martedì 1 luglio 2025

sulla legge elettorale in Sardegna

 

Sulla legge elettorale sarda, una risposta a Roberto Loddo - Giuseppe Mariano Delogu

Scrivo in rappresentanza della Rete SarDegna Iniziativa Popolare che dal mese di marzo raccoglie le firme per una proposta di legge elettorale di iniziativa popolare incentrata sul superamento dell’elezione diretta del presidente e l’elezione del consiglio con sistema proporzionale.

Nel condividere le motivazioni dell’articolo a firma di Roberto Loddo vorrei osservare che quanto affermato in esso (“Prendo atto che la tendenza dell’opinione pubblica è decisamente orientata ad affidarsi e concentrare più poteri verso una sola persona togliendo potere e rappresentanza al sistema dei partiti. Il popolo ha letteralmente messo in stand-by il sistema dei partiti e si è affidato da un lato a comitati elettorali e clientelari e dall’altro lato a degli stregoni che sintetizzano la rabbia degli esclusi.”) sembra quasi un aprioristico luogo comune per difendere l’ineluttabilità del presidenzialismo, come se la legge avesse ricevuto il divino mandato dal popolo e dal quale non si possa tornare indietro; viceversa, nel reale incontro con le migliaia di persone che si sono fermate a discutere nei nostri banchetti, questo presunto “essere orientati ad affidarsi” in realtà non esiste, semmai è una rassegnazione indotta da chi ha messo il carro davanti ai buoi in nome della “stabilità” e “governabilità”, feticci che la storia dimostra di essere re nudi.

Al contrario, nelle nostre molteplici attività di informazione e sensibilizzazione sui temi della qualità della democrazia in Sardegna, quando si svelano le criticità pesanti della legge in vigore e i cittadini prendono atto dei trucchetti della legge-truffa, essi si indignano pesantemente firmando convintamente e senza nessun rimpianto del presidenzialismo e della sua connaturata sottrazione di democrazia.

A breve presenteremo i risultati della nostra iniziativa che abbiamo condotto soli, senza ausilio di stampa o gruppi forti, ma solo con l’entusiasmo civico di lavorare per un fine comune; auspichiamo come Rete SarDegna Iniziativa Popolare che il Consiglio regionale, nella pienezza delle sue competenze, prenda in carico il testo sostenuto dalle firme dei cittadini sardi e ci dia una buona legge, non una qualunque, non una semplice modifica di uno o due commi, ma quella che riporti la fiducia negli elettori e restituisca alla Sardegna una assemblea legislativa che lo rappresenti.

Una riflessione più generale mi induce inoltre a sottolineare il grande equivoco in cui da anni è piombata la “sinistra” tutta (dimentica della lezione impartita da Palmiro Togliatti alla Camera dei deputati di lunedì 8 dicembre 1952 [1] nel suo intervento contro la legge-truffa) accettando il principio  semplificatore del presidenzialismo come panacea dei mali del paese, e indicando nel proporzionale puro le radici della corruzione, delle malversazioni, del cattivo governo. Così facendo la sinistra sta alimentando la madre di tutte le leggi truffa: il premierato della Meloni, obiettivo dichiarato e perseguito dai tempi neri della P2.

Mi chiedo: come si può sostenere la battaglia contro il premierato in Italia se non si mette in discussione il feticcio del “presidente solo al comando” e si spingono gli elettori a fuggire dal voto (altro che “affidarsi ai comitati elettorali”!) creando coalizioni artificiose per la sola matematica elettorale e non per ripristinare terreni aperti di democrazia? Viviamo in tempi bui, direbbe Brecht, tempi di guerre fatte senza essere dichiarate dalle autocrazie, realizzate attraverso sistemi tecnologici e militari che la storia non ha conosciuto prima.

L’unica via per difenderci è il ripristino della democrazia reale.

Con la raccolta di firme da parte della Rete Sardigna Iniziativa Popolare ci rivolgiamo alle persone, direttamente, senza mediazioni di sigle o bandiere, e ci accorgiamo che la gente è più matura di quanto alcuni politici sostengano con affermazioni tipo “la legge elettorale è materia di esperti, la gente non può elaborare proposte così complesse”. 

Non è così. La gente risponde. Positivamente.

Giuseppe Mariano Delogu è il presidente di Rossomori de Sardigna e referente della Rete SarDegna iniziativa popolare

[1]“nella elezione sta il germe di tutto ciò che è veramente costituzionale, che questa è la legge matrice del libero popolo, che se tutte le leggi fossero buone e la legge elettorale pessima in quel paese vi sarebbe agitazione, sventura, tirannide” in L. Canfora “La trappola – Il vero volto del maggioritario, Sellerio ed. 2019

da qui


Tre milioni in consulenze, 300 mila euro su legge statutaria e legge elettorale: la Giunta appalta la democrazia e prende tempo

Con la delibera n. 32/63 del 18 giugno 2025, la Giunta regionale della Sardegna ha stanziato 3 milioni di euro, distribuiti su tre anni, per incarichi esterni di studio, ricerca e consulenza.

Di questi, ben 300 mila euro sono destinati specificamente alla predisposizione di un disegno di legge elettorale e della legge statutaria. Il commento di Sardegna chiama Sardegna:

«È una decisione che pone problemi molto seri, tanto sul piano democratico quanto su quello politico-istituzionale. Affidarsi a consulenze esterne non è, di per sé, un errore. Ma in questo caso si tratta di un ribaltamento della logica democratica. Si parte dalle consulenze prima ancora di aprire un confronto istituzionale e pubblico su due temi fondamentali come la riforma della legge elettorale e della legge statutaria. 

In secondo luogo, appare l’ennesimo spreco di risorse pubbliche. La Presidente e la Giunta dispongono già di risorse interne qualificate: basti pensare alla Direzione Generale della Presidenza e all’Ufficio della Presidente, con il suo ricco staff costruito grazie alla L.R. 10/2021, la cosiddetta legge “poltronificio” ereditata da Solinas e non cancellata o riformata.

Ancora più grave è la dilazione dei tempi. Le risorse vengono distribuite su tre anni, segno evidente che la Giunta non intende fare della riforma un’urgenza politica, ma piuttosto un tema da rinviare. Si ripete così un copione già visto: diluire per non fare. Prendere tempo fino all’ultimo momento utile della legislatura, per poi constatare – ancora una volta – che “non ci sono più i tempi tecnici”. Un alibi, non un progetto.

Nel frattempo, però, la società sarda ha già avviato il confronto. Il percorso “Ricostruiamo la democrazia sarda”, promosso da un’ampia rete di forze politiche, sociali e sindacali, ha realizzato quattro assemblee itineranti a Bauladu, Nuoro, Sassari e Cagliari, con il coinvolgimento di centinaia di cittadini, comitati, movimenti e associazioni. Un’esperienza di democrazia partecipata, reale, che ha messo al centro il tema della rappresentanza politica, territoriale e di genere, e che ha prodotto contributi concreti per una riforma della legge elettorale più giusta e inclusiva.

Ma non solo: è in corso una raccolta firme per una proposta di iniziativa popolare promossa dalla “rete SarDegna Iniziativa popolare”; è stata depositata in Consiglio regionale una proposta di legge di Alleanza Verdi-Sinistra, elaborata dalla scuola di cultura politica Francesco Cocco; Progetto Sardegna ha proposto da mesi una modifica delle soglie di sbarramento. In generale, si discute di questi temi da anni, con autorevoli contributi politici, accademici e civici. È inaccettabile che tutto questo venga ignorato. La Presidente non può pretendere di decidere nel chiuso degli uffici, né trasformare il Consiglio in un organo chiamato solo a ratificare elaborazioni esterne. Statuto e legge elettorale non sono affari tecnici: sono le regole del gioco democratico e, come tali, vanno costruite in pubblico, con la voce della cittadinanza e il protagonismo del Consiglio.

Per questo chiediamo che si apra subito una discussione nella I Commissione Autonomia del Consiglio regionale, che vengano auditi i promotori dei percorsi già in campo, che il Consiglio riaffermi la propria centralità e non accetti di essere esautorato.

O si cambia ora, o si rischia per l’ennesima volta di non cambiare nulla. La democrazia non si appalta: si costruisce insieme, con metodo, partecipazione e coraggio.»

da qui


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