La pubblicità è un fenomeno
complesso che rientra nelle componenti fondamentali del mondo del marketing
che, grazie alla sua comunicazione persuasiva riguardante idee o servizi
diffusi tramite i media da uno sponsor ufficiale, influenza profondamente la società.
Ma al centro di tutto c’è un meccanismo potente:la
manipolazione dei bisogni.
La manipolazione dei bisogni nella
quotidianità
È logico, guardando al ruolo che la pubblicità ha
assunto nella nostra quotidianità, pensare che questa si intrecci con i vari aspetti sociali, culturali ed economici. Inoltre ad
oggi la logica pubblicitaria ha preso piede in ogni aspetto delle
nostre vite influenzando non solo i nostri consumi ma anche la percezione
individuale che abbiamo dei nostri bisogni, plasmando ciò che
riteniamo desiderabile. La manipolazione dei bisogni diventa allora la base su
cui si fonda l’intera sistema pubblicitario.
Ci viene promesso che se compriamo quel determinato
prodotto allora ci sentiremo sicuramente meglio e perché no, anche felici; siamo attratti da una felicità
facile che soddisfi i nostri bisogni. Ma quali sono i nostri reali bisogni?
Pubblicità e costruzione culturale
dei bisogni
Con la pubblicità la percezione che ne abbiamo adesso
è stata falsata in quanto certe pubblicità ti inducono a pensare che hai
bisogno di qualcosa e così nascono nuovi “falsi bisogni”. Se ci sono spot che creano
nuovi bisogni ci sono anche altri che ti spingono a scegliere una marca
particolare di dentifricio rispetto a quella che compri da oltre cinque anni.
In questo senso qualsiasi idea un spot pubblicitario faccia sorgere nella tua
testa rimane pericolosa, il meccanismo alla base è
sempre lo stesso così come lo è l’idea di farti espandere i bisogni.
In qualche modo si tratta di una
perdita di tempo
Non solo la pubblicità ci toglie tempo che potremmo
dedicare di base ad altre attività ma, noi non ci guadagnamo niente anzi, ci viene tolta la capacità di riflettere per quei minuti a causa
dell’immediatezza del messaggio che spesso non permette neanche di
approfondire.
La pubblicità è colonna portante dell’intera struttura
del sistema capitalista. Di conseguenza non si tratta più solamente della singola promozione
di un prodotto ma è diventato uno dei linguaggi primari attraverso cui oggi
organizziamo la nostra piccola realtà. Infatti plasma i nostri
ritmi, la nostra percezione del tempo, dello spazio, le nostre relazioni e
persino la relazione con noi stessi e il nostro corpo.
È possibile quindi immaginare un
mondo senza pubblicità?
Se immaginassimo un mondo senza pubblicità allora
metteremmo in discussione l’architettura del capitalismo stesso, le basi su cui
esso si fonda. Ma cosa ci accumunerebbe se potessimo scegliere cosa
guardare o come vestirci senza venire costantemente influenzati? La
pubblicità ti rende libero ma solo all’interno del costume. È una delle colonne portanti del capitalismo che porta al
consumismo e alla distruzione della soggettività e senza di essa il capitalismo
non riuscirebbe ad ottenere il consenso di cui ad oggi gode
poiché verrebbe percepito come un ciclo di consumazione e produzione.
Il circolo vizioso della
manipolazione dei bisogni
La pubblicità però non solo sostiene direttamente il
sistema capitalista ma lo alimenta instaurando un
circolo vizioso in quanto più consumi, più vieni influenzato
dalla pubblicità, più i tuoi bisogni ti vengono indotti e quindi più consumi.
Non ci accorge della manipolazione
dei bisogni nell’immediato
Il linguaggio pubblicitario di base non è sbagliato ma è sbagliato il modo in cui ce ne siamo appropriati per
indurre una manipolazione in chi guarda. Non è solo uno
strumento di vendita ma è un mezzo che se usato in modo realmente
responsabile può essere un ottimo promotore di un
cambiamento che sia sociale che ambientale.
La pubblicità non dovrebbe essere
manipolazione dei bisogni
Piuttosto dovrebbe essere un nuovo modo di comunicare
con il pubblico incentivando un nuovo uso della pubblicità fondato
sull’identità e sulla creatività in modo da diffondere e costruire più cultura.
Il primo passo per rendere attuabile questo cambiamento è quello di
riappropriarci del nostro rapporto con i media e i messaggi che riceviamo ogni
giorno e così fare riemergere il nostro senso critico che ci permetta di
distinguere i bisogni reali da quelli indotti e solo così possiamo acquisire
una nuova consapevolezza che come società ci renderà meno manipolabili.
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