Caro Direttore,
Ho letto con piacere il supplemento ExtraTerrestre nel manifesto del 18
settembre. Ho particolarmente apprezzato i due titoli, densi di significato:
«Il fondo del barile» e «A Ravenna l’anidride carbonica la nascondono sotto il
tappeto».
Come tutti sanno, la transizione energetica in corso, dai combustibili
fossili alle energie rinnovabili, è fortemente ostacolata dalla lobby dei
combustibili fossili (in Italia, da Eni). Ci troviamo, pertanto, in una strana
situazione: il futuro, cioè le energie rinnovabili, è già presente, ma il
passato, cioè i combustibili fossili, non vuole passare perché è collegato a
enormi interessi, non solo economici. Le energie rinnovabili forniscono energia
elettrica con cui si possono alimentare direttamente i motori elettrici, che
sono da 3 a 4 volte più efficienti dei motori a combustione; ecco allora che,
per continuare a usare i combustibili fossili, le compagnie petrolifere hanno
inventato diverse strategie che descrivo brevemente.
- Sostenere
che le energie rinnovabili non sono ancora mature, per cui ci sarà bisogno
per molti decenni dei combustibili fossili. Per smentire la favola delle
energie rinnovabili non mature, basta fare un semplice confronto: la
fotosintesi naturale converte l’energia solare in energia chimica con un’efficienza
energetica dello 0,2%, mentre il fotovoltaico converte l’energia solare in
energia elettrica con un’efficienza del 20%, cioè cento volte maggiore! Si
possono aggiungere altri due numeri: attualmente gli impianti fotovoltaici
e le pale eoliche installati nel mondo generano una quantità di
elettricità pari a quella generata, rispettivamente, da 170 e da 270
centrali nucleari. Il tutto, senza produrre scorie radioattive e anidride
carbonica. Fotovoltaico ed eolico oggi sono le due tecnologie che forniscono
energia elettrica ai costi più bassi. Nel mercato della nuova potenza
elettrica installata surclassano, con una quota che sfiora il 70%, le
tecnologie tradizionali basate su carbone, gas e nucleare.
- Abbandonare
al suo destino il carbone e, ormai, anche il diesel e puntare sul metano
come combustibile ponte pulito. Il metano genera un po’ meno (76%) di CO2
rispetto a benzina e gasolio, ma questo non basta per combattere il
cambiamento climatico. Il metano, inoltre, è un gas serra decine di volte
più potente della CO2 e, nella lunga filiera dai giacimenti
all’utilizzazione finale, si stima ci siano perdite di almeno il 3%
rispetto alla quantità di gas utilizzato. Quindi, usando il metano c’è
addirittura il rischio di peggiorare gli effetti sul clima. Per quanto
riguarda poi l’inquinamento, studi recenti indicano che il particolato
prodotto dalla combustione del metano è, come massa, inferiore a quello
prodotto dal gasolio, ma le particelle sono più piccole e in numero
superiore, quindi potenzialmente più pericolose per la salute.
- Continuare
a usare i combustibili fossili e poi catturare e sotterrare l’anidride
carbonica prodotta (CCS, carbon capture and storage). Si
tratta di un progetto fuori da ogni logica, tecnicamente non ancora
sviluppato, caratterizzato da alti costi e forti pericoli ambientali,
soprattutto se lo storage avviene in zone sismiche o con
forte subsidenza come la costa di Ravenna, dove Eni ha in progetto di
costruireunimpiantodelgenere.Questastrategiaèsemplicementeunescamotagepercontinuarea
produrre ed utilizzare i combustibili fossili.
- Supportare
l’uso dei biocombustibili per mantenere in vita il motore a combustione e
quindi per continuare a usare i combustibili fossili. In realtà i
biocombustibili non possono giocare un ruolo importantenellatransizioneenergeticasemplicementeperchél’efficienzadellafotosintesinaturale
è molto bassa (0,1-0,2%). È stato calcolato che l’efficienza di
conversione dei fotoni del Sole in energia meccanica alle ruote di
un’automobile (sun-to-wheels efficiency) è oltre 100 volte superiore per
la filiera che dal fotovoltaico porta alle auto elettriche rispetto alla
filiera che dalle biomasse porta alle auto alimentate da biocombustibili.
Quindi, dal punto di vista energetico la produzione di
biocombustibilicorrispondeadunosprecodell’energiasolare.Puòessereutileottenerebiometano
da prodotti di scarto, ma si tratta di piccole quantità rispetto a quelle
che ci vorrebbero per alimentare la mobilità. Per produrlo in quantità
massicce sarebbe necessario utilizzare coltivazioni agricole dedicate,
entrando così in competizione con la produzione di cibo. Ecco allora che,
se si mantengono in circolazione i motori a combustione, c’è ampia
opportunità per continuare ad usare grandi quantità di metano fossile.
- Sostenere
lo sviluppo dell’idrogeno da fonti rinnovabili, per miscelarlo (5-10%) al
metano o al biometano (gas verde). Non si capisce che senso abbia sprecare
idrogeno in questo modo, quando l’idrogeno, prodotto per immagazzinare
l’elettricità generata dall’energia solare o eolica, può essere
riconvertito in elettricità con pile a combustibile per alimentare i molto
più efficienti motori elettrici. Il gas verde è semplicemente
un ulteriore ingannevole tentativo per mantenere in vita gli inefficienti
e inquinanti motori a combustione e procrastinare così per un tempo il più
lungo possibile il passaggio dai combustibili fossili alle vere energie
rinnovabili.
Sulla stessa linea, Eni è stata multata dall’Antitrust per aver «presentato
come verde un diesel altamente inquinante».
Purtroppo, Eni è politicamente molto forte ed è riuscita ad imporre a Conte
e alla Regione
Emilia-Romagna la costruzione di un gigantesco impianto CCS nella zona di
Ravenna. Fra non molti anni tutti capiranno che si tratta di una delle tante
grandi opere costruite fuori luogo e fuori tempo. La speranza è che a Bruxelles
si accorgano che questa proposta Eni non può entrare nel Green Deal
e non può essere finanziata nell’ambito del Recovery Plan Next Generations EU.
Anche perché nel 2009 l’UE aveva varato EEPR e NER300, due importanti programmi
per la cattura e stoccaggio del carbonio (CCS). I soldi sono stati spesi, ma
non si è riusciti «a realizzare nessun progresso e nessun progetto di successo
per la cattura e stoccaggio del carbonio».
Vincenzo Balzani è coordinatore del gruppo di scienziati energiaperlitalia
fonte: il manifesto, 24.09.2020
http://serenoregis.org/2020/09/24/eni-linganno-del-fossile-verde-vincenzo-balzani/
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