È imminente una nuova ondata di medici di base in pensionamento. Sono già decine di migliaia i pazienti costretti ad interrompere terapie, controlli specialistici e screening di prevenzione, per impossibilità ad avere persino le prescrizioni mediche.
La carenza dei medici di base è solo una
questione burocratica facilmente risolvibile se c’è volontà politica e maggiore
competenza da parte di chi è deputato a decidere in materia sanitaria. Sono
centinaia i medici formati che attendono da anni l’assegnazione delle
titolarità per le sedi carenti.
Una realtà ignorata, mentre ai presidi
di guardia medica si chiede di aprire anche nell’orario diurno senza fornire
strumenti informatico-diagnostici adeguati al servizio. Il 118 e i pronto
soccorso sovraccaricati di richieste che esulano dalle emergenze, sono al
collasso.
E’ vero che la crisi della sanità
pubblica è frutto di anni e anni di tagli, ma alle dichiarazioni dell’assessore
alla Sanità Nieddu: “non abbiamo più medici da assumere, abbiamo
fatto i concorsi, le selezioni e le stabilizzazioni” è doveroso
rispondere che in Sardegna i medici formati per la medicina di base sono
bloccati dalla burocrazia. E’ anche comprensibile che la situazione di stallo,
per responsabilità politiche e burocratiche, agevoli il fenomeno della fuga dei
medici.
Nonostante l’Accordo Collettivo
Nazionale della Medicina Generale prescriva all’ art. 34 “che entro la
fine di marzo di ogni anno ciascuna Regione, o il soggetto da questa individuato,
deve pubblicare sul Bollettino Ufficiale l’elenco degli ambiti territoriali
vacanti di medico di assistenza primaria e di quelli che si renderanno
disponibili nel corso dell’anno”, la Regione e l’ATS tengono ferme le
assegnazioni delle zone carenti da anni.
Ad oggi, lo stallo è nelle graduatorie
del 2019, bandite con anni di ritardo e ferme per un errore amministrativo
dell’ATS. Tra ritardi, errori e attese burocratiche, è bloccata l’assegnazione
delle titolarità e quindi l’entrata in servizio di nuovi medici di famiglia.
La soluzione è possibile. Alla crescente
emergenza si risponde con interventi straordinari. Basterebbe lavorare sulle
graduatorie, attribuire subito le titolarità per il 2019-2020 e bandire quelle
del 2021. Per le sedi carenti da anni, è necessario adottare nuove modalità che
incentivino l’insediamento di medici: dalla disponibilità di ambulatori
organizzati e spazi dove vivere, a incentivi economici.
Resta la preoccupazione che la crisi
della Sanità pubblica, miri a far scomparire con gli ospedali anche la figura
del medico di base.
Claudia Zuncheddu è la portavoce della
Rete Sarda per la Difesa della Sanità Pubblica. Questo articolo è stato scritto
con la collaborazione di SIGM Sardegna – Segretariato Italiano Giovani Medici.
Nessun commento:
Posta un commento