparati anche in caso di acquisti imprevisti!

Ci sono tanti altri piccoli gesti che possono fare la differenza… Per esempio, utilizzare borracce al posto delle bottigliette o dei bicchieri in plastica!

Il movimento Zero Waste si oppone alla frenesia e all’egoismo che dominano con il loro rumore la nostra quotidianità. Ci affatichiamo a raggiungere mete sconosciute – forse inesistenti – e ci lasciamo alle spalle la vita, quella vera, fatta di attimi, timidi respiri e battiti scalpitanti… Dovremmo fermarci, rallentare.

La filosofia dello zero-waste può aiutarci a prendere reale coscienza del mondo in cui risiede il nostro corpo e di quello in cui risiede la nostra essenza, svelando forse una vitale connessione tra sostenibilità e felicità.

 

Cosa ne pensate? Cos’è per voi la felicità?

Luna Fontecha

La felicità è uno stato d’animo ed è fondamentale imparare a riconoscerla per poterla potenziare al massimo quando compare… Può nascere dalle piccole cose.

Andrea Fernández

La felicità è saper vivere secondo principi e valori personali, mantenendo sempre intatta la propria essenza e genuinità. E non dimentichiamo l’energia vitale delle persone amate… Rende tutto più concreto e realizzabile!

Sofia Lana

Non credo si debba “cercare la felicità”. Sarà lei a comparire quando meno ce lo si aspetta, in modo del tutto naturale. La felicità è una sensazione, che vive e percorre il suo cammino senza regole prestabilite.

da qui

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