A un italiano che avesse fatto quello che ha fatto lui, sarebbe stato difficile contestare il vilipendio. Invece Ibii viene espulso ad horas, senza né contraddittorio né processo
La peggior
cosa è che non faccia più neppure notizia, né susciti sdegno. Pur essendo un
fatto grave che, nella totale negazione del diritto, segna il
possibile destino di un giovane calciatore di colore, con
padre italiano e in Italia da 16 anni, che ha osato accennare alla piccola
Meloni.
Fatti del 22
aprile, lui si chiama Amos Rodriguez Franklin Ibii Ngwang, in un
video butta lì una frase – “Melò, ho saputo che hai una bella figlia, io so
negro, bello, figo…” tuttora reperibile sul web – che gli costa un
provvedimento d’immediata espulsione firmato ad horas dal
ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Lo blocca la giudice
di Ancona Alessandra Filoni. L’avvocato del ragazzo fa ricorso
e la pratica dove finisce? Giusto sulla scrivania della giudice Silvia
Albano. Proprio la presidente di Magistratura democratica già vittima di
attacchi pesantissimi nell’autunno scorso per non aver convalidato il trattenimento
nel centro di Gjader in Albania di 12 migranti destinati
all’espulsione. Era l’inizio dell’avventura albanese di Meloni risoltasi in un
clamoroso flop.
Albano, come
la collega marchigiana, rispetta il diritto e ferma l’espulsione. I quotidiani
governativi Libero e il Giornale ci saltano
su per aggredire Albano e ribadire che quel calciatore di 27 anni va
espulso. Anche se, con una lettera, ha chiesto scusa per la sua bravata. Toni
durissimi contro la magistrata rossa, ovviamente colpevole per una foto che la
ritrae – scrive il Giornale – “nella sede della scuola
sindacale della Cgil, con un gruppo di ragazzi della Figc, insieme a Gianni
Cuperlo, Stefania Pezzopane e altri futuri alti dirigenti del Pd”. Quasi
fossero degli eversori rossi…
Ma i
garantisti à la carte, quelli che ogni giorno si battono in
Parlamento per indebolire ogni possibile norma che possa toccare politici e
imprenditori, sono spietati contro Ibii Ngwang. Si lasciano alle spalle i
grandi giuristi italiani, da Piero Calamandrei in avanti, per tornare a una
procedura pre-giuridica che scardina i fondamenti dello Stato di
diritto. A un italiano, della stessa età di Ibii, che avesse fatto quello che
ha fatto lui, sarebbe stato difficile contestare perfino il vilipendio. Invece
Ibii viene espulso ad horas, senza né contraddittorio né processo.
Esiste forse
in Italia, e ce l’ha il ministro Piantedosi in tasca, un codice penale
dei neri ovviamente differente da quello dei bianchi? Il garantismo
dei Costa, degli Zanettin, dei Calderone vale solo per chi ha la pelle bianca?
Per caso, senza saperlo, siamo tornati alle leggi razziali? Perché
se non è così appare davvero impossibile espellere uno che è nato nel 1998, che
vive in Italia da quando aveva 16 anni, è figlio di un italiano, che di
mestiere fa il calciatore, che in Camerun non troverebbe nessuno e soprattutto
ormai parla solo la nostra lingua. Forse i partiti d’opposizione, tra Camera e
Senato, dovrebbero presentare interrogazioni e interpellanze per
chiedere ai ministri dell’Interno e della Giustizia se, all’insaputa dei
cittadini italiani, è stato scritto ed esiste un codice occulto per gli
stranieri. Peggio di Trump, insomma.
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