C’è una frase, in un documento ministeriale pubblicato senza clamore, che dovrebbe scuotere ogni coscienza democratica di questo Paese. È a pagina 45 del Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne 2021-2027 (PSNAI), approvato con anni di ritardo e diffuso solo ora dal Ministero per la Coesione territoriale. Recita:
“Queste aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza ma
nemmeno essere abbandonate a se stesse. Hanno bisogno di un piano mirato che le
accompagni in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento.”
Non è un refuso, né un lapsus di linguaggio tecnico. È un verdetto di condanna,
scritto nero su bianco, che pianifica l’eutanasia graduale di migliaia di
comunità italiane.
Le Aree Interne sono 3.904 comuni, pari a circa il 60% dell’intero
territorio nazionale, popolati da 13,3 milioni di abitanti (Istat 2024).
Territori montani, collinari, rurali, marginali rispetto ai grandi poli urbani,
eppure detentori di:
• gran parte delle risorse idriche e forestali italiane,
• il 70% della biodiversità nazionale,
• un patrimonio storico e architettonico senza eguali,
• comunità coese che rappresentano l’identità più profonda del Paese.
Il documento PSNAI, invece, divide questi territori in “rilanciabili” e
“non rilanciabili”, stabilendo per i secondi un destino di lento decadimento
assistito. Si prevede un “welfare del tramonto”: badanti, farmaci, assistenza
minima, senza strategia per trattenere i giovani, creare lavoro, garantire
servizi, stimolare nuove economie.
Costituzione violata
L’articolo 3 della Costituzione italiana sancisce che la Repubblica ha il
compito di rimuovere gli ostacoli economici e sociali che limitano
l’uguaglianza e impediscono il pieno sviluppo della persona. Qui accade
l’opposto: si consacra l’esclusione. Non si rimuovono ostacoli; si dichiara la
loro insormontabilità e si organizza la ritirata.
Perché questa scelta è pericolosa
1. Errore strategico
In un Paese con oltre 50.000 frane attive, abbandonare la montagna significa
lasciare scoperto il territorio, rinunciando al presidio umano essenziale
contro il dissesto idrogeologico, come denuncia Legambiente.
2. Suicidio economico
Le Aree Interne sono decisive per:
• la transizione agroecologica,
• la produzione energetica rinnovabile,
• il turismo lento e diffuso,
• la sovranità alimentare,
• la difesa del paesaggio che rende l’Italia unica al mondo.
3. Disegno politico
Concentrare la popolazione nelle città facilita il controllo sociale, alimenta
il consumo di massa, marginalizza le economie di prossimità. È la logica delle
smart cities già teorizzata dal World Economic Forum: sorveglianza digitale,
urbanizzazione intensiva, desertificazione umana delle aree rurali.
Il modello Riace: la
prova che invertire la rotta è possibile
In questo scenario di resa istituzionale, esiste un esempio concreto,
italiano, studiato in tutto il mondo, che dimostra che invertire la tendenza
allo spopolamento non solo è possibile, ma genera benefici sociali, economici e
culturali. Si chiama Modello Riace.
Cosa ha fatto Riace
Nel 1998, il piccolo borgo calabrese, con meno di 2.000 abitanti e un
futuro segnato dalla fuga dei giovani e dall’abbandono, accoglie un veliero
carico di rifugiati curdi arenato sulla sua costa. Il sindaco Mimmo Lucano,
allora giovane insegnante, insieme alla comunità, decide di aprire le case
abbandonate ai migranti, ristrutturandole con fondi comunali e progetti SPRAR.
Nasce così un modello innovativo:
• Accoglienza diffusa e integrata: i rifugiati vivono in appartamenti nei
borghi, non in centri di detenzione.
• Lavoro e formazione: laboratori artigianali, agricoltura, assistenza agli
anziani, scuole di lingua italiana, servizi pubblici.
• Rinascita economica: botteghe riaperte, produzioni tipiche rilanciate,
cooperative di servizi, turismo solidale.
• Rigenerazione urbana: centinaia di case recuperate dall’abbandono, strade e
piazze tornate vive.
Riace torna a vivere, attraendo giovani famiglie, studenti, ricercatori da
tutto il mondo. Viene definito dalla rivista Fortune uno dei 50 uomini più
influenti al mondo per il suo modello di inclusione.
Il sabotaggio politico
del modello
Il ministro Salvini, nel 2018, attua un vero e proprio attacco giudiziario
e amministrativo contro Mimmo Lucano e Riace:
• Taglia i fondi SPRAR,
• Abolisce l’accoglienza diffusa a favore dei grandi centri di reclusione,
• Trasforma il tema dell’accoglienza in questione di sicurezza e ordine
pubblico,
• Promuove una narrazione tossica: i migranti come nemici, Lucano come
traditore.
Oggi, dopo lunghe vicende giudiziarie, gran parte delle accuse si sono
dissolte, e la Cassazione ha ridimensionato drasticamente la condanna,
riconoscendo l’assenza di scopi personali di lucro. Ma il danno politico al
modello Riace resta.
Un modello per
l’Italia intera
Il PSNAI dichiara che i borghi non possono invertire la rotta dello
spopolamento. Riace dimostra il contrario. Ecco perché il modello Riace
rappresenta una proposta concreta di soluzione:
Ripopolamento
immediato: famiglie giovani, manodopera agricola, artigiani.
Inclusione
sociale e integrazione culturale: scambio di saperi, nuove scuole, laboratori.
Rinascita
economica: microcredito, cooperative, turismo etico.
Presidio
territoriale: manutenzione, agricoltura, prevenzione dissesto idrogeologico.
Rigenerazione
urbana: case ristrutturate, centri storici riaperti.
Il paradosso italiano
Mentre l’Europa finanzia progetti di ripopolamento rurale con fondi FESR e
FSE+, l’Italia chiude i borghi e chiama questa strategia “accompagnamento al
declino”. Invece di investire nel modello Riace, criminalizza chi lo applica.
Conclusione: quale
Paese vogliamo essere?
Il PSNAI non è solo un errore tecnico. È un messaggio devastante: “Non contate
più.”
Ma Riace insegna che un’altra via è possibile. Significa scegliere se vogliamo
essere un Paese che pianifica la propria fine, un borgo alla volta, o un Paese
che riscopre sé stesso proprio da quei borghi che hanno fatto la sua Storia.
Significa scegliere se vogliamo uno Stato che accompagna al declino o uno Stato
che si rialza, applicando l’articolo 3 della Costituzione, rimuovendo davvero
gli ostacoli e dando dignità e futuro a ogni comunità, nessuna esclusa.
Fonti e
approfondimenti consultati
• PSNAI 2021-2027 – Ministero per la Coesione territoriale, pubblicazione marzo
2025.
• Istat 2024 – popolazione e territori rurali.
• CREA 2023 – Rapporto sul potenziale economico delle aree rurali italiane.
• Legambiente 2024 – dossier Dissesto Idrogeologico e presidi umani.
• Riace Foundation – Progetti 1998-2024.
• Sentenze e ordinanze Cassazione sul caso Mimmo Lucano 2021-2024.
• Programmi di coesione territoriale EU (France Relance, Zukunftsland DE,
Finland Rural Policy).
• Fortune, “World’s 50 Greatest Leaders: Mimmo Lucano”, 2016.
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